Il Sommelier nr. 1/2009

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Organo ufficiale della FISAR - Tariffa R.O.C.: ”Poste Italiane S.p.A. - Sped.Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) v46, art. 1 comma 1, DCB Po” Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXVII - Numero 1 - Gennaio-Febbraio 2009 4, 10 ISSN 1826-6533 www.ilsommelier.com IN QUESTO NUMERO: • Le guide enogastronomiche ci guidano veramente? • Il gusto di scoprire • Malaga, un romantico vino d’altri tempi • Il paradiso ritrovato

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La rivista istituzionale della F.I.S.A.R. Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori -Bimestrale di enogastronomia e turismo

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Organoufficiale

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Rivista di enologia, gastronomia e turismo AnnoXXVII - Numero 1 - Gennaio-Febbraio 2009

€ 4,10

ISSN1826-6533

www.ilsommelie

r.com

IN QUESTONUMERO:

• Le guide enogastronomicheci guidano veramente?

• Il gusto di scoprire• Malaga, un romantico vino

d’altri tempi• Il paradiso ritrovato

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D al 28 febbraio al 2 marzo 2009 si svolgerà alCentro Affari e Convegni di Arezzo la secondaedizione di Arezzo Wine, la più importante fiera

del vino del centro Italia.Dopo il successo della scorsa edizione, Arezzo Wineamplia ulteriormente gli spazi espositivi, rivolgendosiall'intera tipologia di operatori dell'universo vinicolo:produttori, buyer italiani ed esteri, importatori, distri-butori, ristoratori, sommelier giornalisti ed appassiona-ti.Una delle novità più significative della prossima edi-zione di Arezzo Wine, è rappresentata dall'ampliamen-to dell'area espositiva che si svilupperà su una superfi-cie di 7000 mq. ed ospiterà oltre 350 aziende vinico-le provenienti da ogni parte d' Italia ed un rilevantenumero di aziende che ruotano attorno al mondo vino. Arezzo Wine vuol continuare ad essere un esclusivo equalificato appuntamento del settore vitivinicolo italia-no, realizzando un punto di incontro fra produttore,distributore, importatore e consumatore, ma ArezzoWine vuol anche essere una vetrina per le aziendedove promuovere in maniera efficace il proprio prodot-to e i propri servizi.

La manifestazione si completa in tre giorni, la giorna-ta di Lunedì 28 febbraio è esclusivamente dedicata agliaddetti del settore che avranno inoltre accesso gratui-to, come per tutti gli associati Fisar, per tutta la dura-ta della manifestazione, mentre nelle giornate diSabato 1 e Domenica 2 marzo la fiera sarà aperta atutti coloro che vorranno avvicinarsi al mondo delvino, con possibilità di degustare, acquistare diretta-mente dall'azienda vinicola, partecipare ad eventi eforum per conoscere quanto sia vasto e variegato ilmondo del vino. Verrà anche replicata l'operazione"identificazione" da parte degli espositori: tutti gli ope-ratori, suddivisi in macro-categorie, riceveranno all'in-gresso un badge di riconoscimento per permettere alleaziende di capire chi si troveranno di fronte agli stand.Con i suoi seminari, le sessioni di degustazione, leconferenze e gli eventi, Arezzo Wine offre la possibilitàdi approfondire e ampliare la propria conoscenza eno-logica.Infine, di estremo interesse la presenza della stampa,non solo di settore, che seguirà con servizi speciali efilmati, redazionali, interviste ed articoli la "tre giorni"aretina dedicata al vino in tutte le sue declinazioni.

Seconda edizione ArezzoWineEsposizione del Vino e Prodotti affini

28 Febbraio 1-2 Marzo 2009Centro Affari e Convegni di Arezzo

La FISAR sarà presente con un punto accoglienza ed interverrà in alcuni dei forum organizzati.

ingresso gratuito per i soci FISAR

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pagina 1

COMUNICAZIONE

ISTITUZIO

NALE

ENOGASTRONOMIA,

TURISMO,CURIOSITÀ

SCIENZA,TECNICA

APPROFONDIM

ENTI

CULTURA

DELVINO

In questoNumero

Il vino, per un piacevole senso caldoGudrun Dalla Via Pag. 32

La Sardegna: sole, mare, vento, spiagge bianchissimee macchia MediterraneaLuca Iacopini e Massimo Bracci Pag. 36

Divin Orcia - Valentina Niccolai » 39

L’opinione del Presidente - Vittorio Cardaci Ama Pag. 2Il consumo e la confusione alcolica - Roberto Rabachino » 3L’opinione di Marcello Masi » 4News dal Mondo » 41News dall’Italia » 43In Famiglia » 44La segreteria comunica - Andrea Lamponi - Mario Del Debbio » 53

L’IN

TERVISTA

Intervista al Ministro dell’Agricoltura Luca ZaiaRoberto Rabachino Pag. 14

Nelle cucine del re, come un “non luogo”torna a vivere - Piera Genta Pag. 6

La scommessa vincente di “Gher”l’inventore degli spiedini - Giancarlo Roversi » 8

Il gusto di scoprire - Piera Genta » 16

Malaga, un romatico vino d’altri tempiEnza Bettelli » 19

Tonnellerie d’Archiac:è nato prima il vino o la botte? - Silvana Delfuoco » 21

Il paradiso ritrovato - Giancarlo Roversi » 24

Le notizie di enogastronomia e turismoa cura della redazione di Quality ADV » 28

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Quando è stato pubblicato il numero di novem-bre/dicembre della nostra rivista, forse era prema-turo formulare gli auguri di Natalnuovoanno, pro-babilmente saremmo stati i primi ad esprimerebuoni auspici e forse anche i primi ad esseredimenticati; nonostante abbia smesso da tempo dicredere che gli ultimi saranno i primi, mi piaceesprimere adesso i vaticini per questo nuovo annoche si presenta a noi, lasciandosi alle spalle dodicimesi non certo facili e poco promette per staresereni. Credo, tuttavia che male non faccia guar-dare con fiducia e speranza nel meglio questo due-milanove appena iniziato. Uno degli argomentidestinati a sconvolgere lo scenario delle nostreDenominazioni d’Origine è la nuova OCM Vino,che tanto “nuova” non è, visto che nel marzo 1999,dopo anni di discussione, è stato approvato nel-l’ambito di Agenda 2000, il regolamento della CEn° 1493/99; l’OCM nel settore vitivinicolo è tra lepiù complesse e ampie della politica agricolacomune perché non riguarda solo le questioni tra-dizionali e tipiche di tutte le OrganizzazioniComuni, ma anche problemi più specifici del setto-re, quali le disposizioni relative alla produzione,circolazione e immissione al consumo dei prodottiviticoli e le relative pratiche enologiche.L’argomento è alquanto ampio e vario e pertantomerita un approfondimento a cominciare dal cono-scere i dettagli della Direttiva Europea e poi, cosapiù importante, interpretarla. La nuova riformariguarda tutti i Paesi membri della ComunitàEuropea, e pertanto sono interessati oltre a Italia,Francia e Spagna, che sono i maggiori produttori,anche tutti gli altri Paesi che certamente non

hanno i volumi di produzione né tanto meno la tra-dizione di questi tre. Considerando che l’Italia èl’unico Paese al mondo dove i vigneti si estendonoquasi ininterrottamente dalle Prealpi aCapopassero, in Sicilia, punta più meridionaledella nazione, si ritiene che la nuovaOrganizzazione Comune del Mercato debba valo-rizzare il vigneto, privilegiando le zone vitivinicolepiù vocate e tradizionali e, possibilmente, abolen-do sovvenzioni e contributi, che qualche voltavanno contro l’imprenditorialità e la manageriali-tà. Tra le tante novità, ad esempio, una che non mitrova favorevole è quella di mettere l’annata diproduzione e il nome del vitigno sull’etichetta deivini a denominazione “da tavola”, questo andrà aconfondersi con le I.G.T. che sono un punto diforza delle esportazioni. C’è il rischio di una graveperdita di identità, oltre che di grande confusionenello stravolgimento delle denominazioni.Considerando che la normativa sarà in vigoredall’1 agosto prossimo, credo che il problema sinqui sia stato sottovalutato e la cosa curiosa è che néi produttori né tanto meno i Consorzi e leAssociazioni di categoria abbiano chiesto i dovutichiarimenti. L’impegno della categoria professio-nale dei Sommelier, almeno dei professionisti dellaFisar, insostituibile anello di congiunzione tra pro-duttore e consumatore, sarà quello di informarequest’ultimo, chiarendo eventuali dubbi e soprat-tutto comunicare cosa è cambiato e quali sono ledifferenze. Auguro che la vostra stella possa dareforma e consistenza ai sogni, anche ai più incon-fessati, e che il consueto calice sia sempre colmo.

Lettera delPresidente

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009pagina 2

Il SommelierRivista di Enologia,

Gastronomia e TurismoRegistr. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983

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Hanno collaborato a questo numeroG. Staccotti, S. Marini, S. Scarpino,G. Sicheri, A. L. Vinci, L. Iacopini,

M. Bracci, A. Battistuzzi, G. Dalla Via,E. Bettelli, P. Genta, C. Ravanello, C. Tosetti,

S. Delfuoco, G. Roversi e M. Masi

Per la fotografiaOliviero Toscani, Saverio Scarpino,

Enza Bettelli, Alberto Doria,immagini di Redazione e

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Editorialedel direttore

“abbiamo ildovere diformare unanuova scuola dipensiero, dove ilconsumatore (enon il vino) è ilprotagonista,,

Quante volte ci sentiamo ripetere che bisognabere il vino con moderazione, che bisognadegustare e non bere e che il vino fa bene allasalute!Tutti siamo d’accordo su quelle affermazioni.Quello che forse non ci siamo mai chiestiseriamente e come possiamo contribuireall’educazione al consumo, qual è il nostrocompito di professionisti, educatori, forma-tori e comunicatori.Cominciamo ad affermare che il nostro com-pito non è quello di sostituirci ai medici, aibiologi, ai nutrizionisti (anche se è ormaiacclarato che il consumo costante di vino,sempre in maniera moderata, attenua ilrischio d’infarto e delle patologie cardiova-scolari in genere, previene l’ictus e forsealcuni tumori).Il nostro compito, a mio avviso, è quello diformare ed informare.

Nessuno discute più che un uso moderato delvino fa bene alla salute.A questo punto, però, una riflessione è obbli-gatoria.Come mai se il vino ha tutte queste impor-tanti proprietà se ne beve sempre meno inpercentuale? Perché è diventata quasi unaregola la ricerca dell’eccesso?Credo che a questa domanda ci siamo molte-plici risposte: l’errata o inesistente comuni-cazione; il consumo della bevanda è visto piùcome una moda, una tendenza, un aspettoedonistico; l’eccesso è visto come una mododi emergere dall’anonimato; il vino non èconsiderato un alimento che può entrare inuna normale e costante dieta bilanciata(anche se non in maniera indispensabile); lecampagne generalizzate contro l’alcool met-tono alla stessa stregua il vino e i superalco-

lici, senza sapere che le differenze tra i dueprodotti sono notevolissime.

Quale deve essere il nostro compito, qualisono le nostre risposte a quella riflessione?La risposta è una sola: abbiamo il dovere diformare una nuova scuola di pensiero, doveil consumatore (e non il vino) è il protagoni-sta. Creare un consumatore preparato e con-sapevole produrrà di conseguenza la crescitadel consumo di vino di qualità.

Dopo questa mia affermazione, concedetemi,per concludere, un’altra mia personale con-siderazione.Io credo, sinceramente, che il consumo con-sapevole e moderato del vino sia solo un pro-blema culturale e, per questo motivo, risolvi-bile con il tempo.Una sola cosa però mi spaventa. La “confu-sione alcolica” che in questo momento ci cir-conda, dove non si riesce più a percepire illimite tra l’interesse e la responsabilità mora-le e sociale dell’educare al consumo modera-to del vino. E non solo tra i giovani.

L’argomento interessa, ovviamente, le personesane e quindi non affette da patologie cliniche,verso le quali il consumo degli alcolici (compresoil vino) non è consigliato.

di RobertoRabachino

@ per comunicare con il Direttore:[email protected]

pagina 3Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

confusione alcolicaIl consumoe la confusione alcolica

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L’Opinione diMarcello Masi

pagina 4 Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

Autunno, tempo di vendemmia, funghi e guideeno-gastronomiche. Ebbene sì, voti e pagelleormai fanno parte del mondo dei produttorie consumatori di ogni genere di alimento.

Dalle classicissime guide dei vini e deiristoranti a quelle dell’olio e delle preliba-tezze per arrivare alle guide dei ristoranti e

degli hotel dove poter portare i nostri amicia quattro zampe. Siamo guidati su tutto. Ilrischio di “perdersi” ormai è praticamenteinesistente. Eppure qualcosa non quadra.Per praticità dividiamo il ragionamento indue. Il primo riguarda i produttori ilsecondo i consumatori.Senza pudore provo a mettermi nei pannidi un neo produttore di vino, solo per fareun esempio. Ho investito molti euro nellamia attività e dopo qualche anno di tenta-tivi in vigna e in cantina voglio commer-cializzare le mie bottiglie nelle quali credofermamente. Contattare i distributori dimezza Italia con il taste-vin e il prezzario èsicuramente una strada corretta, ma èlunga e tortuosa. Contare sul passaparola,è sicuramente giusto, ma dovrò aspettareanni prima di avere un riscontro accettabi-le. Resta la promozione. La classica pub-blicità anima del commercio. Ma quantomi costa? Tanto, molto spesso tantissimo.Allora mi ingegno a cercare modi e mezziper portare il mio prodotto alla luce deimedia. E tra le strade ci sono le guide. Unabella citazione effettivamente risolverebbe

di Marcello MasiVice Direttore TG2RAI e responsabilerubrica Eat Parade

guidanoveramente

Le guide enogastronomiche

ci guidanoveramente?

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L’Opinione diMarcello Masi

tante cose. Lo so è terreno scivoloso. Macon una quindicina di guide di settore incommercio chi può giurare che non ci siaun mercato delle “indulgenze” da qualcheparte. Scrivo queste cose con un senso diamarezza e spero con tutto il cuore di sba-gliarmi. Resta il dubbio. Credo che sia giu-sto parlarne in uno dei templi della “dot-trina”. Apriamo un dibattito, un confrontoanche aspro, ma cominciamo a farci delledomande. Una su tutte, abbiamo davverobisogno di avere nel nostro Paese tanteGuide? E poi. Quanto costano all’editore?Quante copie vendono? Come e dove ven-gono distribuite? I produttori quante copiecomprano? Mi fermo qua, un po’ perpudore e molto per il rispetto che ho per lastragrande maggioranza dei professionistiche operano in questo importante settore.A loro va la mia incondizionata stima peril lavoro svolto.Passiamo ai consumatori. Chi è appassio-nato di enogastronomia non può non con-sultare almeno una volta al mese unaguida. C’è chi come me le consulta almenouna volta al giorno, ma sono un caso limi-te. Ebbene come faccio a sapere qualeguida sia la migliore, la più vicina ai mieigusti? Comprarle tutte, a me onestamentele regalano, costerebbe un patrimonio.Naturalmente il rischio di prendere qual-che lucciola per lanterna esiste sempre. Mamettiamo di aver letto sulla guida X che ilristorante Y prepara piatti succulenti ad unprezzo medio Z e che su tale base decido diprenotare.Può capitare anzi è capitato più volte che:a) il ristorante non esista più nonostante laguida acquistata sia l’ultima in libreriab) il cibo succulento non lo è affattoc) il prezzo medio è di gran lunga superio-re allo Z annunciato.Ebbene se accade questo io personalmentemi arrabbio moltissimo.Anche in questo caso le decine di guide incommercio alla fine rischiano di complica-re la vita invece di aiutare le scelte di noiconsumatori. A questo punto mi viene daprofetizzare che dopo un lungo periodo divacche grasse per tutti l’attuale momentodi magre aiuterà il mercato a fare giustizia.Chi ha giocato troppo con la fiducia deiconsumatori rischierà di fare qualchepasso indietro. Ma dopo averne parlato

non proprio benissimo, lasciatemi direanche quanto siano belle da mangiare e dabere con gli occhi le nostre guide. In alcu-ni passaggi descrittivi sembrano poesied’amore dedicate al vino ed al cibo. In altriprovocano una salivazione eccessiva che aRoma è nota come acquolina. Letturesconsigliate vivamente durante le diete peril loro potere evocativo. Rischiano di inne-scare azioni incontrollabili con immediatieffetti nefasti sulla bilancia. Diciamolo,nonostante qualche dubbio e qualche raranefandezza le nostre guide sono all’altezzadelle nostre eccellenze. Rappresentano lenostre cantine e i nostri cuochi con una ric-chezza interpretativa unica e colta. Certonon fanno sistema, come oggi si usa direper definire un’azione congiunta finalizza-ta ad un obiettivo superiore. In questo casola promozione del Paese. In Francia abbia-mo l’esempio più evidente. La guidaMichelin un tempo punto di riferimentoindiscusso, oggi ha raggiunto vette di spu-doratezza che non fanno onore alla suatradizione. Sarà che L’Italia rappresentaun’ alternativa credibile alla cucina inter-nazionale d’oltre alpe, sarà che i nostrichef si stanno facendo onore in tutto ilmondo, sarà che la nostra fantasia tra ifornelli non conosce rivali sarà che lavarietà dei nostri prodotti di eccellenzafanno arrossire d’invidia gli deidell’Olimpo. Saranno tutte queste coseinsieme, fatto sta che la guida Michelin hadeciso di snobbarci. Grande attenzione allacucina tedesca, belga, giapponese, e chipiù ne ha più ne metta, mentre per noi unamalcelata freddezza. I numeri sono al disopra di ogni disputa ideologica. Ebbenenel 2008 le 3 stelle, il massimo del ricono-scimento Michelin, è stato assegnato inGermania a 9 ristoranti, in Giappone a 8,6 alla Spagna. Delle tre stelle in Franciainutile parlare, sono più numerose di quel-le presenti in cielo. E l’Italia? Una decinascarsa? 9, 8, 7? No, da noi sono state con-fermate solo le 5 eccellenze dell’anno pre-cedente. Interessi superiori dirà qualcuno,spudoratezza francese commenterà qual-cun altro. Io mi limito gridare forte: VIVEL’ITALIE!

