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ANTENOR QUADERNI

Direzione

Irene Favaretto, Francesca Ghedini

Comitato sCientifiCo Maria Stella Busana, Jacopo Bonetto, Paolo Carafa, Marie Brigitte Carre, Heimo Dolenz, Christof Flügel, Andrea Raffaele Ghiotto, Giovanni Gorini, Stefania Mattioli Pesavento, Mauro Menichetti, Athanasios Rizakis, Monica Salvadori, Daniela Scagliarini, Alain Schnapp, Gemma Sena Chiesa, Desiderio Vaquerizo Gil, Paola Zanovello, Norbert Zimmermann

CoorDinamento sCientifiCo Isabella Colpo

segreteria reDazionale

Matteo Annibaletto, Maddalena Bassani

Il volume raccoglie gli Atti del Convegno conclusivo del Progetto di Ateneo dell’Università di Padova 2009-2011 “La lana nella Cisalpina romana” (responsabile scientifico Maria Stella Busana) ed è pubblicato con il finanziamento dello stesso Progetto.

Volume con comitato internazionale di referee.Volume with international referee system.

Layout grafico: Matteo Annibaletto

Università degli Studi di PadovaDipartimento dei Beni Culturali: archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musicaPiazza Capitaniato, 7 – 35139 [email protected]

ISBN 978-8897385-30-1© Padova 2012, Padova University PressUniversità degli Studi di Padovavia 8 febbraio 1848, 2 - 35122 Padovatel. 049 8273748, fax 049 8273095e-mail: [email protected] www.padovauniversitypress.it

Tutti i diritti sono riservati. È vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni.

In copertina: Pascolo Foppe con pecore (foto http://www.franciacortainbianco.it/home.php?idp=146).

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UNIVERSITà DEGLI STUDI DI PADOVADIPARTIMENTO DEI BENI CULTURALI

archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica

ANTENOR QUADERNI 27

LA LANA NELLACISALPINA ROMANA

ECONOMIA E SOCIETà

STUDI IN ONORE DI STEFANIA PESAVENTO MATTIOLI

ATTI DEL CONVEGNO (PADOVA-VERONA, 18-20 MAGGIO 2011)

a cura di Maria Stella Busana e Patrizia Bassocon la collaborazione di Anna Rosa Tricomi

PADOVA UNIVERSITY PRESS

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La lana nella Cisalpina romana

lo sviluPPo Delle fiBre Di lana nell’italia Preromana

Margarita Gleba

1. introDuzione

Nel corso dell’antichità la produzione tessile era praticata ad ogni livello sociale e costitui-va una delle manifatture più laboriose ed intensive. Si tratta quindi di un’attività di grande im-portanza culturale ed economica e, come tale, va annoverata tra i parametri di valutazione del sistema economico antico. Nel corso degli ultimi vent’anni gli studi sui tessuti hanno avuto un nuovo importante sviluppo in campo archeologico, dimostrando quanto si possa apprendere su cultura, società, tecnologia ed economia del mondo antico proprio attraverso lo studio dei reperti tessili recuperati dai contesti archeologici1.

Un tessuto non è semplicemente un sistema binario di fibre filate o ritorte, ma è innanzi-tutto il risultato di una complessa interazione fra risorse, tecnologia e società2. I catalizzatori di tale interazione sono le esigenze, i desideri e le scelte di ciascuna società che a loro volta influen-zano lo sfruttamento delle risorse e lo sviluppo della tecnologia. La disponibilità di risorse ed il livello tecnologico condizionano a loro volta le scelte degli individui e della società. Le risorse necessarie alla produzione tessile comprendono prodotti vegetali ed animali usati per le fibre e per le tinte. Pertanto, l’agricoltura, l’allevamento ovino, lo sfruttamento delle risorse ambientali e del territorio sono strettamente connessi con la produzione tessile.

La qualità e l’aspetto del tessuto dipendono dal materiale con cui è stato prodotto, cioè dal-la fibra tessile stessa. Lo studio delle fibre tessili, quindi, va al di là della semplice identificazione del materiale di origine. Studiando la fibra a livello microscopico possiamo approfondire la no-stra conoscenza sulle questioni di riproduzione/coltivazione selettiva, di lavorazione delle fibre e del loro logoramento. In questa sede si presentano alcune considerazioni sullo sviluppo delle fibre di lana nell’Italia pre-romana, poichè la qualità delle fibre è un aspetto fondamentale che influisce tutte le fasi della “chaîne opératoire” della produzione tessile.