“nonostantequalchedubbio equalche raranefandezza lenostre guidesonoall’altezzadelle nostreeccellenze,,

@ per comunicare con il Direttore:[email protected]

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non luogo

Culturae sapori

pagina 6

di Piera Genta

“Le bottiglieesposte sono78, di cui 30costituite daprodotti varidella CasaMartini,,

Mai come oggi si è parlato tanto di cucine:cucine a vista, telecamere che riprendono ognimovimento del cuoco per proiettare leimmagini in tempo reale su schermi giganti,cucine come palcoscenico, ma non è statosempre così.

Nelle cucine del re,come un “non luogo”

torna a vivere

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

Le cucine e soprattutto tutti quei locali dove sirealizzava la preparazione dei banchetti per latavola reale e dei pasti per le persone di serviziorientravano in quella parte produttiva di pocopregio che andava tenuta nascosta,Una storia quasi senza documenti, ma con moltiprotagonisti.Oggi grazie ad un importante lavoro di restaurole Cucine e la Cantina Reale, situate nel pianosotterraneo dell’ala di levante del Palazzo Realedi Torino, non solo sono visitabili, ma ci offronopreziose informazioni sul backstage della vita dicorte.La ristrutturazione, l’allestimento dell’esposi-zione e la riapertura degli spazi al pubblico sonodovuti alla Direzione Regionale per i BeniCulturali e Paesaggistici del Piemonte, laSoprintendenza per i Beni Architettonici ePaesaggistici del Piemonte in collaborazionecon la Consulta per la Valorizzazione dei BeniArtistici e Culturali di Torino.

Sono rinate all’antico splendore dopo anni diabbandono 15 sale composte dalle cucine vere eproprie con stufa centrale in ghisa, forni e pianocottura dotata di spiedi e ceppi per il taglio dellecarni, le ghiacciaie a gavone, le dispense, il loca-le della grande caldaia a legna, oltre 1500 pezziin rame, utensili vari ed una grande cantina. Ilocali sono stati riportati alla condizione in cuisi trovavano negli anni venti del novecento sud-divisi tra cucine del re (Vittorio Emanuele III ela regina Elena) e le cucine del principe(Umberto principe di Piemonte e Maria Josè delBelgio).La cantina del vino della Regia Famiglia è inte-gra nella sua struttura composta da semplici efunzionali scaffalature in legno a più ripianidove oggi sono allineate bottiglie provenientidall’archivio storico della Martini & Rossi diPessione, Completano l’arredo un grande lavan-dino a parete in pietra.

Le bottiglie esposte sono 78, di cui30 costituite da prodotti vari dellaCasa Martini, che risalgono allastoria produttiva dell’azienda tra lafine dell‘800 e i primi decenni del‘900 e 48 bottiglie di vino senzaetichetta con datazione riferibileal secolo XIX. Alcuni dei pro-dotti non sono più in produzio-ne ma appartengono al passa-to aziendale e testimoniano labrillante inventiva delle gene-razioni di enologi e botaniciche, in linea diretta dal fonda-tore Luigi Rossi, hanno eredi-tato e portato avanti la suaconoscenza e la sua genialitàcreativa nel campo enologico eliquoristico. Tra le bottiglieScaffale cantina Reale

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Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

una antica di Martini Semi-Secco, una rara diSpumante Montechiaro, una di China Martini, ilMart-anice, la fantasiosa Grappa AlpinaMartini & Rossi, l’American Martini Cocktail, eil vino-aperitivo Rossi. Da ricordare che nel1868 sull’etichetta del Martini allo stemmadella città di Torino subentra lo scudo sabaudoconcesso da Vittorio Emanuele II alla MartiniSola e C.ia quali Provveditori di S.M. il red’Italia.I vini piemontesi e la famiglia Savoia hanno unalunga storia. Nei documenti si trova annotatoche per il pranzo di Natale del 1274 gli addettialla cucina di casa Savoia hanno acquistato gliingredienti per produrre il “Chiaretto” , un vinospeziato, dolcificato con zucchero e miele, servi-to soprattutto a fine pasto. Talvolta era ancheutilizzato nella preparazione di alcune ricette enelle salse che accompagnavano piatti più ricer-cati.

Il consumo di vino alla corte dei Savoia era sta-bilito dalla “someglieria” una complessa istitu-zione gerarchica che comprendeva due some-glieri, due aiutanti someglieri, due provveditoridi vino, alcuni garzoni ed un portabarrale.La someglieria aveva il compito di provvederedue qualità di vino: il vino “di bocca” destinatoal sovrano ed ai suoi ospiti e il vino “del comu-ne” destinato al personale di corte.Il vino “di bocca” era selezionato molto attenta-mente. Si importavano vini rossi dalla Spagna,dalla Corsica, dal regno di Napoli, particolar-mente apprezzato il Malvasia di Candia origina-rio dell’isola di Creta. I vini piemontesi arriva-vano dalle terre astigiane e dal Monferrato. Ilvino veniva mantenuto in botte fino al momen-to del consumo, nel momento di utilizzo spilla-to e travasato in bottiglie di vetro trasparente.Si deve a Giovanni Vialardi, biellese, capocuocodi re Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II,l’dea di presentare con la lista dei cibi una“carta dei vini” convinto di quanto fosse fonda-mentale per la buona riuscita di un pranzo ilgiusto abbinamento delle vivande con i vini.Inoltre impose i vini piemontesi e primo fra tuttiil Barolo. Ed è anche in questo periodo che inPiemonte si abbandona l’indicazione del paese

d’origine e si iniziano ad identificare i vini conil nome del vitigno: Nebbiolo, Barbera,Grignolino, Dolcetto.La riserva dei vini nei tre Palazzi Reali, Roma,Firenze e Torino, arrivava a superare le 900bottiglie di Champagne, 700 di Bordeaux, 500di Keres oltre ad altro vino francese e italianoproveniente dal Piemonte o dalle zone delChianti.Il percorso delle Cucine reali continua nell’ap-partamento di Madama Felicita dove si è accol-ti da una tavola da ricevimento allestita secon-do i gusti di fine Ottocento, nel salotto dellacioccolata con tazze della manifattura diVienna, una cioccolatiera ed alcuni piatti d’ar-gento e un servizio per la prima colazione.

Culturae sapori

pagina 7

“La cantinadel vino dellaRegia Famigliaè integra nellasua strutturacomposta dasemplici efunzionaliscaffalature inlegno,,Cantina Reale

Cucina Reale

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Gher

Culturae sapori

pagina 8

di GiancarloRoversi

Storia esemplare di una famiglia di ristoratoriromagnoli di mare.Resistono dopo quasi 60 anni con immutatafragranza i mitici stecchini infilzati di gamberetti,seppioline, calamaretti e sarde rosolati allamaniera dei vecchi pescatori che hanno resocelebre il ristorante sopra il molo di Riccione

La scommessa vincentedi “Gher”

l’inventore degli spiedini

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

Sul porto canale di Riccione c’è un fantasma,giocoso, sornione, incline alla burla e al sor-riso come quando viveva ancora su questaterra, anzi su questo lembo dell’Adriatico. Èlo spirito di un vecchio pescatore che ognigiorno che Dio manda in terra se ne sta com-piaciuto sul molo ad osservare amorevol-mente il la sua creatura, il ristorante che hatirato su poco alla volta assieme alla mogliee ai figli con tanta tenacia e sacrifici fino a

farne uno dei santuari della buona tavolamarinara. Il “fantasma” ammiccante è“Gher” e il ristorante è quello che porta ilsuo nome e che, da oltre mezzo secolo, èmeta di un pellegrinaggio incessante dibuongustai provenienti da ogni parte d’Italiae dall’estero. Da quando, nel 1988 Gher si ètrasferito a cucinare il pesce in cielo, seguitoda alcuni anni dalla moglie Caterina, a tene-re alta la sua bandiera, sono rimasti i figliCarlo e Sergio assieme ai nipoti e pronipoti,segno evidente di una storia di impegno epassione che non guarda alla fatica e attra-versa le generazioni. Una storia che oggi pro-segue con due anime: quella originaria diGher sul molo riccionese e una nuova costo-la, “Il Grottino di Gher”, aperto dall’altrofratello Antonio dalle parti dell’Abissinia, lazona a sud della Perla Verde.Entrambi i ristoranti mantengono viva lamemoria e la tradizione di “Gher”, che hacome simbolo i mitici spiedini di gamberetti,calamaretti, sardoncini, seppioline che ilsagace marinaio inventò quasi sessant’annifa e che restano oggi gli unici sulla costa aesser cucinati sul focone di sabbia e carbo-nella secondo l’antica pratica marinara.Ritrovarli e poterli ancora gustare rappresen-

“accantoalla suabaraccainventò i«foconi», grandifornelli rialzatipieni di sabbiacon in mezzoun pugno dibraci,,

Il vecchio Gher

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Culturae sapori

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“Abbiamosempre tiratoavanti conpassione, confatica maanche condivertimento,,

ta per tanti turisti, specie per quelli che eranogiovani pimpanti tra gli anni ‘50 e ‘80, unapiccola emozione che fa gioiosamente balzareindietro l’orologio della vita. È come rincon-trare un vecchio e caro amico e si ha quasil’impressione che il tempo si sia fermato.Quella di “Gher”, di sua moglie e dei suoifigli e nipoti è la storia esemplare di unafamiglia romagnola di mare, una di quelleche, passo dopo passo, un mattone dietrol’altro, hanno costruito la fortuna dellacosta. Ma quanto sudore è costata!La storia ha inizio all’inizio degli anni 50.Lasciamola raccontare a Carlo Serafini, fra-tello gemello di Antonio, i primogeniti diGher (il terzo figlio è Sergio), nati il 1° apri-le del 1938, un giorno “a rischio” di burle.Quando dissero al padre che la moglie avevapartorito due maschietti non volle crederci,pensando a uno scherzo, il classico pesce d’a-prile (e lui i pesci li conosceva bene!). Cosìaspettò il giorno dopo per andare all’ospeda-le a vedere Caterina e i due pargoli.“Siamo una famiglia all’antica, che ha sem-pre lavorato onestamente per poter vivereabbastanza bene – è sempre Carlo a raccon-tare - ma quanti sacrifici! Nostro padreElviro Serafini, classe 1910, e la mammaCaterina, nata nel 1916, si conobbero neglianni ‘30. Fin da bambino il babbo andava

per mare, al largo di Riccione. A 15 anni emezzo aveva già una barca tutta sua.Durante la pesca, fra una calata e l’altradelle reti, si appollaiava sottocoperta a fareun pisolino. Da tale abitudine venne chiama-to “e gher” (il ghiro). Questo soprannome hacontrassegnato la nostra famiglia e anche lanostra attività. Babbo e mamma si sposaro-no giovanissimi, non senza difficoltà poichélei, per i suoi genitori, era troppo bambina(aveva appena 16 anni). E il padre preten-deva due damigiane di vino per dare via libe-ra al nulla osta dalla Curia”.Dopo il matrimonio continuarono ad andarea pesca per guadagnare qualche soldo.Caterina, donna forte e coraggiosa, rimastaorfana della mamma quando aveva tre anni,faceva il mozzo a bordo. “Gher” le voleva ungran bene ed era un po’ geloso, così spesso laportava in mare con lui. Nel pomeriggiogirava scalza con la bicicletta a mano per levie di Riccione a smerciare il pescato casaper casa. Una tribolazione. Chi non avevasoldi barattava il pesce con un pollo o alcu-ne uova. Con la nascita di Carlo e Antonio lavita diventò dura, perché tirare avanti condue bambini piccoli e tanta miseria non erafacile. La madre dovette continuare a vende-re il pesce con un carretto di legno mentre ifigli stavano seduti fra le nasse e le reti (Gher

Carlo e Sergio Serafini

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era abilissimo nel fare e riparare le reti a tuttipescatori). Poi, nel 1946, arrivò anche ilterzo figlio, Sergio, il quale ricorda che unavolta, da bambino, vide arrivare a casa ilpadre, esausto e sporco dopo un giorno e unanotte di pesca, che portava un po’ di zan-chetti e sardoncini per la famiglia. “Mi dissecon voce stremata: Sergio prepara la piastrae metti un po’ di legna nella stufa, poi caddesvenuto a terra per la spossatezza e io pensaiche fosse morto. Ho sempre quell’immaginedavanti agli occhi, una specie di incubo. Mada allora ho capito che la vita è fatta di lavo-ro, di opere buone e di una famiglia unita”.Finalmente la svolta. Lasciamo ancora laparola a Carlo.“Negli anni ‘50, in un giorno di mare in bur-rasca, andammo con nostra madre in cima almolo di Riccione ad attendere il rientro delbabbo e a pregare. Il mare a volte faceva sof-frire chi aspettava a terra, non esistevanomica le tecnologie di oggi! La mamma, cheaveva l’occhio avanti, osservò il piccolo moloe riandò con la mente alle sobrie festicciole

che si facevano al sabato sulle sue spondequando sulle barche si cuocevano gli spiedi-ni che attiravano l’attenzione e l’entusiasmodei primi turisti per la loro fragranza. Pensòtra se e se che sarebbe stato bello creare, pro-prio lì, un chioschetto dove potere cuocere ilpesce ancora sapido di mare per offrirlo aivilleggianti. Così il 7 luglio del 1951, 56 annifa, iniziammo la nostra piccola attività diristorazione in una baracca al lume di can-dela. Il pesce era quello ancora vivo pescatoda noi. E proprio allora sono nati i primispiedini di gamberetti, che poi sono diventa-ti famosi e copiati da tutti”. “Gher” ebbeinfatti un’intuizione felice, mutuata dall’e-sperienza dei vecchi pescatori che sullaspiaggia arrostivano il pesce appena uscitodalle reti, infilzandolo su bastoncini di legnoconficcati nella sabbia accanto a un muc-chietto di braci. Per “trasferire la spiaggia”accanto alla sua baracca inventò i “foconi”,grandi fornelli rialzati pieni di sabbia con inmezzo un pugno di braci e attorno gli stec-chini di gamberetti, calamaretti, seppioline,