* Questa ricerca è finanziata dal Marie Curie Intra European Fellowship, 7th European Community Fra-mework Programme (FP7-PEOPLE-IEF-2008-236263). Voglio ringraziare Maria Stella Busana e Patrizia Basso per avermi invitato a presentare le mie ricerche. Si ringraziano Mariolina Gamba (Soprintendenza per i Beni Archeolo-gici del Veneto), Giovanna Gambacurta (Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto), Stefano Busson (Mu-seo Nazionale Atestino), Maria Bernabò Brea (Museo Archeologico Nazionale di Parma), Lorenzo Dal Rì (Soprin-tendenza Archeologica della Provincia di Trento), Elisabetta Mangani (Museo Pigorini), Patrizia von Eles (Museo di Verucchio), Annemarie Stauffer (Fachhockshule Köln), Jean MacIntosh Turfa (University of Pennsylvania Museum of Arcaheology and Anthropology) per avermi autorizzato a studiare il materiale.

1 gooD 2001; gillis, nosCh 2007; anDersson et alii 2010.2 anDersson et alii 2010.

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2. Conservazione Dei tessuti

La ragione più spesso addotta per spiegare l’assenza di studi sulle fibre tessili antiche è il loro pessimo stato di conservazione. Tuttavia, mentre le fibre grezze antiche generalmente non sono preservate nel contesto archeologico, i frammenti tessili prodotti con tali fibre si conserva-no nella condizione organica originale, in forma carbonizzata o mineralizzata, e rappresentano una fonte di informazioni fondamentale sulle fibre tessili3.

Considerando che le condizioni ambientali dell’Italia non favoriscono la conservazione del materiale organico, lo studio del patrimonio tessile italico è stato abbastanza trascurato rispet-to a quello dei luoghi del centro-nord Europa. In realtà, attualmente il maggiore problema non è la scarsità dei ritrovamenti tessili bensì la mancanza di pubblicazioni e di lavori sintetici sui materiali conservati.

In Italia, alcuni dei più antichi tessuti sono stati recuperati nelle palafitte e nelle terramare, cioè nell’Italia settentrionale, e sono stati datati tra il terzo e l’inizio del secondo millennio a.C.4. Fra questi, i tessili di Ledro sono stati ampiamente citati per la loro complessità tecnica e per le loro analogie con i tessili della Svizzera neolitica5. Purtoppo le aree palustri del nord Italia non sono favorevoli alla conservazione delle fibre animali e le testimonianze della presenza di fibre di lana iniziano a esservi solo a partire dall’età del Bronzo.

Per l’età del Ferro gli spettacolari ritrovamenti di Verucchio hanno mutato il nostro ap-proccio al problema non soltanto per quel che concerne la tecnologia dei tessili in Italia prero-mana6. Il sito vanta l’unica raccolta di indumenti protostorici sostanzialmente integri. Mantelli ed altri pezzi di tessuti trovati ripiegati o avvolti intorno alle urne cinerarie, forniscono la testi-monianza diretta che i tessuti costituivano una parte integrante del complesso rito funerario e, verosimilmente, riflettevano lo status e l’identità del defunto.

Ulteriori scoperte hanno arricchito significativamente le nostre conoscenze sui tessili dell’Ita-lia antica. Articoli di abbigliamento ritrovati congelati a Vedretta di Ries nelle Alpi Aurine si con-servano in modo quasi perfetto7. Anche nella zona paleoveneta sono stati trovati tessuti conservati nello stato organico. Da Padova Largo Europa proviene un tessuto in lana che serviva per avvol-gere un piede8. Un altro frammento di lana è stato trovato negli scavi di Via Gambina ad Este.

La maggior parte dei reperti di tessuto italiani si sono conservati però nelle minuscole trac-ce osservabili sulle superfici metalliche, formazioni mineralizzati nelle quali i composti orga-nici delle fibre si sono trasformati in composti inorganici mantenendo la loro originaria forma esterna9. In Italia i reperti tessili si sono infatti conservati per lo più in associazione con oggetti di bronzo e ferro dei corredi tombali10. L’esame di questi piccoli frammenti risulta prezioso per una migliore valutazione dei tessili e delle fibre dell’Italia antica.