“I nostrigamberiparlanosicuramentel’italiano, glialtri non so,,

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“Resistonodopo quasi 60anni conimmutatafragranza imitici stecchiniinfilzati digamberetti,seppioline,calamaretti esarde,,

sarde e alici piantati verticalmente in mododa ricevere di fianco e non dal basso il calo-re, mantenendo intatta la loro fragranza. Eper insaporirli un po’ e non strinarli si dava,e si dà ancora, una lieve passata nel panegrattugiato impastato con olio d’oliva, sale epepe, come hanno sempre fatto i vecchimarinai. Al resto del sapore ci ha già pensa-to il mare, un mare sapido e generoso comel’Adriatico che bagna la Romagna. Un siste-ma semplice e sano di cottura, il migliore perfare colare il grasso e soprattutto per nonbruciacchiare le carni delicate e morbide deipesci e dei crostacei. Un sistema che i figli ei nipoti di Gher non hanno mai abbandona-to. E anche oggi i caratteristici foconi, trafit-ti di spiedini, continuano a spandere i loroprofumi attorno al ristorante sul molo diRiccione e al “Grottino” all’Abissinia.Quella di Gher fu comunque una scommessacontro tutto e contro tutti. Gli altri pescatorisi facevano beffe di lui. “Ti metti a fare glispiedini? Ma vah, i signori non lo mangianoil pesce nei bacchetti”. Una frase che, senti-ta raccontare da Antonio in romagnolo,suona ancora più simpatica. Invece i “signo-ri”, ossia i primi turisti italiani e stranieri chetornavano ad affluire a Riccione dopo leangosce e i digiuni della guerra, si innamo-rarono dei suoi incantevoli stecchi infilzati dipesce profumato, specie di gamberetti.“Abbiamo sempre tirato avanti con passione,con fatica ma anche con divertimento – dicesorridendo Carlo - il babbo ci diceva sempredi restare uniti perché solo in questo modopotevamo avere fortuna. Così il chioschetto,chiamato col soprannome del babbo, Gher, apoco a poco si è disteso sul molo ed è diven-tato un ristorante confortevole. Sono lontani

i ricordi di quando avevamo solo una ghiac-ciaia in legno, quasi una cassapanca, messaall’esterno e legata con una catena perchénon la rubassero. Siccome di sera non pote-vamo fare troppo tardi (il giorno dopo ci sisvegliava all’alba per andare a pescare),lasciavamo il locale in mano ai clienti, tuttiamici fidati. Il babbo dava le chiavi a PetrWan Wood, il noto chitarrista e cantante atti-vo tra gli anni ’50 e i ‘60. Quando gli chie-demmo perché proprio a lui, il babbo cirispose: perché “è olandese”, quindi assolu-tamente affidabile. Fra i nostri amici aveva-mo comici come Carlo Dapporto, GinoBramieri, Alighiero Noschese, grande imita-tore, e Alvaro Alvisi, formidabile barzellet-tiere, e tanti cantanti tra cui DomenicoModugno e Adriano Celentano. Spesso sifaceva l’alba da noi, sul molo, con la musicadi Henghel Gualdi e Nini Rosso. Ma i nomifamosi che si sono affezionati a noi sonotanti: Vasco Rossi, Alberto Tomba, Gigi eAndrea, Paolo Villaggio, Lino Banfi,Valentino Rossi, Nino Abatantuono, PupiAvati, Jerry Scotti, Pelè, Pavarotti, GianniMorandi, Helmut Haller, Umberto Smaila etanti altri. Abbiamo avuto anche tante pro-poste di aprire ristoranti a Cortina, aMadonna di Campiglio e altrove, ma abbia-mo preferito non tradire le nostre radici, nonlasciare Riccione. Forse potevamo avviarneda qualche altra parte e poi cederli, ma se unlocale lo vuoi gestire bene occorre una gran-de famiglia che lo segua giorno per giornocome abbiamo fatto e facciamo ancora noi”.Dal ‘51 a oggi i figli di “Gher” non hannomai ripudiato la tipica cucina romagnola dimare pur con alcune sfiziose concessioni allacreatività. I prodotti sono sempre gli stessi,ossia pesce e ingredienti di qualità, e identi-co è il metodo di cottura al carbone, comeuna volta.A dar man forte sono i figli di Carlo (unmaschio e tre femmine di cui una, Silvia,abilissima pasticcera, e un’altra, Susy che stain cucina con la mamma Tiziana) e i suoinipoti (tre maschi e tre femmine fra cuiCecilia che lavora al bar) come pure i figli diSergio (una femmina e un maschio e unnipote)Dove gli eredi di “Gher” non transigono èsulla freschezza della materia prima chedeve profumare ancora di mare. E questoavviene sia nel ristorante sul molo che al“Grottino di Gher” all’Abissinia, che fa rivi-vere non solo nel nome ma anche nei suoiirresistibili sapori di mare, il ricordo del sim-

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patico pescatore, famoso anche per le sue burle. Comequella di attaccare un pesce ragno all’amo e poi finge-re di tirarlo su dall’acqua senza riuscire a staccarlo fin-ché qualche malcapitato turista, impietosito, gli veni-va in aiuto, beccandosi una bruciante puntura. Lo rac-conta sorridendo Antonio, il gemello di Carlo, che ogginel “Grottino” è coadiuvato dalla moglie Ada, daRudy, il secondo maschio di una nidiata di 5 figli (trefemmine, Sonia, Sandra e Cristina e l’altro maschio,Stefano, classe 1978, DJ famoso in Italia e all’estero),e dal nipote Giacomo, fresco laureato in ingegneria macon la vocazione del ristoratore. Antonio prepara ognigiorno un mucchio di spiedini con tutti i pesci possibi-li, poveri o raffinati: gamberi, calamaretti, seppioline,saraghine, sardoncini, cannelli, cozze, cappe sante,galere, triglie, code di rospo, zanchetti, moletti e chipiù ne ha più ne metta.“Cerco di fare ciò che non fanno gli altri”, diceAntonio che è un abilissimo “sfilettatore”, uno che haun’autentica vocazione per eviscerare, diliscare e stac-care i filetti dai pesci. Il ben di Dio che mette a rosola-re lentamente sul caratteristico focone è un’autenticaorgia del gusto, che non finisce mai di stupire e chedona uno stato di grazia a chi l’assapora. I suoi mor-bidi gamberetti sono quelli siciliani di Mazara delVallo, i migliori del mondo, gli stessi procurati dalpescatore che da oltre mezzo secolo li fornisce al risto-rante “Gher” sul molo e che ne hanno decretato il suc-cesso fin dai suoi primi passi. “I nostri gamberi parla-no sicuramente l’italiano, gli altri non so”, osservasempre Antonio con un pizzico d’orgoglio. Pur essendoun grande intenditore di pesci, per ironia della sorte haun rapporto conflittuale col mare: “sono andato unavolta sola a pesca con mio padre e mi sono preso unaterribile paura tanto che gli ho detto: se torno a terranon mi vedi più”!Anche al “Grottino” campeggia il grande focone con lasabbia e le braci che è uno dei segreti per dare gusto alpesce e spandere un soave profumo tutt’attorno. È lostesso focone che fa ancora bella mostra nella “casamadre”, il ristorante dei fratelli Carlo e Sergio sul moloe che una volta fece prendere al buon Gher un terribi-le spavento quando se lo vide esplodere sotto mandan-do all’aria tutti gli spiedini. A gettare il petardo fu unaltro riccionese doc, Gabriele Fabbri, famoso per i suoischerzi goliardici, oggi impeccabile collezionista diauto d’epoca e proprietario dell’Hotel Promenade sulLungomare, noto per il suo “Pranha”, il centro diremise en forme con tanto di grotta bizantina e mas-saggi energetici su letti di pietre preziose diretto daCarla Aghito.Terminiamo qui, ma ci sarebbero ancora tante cose daraccontare, questa storia di una famiglia romagnola dimare. È la storia di una scommessa vincente, quellafatta da “Gher” e da Caterina agli esordi del boomturistico della riviera di Romagna. Oggi la storia con-tinua.

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L’INTERVISTA

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Luca Zaia

Intervista alMinistro dell’Agricoltura

Luca Zaia

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

Ministro, Lei è veneto. Viene da una Regionedi grande tradizione vitivinicola che riescead ottenere risultati notevoli tanto nel vinoda tavola che in quello di qualità. Prima diessere Ministro, è stato vicepresidente edassessore all’agricoltura della sua regione. Cispiega questo successo?

Quasi il 30% del vino ita-liano che raggiunge i mer-cati esteri è prodotto inVeneto, regione tradizio-nalmente produttrice divino, come Piemonte,Toscana e Trentino. IlVeneto produce il 15% delvino italiano, ottenuto davigne che si estendono per71 mila ettari. E, di questaproduzione, il 30%, per un

totale di quasi 2 milioni e 330 mila ettolitri, ècostituito da vini a Denominazione d’OrigineControllata o DOC Garantita. Un terzo della pro-duzione italiana di vini IGT, cioè con IndicazioneGeografica Tipica, è prodotto in Veneto. E sol-tanto poco più del 10% dei vini veneti sono defi-nibili “da tavola”, per poco più di 800 mila etto-litri. Anche in quest’ultimo caso, si tratta spessodi vini di altissimo pregio.Qualità e quantità, ma anche varietà della sceltaconsentono al Veneto di primeggiare nel settore.L’enologia veneta è in grado di offrire ai più altilivelli vini di ogni genere e storia, in un sapiente

accostamento fra tradizione, innovazione e ricer-ca, che permettono al vino veneto di farsi degu-stare e amare da tutti.Il successo è dovuto al lavoro degli imprenditoriagricoli, alla passione che ci mettono e anche allaconsapevolezza, qui più diffusa che altrove, che ilvino e il suo legame con il territorio dov’è pro-dotto vadano sostenuti e promossi per far cresce-re il nuovo turismo: quello enogastronomico.A proposito di OCM vino, cosa ne pensaMinistro?A Bruxelles, lo scorso anno, si è conclusa una dif-ficile trattativa che non ha sgombrato il campoda molte minacce per il nostro settore vitivinico-lo. Per alcune questioni sono ancora aperti tavolidi trattativa a Bruxelles e su questo fronte agire-mo per difendere fino in fondo la qualità vitivini-cola italiana e il suo legame con i territori. Per ilresto, gli sforzi sono ora concentrati sulle normeapplicative della OCM. Sono certo che troveremoil modo di cogliere e valorizzare le opportunità disviluppo per le nostre produzioni vitivinicole.Occorre uno sforzo corale di tutti gli attori dellafiliera per far comprendere alla CommissioneEuropea l’importanza del settore vitivinicolo ita-liano, di lunghissima tradizione, nella nostra eco-nomia.A quando la DOC per il prosecco?Mi auguro presto. Al momento i produttori stan-no definendo un accordo per redigere il discipli-nare necessario a far partire la procedura e tuttol’iter dovrà completarsi entro luglio 2009, termi-ne dopo il quale scatteranno definitivamente lenuove norme europee. Per questo, aspetto fidu-cioso la loro richiesta. Gli uffici del Mipaaf segui-ranno poi con grande attenzione tutta la proce-dura. Del resto, il riconoscimento della DOCProsecco è indispensabile per tutelare questonome dalla concorrenza internazionale, una tute-la che intendiamo garantire, con strumenti ade-guati, anche al valore e alla qualità superioredelle DOC storiche, delle quali, per restare inVeneto, quella di Conegliano Valdobbiadene rap-presenta una delle punte di eccellenza.Nella vendemmia di quest’anno, l’Italia hasuperato la Francia. Cosa fare per crescereancora?Puntare su investimenti e servizi, da affiancaread una forte presenza istituzionale nella promo-zione internazionale dei nostri vini. Sono questi i

di RobertoRabachino

Zaia nei campi dove si produce il Brunello di Montalcino

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L’INTERVISTA

pagina 15Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

tre assi di intervento principali sui quali dovremomuoverci per supportare efficacemente le impre-se vitivinicole italiane. Che, nonostante il raffor-zamento dell’euro e la difficile congiuntura eco-nomica di questi ultimi anni, hanno raggiunto esuperato il traguardo dei tre miliardi di euro diexport all’anno. Bisogna comunque sempre ricor-dare che l’Italia ha preferito la qualità alla quan-tità e continuerà a muoversi in questa direzione.Quest’anno è stato particolarmente delicato,nel settore vitivinicolo, anche per le inchiestedella magistratura che hanno travoltoBrunello e Montepulciano. Un danno diimmagine recuperabile?Assolutamente. Soprattutto perché quanto accer-tato finora dimostra un mancato rispetto deidisciplinari di produzione. Nessun problema disicurezza alimentare dunque. Recentemente, amargine del Vinitaly US Tour 2008 aWashington, il Ministero, insieme all’Ambasciataitaliana, ha organizzato un seminario per illu-strare l’efficacia del doppio sistema italiano dicontrolli sul vino ad un pubblico di oltre 400 ope-ratori statunitensi del settore e alle autorità ame-ricane, in particolare ai responsabili del TTB(Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau,Department of Treasury) e del USTR (US TradeRepresentative), incaricati della difesa delConsumatore. Abbiamo fatto conoscere il verofiore all’occhiello del sistema di controllo predi-sposto dalla Federdoc in collaborazione conl’ICQ, e denominato ‘tracciabilità informaticapresso gli operatori di filiera, che consente disapere tutto su ogni bottiglia di vino acquistata.Gli americani amano il cibo e i vini italiani. Ecredo continueranno ad amarli.Come del resto sembrano amarli anche i gio-vani italiani…Il vino è senza dubbio un concentrato di storia,attraverso il quale far conoscere i territori delnostro Paese, ma è anche un motivo per creare,con senso di responsabilità, piacevoli momenti diconvivialità. È importante sensibilizzare i giovaniad un consumo moderato, consapevole di vino diqualità, come il Mipaaf, in collaborazione conEnoteca Italiana, Università e Regioni, sta facen-do con la campagna “Vino e Giovani”, rivolta airagazzi fra i 18 e i 30 anni. Le iniziative che coin-volgono i giovani sono strategiche per insegnare ascegliere e consumare il vino e consentire cosìanche la crescita futura del comparto enologico.

(Il mio personale ringraziamentoa Paola Ancora e Menichetti Sabrina

dell’Ufficio del Portavoce del Ministro. RR)

Biografia del Ministro Luca Zaia

Luca Zaia nasce 40 anni fa a Conegliano, in provincia di Treviso. Èsposato dal 1998 e risiede a Bibano di Godega di Sant’Urbano, nellasinistra Piave trevigiana. Si è diplomato nel 1987 alla ScuolaEnologica “G.B. Cerletti” di Conegliano e laureato nel 1993 all’uni-versità di Udine, in scienze della produzione animale. Ha frequenta-to inoltre il corso I.F.A. (Istituto di Formazione Assicurativa) allaC.C.I.A.A. e il corso per Manager del professor Mario Unnia.

È eletto, nel 1993, a 25 anni, nelle file della Lega Nord Liga Venetacome Consigliere Comunale di Godega di Sant’Urbano. Nel 1995 èConsigliere Provinciale e Assessore all’Agricoltura. Nel 1998 diventapresidente della Provincia di Treviso. È il presidente di Provincia piùgiovane d’Italia.

Nel 2002 viene riconfermato presidente di una giunta monocolore.

Durante la sua presidenza ha avviato un processo di applicazione dimanagement privato ad un ente pubblico. Ha poi voluto introdurrenei bilanci provinciali la cosiddetta “finanza creativa”: swap erating. Prima conseguenza la quotazione della Provincia di Trevisosui mercati internazionali.

Da rilevare l’acquisto dell’ex ospedale psichiatrico S. Artemio chediverrà la nuova sede della Provincia e comporterà un’importanteopera di redistribuzione della logistica istituzionale e viaria, allaquale vanno aggiunti i 67 ettari di terreno in cui è immersa la strut-tura che si trasformeranno in Ecoparco.

Il Piano Strategico della Provincia di Treviso ha coinvolto le piùimportanti città d’Europa (Barcellona, Francoforte, Lione,Stoccolma, Glasgow, Valencia, Siviglia). L’importante progetto diprogrammazione ha saputo mettere in rete tutti gli interlocutori stra-tegici.

Il progetto pilota nazionale ed Europeo di sicurezza stradale, il pro-getto rotatorie e la messa in sicurezza della viabilità sono stati impor-tanti per la messa in sicurezza del traffico.

La sua profonda fiducia nel grande potenziale turistico della Marcalo ha convinto a investire energie nello sviluppo di questo settore,puntando sul Piano Territoriale del Turismo con un vero e proprioprogetto di marketing. L’impegno è stato ricompensato con il boomdi turisti conosciuto dalla Marca negli ultimi anni e perseguito tra-mite la promozione di prodotti tipici della Marca e la valorizzazionedegli agriturismi. Sempre in primo piano l’interesse per la salva-guardia delle tradizioni, della cultura e della lingua, l’attenzione peril futuro della propria Comunità che si concretizza anche nella rea-lizzazione di Istituti scolastici e nell’istituzione e promozione di corsidi formazione. È anche ideatore dello Sportello Agricolo InformativoProvinciale; promotore della costituzione del Consorzio di Tutela delRadicchio di Treviso e Castelfranco Veneto; sostenitore di iniziativea favore dell’olivicoltura e della castanicoltura.

Ha attivato iniziative per il lancio della Scuola Enologica diConegliano ed è fautore del Corso di laurea in Enologia, la prima inItalia. In questi anni ha rivestito anche l’incarico di Presidentedell’URPV (Unione Regionale delle Province del Veneto).

È stato vicepresidente della Giunta Regionale del Veneto dal giugno2005 fino al maggio del 2008, con deleghe alle politiche del turismo,alle politiche dell’agricoltura e zootecnia, al piano di sviluppo rura-le, al programma comunitario LEADER, all’economia e sviluppomontano, alle attività promozionali e commercio estero, all’identitàveneta e alla promozione integrata.

Il Ministro Luca Zaia è socio onorario della Delegazione Fisar diTreviso

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scoprire

pagina 16 Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

diPiera Genta

fotografie diAlberto Doria

Tante sono le sollecitazioni che ci ha offertol’edizione appena conclusa del Salone del Gusto eTerra Madre. Sicuramente tante quante i quasi300 presidi, tra quelli italiani e quelli stranieri, ben45 i paesi presenti che testimoniamo il grandevalore dell’umanità agricola, valore ben piùimportante del prodotto stesso.

Il gusto di scoprire

Senza un percorso definito, ma spinta solodal gusto di scoprire e conoscere condividocon voi le mie esperienze. Inizio dal primopresidio del Portogallo, il chouriço diMirandesa prodotto con carne di vaccaMirandesa (un bovino dal mantello marrone,dal vistoso ciuffo sulla fronte e larghe corna,che si alleva nel Nordest del paese, nei din-torni di Mirando do Douro) e con pancetta dimaiale Bísaro (altra razza autoctona, pezza-to nero con grandi orecchie cascanti allevatoallo stato semi-brado).

Il bovino è tutelato da una Dop e, sebbene glianimali siano in crescita numerica, la salsic-cia è sempre più rara, perché la sua prepara-zione è lunga e complicata: le carni bovine inproporzione variabile, a seconda delle abitu-dini, dal 50 al 70% del totale, sono tagliateal coltello e amalgamate alla pancetta,anch’essa sminuzzata grossolanamente.

L’impasto macera in un’infusione di vino osemplicemente di acqua, con sale, aglio,peperone dolce e piccante macinato e fogliedi alloro. Dopo 24-36 ore si estrae e si insac-ca nel budello fine del maiale, legandola conlo spago. Quindi il chouriço va in un localedove arde un fuoco di legna e resta ad asciu-gare e affumicare per tre, quattro giorni. Unavolta perfettamente asciutta, può essere con-sumata: raramente cruda, meglio arrostitaalla brace o lessata.Proseguo con le uove azzurre ed anche ver-doline, peccato non d’oro! Il colore delguscio è dato da un gene legato ad una razzaparticolare di polli, l’Araucana, il nome concui gli Spagnoli hanno chiamato gli indiosMapuche che vivono abbastanza numerosinell’area di Temuco nel Cile del sud.Non è ancora chiaro se si tratti di una razzaautoctona o di una mutazione di polli porta-ti in America dai conquistadores. Si tratta dianimali rustici insofferenti all’allevamentointensivo. Certo è che non sono mai stateindividuate in altre parti del mondo uova dalcolore verde-azzurro: tuorlo grande, adatto a

Degustandibus

“Fare il vinoè semplice, si fada solo; il vinoè qualcosa divivo, si evolve,respira,,

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tutte le preparazioni, ma le sue caratteristi-che sono esaltate quando viene conservato ilguscio, per esempio l’uovo alla coque.Sono dodici le allevatrici riunitenell’Associazione delle Curadoras de semil-las, figure fondamentali nell’economia agri-cola, poiché custodi della biodiversità vege-tale ed animale di quelle regioni. Oltre allegalline, le curadoras preservano varietà loca-li di patate, quinoa, erbe aromatiche, come ilmerquèn, il condimento dei Mapuche, unsaporita miscela di sostanze aromatichemolto profumata, il cui ingrediente principa-le è l’aji, un peperoncino lungo, arcuato,localmente chiamato caciocavra perchéricorda le corne ircine. Si raccoglie nel mesedi febbraio, viene essiccato al sole, affumica-to sopra il fuoco dentro cesti di vimini appe-si al soffitto e macinato finemente. Al pepe-roncino, in misura del 70%, viene aggiunto ilcilantro, anch’esso affumicato e macinato, esale marino. La polvere così ottenuta serveper insaporire zuppe, carni, frittate ed insa-late.

Rimango ancora un poco in America Latina,in Brasile per la precisione, per uno sguardoall’albero che dà da bere, ovvero l’umbù, neldialetto degli indios tupi-guarani. Questoparticolare albero ha un apparato radicalestrutturato in modo che nella stagione dellepiogge riesce ad immagazzinare anche due-tremila litri d’acqua, ha un ciclo produttivoche continua fino all’età di circa 200 anni eproduce circa 300 kg. di frutti tondi, di colo-re verde o giallo con una polpa succosa edaromatica, ricchi di vitamina C che si consu-mano freschi oppure trasformati in numero-si tipi di conserve: gelatine, cotognata, mar-mellate.

Mi avvicino all’Europa ed incontro loZafferano di Jiloca, in Aragona nel nord-

est della Spagna, considerato tra i miglioriper le condizioni geo-climatiche della zona.Lo zafferano ovvero il crocus sativus è statointrodotto nella penisola iberica più di milleanni fa dagli Arabi, ma sul suo utilizzo cisono riscontri già sui papiri, nel Cantico deiCantici e nell’Iliade. I produttori sono riunitiin una Associazione ed oltre alla preziosapolvere era presente il liquore, il cioccolato allatte con zafferano ed un formaggio.Dopo tanto gustare è arrivato il momento discoprire le rarità vinicole. Ho una predilezio-ne per i passiti e non potevo non fermarmiad assaggiare la Malvasia di Sitges, unantico borgo di pescatori a soli 20 minuti daBarcellona. Si tratta di una vera e propriavarietà di malvasia, che rientra fra le quasicento internazionalmente riconosciute, maoggi ne esistono pochi ettari vinificati comecento anni fa, seguendo le volontà testamen-tarie dell’ultimo erede della casa Llopis, unadelle più antiche di Sitges. Se ne produconoappena 4.000 bottiglie.Dalla biodiversità internazionale a un pro-getto di marketing territoriale promossodalla Provincia di Ancona e dalla Diputaciónde Valladolid (Spagna) in collaborazione conle rispettive Camere di Commercio, ovvero larete europe dei vini a tonalità verde. Si trat-ta di una iniziativa nata nel 2004 per colle-gare tutta la fascia dell’area meridionaledell’Europa quando il Verdicchio ha incon-trato il suo omologo spagnolo, il Verdejo, acui presto si è aggiunto lo sloveno Zélen ed ilVinho verde portoghese.Una interessante degustazione di zelen di unproduttore aderente al Consorzio dei produt-tori della valle del Vipava, nella SloveniaOccidentale dove la vite era presente già altempo dei romani.

pagina 17

Degustandibus

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

“Lo zelen erala bevandadegliaristocratici,,

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Degustandibus

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Lo zelen, citato già nel 1844 in un trattato diviticoltura, è un vino prodotto dal vitignoautoctono che porta lo stesso nome. Concolorito leggermente verde, profumo intensodi frutta e fiori e un gusto armonico. Era labevanda degli aristocratici.Il progetto si pone l’obiettivo di incrociaretutti questi territori per organizzare iniziati-ve comuni di sviluppo, conoscenza e promo-zione dei relativi territori e prodotti.

Non potevo tralasciare le iniziative collatera-li e grazie al suggerimento di un amico ame-ricano ho incontrato un carismatico perso-naggio: Serge Hochar, produttore di vini inLibano, Chateau Musar.Il mio vino è la mia anima mi racconta Mr.Hochar durante una piacevole conversazio-ne. Persona enigmatica, decisa, filosofo euomo d’affari, determinata a raccontare, arispondere alle mie domande, ma attento allerisposte.

È a Torino di passaggio, arrivato da unadegustazione a New York ed in procinto diandare a Dubai. Chateau Musar fondata nel1930 si trova in un castello del XVIII secolonel Ghazir, una localita a soli 20 chilometri anord di Beirut nella valle della Bekaa in unterritorio devastato dalla guerra ma, compli-ci i terreni argillosi, sabbiosi e ghiaiosi a cuinon mancano le precipitazioni abbondanti, èun buon ambiente per la vite. Vini unicidallo stile particolare, che devono aspettareoltre 15 anni per essere pronti, ma che pos-sono invecchiare per più di 30 anni. I rossiun blend di Cabernet Sauvignan, Cinsault,Carignan, Grenache e Mourvedre; i bianchida varietà autoctone come il Merwah (chericorda il Sémillon) e l’Obaideh (antenatodello Chardonnay).Ogni annata è differente, occorre adattarsialla natura ecco perché questo lavoro è inte-ressante ed anche difficile. Fare il vino è sem-plice, si fa da solo; il vino è qualcosa di vivo,si evolve, respira. Non aggiungiamo niente,da noi tutto è biologico ed è il terreno, ilclima del Libano dove la vite ha una storiadi 5000 anni che fa la differenza. L’assaggiodi uno straordinario Chateau Musar 1961,fatto troppo in fretta per poterlo capire, miha lasciato senza parole.

“Ogniannata èdifferente,occorreadattarsi allanatura eccoperché questolavoro èinteressante edanchedifficile,,

Serge Hochar

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Girovagando

diEnza Bettelli

È il sole uno degli ingredienti principali del vino diMalaga, un vino millenario che viene chiamato “soledi Spagna” e che del sole ha la calda suggestione.

Malaga è una città che conquista il visitatorecon la rilassante atmosfera tra il moderno el’antico che avvolge le sue stradine, i palazziantichi, le bottegucce che si alternano a nego-zi moderni ed eleganti e il magnifico parcoche si snoda parallelo al lungomare. Situatanel sud della Spagna, famosa per aver dato inatali al geniale Pablo (Picasso) e, in tempipiù recenti, al bell’Antonio (Banderas) e perla canzone di Fred (Bongusto), Malaga èconosciuta ai più per l’uva passita e per ilvino che viene prodotto nella regione all’in-circa dal 600 A.C. I vitigni utilizzati sono ilPedro Ximénez e il Moscatel impiantati nelterritorio della provincia, ma per ottenere laDenominazione di Origine il vino deve essereinvecchiato a Malaga.Il vino di Malaga è prodotto in varie tipologie,cioè secco, semisecco o dolce e poi bianco,rosso, rosato e viene classificato in vini liquo-rosi, vini dolci naturali e vini naturalmentedolci. Per il Malaga dolce, dal caratteristicocolore ambrato scuro o giallo, le uve vengonoraccolte e fatte appassire al sole e in seguito lafermentazione del mosto viene bloccatamediante aggiunta di alcol di vino. Tutte letipologie di vino vengono poi lasciate invec-

chiare in botti di rovere con il metodo Solera,tipico della confinante zona viticola di Jerez.Nelle barrique sistemate a piramide il vinonuovo viene posto in quelle più in alto e manmano nelle file sottostanti, a crescere, i vinidelle altre annate per terminare con il vino

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MalagaMalaga,un romatico vino d’altri tempi

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più vecchio nella fila più in basso. Quando ilvino più vecchio è pronto per essere imbotti-gliato le barrique non vengono svuotate deltutto e vengono rabboccate con il vino dellebarrique della fila immediatamente superio-re, che a loro volta vengono riempite conparte del vino della fila sopra e così via. Inquesto modo nelle cantine più antiche ci sonobarrique che hanno residui di vino che risal-gono fino a 50 anni fa. L’invecchiamento èfondamentale per il vino di Malaga e nedetermina anche una ulteriore classificazione:Málaga da 6 a 24 mesi, Málaga Noble da 2 a

3 anni, Málaga Añejo da 3 a 5 anni, MálagaTrasañejo più di 5 anni. Se non sono invec-chiati i vini bianchi prendono il nome diMálaga Pálido.

Sensazioni che non si dimenticanoUgualmente variegate le sensazioni alla degu-stazione che si intensificano con l’aumentaredell’invecchiamento. Il Pálido è di colore gial-lo, gusto pieno e fruttato con toni amarogno-li. I Malaga invecchiati dal giallo arrivano alquasi nero con sfumature intermedie chevanno dal dorato al rossiccio al rosso scurocon aroma di frutta candita, liquorosa, cara-mellata e secca con punte di liquirizia e cara-mello. Non manca quindi la scelta per accom-pagnare i piatti della cucina di Malaga. IlMalaga secco accompagna le tapas, che sononate proprio qui in Andalusia, e le mandorlesalate e alcuni piatti di pesce entrambi spe-cialità di Malaga, compresi i tipici spiedinicotti sulla brace in riva al mare. Il Malagadolce, ottimo da dessert, è servito talvoltacome aperitivo e quello più invecchiato con iformaggi stagionati. La tradizione vuole che ilvino nella botte venga prelevato e versato conun bicchierino di metallo fissato all’estremitàdi un’asta flessibile che ricorda quello usatoper spegnere le candele in chiesa.

Girovagando

“Il vino diMalaga è pro-dotto in varietipologie, cioèsecco, semiseccoo dolce e poibianco, rosso,rosato e vieneclassificato invini liquorosi,vini dolci natu-rali e vini natu-ralmentedolci,,

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Girovagando

diSilvana Delfuoco

Che cosa ci vuole per fare una botte? Niente chegià non si trovi in natura: il legno, figlio della terra,l’aria, il fuoco, l’acqua e… l’insostituibile lavoro dellemani dell’uomo!

Pluridecorata negli anni con 5 medaglied’oro “Meilleur ouvrier de France”; unaclientela di nomi illustri (uno per tutti: ladistilleria Martell); più di mezzo secolo d’e-sperienza nella fabbricazione di tonnelet,fûts, cuve tronconique alle spalle: tutto que-sto è la Tonnellerie Allary di Archiac!Certo, viene subito da pensare, sarà tuttomerito di una tecnologia avanzatissima, dovesofisticati macchinari, controllati da un esi-guo personale super-specializzato, realizzanoin tempi da record prodotti algidamenteimpeccabili. E l’impressionante numero di“palettes” di legno accatastato (3300 almomento della nostra visita), che fanno bellamostra di sé sul piazzale antistante l’azienda,lasciate lì a stagionare in attesa che arrivi illoro momento, non può che esserne la con-ferma.Quale è stata, allora, la nostra sorpresa,quando siamo entrati in quello che ci è subi-to apparso come un semplice laboratorio,dalle dimensioni davvero ampie ma anchedall’andamento quasi artigianale, dove iltempo sembrava essersi miracolosamentefermato. L’atmosfera all’interno dei capan-noni dove avviene la costruzione delle bottirichiama infatti quella delle vecchie “botte-ghe”, in cui è l’esperienza del lavorante piùanziano a guidare il tutto, trasmettendosicon naturalezza ai più giovani in un climadisteso e collaborativo.Mentre ne osserviamo i movimenti, sicuri eprecisi senza mai essere impersonali, pensia-mo che in fondo il lavoro di questi uomininon fa che coniugare con intelligenza le esi-genze del mercato con l’insostituibile valore

della tradizione, a cui certo appartiene lafabbricazione della prima botte. Per cono-scere la data di questo lontano evento dob-biamo risalire davvero molto indietro, alme-no alla notte dei tempi, all’epoca della nasci-ta del vino, a cui il destino della botte è

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ArchiacTonnellerie d’Archiac:è nato prima il vino o la botte?

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Girovagando

“AllaTonnellerieAllary arrivaquindi legnoda varie zonedellaFrancia,,

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indissolubilmente legato: entrambi figli dellaterra e delle mani dell’uomo.Un piccolo distinguo è però necessario.Mentre per fare un buon vino è fondamenta-le mantenere il rapporto con il terroir dovecresce il vigneto, il legno che dà origine allebotti non arriva quasi mai dai dintorni delletonnellerie. Per un giusto prodotto finale èindispensabile infatti lavorare con legnamedi qualità diverse, anche quando, come suc-cede qui ad Archiac, la scelta della materiaprima ha volutamente un solo nome: chêne .