3. lana: ProPrietà e utilizzo

La lana ovina fu uno dei materiali grezzi piu importanti per la produzione dei tessuti nel mon-do antico. La lana possiede delle proprietà molto diverse dalle fibre delle piante, che ne determi-narono la sua veloce adozione. Si tratta del materiale isolante per eccellenza grazie alla presenza di

3 rottoli 2005; gleBa 2008.4 Textiles 2003.5 Bazzanella, mayr 2009.6 Guerriero e sacerdote 2002.7 Dal rì 1996; Bazzanella et alii 2005.8 masPero 1998.9 Chen, jaKes, foreman 1998.10 Cf. catalogo in gleBa 2008, 43-63.

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La lana nella Cisalpina romana

lo sviluPPo Delle fiBre Di lana nell’italia Preromana 327

medulla, ossia uno spazio vuoto all’interno delle fibre. Inoltre le fibre di lana possiedono la pro-prietà di intrecciarsi tra loro. Le scaglie presenti sulla superficie delle fibre di lana permettono la fol-latura, ossia la creazione delle stoffe non tessute (feltro) e l’impermeabilizzazione delle stoffe tessu-te. Inoltre, le fibre di lana sono molto piu elastiche delle fibre vegetali, e per questo motivo la lana risulta essere il materiale più adatto per la tessitura della armatura a saia (batavia), che si sviluppò durante l’età del Bronzo e divenne la tecnica della tessitura predominante durante l’età dell’Ferro in tutta l’Europa centro-meridionale11. Al contrario delle fibre vegetali che sono di colore bianco-grigio e risultano difficili da tingere, la lana puo avere vari pigmenti naturali (dal nero al marrone e al bianco) e può essere tinta con una ampia gamma di colori. Tutte queste proprietà rendono la lana estremamente utile come materiale tessile, in particolare per la realizzazione degli indumenti.

Le prime testimonianze dirette dell’uso della lana per fabbricare stoffe provengono dai siti di Sahr-i-Sokta nell’Iran orientale12 e di Novosvobodnaja nel Caucaso settentrionale13, entrambi databili al quarto millennio a.C., dove sono stati trovati i più antichi frammenti tessili in lana.

4. analisi Delle fiBre Di lana

Le analisi sulla qualità delle fibre di lana sono mirate a determinare il tipo di vello della pecora preistorica da cui proviene, permettendo confronti con i velli delle pecore di età moderna, in parti-colar modo con le cosiddette razze ovine primitive, al fine di ottenere informazioni sulle razze an-tiche. La valutazione della qualità della fibra si basa sulla misurazione del diametro di 100 peli per filo e su valutazioni statistiche riportabili in un istogramma di distribuzione. Michael Ryder ha pro-dotto uno schema evolutivo per lo sviluppo della lana, basato sulle misurazioni del diametro delle fibre14. Il velo della pecora contiene la lana stessa, ossia lanugine, i peli ed i peli ruvidi (giarra). Le prime varietà di pecore avevano un manto che conteneva più peli e giarra che lana. Ryder ha dimo-strato che nel corso del tempo la riproduzione selettiva ha portato ad una lana sempre più lanosa ed uniforme15. La metodologia di Ryder è stata recentemente aggiornata da Antoinette Rast-Eicher16.

5. la lana nell’italia Preromana

L’Italia rappresenta un’area particolarmente interessante per questo tipo di ricerca. Le fonti letterarie antiche indicano che all’inizio dell’era volgare differenti qualità di lana erano a dispo-sizione dei consumatori romani e che molti dei prodotti tessili migliori erano realizzati in Ita-lia (come i famosi tessuti patavini) da dove poi si diffondevano in tutto l’impero romano sotto forma di lana grezza o tessuti finiti; ma potevano essere esportati gli stessi animali17. La standar-dizzazione dei filati riscontrabile durante l’età romana riflette un lungo periodo di evoluzione basato sulla selezione e l’elaborazione di tecnologie di lavorazione che risalgono al Neolitico e all’età del Bronzo, quando l’utilizzazione delle fibre tessili ebbe inizio e cominciò a svilupparsi.