Alla Tonnellerie Allary arriva quindi legnoda varie zone della Francia. Dai Vosges,dall’Allier e dalla Nièvre, per la fabbricazio-ne delle botti da vino (la chêne di questezone ha grana più fine); dal Limousin quelloa grana più grossa, utilizzato per le botti daalcolici.Detto questo, basta poi seguire il processo dilavorazione di una botte per convincersi che,davvero, come avviene per la nascita delvino, non c’è nulla di più…“naturale”.Il legno grezzo si trasforma in prodotto fini-to grazie alla sua interazione con quegli ele-menti primordiali che, già secondo gli anti-chi Greci, costituivano insieme con la terral’essenza stessa dell’universo: l’aria, l’acqua,il fuoco. Curiosamente, qui, per fare le botti,ci vogliono proprio tutti e quattro!Dopo la terra, che dà il suo contributo inquanto madre del legno, viene l’aria, lopneuma vitale. È infatti per l’intervento del-l’aria atmosferica che i merrain, le travilasciate per almeno due anni esposte alleintemperie, si liberano da ogni traccia diamertume e si preparano ad essere trasfor-mate in douelle, le doghe delle future botti.Poi c’è l’opera del fuoco, che con la sua forzarigeneratrice interviene nell’indispensabileprocesso di tostatura, momento fondamenta-le nella nascita di una botte. È infatti cosìche il legno delle doghe “prende colore”,caratterizzandosi con quelle sfumature sem-pre uguali e al tempo stesso sempre diverse,come uguali e diverse sono le esigenze del

225 litri 300 litri 400 litri 500 litri

lunghezza 95 cm 98 cm 105 cm 110cmdiametro bordo 55 cm 65 cm 71 cm 78 cmdiametro centro 70 cm 80 cm 86 cm 95 cmspessore 2,7 cm 2,7 cm 2,7 cm 2,7 cmn° cerchi zincati 6 8 8 8diametro tappo 5 cm 5 cm 5 cm 5 cmpeso 55 kg 70 kg 80 kg 90 kg

SCHEDA TECNICA

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Girovagando

committente. Se infatti a fare la differenzaintervengono le diverse tipologie del legno(chêne innanzitutto, ma in certi casi ancheacacia, castagno selvatico, rovere america-no…) e la diversità della “grana”, è l’abilitàdel maestro artigiano a determinare la gra-dazione del colore finale, perché sia croce odelizia dei futuri bouquet.A lavoro quasi ultimato, come per un anticobagno purificatore, viene il momento dell’ac-qua. Si riempiono le botti per fare il control-lo finale della loro tenuta, ed è sempre con

l’acqua, unita alla farina (altra figlia dellaterra!) che si fa il collante, anche lui natura-le, usato per chiudere i fusti.E se una botte, come tutti sanno, era stata lacasa che aveva scelto per sé il filosofoDiogene, forse non tutti conoscono l’uso chedelle botti facevano i seguaci di Robespierredurante la Rivoluzione francese: dalle lorobarrique, accatastate per le vie di Parigi,sono nate tutte le future… barricate! Comesempre, quando si parla del vino e dei suoiaccessori, i francesi fanno scuola!

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“per fare unbuon vino èfondamentalemantenere ilrapporto con ilterroir dovecresce ilvigneto,,

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Esistono ancora gli angoli di paradiso suquesta terra? Esiste davvero qualche luogoremoto ancora in grado di offrire un mix disensazioni eccitanti e ricco di imprevisti? Sì,basta andare nel nord est del Brasile, tra

Parnaiba e Camocim, negli stati di Piauí edel Cearà, per provare una raffica di emozio-ni che lasciano un ricordo indimenticabile euno struggente desiderio di tornare a riviver-le per rigenerare le proprie radici ritrovate

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diGiancarlo Roversi

Sole, mare, avventura e cucina fragrante nel nordest del Brasile

Il paradiso ritrovato

Degustandibus

Isla do Amor

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E se, dopo avere gioiosamente girovagato indune-buggy su e giù per le dune o lungointerminabili spiagge atlantiche deserte, siha la ventura di giungere in un villaggiocostiero unico al mondo e di imbattersi inalcuni operatori turistici romagnoli che vihanno piantato le tende il gioco è fatto.Ma facciamo un passo indietro per lasciareun briciolo di suspence al nostro racconto.Punto di approdo, dopo la traversatadell’Atlantico sugli aerei di Livingston Air odi Italy Air con scalo a Fortaleza (ma da fineanno anche nel comodissimo aeroporto diParnaiba che evita lunghi trasferimenti inpullman) è il piccolo centro peschereccio diCamocim con la sua vita semplice marinara,le barche a vele variopinte, il profumo dipesce fresco e, soprattutto con il “Boa VistaResort”, uno splendido complesso alberghie-ro che è il punto di riferimento per ogniescursione alla scoperta della costa atlantica,sia a nord che a sud (tel. 0055 88 36219888;www.boavistaresort.com.br). Creato nel2002 dalla passione di Roberto Ferroli, dina-mico imprenditore veronese, che ne ha fattola più lussuosa e invitante struttura delNordest brasiliano, sorge nel cuore di unadelle più belle macro regioni turistiche della“Costa do Sol Poente”, proprio di fonteall’Isola dell’Amore. Un struttura con tutti icomfort secondo uno stile e una filosofia tipi-camente italiani, comprendente un centro

benessere, sale congressi, discoteca. Punto diforza anche la cucina, fragrante, gustosa esalutare su cui vigila con attenzione UgoCovin, l’impeccabile direttore padovano del-l’albergo, ma anche timoniere del vicino

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Girovagando

“Saporisuadenti edelicati, leggerie sfiziosi che sipossono godereun po’ in tuttele “baracche”che di tanto intanto spuntanosullespiagge,,

Boa Vista

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ristorante tipico il “Pargo frito” a strapiom-bo sul mare. Una cucina che ha i suoi puntidi forza nei deliziosi pesci catturati ogni mat-tina dai pescatori di Camocin con la lorovariopinta flotta di imbarcazioni a vela (unautentico spettacolo attenderli all’approdosulla spiaggia accompagnato da colpi dipetardo quando una barca ha fatto un gros-so bottino). Senza dimenticare la carnegustosa proveniente da animali allevati inzona e l’inimitabile frutta tropicale. Benassortita anche la carta dei vini con alcunefra le migliori cantine italiane, ma anche unascelta di buone etichette di altri Paesi euro-pei e latino americani. Non mancano natu-ralmente i sapidi vini brasiliani, quelli pro-

dotti, soprattutto da emigrati italiani, nelsud est del Paese, specie quelli della regionedel Rio Grande do Sul a Bento BentoGolçalves.Ma non basta. A breve distanza dal BoaVista, in faccia a una immensa spiaggiasull’Atlantico, c’è anche il Beach Clubdell’hotel raggiungibile con una curiosa cor-riera in legno anni 20. È dotato di una bellapiscina, di un piacevole ristorante che prepa-ra piatti stuzzicanti e salutari, ma anche dialcune stanze per chi ama una full immer-

sion nell’ambiente marino lontano da qual-siasi clamore. La sabbia bianca e fine ed ilmare calmo e trasparente danno la sensazio-ne vivere un’esperienza indimenticabile inun vero angolo di paradiso, uno degli ultimidel nostro pianeta.A renderlo tale sono l’ambiente incontami-nato e la possibilità di immergersi ogni gior-no in un’emozione diversa: fare lunghe scor-ribande in fuoristrada sulle sconfinate edeserte spiagge oceaniche, accarezzati dalsole e sferzati dal vento che consente di nonsoffrire mai il caldo nonostante ci si troviproprio all’equatore. Ma anche provare l’e-mozione delle montagne russe e zigzagarespensieratamente sulle dune di quello che èviene chiamato con una felice definizione ilSahara brasiliano, ma con una marcia in piùe non di poco conto: qui l’acqua c’è, ci sonofiumi e laghi, c’è il mare, c’è vita e c’è lagente cordiale e ospitale. E il paesaggio è tut-t’altro che monocorde: è un alternarsi conti-nuo di panorami sconvolgenti: dune, laghicostieri, piccoli villaggi, somarelli, maiali ebuoi solitari che pascolano lungo l’arenile onelle lande dell’interno.Si può godere la natura intatta e bucolicadella Praia do Xavier, un pittoresco villaggiodi pescatori, oppure la meravigliosa ricchez-za naturale della Barra dos Remédios con ilsuo variegato ecosistema. Senza dimenticaredi scivolare in barca sulle acque del Delta delParnaiba a tu per tu con gli animali selvaggio di sostare sulle rive dell’incantevole LagoVerde a Tatajuba, una delle più belle spiaggedel Nord Est.O infine scoprire piccoli borghi marinariincredibilmente affascinanti comeJericoacoara, una pietra preziosa fra dune,alberi di cocco, magnifiche formazioni roc-ciose, laghi di acqua dolce e trasparente.Fino a 30 anni fa era uno sperduto villaggiodi pescatori, ribattezzato Jeri dai primi hippyche lo scoprirono. Oggi mantiene ancoratutto il suo incanto con la sua spiaggia, unadelle più belle del mondo. Oltre alla possibi-lità di praticare tutti gli sport nautici offretanti negozietti con arzille signore che pro-pongono i loro prodotti artigianali di granderaffinatezza specie quelli tessuti a mano.Ma pure con ristoranti dove è possibilegustare piatti incantevoli a base di pescecome la zuppa di gamberetti (insopada decamarao), insalate a piacere, aragoste, pargoarrostito (un pesce locale squisito). Saporisuadenti e delicati, leggeri e sfiziosi che si

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Degustandibus

“scivolare inbarca sulleacque delDelta delParnaiba a tuper tu con glianimaliselvaggi,,

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possono godere un po’ in tutte le “baracche”che di tanto in tanto spuntano sulle spiaggee dove la gentilezza e la disponibilità deigestori è davvero inappuntabile perché i bra-siliani hanno una grande e ammaliante cari-ca umana, che piace molto agli italiani.E proprio in questo scenario una inattesascoperta.Che gli operatori turistici romagnoli sianofamosi ovunque per il loro dinamismo ènotorio, ma trovarli anche qui in capo almondo sulla gobba semideserta del Brasile famolto effetto. Sotto le loro cure sono duedeliziosi e accoglienti piccoli alberghi che ciricordano le prime accoglienti pensioni dellacosta romagnola degli anni ‘60 e ’70: la pou-sada Isabel e la posada Surfingjeri (tel-fax:0055-88-3669 20 69; skype: Eltano1974;www.hoteljericoacoara.com). La prima,situata ad appena a 20 metri dal mare e dalledune, ha una clientela giovanile che praticale attività sportive e ama intensamente lagioiosa vita notturna del villaggio.La seconda, poco distante dalla spiaggia ècircondata da un giardino tropicale con

piante esotiche, palme e una accoglientepiscina, luogo ideale per il relax.Gestore è un cesenate puro sangue, MarcoBisulli, che ormai ha trovato qui il suo para-diso terrestre e non ha intenzione di lasciar-lo, pur amando appassionatamente la suaterra natale. Entusiasta di Jeri e del suoclima magico è anche il proprietario dellapousada: uno dei protagonisti dell’economiaromagnola e della comunicazione televisiva,un imprenditore aviario il cui nome è tantonoto che non ha neppure bisogno di esserecitato.Completa la pattuglia il direttore della strut-tura, il bolognese Simone Lauro, che acco-glie con la tipica amabilità petroniana i suoiospiti tra cui tanti italiani e molti emiliano-romagnoli che si sono passati la voce e chesentono una rassicurante aria di casa, nonfoss’altro per la familiare cadenza della par-lata.Insomma nel campo del turismo bisognadavvero dire che… Romagna docet!Info: Jangada travel, tel. 045 6190407, fax045 6198693; www.jangadatravel.com

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Degustandibus

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Delta Parnaiba

“Benassortita lacarta dei vinicon alcune frale miglioricantineitaliane, maanche unascelta di buoneetichette dialtri Paesieuropei elatinoamericani,,

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L’Amarone dellaValpolicella 2005si presentaSarà il 2005 il prossimo millesimo dell’Amarone dellaValpolicella a entrare in commercio. L’appuntamento conl’Anteprima di uno dei più grandi vini del nostro Paese sarà aVVeerroonnaa ssaabbaattoo 3311 ggeennnnaaiioo ee ddoommeenniiccaa 11 ffeebbbbrraaiioo pprreessssoo iillPPaallaazzzzoo GGiiaarrddiinnoo GGiiuussttii. L’Anteprima Amarone, giunta alla suasesta edizione, continua a testimo-niare il successo nel mondo delvino più prestigioso dellaValpolicella. Sono oltre 50 le azien-de iscritte al Consorzio, 1.226 quel-le che producono uva perl’Amarone e 390 i fruttai - i «prezio-si» luoghi che consentono l’appas-simento ideale delle uve - per 90 milioni di euro di valore tota-le delle uve prodotte. L’annata 2005, per certi aspetti difficile, èstata leggermente avara in quantità. Le uve hanno raggiuntouna maturazione completa che ha conferito ai vini corpo e unabella dotazione in colore. In estrema sintesi il millesimo 2005per l’Amarone della Valpolicella si può considerare buono conpunte di eccellenza.

Consorzio per la tutela dei vini Valpolicellawww.consorziovalpolicella.it

L’azienda vinicola Barolloportabandiera del Made inItalyGrande successo del Made in Italy alla “26a Feria Internacionalde La Habana“, la fiera multisettore che quest’anno ha accoltoaziende provenienti da ben 53 nazioni diverse. Ad onorare ilMade in Italy hanno partecipato, tra gli altri, Marco e NicolaBarollo dell’omonima azienda agricola, che hanno vinto il pre-mio “miglior packaging e studio dell’immagine” per loChardonnay Doc Piave 2005. È la prima volta che un’aziendaitaliana riceve questo prestigioso premio, che è stato conse-gnato da Ramiro Valdez, l’attuale capo della Rivoluzione cuba-na. Ricordiamo che già in due occasioni l’azienda dei fratellipadovani Barollo ha ottenuto dei riconoscimenti in questa

nazione, in un mercato ricco di poten-zialità e cha da poco tempo ha apertoall’Occidente: la prima volta nell’ottobre2007, alla Fiesta del vino de Cuba, dovehanno ottenuto il premio come migliorvino, e la seconda volta nell’ottobre2008, dove hanno bissato il successodello scorso anno.

Soc. Agr. Barollo Marco e Nicola s.s.www.barollo.com

Letti in un sorsoun successo annunciatoAnche quest’anno, l’originale concorso letterario dedicato alvino, promosso da Santa Margherita, in collaborazione conLibrerie Feltrinelli, ha riscosso un notevole successo, con oltre1.500 racconti pervenuti. Frutto dell’entusiasmo di altrettantiappassionati del bere bene, dei buoni libri o di entrambe lecose, che hanno risposto con entusiasmo all’iniziativa,mettendo alla prova la loro creatività in quattromila battute. Aitre vincitori, scelti da un’importante giuria con la presidenza diInge Feltrinelli e giornalisti del calibro di Gad Lerner, LiciaGranello ed Enzo Vizzari, buoni per l’acquisto di libri, del valorerispettivamente di 1.500, 1.000 e 500 euro, assieme a presti-giose bottiglie Magnum della Casa Vinicola. Ma il premio più

ambito è l’opportunitàdi pubblicare i raccontisulle retro-etichettedelle bottiglie di PinotGrigio, ChardonnayTrentino e MüllerThurgau Frizzante, ibest sellers di SantaMargherita. Diffusicome i libri più famosi,

in decine di migliaia di “copie”, per essere letti (e sorseggiati)da un vasto pubblico in casa, in enoteca, al ristorante. Un modooriginale e divertente per diffondere la cultura del buon vino, lasua convivialità e stimolare fantasia e creatività, accostando traloro due mondi ricchi di affinità.Santa Margherita Spa - www.santamargherita.com

Cummo e il Nerello Cappuccioda un vitigno misterioso…un vino grandioso

Vitigno dalle origini misteriose, il Nerello Cappuccio oMantellato deve il suo nome al singolare portamen-to (cappuccio, mantello) della pianta coltivata adalberello. Autoctono d‘origine ignota è stato da sem-pre presente, in piccole percentuali (15-20%), insie-

me al Nerello Mascalese, nelle vigne etnee. Negliultimi decenni ha registrato un continuo abban-dono da parte dei viticoltori, tanto da rischiarnel’estinzione. Vinificato in purezza da DiegoCummo, giovane produttore con un forte radi-camento sul territorio, nasce il “1908” vino damedio invecchiamento, che richiama un secolodi storia; infatti il 1908 fu proprio l’anno di nasci-ta del fondatore dei “Cummo” nonno dell’omo-nimo Diego. Un anno importante che ben defi-nisce la storia delle origini dell’azienda, trattan-dosi di un vitigno antichissimo, forse il più antico

le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazionedi

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dell’isola. Vendemmiato a fine settembre, sprigiona quei sen-tori tipici della grande terra di Sicilia: note di frutta matura, car-rube, foglie di pomodoro e vaniglia. Il “1908” è stato il più vota-to dall’Annuario 2009 di Luca Maroni e su Vini Buoni D’ItaliaEdizione 2009 ha ottenuto 4 stelle su 4.CUMMO - Casa Vinicola Sicania s.r.l.www.casavinicolasicania.com

Montalbera rilancia ilGrignolino d’Asti d.o.c. 2007 Il Grignolino è uno dei grandi vini caratteristici del Piemonte edil suo valore viene ancor più elevato dalla limitata quantitàprodotta. La sua origine è senz’altro localizzata nei colli tra Astie Casale, che tuttora costituiscono l’esclusiva zona di coltura.Premiato per l’annata 2007 dalle guide maggiormente rappre-sentative per la Sua eccezionale qualità/prezzo,Montalbera rilancia il Grignolino d’Asti a livello inter-nazionale con vinificazioni particolari e attente lavo-razioni in vigna nei suoi 22 ettari vitati a Grignolino.“Vino prodotto da uve aziendali. Grande vino carat-teristico della tradizione enologica piemontese. Dicolore rosa tenue dai leggiadri sentori fruttati edelicatamente speziati. Di agile beva ma disostanza ed aristocratica persistenza, dai tanni-ni egregiamente addomesticati. Alla degus-tazione si presenta secco ed asciutto, con unpiacevole retrogusto amarognolo di grande raf-finatezza. Vinificazione in acciaio di uveGrignolino in purezza con breve affinamento inbottiglia”. Servito giovane a temperatura ambi-ente, ottimo abbinato ad antipasti moderata-mente grassi e servito leggermente fresco conpiatti classici di pesce.