Le fonti scritte forniscono altri indizi sulle diverse razze ovine, come quella gallica o taran-tina o quella di Mileto18. Dato che queste razze vengono descritte dagli autori antichi in base al

11 BenDer jørgensen 1992, p. 120; rast-eiCher 2005, p. 128.12 gooD 1999.13 shishlina, orfinsKaya, goliKov 2003.14 ryDer 1964; 1969; 1983.15 ryDer 1983, fig. 3.36.16 rast-eiCher 2008.17 viCari 2001.18 varro rust. 2.2.2; Plin. nat. 8, 187-199; Colvm. 7.2.

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vello, l’analisi della qualità delle fibre è indispensabile per approfondire la nostra comprensione circa il loro sviluppo.

Lo scopo del progetto FIBRE (textile Fibre in Italy Before Roman Empire, 2009-2011) è quel-lo di incrementare le conoscenze sulle fibre tessili nell’Italia preistorica e protostorica attraverso la raccolta sistematica di dati e l’analisi di campioni di fibre ottenuti dai frammenti tessili rinvenuti nei siti archeologici. Lo sviluppo delle fibre tessili nell’Italia antica è indagato a livello macroscopi-co, microscopico e molecolare attraverso applicazioni di tecniche scientifiche mirate all’analisi del-le fibre quali la tracciabilità degli isotopi di stronzio, l’analisi del DNA, delle tinte e altri metodi. I confronti di questo materiale con altre fonti quali i resti animali e vegetali e fonti antiche letterarie ed iconografiche forniscono una combinazione di dati mai analizzata in precedenza.

Si presentano qui alcuni dati preliminari che dimostrano lo sviluppo della lana nell’Italia preromana. I campioni sono stati indagati utilizzando il microscopio a scansione elettronica (SEM) il quale si rivela particolarmente utile per l’identificazione e l’analisi della struttura delle scaglie, un elemento fondamentale delle fibre animali.

Il tessuto italiano in lana più antico viene dalla terramara di Castione dei Marchesi ed è da-tato alla media età del Bronzo19. Si tratta di una tela piuttosto grezza, con ca. 6-8 fili/cm e una superficie pesantemente follata. La lana è composta da lanugine molto fina con una ripartizione da 7 a 17 μm e diametro medio di 13,7 μm, e da peli molto ruvidi (giarra) con diametro di oltre 90 μm (fig. 1). Questi ultimi sono pochi perche venivano tolti a mano durante la preparazione della lana per la filatura e la tessitura. Questa composizione è tipica anche delle lane dell’età del Bronzo in Austria20 e in Danimarca, e dimostra che non si era ancora raggiunto un alto grado di selezione degli ovini per ottenere particolari qualità di lana. Si tratta della lana di una pecora

19 BernaBò Brea 2003.20 ryDer 1988; grömer 2010, p. 73.

Fig. 1 - Castione dei Marchesi (Parma): a) istogramma del tipo di lana; b) SEM, fotografia delle fibre di lana (foto M. Gleba).

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simile all’attuale razza Soay21. Le fibre sono abbastanza corte e non permettono di ottenere fili molto fini. Infatti, tutti i tessuti databili al età dell’Bronzo sono realizzati con fili assai spessi: il diametro medio dei fili del tessuto di Castione dei Marchesi misura 1,3 mm. Tale lana è par-ticolarmente adatta per la follatura, come riscontriamo in questo tessuto, e in molti altri simili tessuti dell’età del Bronzo rinvenuti in Danimarca22.

Dopo questo reperto eccezionale purtroppo abbiamo un gap di circa 700 anni e tutti gli al-tri tessuti analizzati sono databili al primo millennio a.C., conservati per lo più in sepolture.

Una quantità di frammenti tessili fu ritrovata nell’imbarcazione della necropoli di Caoli-no a Sasso di Furbara, vicino Cerveteri ed è databile all’ VIII sec. a.C.23. Il tessuto analizzato24 è stato realizzato in armatura a tela S2z/z di tipo reps con ca. 10/30 fili/cm. Le fibre sono mol-to fini, con una ripartizione da 8 a 23 μm e un diametro medio di 15,9 μm (fig. 2). I peli ruvidi sono assenti. Le fibre sono anche più lunghe, permettendo di realizzare fili molto piu sottili: il diametro medio dei fili raggiunge solo 0,3-0,4 mm.