MONTALBERA - Terra del Ruché - www.montalbera.it

Cantine Pellegrino eHauner brindano insiemeDue cantine dalla prestigiosa tradizione e fiore all’occhiello delmade in Italy nel mondo guardano al futuro insieme. Hauner,azienda storica e leader della Malvasia delle Lipari Doc eCantine Pellegrino, da sempre in primo piano nella produzionedei vini Marsala e Pantelleria Doc, hanno raggiunto un accordodi nuove sinergie di business. Hauner ha infatti scelto di affi-dare la distribuzione a Pellegrino concentrandosi così semprepiù sull’aspetto produttivo. Dal canto suo Cantine Pellegrinoavrà la possibilità di completare la propria gamma prodotti coni prestigiosi vini Hauner. “Ci aspettiamo molto da questo accor-do”, spiega Benedetto Renda Amministratore Delegato di CarloPellegrino & C. SpA. “L’obiettivo è quello di presentarci com-patti con una offerta di vini completa, ma soprattutto di valo-rizzare una filosofia enologica che da sempre ci accomuna,

per tipologie di ter-reni, di culture e discelte di business”.“La nostra verapassione è fare ilvino, tra l’altro inun contesto geo-grafico complicato,stare in mezzo almare non sempresemplifica il pro-cesso distributivo”,aggiunge Carlo Hauner, “ecco perché crediamo che la reteassicurata da Cantine Pellegrino sia la migliore via per raffor-zare la nostra presenza nel mercato”. Le due cantine fannoinsieme un passo coraggioso che per la prima volta supera l’in-dividualità che caratterizza il settore vinicolo: due aziende didimensioni diverse (1 milione di euro e 140.000 bottiglie laboutique Hauner, 20 milioni di euro e 7.200.000 bottiglie perCantine Pellegrino) che si completano con pari immagine edignità nella selezione di bottiglie offerte.

Carlo Pellegrino S.p.a. - www.carlopellegrino.it

Puiatti adotta il tappoin vetro “Vino Lok”Da tempo la mancanza e la distruzionedi sughere in Europa ha creato la neces-sità di ricorrere a soluzioni alternative abasso costo come i tappi sintetici, a vite,a corona. Con la vendemmia 2007 l’Azienda Agricola GiovanniPuiatti ha affidato la propria produzione più qualificata dei viniCrus “Ruttars” e collezione “Archetipi” alla chiusura “Vino Lok”,un innovativo metodo di chiusura brevettato completamente invetro che non richiede l’uso del cavatappi e che, oltre a esse-re riciclabile, rende la bottiglia richiudibile. È composto di tre

parti: del tappo di vetro, di una guar-nizione e di una capsula in allumi-

nio. Il piccolo anello fatto di sili-cone ne garantisce la tenuta, lacapsula assicura una protezione

meccanica e funge da sigillo. Unavolta tolta questa, si può aprire echiudere il tappo a pressione. Ivantaggi sono innegabili: si elimi-na il rischio del “sapore di tappo”,esteticamente è molto bello da

vedersi, non svilisce assolutamente ilprodotto e i costi sono competitivi.

Mancando lo scambio d’aria come invece avviene per il sughe-ro, il prodotto potrà rimanere inalterato nel tempo, garantendoal consumatore qualità e longevità.

le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazionedi

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Due Premi Internazionaliper il Whisky PortCharlottePort Charlotte, il torbatissimo Malto diIslay portato alla ribalta dal grandeMaster Distiller Jim McEwan, harecentemente ottenuto due impor-tantissimi riconoscimenti internazio-nali. È stato infatti proclamato MMiigglliioorrwwhhiisskkyy nnoovviittàà, e MMiigglliioorr wwhhiisskkyy aall ddiissoottttoo ddeeii 1122 aannnnii nell’edizione 2009della “Whisky Bible”, la guida aiwhisky del mondo curata dal celebreguru Jim Murray. La “Whisky Bible”, conle sue 50.000 copie distribuite ogni anno, è la guida più ven-duta e più autorevole a livello mondiale nel settore del whisky.Prende nome dal piccolo villaggio omonimo, situato sull’isolascozzese di Islay e dedito nei tempi andati alla distillazione diwhisky dalla produzione limitata e dal carattere molto partico-lare. Imbottigliato a gradazione piena e ad altissimo contenutodi torba, coniuga armoniosamente le tradizioni più antiche diIslay con un’immagine di dirompente, affascinante modernità.

Fratelli Rinaldi Importatori - [email protected]

Santa Margherita, quando la comunicazionediventa dialogoÈ on line la versione italiana diwww.santamargherita.com. Unsito totalmente rinnovato neicontenuti e nella grafica.Progettato per dialogare e comu-nicare in modo ancora più diret-to con i clienti, i consumatori e con tutti gli appassionati dellarete che desiderano aprire una finestra sul mondo SantaMargherita. Facile e intuitivo da navigare, propone interessanticontenuti che contribuiscano alla diffusione della cultura delvino e dell’enogastronomia. Come un’accurata selezione diricette e abbinamenti cibo/vino - con un simpatico tool per tro-vare con un solo click la coppia perfetta fra vino e ricetta – ilglossario del vino, i brindisi famosi. E tanto altro ancora: le ini-ziative, gli incontri, le news, con segnalazioni, curiosità sull’eno-gastronomia, interviste a chef e personaggi del settore e non.Ancora protagonista il corso online, arricchito nei contenuti: 60lezioni suddivise in 7 capitoli. Costantemente aggiornato, èaperto al web 2.0 per accontentare anche i navigatori più evo-luti: con un semplice click su “condividi”, potranno infatti salva-re il link della pagina in modo permanente, inviarne il conte-nuto via e-mail, memorizzarlo nel proprio blog, inserirlo nei

profili di Facebook, MySpace o degli altri social network. “Si trat-ta della naturale evoluzione del nostro sito – commentaLorenzo Biscontin, Direttore Marketing Santa Margherita - chefin dalla sua creazione ha rappresentato un riferimento nelmondo del vino per la sua interattività. Con questo nuovo sitorealizziamo l’obiettivo di aprire un canale di dialogo privilegia-to con tutti gli appassionati del vino e dell’enologia che sarà ilconcetto centrale della nostra strategia di comunicazione”.

Santa Margherita SpA - www.santamargherita.com

“Campo del Soglio 2007” di Selva Capuzza, un vinocon il punto interrogativo

No, non è una bocciatura per que-sto San Martino della Battaglia docda uve Tocai in purezza ma è lapiccola, provocatoria polemica lan-ciata da Luca Formentini – quartagenerazione di una storica famigliadi vignaioli locali – che sul retro-eti-chetta dell’annata 2007 ha inseritoun punto di domanda al posto delnome del vitigno e una frase: “ilSan Martino ha origine dalla vinifi-cazione di un vitigno al quale,dopo centinaia di anni di storia, èstata negata la possibilità di avereun nome”. Il vitigno in questione è

il tanto discusso Tocai del quale l’Unione Europea, riconoscen-do all’Ungheria l’esclusiva di questa denominazione, ha obbli-gato i produttori italiani a variarne il nome, stabilendo per ilVeneto “Tai” e per il Friuli “Friulano” ma dimenticandosi di que-sto pezzetto d’Italia in provincia di Brescia, vicino al lago diGarda che, come spiega lo stesso Luca, da sempre produce“un vino che, in tempi di eccessi ed arroganze, preferisce par-lare a bassa voce”. Anche perché la voce la alzano gli altri, eper premiarlo: infatti, la “Guida al Vino Quotidiano ed. 2008” diSlow Food ha inserito il “Campo del Soglio 2006” tra i “miglio-ri vini d’Italia a meno di 8 euro”, la Guida del Gambero Rossolo ha premiato con Due Bicchieri e la Duemilavini dell’Ais coni Tre Grappoli. Affinato in vasche d’acciaio, vellutato ed elegan-te, presenta note di fieno, salvia, mela golden e un lieve sen-tore di mandorla. Perfetto per i pesci di lago.Cantine Colli a Lago s.r.l. - www.selvacapuzza.it

I vini del Concilio150 anni di storiaTra i non molti produttori che riescono a coniugare qualità enumeri di bottiglie di un certo rilievo (e quindi a praticare prez-zi accessibili), in Trentino vi è certamente Concilio. Ma perchéquesto riferimento, al nome di un’assise religiosa che si aprì a

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Trento nel 1545,da parte di ungruppo di viti-vini-coltori che nel1972 diedero vitaad un’azienda?Qualcuno di loroaveva “sbirciato”quanto un abate,M i c h e l a n g e l o

Mariani, aveva scritto: “Trento con il sacro Concilio - descrittio-ne historica”. È questa una testimonianza di particolare validitàperchè il libro è ricco di nomi, luoghi e vini, tuttora esistenti. Unintero capitolo dell’opera è dedicato infatti ai vini, in una formasuccosa ed interessante, piacevole anche se forse con pigno-leria e, attraverso la descrizione di una scorribanda tra i vignetidel Trentino viticolo, l’autore dimostra la sue qualità di storicounite a quelle di grande amante del vino, così come le sueindubbie qualità di assaggiatore. Si inizia con l’affermare checaratteristica dei vini trentini è quella di “farli senza studio, taliquali nascono e senza adulterarli con concie o altri ingredienti”.Segue una lunga descrizione di luoghi e di vini ad essi corri-spondenti (almeno un centinaio) lungo il corso dell’Adige e neidintorni di Trento quasi tutti riconoscibili anche oggi. È ad essiche si ispirarono quei viti-vinicoltori quando decisero di dare ilnome Concilio all’azienda che nacqueappunto nel 1972 anche se di essafaceva parte un’azienda nata nel1860 (e di cui riportiamo una foto).Vi era in essi la volontà di far teso-ro dei consigli del Mariani, di otte-nere cioè vini nei luoghi, i “crus”,che avevano una così lunga tradizio-ne viticola: ed è con questo spiritoche opera ancora oggi Concilio.

Concilio S.p.a. - www.concilio.it

Hine - “Il” CognacNella parte sud-occidentale della Francia, non lontano daBordeaux, si trova la regione del Cognac, geograficamente pro-

tetta su ogni suo lato ecollocata fra le colline delPérigord e la dolce costadell’Atlantico. A pochi chi-lometri da Cognac, ada-giata lungo le placide rivedel fiume Charente, sitrova la cittadina di Jarnacdove ha sede la Thomas

Hine & Co., una delle Maison più antiche e più famose per laproduzione del dorato distillato transalpino. Oggi, come aitempi di Thomas, l’azienda Hine si distende coi suoi edificilungo la riva del fiume Charente. Tutto è riunito assieme: lesede di rappresentanza, gli uffici, le cantine, dove sei genera-

zioni di Hine hanno lavorato tenacemente per produrre imigliori Cognac. Qui c’è la sala di degustazione, con campionie appunti di assaggio vecchi di secoli. Qui c’è anche l’ufficio delmaestro distillatore, proprio sopra le antiche cantine, nelle piùprofonde delle quali riposano sotto chiave i celebri Cognac mil-lesimati. Le regole che disciplinano ogni goccia di Cognac daspedirsi nel mondo sono ancora quelle dettate personalmenteda Thomas Hine. Il ferreo controllo di qualità della Hine vieneregolarmente premiato nei grandi concorsi internazionali: l’a-zienda ha ottenuto più di 30 medaglie e riconoscimenti solonegli ultimi cinque anni. Inoltre, dal 1962, Hine è l’unicoCognac che può vantare il Royal Warrant, cioè il sigillo diFornitore della Regina Elisabetta II d’Inghilterra. La Hine produ-ce soltanto Cognac dalla tipologia VSOP in su, escludendoquindi tutti i distillati più giovani. I Cognac Hine sono invecchiatiper un periodo superiore al minimo di legge, e seguono sol-tanto gli standard di invecchiamento Hine, molto più rigorosi.Bernard Hine, Presidente Onorario della Thomas Hine & Co. ediscendente diretto del fondatore Thomas Hine, dichiara: “Lamarca Hine si posiziona nel mondo del lusso, dei prodotti rari,apprezzati da coloro che conoscono le cose belle. I CognacHine non sono prodotti per tutti i giorni, ma solo per momen-ti particolari, quando si vuole gratificare se stessi: attimi dacogliere, e da assaporare, di tanto in tanto. Chi apprezza lacose belle può farlo a qualsiasi età, e molti dei nostri clientihanno una trentina d’anni, o anche meno. Hine esiste per chivuole la perfezione: e noi produciamo una piccola quantità diCognac, ma assolutamente la migliore. Ci concentriamo sul-l’essenziale per ottenere soltanto ciò che è eccezionale”.

Fratelli Rinaldi Importatori S.p.A - www.rinaldi.biz

Duca di Salaparutapremiata al “MundusViniInternational Wine Awards 2008”Si è appena concluso un 2008 ricco di sorprese epremi per Duca di Salaparuta che si è aggiudicata lamedaglia d’oro con Corvo Glicine 2007 nel corsodell’ottava edizione del MundusVini InternationalWine Awards. Corvo Glicine è uno dei prodotti sto-rici del marchio Corvo, un bianco fresco dai pro-fumi fruttati adatto dall’aperitivo ai primi piatti ecaratterizzato da un ottimo rapporto qualità prez-zo. Un riconoscimento importante quello attribui-to dalla giuria di MundusVini, il più prestigiosoconcorso tedesco ed uno dei più riconosciuti inEuropa, patrocinato dall’OIV (OrganisationInternational de la Vigne et du Vin). Il concorso hal’obiettivo di offrire a produttori, viticoltori, impor-tatori e consumatori una piattaforma ideale checonsenta di paragonare fra loro i vini partecipan-ti, di offrire un valido strumento di orientamentoper l’acquisto in modo da raggiungere il grande pubblico.Duca di Salaparuta - www.duca.it

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senso caldo

La parola all’esperto

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L’inverno ama i rossi corposiIl vino, anche se bevuto in quantità modeste,può conferire un gradevole senso di caloredovuto ad una momentanea vasodilatazioneperiferica: vasi sanguigni e capillari sotto lacute si allargano, affluisce una maggiorequantità di sangue, e noi ci sentiamo riscal-dati. Conviene però avere qualche attenzio-ne, perché in realtà questo calore viene inquel momento sottratto agli organi interni;quindi teniamo comunque a portata di manoun golf o una giacca, e non cerchiamo discaldarci con il vino quando ci troviamo alungo in un ambiente estremamente freddo. Mentre i vini bianchi e alcuni rossi leggerivanno serviti freddi o freschi, i rossi corposirichiedono, per essere gustati al meglio, unatemperatura intorno a 18-20 °C, e ciò è giàun fattore in loro favore, quando fuori fafreddo e sentiamo il piacere di riunirci intor-no al caminetto. I riflessi del rosso ben si spo-sano con la luce del fuoco, e una bevanda atemperatura ambiente farà il resto per farcisentire bene.Un accorgimento: servite in tazze o comun-que in recipienti che reggano bene il caldo. E aspirate profondamente l’aroma, anch’es-so benefico per le vie respiratorie.

Scaldare il vino per scaldarciÈ una tradizione antica aggiungere resine ospezie o erbe officinali ai vini. Nei monasteridel medioevo si diffuse molto l’uso dei vinimedicinali, con una scelta accurata degli

ingredienti. E a volte il vino si scaldava peresaltarne alcune caratteristiche. Questausanza è stata ripresa un po’ ovunque nelmondo occidentale, con alcune varianti.La maggior parte degli ingredienti di questivini scaldati – e scaldanti – contiene dellespezie che svolgono un ruolo ben preciso,non solo per conferire aroma, ma anche perproteggerci maggiormente dalle infezioni distagione. Ecco alcuni esempi. Tutte queste spezie e erbe hanno proprietàaromatizzanti e profumanti; i termini medicisi possono approssimativamente tradurrecosì: carminativo = contro i gonfiori, stoma-chico = giova allo stomaco debole, vulnerario= lenitivo, antiemetico = contro il vomito.

ELENCO:• La cannella (Cinnamomum zeylanicum)ha proprietà digestive, stimolanti, carmi-native, antisettiche.• I chiodi di garofano (Eugenia caryophylla-ta) hanno proprietà digestive, carminative,antisettiche, analgesiche.• Il coriandolo (Coriandrum sativum) haproprietà digestive, antispasmodiche, car-minative, stomachiche, antisettiche, vulne-rarie. • La noce moscata/il macis (Myristica fra-grans) hanno proprietà carminative, sti-molanti, digestive, antiossidanti. (Macis,l’arillo – parte carnosa intorno al seme - èdi sapore e profumo più delicato).

Ogni vino ha la sua stagione ideale, o meglio:scegliamo il vino secondo la stagione, il momentodell’anno, il clima specifico. Nelle giornate più corte epiù fredde, alcuni vini e le loro particolari preparazioniconferiscono un piacevole senso di caloree di conforto. E non c’è solo il vin brulé…di

Gudrun Dalla Via

Il vino, per unpiacevole senso caldo

“Il vin brulésignifica “vinobruciato” ed èdiffuso in tuttaItalia conquesto nome,,

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Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

• Il cardamomo (Elettaria cardamomum) haproprietà digestive, antispasmodiche, car-minative, stimolanti, antisettiche.• Lo zenzero (Zingiber officinale) ha proprie-tà antiemetiche, stomachiche, antinfiam-matorie e antiossidanti.• La vaniglia (Vanilla planifolia) ha proprie-tà digestive e coleretiche.• L’alloro (Laurus nobilis) ha proprietà bal-samiche, stimolanti, eupeptiche, carmina-tive.• La salvia (Salvia officinalis) ha proprietàeupeptiche, colagoghe, emmenagoghe,antisettiche.• Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) haproprietà eupeptiche, antispasmodiche,carminative, coleretiche, balsamiche, diu-retiche, antisettiche, tonico-stimolanti,antiossidanti.• Lo zucchero, presente in gran parte dellericette, serve per rendere gradevole labevanda, che le spezie possono far diventa-re di gusto piuttosto intenso.

Alcune ricette prevedono un riscaldamentobreve, senza arrivare al bollore; altre addirit-tura suggeriscono una bollitura prolungata.La bollitura ovviamente riduce notevolmen-te il tenore d’alcol; ma si può anche “fiam-meggiare” il vino caldo, passandovi sopra unfiammifero o una candela accesi, per rende-re la bevanda poco alcolica.(In alcuni paesi si preparano delle variantianalcoliche, per esempio per chi deve guida-re o per i bambini; ovviamente l’effetto tera-peutico è diverso.)Il vin bruléSignifica “vino bruciato” ed è diffuso in tuttaItalia con questo nome, anche se con notevo-li varianti di ingredienti. Una ricetta-baseper 4 persone: ½ litro di vino rosso corposo,

100 g di zucchero, 4 chiodi di garofano, unastecca di cannella, un pezzetto di scorza dilimone e/o di arancia (solo la parte esterna).Portare ad ebollizione tutti gli ingredienti elasciar bollire per qualche minuto a fuocodolce. Filtrare e servire prima che intiepidi-sca.Si può ridurre la quantità di zucchero o eli-minarlo totalmente, secondo i gusti persona-li. E si possono aggiungere altri ingredienticome vaniglia, zenzero, alloro, salvia, rosma-rino.Il vin chaudI nostri vicini francesi – sorpresa! – nonusano il termine vin brulé, bensì vin chaud,tradizionalmente bevuto in inverno. Gliingredienti: vino rosso, zucchero, rum (1/5circa, rispetto al vino), uvetta, fichi secchi,mandorle a scaglie, buccia di arancia e dilimone, cannella, chiodi di garofano, nocemoscata e anice stellato. Si dovrebbe far bol-lire il tutto per un’ora a fuoco dolce (oppuretenere sotto il punto di ebollizione, intorno a80 °C) e lasciar riposare per almeno 12 ore.Possibili varianti: aggiungere vaniglia, pepe,zenzero, cardamomo.

Glühwein, il vino ardenteA nord delle alpi, nelle zone di lingua tede-sca, è diffuso il Glühwein, che viene tradizio-nalmente servito non solo nelle case maanche nei mercati di Natale e in altre mani-festazioni invernali all’aperto, per scaldarsi.La composizione è semplice: vino rosso, can-nella, chiodi di garofano, a volte limone ocardamomo. La bevanda è talmente popola-

La parola all’esperto

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“Il vino,anche sebevuto inquantitàmodeste, puòconferire ungradevolesenso di caloredovuto ad unamomentaneavasodilatazioneperiferica,,

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re che si può trovare pronta anche in botti-glia, oppure si possono comperare i sacchet-ti con le spezie già assortite. Una variante èla Feuerzangenbowle: vino rosso secco conchiodi di garofano, cannella, anice stellato,bucce di limoni e di arance, in alcuni casi conaggiunta di succo d’arancia, tè nero oppureliquore di ciliegia o di arancio. La caratteri-stica è un cono di zucchero adagiato sopra lapentola e bagnato di rum; si incendia il cono,il quale sciogliendosi sgocciola un liquidocaramellato e aromatico nel vino – una pro-cedura molto suggestiva.Glögg in ScandinaviaUna bevanda tradizionale intorno alla festadi S. Lucia e a Natale è il glögg, con leggerevarianti di lingua e di composizione. Glöggin Svezia, gløgg in Norvegia e Danimarca,glögi in Finlandia. La ricetta base prevede,per 1 bottiglia di vino rosso, 1 bicchierino diVodka, 2-3 stecche di cannella, 10-15 chiodidi garofano, 4 semi di cardamomo, 300 g dizucchero, ½ bustina di zucchero vanigliato,2 cucchiai cad. di mandorle a pezzetti e diuvette. Le varianti: aggiunte di zenzero,oppure altri distillati (come lo snaps). Per lapreparazione: lasciare le spezie in infusionenel vino a freddo per 24 ore. Filtrare,aggiungere gli altri ingredienti e far bollireper qualche minuto (uvetta e mandorle pos-sono anche essere disposti nei bicchieri, acrudo; poi si versa sopra il glögg caldo). In passato, il vino era poco diffuso nellefamiglie svedesi, per cui si preparava – tut-tora si prepara - il glögg anche con succhi diribes nero e l’eventuale aggiunta di altri suc-chi. Le spezie erano sempre d’obbligo. Siportava a bollore la miscela, si lasciava ripo-sare una notte, poi si filtrava, per riscaldarlapoi al momento del consumo. Questa versio-ne non alcolica viene offerta un po’ ovunquee in ogni momento della giornata, nel perio-do natalizio; ha il vantaggio di poter essereconsumata liberamente anche dai bambini. Oggi la miscela, pronta da riscaldare, si trovaanche pronta in commercio: sotto il nome diglögg e simili in Scandinavia, o con il nomedi “punch svedese” o “vin brulé finlandese”,all’estero. Mulled wine per inglesi e americaniI britannici, alla mistura di vino caldo (lororitengono che si possa usarne di secondascelta…) aggiungono, oltre a cannella e chio-di di garofano, zucchero e buccia di limone,anche qualche goccia di angostura, oppuredelle miscele “all spice”, già pronte. Fiona

Beckett, raffinata giornalista enogastronomi-ca, nel suo sito:(www.matchingfoodandwine.com) suggeri-sce questa ricetta, da servire ai “carol sin-gers”, i cantanti che si presentano alla portacon canti di Natale: vino rosso corposo più1/3 di acqua, un’arancia steccata con chiodidi garofano, cannella, cardamomo, nocemoscata, zucchero, un po’ di Cointreau oGrand Marnier, con l’accorgimento di lascia-re le spezie intere o appena schiacciate.Scaldare delicatamente per mezz’ora, versa-re il liquore alla fine e decorare con fette diarancia.In Alaska amano rifarsi ad un’antica tradi-zione, servendo il mulled wine in brocche dipeltro e… scaldarvelo con un attizzatoiorovente.Paese che vai, vino caldo che troviNell’Europa dell’Est, chiamatelo così:Grzane Wino in Polonia, Izvar in Moldavia,Forralt bor in Ungheria, Vin fiert inRomania, Kuhano in Slovenia, Varené vinoin Slovacchia.E in Giappone, il saké che non è un vinoAnche se spesso viene chiamato «vino diriso» , è un fermentato che nella lavorazionesi avvicina di più alla birra. Il suo gradoalcolico però, al momento del consumo, è dicirca 15 °, quindi più vicino a quello del vino,e spesso viene consumato caldo (ma maiscaldato sopra i 55°), con un piacevole effet-to «scaldante» sia bevuto da solo che a pasto.

La parola all’esperto

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“a volte ilvino siscaldava peresaltarnealcunecaratteristiche.Questa usanzaè stata ripresaun po’ ovunquenel mondooccidentale,con alcunevarianti.,,

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La Sardegna:

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

Piccole DOC

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Sappiamo tutti come la natura dei terreni ed ifattori climatici giochino un ruolo fondamentalenello sviluppo della viticoltura donandoci vinimolto variegati. Per la Sardegna, oltre a questi,dobbiamo aggiungere un altro parametro che hacontribuito alla grande varietà di offerta: laStoria. La Sardegna è al centro del Mediterraneoe questa posizione l’ha resa terra di conquista daparte di numerose popolazioni: Fenici,Cartaginesi, Romani, Arabi, Spagnoli, Genovesi,Pisani, Sabaudi. Tutti, chi più chi meno, hannocontribuito a introdurre nuove tecniche colturali,nuove varietà oramai considerate a pieno titolo,come patrimonio ampelografico autoctono dell’i-sola. Come risultato abbiamo avuto un’offertavinicola estremamente variegata e interessante.In questa alternanza di popolazioni, di epochefiorenti e di epoche decadenti che hanno caratte-rizzato la storia vitivinicola sarda ci limitiamosolo a menzionare alcuni momenti importanti.Ma prima vogliamo cominciare da una piccolacuriosità storica che oggi forse può farci sorride-re data dalla Carta De Logu, una legge emessanel 1300 a favore dell’agricoltura isolana che inparticolare riguardava l’incremento e la tutela

delle vigne. Questa prevedeva pesanti conseguen-ze a chi non la rispettava, come ad esempio c’e-rano 50 scudi di multa o il taglio della mano a chispiantava “vigna altrui furtivamente”, oppurec’era la confisca immediata del terreno a chi nonpiantava e lavorava le vigne. È chiaro che nelMedioevo il raggiungimento di un determinatoobiettivo da parte di chi governava era consegui-to con leggi non certamente democratiche mapiuttosto impositive. In epoca più recente l’arrivodella fillossera a fine 1800 azzera praticamentequasi tutto il patrimonio autoctono fin qui rag-giunto, solo poche varietà si salvano e si rico-struisce sul piede americano anche grazie all’ap-porto di molti coloni venuti dal continente.Passando per finire ai decenni del secolo scorsoabbiamo una prima metà caratterizzata da unproliferare di cantine sociali che sull’onda di unacrescente richiesta di vini, soprattutto rossi, dalcolore molto concentrato e dalla alta gradazionealcolica si sono buttati a produrre in quantità ele-vate senza starsi molto a preoccupare della qua-lità. Su questo fenomeno più o meno comune intutta Italia ha contribuito anche molto la politicacon strane leggi che finanziavano prima l’incre-mento della viticoltura; poi, per l’eccesso di pro-duzione, il finanziamento si elargiva per spianta-re. Diciamo quindi una viticoltura abbastanzasovvenzionata dovuta anche a una certa arretra-tezza economico-sociale in cui versava l’isola inquegli anni, ma un certo aiuto finanziario sidoveva comunque dare; forse era necessaria unapianificazione diversa da quella poi attuata. E inquesto panorama che arriviamo agli ultimidecenni in cui l’attenzione da parte dei produtto-ri è maggiormente rivolta al proprio patrimonioautoctono abbandonando a buon vedere diciamonoi, quegli esperimenti non sempre felici con viti-gni internazionali che hanno caratterizzato glianni della grande produzione di massa. La super-ficie vitata dell’isola è 26 mila ettari, pensiamoche 20 anni fa erano 70 mila gli ettari;

Il Carignano Doc un ambasciatore dei vini rossi sardi

La Sardegna:sole, mare, vento,

spiagge bianchissimee macchia Mediterranea

di Luca Iacopini

e Massimo Bracci

“LaSardegna è unisola legatafortemente allesue tradizioni econ unaviticoltura inforterilancio,,

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Piccole DOC

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“LaSardegna è alcentro delMediterraneoe questaposizione l’haresa terra diconquista daparte dinumerosepopolazioni,,

Attualmente abbiamo 15 IGT, 19 DOC e unaDOCG (Vermentino di Gallura). La maggioranzaricalca ed esalta questa attenzione per i vitigniautoctoni e la doc Carignano del Sulcis calza per-fettamente questa tendenza. È presente sul terri-torio da più di 30 anni e dobbiamo dire che l’in-troduzione di questa doc ha praticamente salvatol’immagine della viticoltura del Sulcis in quantoera una zona dove il vino venduto sfuso era ilpadrone incontrastato. Questa doc ha permesso amolti produttori di credere in questo vino e inquesto vitigno come un soggetto che può vivere eesprimersi di vita propria, senza essere conside-rato solo come un vino da taglio. Il vitigno in que-stione è appunto il Carignano; di origini quasicertamente spagnole che ha il suo terreno d’ele-zione proprio nell’estremo lembo sud-occidentaledell’isola in provincia di Cagliari, anche se loritroviamo in piccole porzioni del Lazio, dellaToscana e delle Marche. Possiamo trovarlo anchein altre nazioni del mediterraneo come Algeria eTunisia. È un vitigno che resiste molte bene haiventi secchi e ricchi di salsedine provenienti dalmare tipici del sud-ovest sardo e predilige i terre-ni asciutti e poco fertili, posti in climi caldi, pro-prio come quelli del Sulcis. Inoltre ha un’ottimaresistenza alle malattie tipo la fillossera tanto cheè abbastanza frequente trovare nei vecchi appez-zamenti viti su piede franco, ci sono quindi buonielementi per sostenere che il Carignano è stato trai pochi vitigni che sono riusciti a resistere a que-

sto flagello. Il vino che se ne ottiene ha contenutidi colore e tannici veramente importanti, eccoperché per molto tempo era usato come vino daassemblaggio, proprio per integrare con la suacorposità altre basi più carenti. La doc Carignanodel Sulcis comprende ben diciassette comunidella provincia di Cagliari tra i quali Calasetta,Santadi, Carbonia, Carloforte e Teulada. Le tipo-logie supportate sono rosso, rosso riserva (dueanni di invecchiamento e 12,5° di gradazioneminima), rosso superiore (stesso invecchiamentodel riserva ma almeno 13° di gradazione mini-ma), rosato, novello e passito. In questo ultimocaso prima di essere spremute le uve delCarignano vengono lasciate ad appassire peralcuni mesi. In tutte le tipologie il Carignano con-corre per almeno l’85% e per la rimanente per-centuale abbiamo vitigni come il Monica, ilPascale e l’Alicante. Sono vini pieni e strutturaticon una capacità di invecchiamento medio-lunga.Per la nostra degustazione abbiamo scelto ilCarignano del Sulcis Doc “Rocca Rubia” riserva2005, della Cantina Santadi, un vino di fasciamedia. È un vino limpido, impenetrabile, rossogranato, carico e netto. Al naso si percepisce ungrande spettro di profumi primari, secondari eterziari. Si percepisce subito una predominanzadella vaniglia derivata dalla barrique, infatti sonostate utilizzate barrique di 1° e 2° passaggio perun periodo di 10/12 mesi; i profumi sono intensi,schietti e complessi, di frutta come la prugna e laciliegia sotto spirito, cacao e spezie. In boccamolto caldo, morbido, con una buona rotondità euna buona acidità che ha fatto da contrasto conla sua elevata struttura, sufficientemente equili-brato perché in bocca rimane sempre un predo-minanza dell’alcolicità. Sentiamo un tannino leg-germente duro che asciuga in modo veloce l’inte-ra bocca, inibisce la salivazione all’istante; in unprimo momento percepiamo una nota dolciastrache si trasforma nel tempo. Finale lungo con noteretro-olfattive di speziatura. È un vino moltoconcentrato e l’elevata gradazione alcolica si fasentire, sicuramente questo vino ha un buoncorpo, persistente e se vogliamo possiamo lasciar-lo riposare in bottiglia per altri anni.Il successo crescente di questo vino è dovuto anzi-tutto alla caparbietà e diciamo anche a un mododi pensare diverso. Generalmente i sardi tendonoa non credere nelle grandi potenzialità della loroterra e invece alcuni produttori come Santadi,con una visione aziendale più moderna, e conl’apporto e l’interessamento di enologi del calibrodi Giacomo Tachis, il maestro degli enologi ita-liani, hanno fatto sì che questo vino diventasseuna peculiarità territoriale di prim’ordine. Manon bisogna dimenticare altre realtà come Sella eMosca, Argiolas e le cantine sociali che propon-gono vini con un ottimo rapporto qualità/prezzo.La Sardegna è un isola legata fortemente alle suetradizioni e con una viticoltura in forte rilancio.