Il prossimo esempio viene da Verucchio, uno dei siti più importanti della prima Età del Fer-ro in Italia per quel che riguarda i tessuti25. Questo tessuto26 è stato fatto in armatura a saia 2 lega 2 con z/z ca. 25/25 fili/cm (diametro dei fili ca. 0,2-0,3 mm). La distribuzione dei diametri delle fibre (12-44 μm) è simile a quella dei reperti di Sasso di Furbara, sebbene il diametro medio di ca. 20 μm è leggermente maggiore data la presenza dei peli più spessi; anche in questo campione i peli ruvidi (giarra) sono assenti (fig. 3).

21 rast-eiCher 2003, p. 51; 2008, pp. 134-137.22 Broholm, halD 1940.23 BrusaDin laPlaCe, Patrizi-montoro 1982; masurel 1982; mamez, masurel 1992.24 Frammento n. 8 di gruppo Masurel 2; mamez, masurel 1992, p. 298.25 stauffer 2002.26 Inv. 003004.

Fig. 2 - Sasso di Furbara (Roma): a) istogramma del tipo di lana; b) SEM, fotografia delle fibre di lana (foto M. Gleba).

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Fig. 3 - Verucchio: a) istogramma del tipo di lana; b) SEM, fotografia delle fibre di lana (Foto M. Gleba).

Fig. 4 - Padova Largo Europa: a) istogramma del tipo di lana; b) SEM, fotografia delle fibre di lana (Foto M. Gleba).

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Il tessuto trovato in Largo Europa a Padova è stato prodotto con materiale di qualità simile a quelli di Sasso di Furbara e Verucchio, nonostante sia realizzato in armatura a tela z/z e abbia un aspetto più grossolano, con ca. 10/14 fili/cm e diametro di fili pari a 0,5-0,6 mm27. La ripar-tizione è da 11 a 31 μm con diametro medio di ca. 18 μm (fig. 4).

La lana di questi tre tessuti presenta dei confronti diretti con quelle dei tessuti del periodo Hallstatt in Svizzera, Austria e Germania, in particolare con i famosi reperti dalla tomba prin-cipesca di Eberdingen-Hochdorf in Germania meridionale28.

Diversamente, il tessuto da Este Via Gambina, databile al V secolo a.C., ha un aspetto mol-to dissimile (fig. 5). Si tratta di una stoffa abbastanza grossolana, creata in armatura a tela z/z con soli 10/10 fili/cm (diametro dei fili 0,5-0,6 mm), sicuramente non destinata a prodotti di alta qualità. Si osserva la curva più piatta di una pecora con lana mista, con una ripartizione da 14 a 63 μm e diametro medio di ca. 26 μm. La distribuzione è simile ai tessuti trovati nel terri-torio svizzero databili al tardo periodo La Tène29.

Il reperto più recente analizzato nell’ambito di questo studio è un frammento di tessuto tro-vato ad Adria loc. Retratto, in un ricco scarico di bonifica databile tra I secolo a.C. e I sec. d.C.30. Il tessuto è realizzato in armatura tela-reps z/z con 8/28 fili/cm (diametro dei fili ca. 0,6-0,7 mm nell’ordito e 0,3-0,4 mm nella trama). La qualità della lana assomiglia a quella del tessuto di Este Via Gambina, con una ripartizione da 15 a 58 μm e diametro medio di ca. 26 μm (fig. 6).

Molto diverso invece è un tessuto dalla tomba scavata a Cogion – Coste di Manone vicino Tuscania, databile al IV secolo a.C.31. Si tratta di un frammento di tela-reps s/s con ca. 60/10 fili/

27 masPero 1998.28 rast-eiCher 2008.29 rast-eiCher 2008, pp. 142-149.30 De min 1986.31 Oggi conservato allo University of Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology, USA; gle-

Ba, turfa 2007.

Fig. 5 - Este Via Gambina: a) istogramma del tipo di lana; b) SEM, fotografia delle fibre di lana (Foto M. Gleba).

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Fig. 6 - Adria loc. Retratto: a) istogramma del tipo di lana; b) SEM, fotografia delle fibre di lana (Foto M. Gleba).

Fig. 7 - Cogion-Coste di Manone: a) istogramma del tipo di lana; b) SEM, fotografia delle fibre di lana (Foto M. Gleba).

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cm (diametro dei fili ca. 0,1-0,2 mm), realizzato in lana estremamente sottile con una ripartizio-ne da 6 a 20 μm e diametro medio di soli 12 μm (fig. 7). Al tessuto di Cogion appartiene la lana più fine osservata in questo studio che possibilmente rappresenta la prima conferma diretta che le pecore di lana molto fine si siano sviluppate nella zona Mediterranea nella seconda metà del primo millennio a.C.32.

I pochi esempi qui presentati suggeriscono che, come nel caso di altre zone europee quali Svizzera e Austria, i cambiamenti rilevanti nello sviluppo delle fibre tessili avvengono nella peni-sola italiana attorno la tarda età del Bronzo, periodo per il quale sfortunatamente mancano i re-perti tessili archeologici. Il cambiamento nel vello delle pecore mostra l’evoluzione da una lana primitiva con finissima lanugine e peli molto ruvidi (giarra) alla scomparsa del pelo ruvido ed al passaggio ad un vello leggermente più grezzo, ma più uniforme, come dimostrato dai valori e dal diametro medio delle fibre (Tabella 1). Durante il primo millennio a.C. l’allevamento ovino fu condotto in modo intensivamente selettivo, in modo da ottenere pecore con velli dalle carat-teristiche differenti, che permettessero la pro-duzione di tessuti specializzati e differenziati. Queste diverse qualità si svilupparono nelle va-rie zone, per giungere alla coesistenza, in epoca romana, di molteplici razze ovine, con velli at-tribuibili ad una vasta gamma qualitativa.

Oltre ai tessuti conservati dal punto di vista organico, come già accennato, abbiamo numerosissimi reperti mineralizzati. Nono-stante la pesante mineralizzazione, è possibi-le analizzare le fibre e misurarne il diametro attraverso dei calchi realizzati attorno alle fi-bre utilizzando la metodologia sviluppata da Antoinette Rast-Eicher per l’analisi dei tessu-

32 ryDer 1983, p. 155; rast-eiCher 2008, p. 139.

Sito Datazione Numero di fibre misurate

Diametro medio

DeviazioneStandard Ripartizione

Castione dei Marchesi Bronzo Medio 100 13,7 11,15 7-17, 20, 89, 91*

Sasso di Furbara VIII sec. a.C. 123 15,92 3,35 8-23, 26

Verucchio VII sec. a.C 104 20,98 7,18 12-24, 27-31, 33, 35-37, 43-44

Padova Largo Europa VI-IV sec. a.C. 116 18,22 7,37 11-27, 31

Este Via Gam-bina VI-IV sec. a.C 133 26,27 7,37 14-38, 41-45, 50,

53, 63Cogion-Coste

di Manone IV sec. a.C. 127 11,68 2,64 6-20

Adria-Retratto (ordito)

I sec. a.C.- I sec. d.C. 105 26,6 8,72 15-29, 32-36, 38-42,

46, 49, 53, 56, 58

*I diametri fuori dalla ripartizione sono notati a parte.

Tabella 1. Analisi della lana dei tessuti in Italia antica.

Fig. 8 - Murlo, Poggio Aguzzo (Siena): SEM, fotografia dei calchi delle fibre nel tessuto mineralizzato (foto M. Gleba).

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ti svizzeri (fig. 8)33. Uno studio sistematico dei reperti tessili mineralizzati aprirebbe un approc-cio molto più approfondito allo studio delle fibre di lana nell’Italia antica.

La comparazione dei risultati ottenuti attraverso l’analisi delle fibre con le informazioni di-sponibili dal materiale archeozoologico e con le fonti letterarie ed iconografiche potrà offrire un quadro più chiaro ed articolato sia sullo sviluppo delle fibre tessili, basato sulla selezione e sull’evoluzione delle tecnologie di lavorazione, che sul loro profondo impatto su tecnologia, agri-coltura, allevamento del bestiame e sulla società nella penisola italiana in epoca pre e protostorica.

L’impiego delle fibre ha avuto un forte impatto sulle strategie di sussistenza delle società antiche, che subirono forti trasformazioni quando le fibre vegetali furono in gran parte sop-piantate dalle fibre animali durante l’età del Bronzo34.

riassunto

Nel corso dell’antichità la produzione tessile era praticata ad ogni livello sociale e costituiva una delle attività più laboriose ed intensive. Si tratta quindi di un settore di grande importanza culturale ed economica e, come tale, va annoverato tra i parametri di valutazione del sistema economico an-tico. Nel corso degli ultimi vent’anni gli studi sui tessuti hanno sviluppato una nuova importante ramificazione in campo archeologico dimostrando quanto si possa apprendere sul cultura, società, tecnologia ed economia del mondo antico proprio attraverso lo studio dei reperti tessili recuperati dai contesti archeologici.La qualità e l’aspetto del tessuto dipendono dal materiale con cui è stato prodotto, cioè dalla fibra tessile stessa. Lo studio delle fibre tessili, quindi, va al di là della semplice identificazione del materia-le di origine. Studiando la fibra a livello microscopico possiamo approfondire la nostra conoscenza sulle questioni di riproduzione/coltivazione selettiva, di lavorazione delle fibre, e del loro logora-mento. L’utilizzazione delle fibre ha avuto un forte impatto sulle strategie di sussistenza delle società antiche, che subirono forti trasformazioni quando le fibre vegetali furono in gran parte soppiantate dalle fibre animali durante l’Età del Bronzo. Questi fattori sono fondamentali per la comprensione dell’agricoltura, dell’allevamento del bestiame, della domesticazione e della tecnologia.Questa relazione presenta alcuni risultati preliminari del progetto FIBRE (textile Fibre in Italy Be-fore Roman Empire, 2009-2011), il cui scopo è quello di aumentare le conoscenze sulle fibre tessili nell’ Italia preistorica e protostorica attraverso la raccolta sistematica di dati e l’analisi di campioni di fibre ottenuti dai tessuti ritrovati sui siti archeologici. All’interno del progetto, lo sviluppo endogeno delle fibre di lana nell’Italia antica è indagato a livello macroscopico, microscopico e molecolare attraverso applicazioni mirate all’analisi delle fibre, trac-ciabilità degli isotopi di stronzio, analisi del DNA, delle tinte e altri metodi. In questo studio sono inclusi materiali provenienti da Castione dei Marchesi, Padova, Este e altri siti. I dati raccolti forni-scono un quadro più chiaro e articolato dello sviluppo della lana utilizzata per la tessitura basato sulla selezione e l’ampliamento di tecnologie di lavorazione e del loro impatto profondo sulla tecnologia, agricoltura, allevamento del bestiame e sulla società della penisola italiana all’epoca protostorica.

aBstraCt

Throughout antiquity, textile manufacture was practiced on all levels of society and was one of the most labour-intensive of all occupations. As such, it was an industry of great cultural and social importance, which should be factored into any balanced assessment of the ancient economy. Over the last two decades, textile research has demonstrated how much we can learn about the culture, society, technology and economy of the ancient world through archaeological textiles.

33 rast-eiCher 2008.34 rast-eiCher 2005.

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lo sviluPPo Delle fiBre Di lana nell’italia Preromana 335

Textile quality and appearance are dependent on the material of which the textile has been made, that is fibre. Fibre investigation, hence, is more than just identification of material source. By studying fibre on a microscopic level we can come closer to understanding issues of selective breeding/ culti-vation, processing of fibres, and their wear. Textile fibre exploitation has had a great impact on sub-sistence strategies of past societies, which were transformed when plant fibre was largely replaced by animal fibre during Bronze Age. Investigation of textile fibre development is thus essential to the interpretation of much wider aspects of ancient societies, such as agriculture, animal husbandry, domestication and technology.This paper presents some preliminary results of the project FIBRE (textile Fibre in Italy Before Roman Empire, 2009-2011), which aims to deepen our understanding of the development of textile fibres in the Apennine peninsula (Italy) through a macroscopic, microscopic and molecular investigation of selected archaeological textiles from various Italian sites dated from prehistory to the Hellenistic period. The data collected will provide a much clearer and elaborate picture of the development of wool fibre used for textiles and its profound impact on technology, agriculture, animal husbandry and society in Italy from prehistory until Roman period.

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