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di Valentina Niccolai

“La DocOrcia stacrescendo inquantità equalità, graziea un territoriofortementevocato,all’impegnogeneroso deiproduttori eanche graziead una donnacomepresidente,DonellaVannetti,,

Piccole DOC

Divin OrciaDivin Orcia

Sabato 6 dicembre, si è svolto Divin Orcia,evento isitutzionale del Consorzio del VinoOrcia, Siena.

La cornice è stata offerta dalla Festa dell’o-lio di San Quirico d’Orcia, Comune promo-tore della nascita della Doc, grazie all’abileamministrazione di un Sindaco lungimirantequale Marileno Franci. Giunto alla 4a edizio-ne Divin Orcia ha visto presentare in degu-stazione le annate Orcia Rosso Doc 2005 e2006. In anteprima anche il 2007, appenaimbottigliato: secondo il disciplinare un vinoda immettere sul mercato giovane. Un even-to itinerante il Divin Orcia che si sposta, ognianno, attraverso le numerose città d’arteabbracciate dalla denominazione: ricordia-mo l’edizione Divin Orcia 2007 a SanGiovanni d’Asso con il Tartufo Bianco delleCrete Senesi; il 2006 a Buonconvento in Vald’Arbia con la Chianina, e la prima edizione2005 a Monticchiello con il “cacio” diPienza.Ho scelto San Quirico d’Orcia -spiega laPresidente Donella Vannetti- per ritornarealla culla dell’Orcia. Siamo nel cuore dellaVal d’Orcia senese forse la campagna piùbella al mondo. Nel 2004, l’Unesco l’ha inse-rita nel patrimonio dell’umanità, primo ter-ritorio rurale ad essere premiato con questoriconoscimento. Proprio grazie alla tenaciadi alcuni produttori di San Quirico d’Orcianacque la Doc Orcia, il 14 febbraio 2000 einsieme il Consorzio del Vino Orcia. Un momento importante dell’evento appenaconcluso lo ritroviamo nella deliziosa tavolarotonda organizzata nella Residenza Storica“Casa dell’abate Naldi” di San Quiricod’Orcia, sul tema “La Val d’Orcia: dal calva-rio della mezzadria alla nobilitazionedell’UNESCO”. L’enologo Andrea Mazzoni,l’Arch. Brogi, il Prof. Montori e il caroAngelo Tassoni hanno condotto gli ospiti

attraverso una serie di riferimenti storici e diracconti, a dire il vero molto nostalgici, sulletracce delle origini dell’Orcia Doc. La primamenzione esplicita sul vino della Val d’Orcia,spiega Montori, la troviamo in un passo deiCommentari di Enea Silvio Piccolomini, conriferimento ad una visita che egli fece ai luo-ghi natali nel 1458 all’indomani della suaelezione pontificia: la Val d’Orcia, pur nonessendo “troppo ricca di fama lo era inveceper l’aria buona e l’ottimo vino”. Altri indiziprovengono dagli affreschi del Sodoma del1510 circa nell’Abbazia di MonteolivetoMaggiore. Ancora il Pecci storico delSettecento, ci dice che in quell’epoca ilcastello di Torrenieri era circondato di vigne-ti ed uliveti ben coltivati. Mario Ciacci nelsuo bel libro su Torrenieri “La Torre Nera” ciporta importanti testimonianze su questotema, in modo particolare e curioso riferen-doci sulle tasse che le locande di Torrenieripagavano nel medioevo alla Repubblica diSiena per la commercializzazione del vino. IlLorenzetti nel Buon Governo offre ulteriorispunti sapientemente spiegati al pubblico daBrogi. Sentire poi parlare Angelo Tassoni,sugli usi e costumi dei contadini in valdorcia,è stato come essere immersi nelpodere Tozziano: una deliziaper gli auditori provenienti datutta Italia. Su quale area insi-ste la Doc senese? Il Consorziodel Vino Orcia rappresenta unterritorio vasto incastonato trale prestigiose realtà del Brunelloe del Vino Nobile diMontepulciano: 13 comuni conuna varietà pedologica tale daesprimere un’ampia diversità di

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caratteri nella produzione delle aziende asso-ciate. Ricordiamo: Buonconvento,Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, SanGiovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia eTrequanda. Inoltre, parte dei comuni diAbbadia San Salvatore, Chianciano Terme,Montalcino, San Casciano dei Bagni,Sarteano e Torrita di Siena.I punti di forza di questa area sono: un terri-torio, vasto e vario, per clima e pedologia,ma per questo capace di dare prodotti vini-coli a seconda delle richieste del consumato-re. Se dai terreni costituiti prevalentementeda sabbie gialle e ubicati ad altitudini cheoscillano intorno ai 500 metri s.l.m. si otten-gono vini fruttati pieni con finezza ed ele-ganza, nei terreni costituiti invece da scistiargillosi o con prevalenza di galestro o dialberese, la potenza, la sapidità e pienezzadel vino si fa sentire allor quando si gustabevendo.Il Consorzio di “tutela” punta alla valorizza-zione di vitigni autoctoni quali“Sangiovese”,”Foglia Tonda”, “Colorino”,“Canaiolo” e altri vitigni internazionali rico-nosciuti dalla Regione Toscana. La DocOrcia sta crescendo in quantità e qualità,grazie a un territorio fortemente vocato,all’impegno generoso dei produttori e anchegrazie ad una donna come presidente,Donella Vannetti che lavora con passione perpromuovere questa giovane Doc toscana.Attualmente il Consorzio conta 33 aziende.

La Doc in numeri:Nel 2007 le uve prodotte dagli associati delConsorzio sono salite a 4000 q.li rispetto ai3200 q.li dell’anno precedente con un incre-mento del 25%. Lo stesso incremento non siè avuto sul numero delle bottiglie prodotteche è rimasto intorno alle 150.000 pezzi inquanto è relativo quasi esclusivamente alleannate 2005 e 2006. Pur se in un momentocongiunturale poco favorevole, si prevede neiprossimi anni un ulteriore aumento dellaproduzione di uva e di bottiglie grazie a dueragioni: la prima è l’ingresso sul mercato dinuove cantine che hanno investito in nuoviimpianti negli ultimi anni prossimi ad entra-re in produzione. La seconda ragione riguar-da lo sviluppo di altre realtà limitrofe al ter-ritorio che fungono da centri di conferimen-to per le uve di quei soci che sono produtto-ri ma non vinificatori di uve Orcia: sonomolti i piccoli produttori convinti del grandepotenziale dela Doc Orcia. Ad oggi le iscri-zioni all’albo della Doc Orcia sono 200 per il

rosso, 27 per il bianco e 5 per il vinsanto.

Un Consorzio in crescita:quali novità?La Denominazione sta crescendo molto qua-litativamente: il mercato e le guide di settoreci premiano. La produzione dei vini Orcia dovrà semprepiù seguire una doppia filosofia: quella diaumentare l’invecchiamento per i vini crean-do una Riserva. Inoltre, stiamo pensando diaumentare la percentuale di sangiovese.Vorrei sottolineare che nell’Orcia, alcuni pro-duttori, senza obbligo del disciplinare, hannoautonomamente deciso di affrontare la sfidadi un vino Orcia sangiovese in purezza.Scelta libera ma la sfida ci premia sia inItalia che all’estero. Donella Vannetti èaffiancata nel suo lavoro da un team affiata-to di consiglieri, PR, Istituzioni e aziende lea-der. Tra queste, l’azienda Podere Forte allavice presidenza: “È una bella sfida per laDoc Orcia – dichiara Pasquale Forte -abbracciare un territorio così prestigiosoincastonato tra Montalcino e Montepulciano,blasonati cugini dai rossi eccellenti. IlConsorzio ha davvero un ruolo impegnativoe noi faremo il massimo, come azienda vicepresidente, per sostenerlo e per accompa-gnarlo nel cammino non certo semplice diorganizzare, sviluppare una DOC giovane edi incoraggiare e indirizzare i suoi viticoltori,alla ricerca dell’eccellenza, obiettivo rag-giungibile se sostenuto da autentica passionee orgoglio di fare”.L’Orcia Doc ha un passato nobile, afferma colvigore che lo contraddistingue AndreaMazzoni: il presente è affidato a tanti impren-ditori audaci e ambiziosi. Se però, la cartavocazionale del Sangiovese, abilmente prodot-ta dalla Provincia di Siena definisce moltezone dell’Orcia vocate, altrettanto gli impren-ditori devono impegnarsi in un percorso con-tinuo di sperimentazione e formazione cherafforzi il passaggio dall’esercizio del diritto diproprietà all’esercizio d’impresa.Donatella Cinelli Colombini, in qualità diVice Presidente del’Enoteca Italiana di Sienaribadisce il sostegno alla denominazione “LaDoc Orcia è una giovane denominazione inun territorio antico. La sua area di produzio-ne ha una grande vocazione al vino e sonocerta che presto emergerà come uno deidistretti vincoli più importanti d’Italia.

Piccole DOC

“grazie allatenacia dialcuniproduttori diSan Quiricod’Orcia nacquela Doc Orcia, il14 febbraio2000 e insiemeil Consorziodel VinoOrcia,,

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In Borgogna: assaggi di terroir

La Borgogna, per chi ama il vinocome prodotto dell’uomo e dellaterra e crede nella cultura che rap-presenta, è sicuramente l’apice, ilmodello di riferimento, il criterioper capire molte cose.In particolare, in Côte d’Or si com-prende davvero il significato dellaparola terroir, purtroppo abusata dachi frequenta il mondo del vino, mache laggiù è palpabile dappertutto,nelle strade, nei villaggi, nelle botti-glie e nelle parole dei vignerons.Nei domaine visitati, dove la degu-stazione si svolge, per tradizione,nella cantina sotterranea in mezzoai vini in affinamento, l’assaggiodell’annata 2007 dalle botti - che inBorgogna chiamano piéces ed

hanno una capacità di 228 litri (adifferenza delle più diffuse barri-ques bordolesi di 225 litri) - ha con-sentito di percepire l’importanza delterroir in termini di diversità deisuoli e dei microclimi.A Morey-Saint-Denis, presso ilDomaine Arlaud, con il giovaneCyprien che spillava con l’apposita“pipetta” il pinot nero dai fusti dirovere, si sono apprezzate l’elegan-za e complessità aromatica delMorey-Saint-Denis 1er cru“Cheseaux”, con note di frutti dibosco, di erbe aromatiche, di terra esentori balsamici; la struttura e lapersistenza del Gevrey-Chambertin1er cru “Aux Combottes”, con ecce-zionale acidità e pulizia in bocca,con finale di frutta e caramellad’orzo; fino all’intensità dello

Charmes-Chambertin Grand Cru,ricco e morbidissimo, nonostante lagiovanissima età e la spillaturadalla botte. Poi, solo un muretto separa i pre-mier crus “Clos-de-Varoilles” e “LaRomanée”, entrambi Monopole delDomaine de Varoilles nella zona piùelevata di Gevrey-Chambertin, mabasta questo per dare vini concaratteri diversi: sentiti nell’annata2000, il primo è più potente e strut-turato, con tannini ancora vivaci, eal naso ha molte spezie; il secondo,più equilibrato e pronto, con tanni-ni morbidissimi, è di minor corpo epersistenza, è di maggior finezzacon caratteristici sentori affumicatioltre ad eleganti fragoline di bosco ecassis. È il diverso impasto dei suolia pochi metri di distanza che fa ladifferenza.A Nuits-Saint-Georges, presso ilDomaine Chicotot, nella cantinasituata sulla RN 74, si è potuta per-cepire, dalle bottiglie, la maggiortannicità dei rossi della AOC Nuits-Saint-Georges rispetto a tutti glialtri della Côte de Nuits, con ladistinzione tra quelli delle parcelle aNord, più eleganti e meno aggressi-vi (come il Village “LesCharmottes” 2006) e quelli del Suddella denominazione, i veri Nuits,bisognosi di lungo affinamento perammorbidire gli esuberanti tanninie potenzialmente molto longevi(come il 1er cru “Les SaintsGeorges” 2006, famoso vigneto cheha dato il nome al Comune, di gran-de complessità con profumi di resi-

na, erbe aromatiche, frutta, spezie,e grande struttura in bocca). Ma si èanche percepita nettamente la diffe-renza dei Nuits-Saint-Georgesdall’Aloxe-Corton 1er cru “LaCoutiére” 2006, con amarena insciroppo al naso e tannini già benintegrati e “dolci”.Ancora di più, passando ai bianchida chardonnay in Côte de Beaune,la percezione delle diversità sullabase dei terroir è stata evidente aChassagne-Montrachet da BernardMoreau, sessantenne vigneron digrande cortesia e simpatia che hafornito molti “insegnamenti” (adesempio: «i vini stanno in legno dai12 ai 15 mesi, dipende dall’annatae dalla degustazione; così, sulla

base della degustazione si decide sefiltrare oppure no»). Tutti i premiercrus di Chassagne-Montracheterano in botte più o meno dallostesso periodo (settembre 2007),avevano percorso un identico cam-mino di vinificazione e affinamento,in attesa dell’imbottigliamento: per-ciò, l’unica differenza, nel degustar-li, la facevano le caratteristiche delvigneto – del suolo - in cui l’uva eracresciuta. Ecco allora la intensamineralità ed eleganza del “LaMaltroie”, la rotondità e potenza del“Morgeot” rispetto alla complessitàe maggior acidità del “Chenevottes”(«una via di mezzo tra gli altri due,che sono i due estremi della casa»,dice Bernard Moreau), fino alla pro-fondità e complessità del“Ruchottes”, che coniuga potenza

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ed eleganza, ha tutto ciò che si pre-dica di un grande vino (da vigne di69 anni, nella parte più elevata delterritorio comunale di Chassagne-Montrachet).Quest’ultimo fa capire davvero lapeculiarità della Borgogna: l’ecce-zionale finezza e complessità olfatti-va abbinata ad un inarrivabileequilibrio tra struttura ed eleganzain bocca.È quello che, tornando al rosso, si ètrovato nel degustare un Clos-de-Vougeot Grand Cru, che ha vera-mente consentito di iniziare a com-prendere la grandezza del pinotnero, le vette che esso riesce a rag-giunge in questo territorio. E forsenon poteva essere altrimenti, vistala storia del più famoso Grand Crudella Côte de Nuits, analizzato,nelle sue parcelle e per l’uva lì colti-vata, fin dal 1100 dai monacicistercensi.Si trattava del vino ottenuto dalleuve di una piccola porzione delClos, nella parte medio-alta versoSud, denominata “GrandMaupertui”, degustato nelle annate2006 e 2005: il primo, di grandefreschezza con tannini finissimi,colpiva per la complessità olfattivae per l’equilibrio gustativo già note-vole nonostante la giovanissima età;il secondo, da una annata eccezio-

nale, aveva una interminabile persi-stenza gusto-olfattiva, oltre che tan-nini quasi “dolci”, bellissima acidi-tà, in una struttura possente ma ele-gante. Il produttore era MichelGros, vigneron di grande tradizionefamiliare a Vosne-Romanée, perso-na semplice ed accogliente come glialtri produttori incontrati, disponi-bile anche ad aprire bottiglie di

annate meno recenti (come un bel-lissimo Vosne-Romanée 1er cru“Clos-de-Reas” Monopole 2001)per far capire al meglio le potenzia-lità del pinot nero di Borgogna.Di questa varietà, poi, un ulterioreprofilo che è emerso dalle variedegustazioni è la sua sensibilità,non solo alle diversità di terroir, maanche alle annate: ognuna ha qual-cosa da dire, ha la sua peculiaritàed unicità. Così, ad esempio, sonopiacevolissimi, ma molto poco bor-gognoni, a sentire i vignerons, i vinidella caldissima annata 2003, spe-ziati più che fruttati, “larghi” edimmediati piuttosto che freschi elunghi.

Altri elementi “borgognoni” risulta-ti dagli incontri e dalle degustazionisono l’uso del legno per l’affina-mento (“elevazione”, dicono i fran-cesi) dei vini sempre discreto e noninvasivo, nella ricerca dell’eleganzae della piacevolezza di beva; l’ordi-ne e la pulizia dei vigneti, che sem-brano dei giardini curatissimi, con10.000 piante per ettaro, moltobasse perché l’uva sia vicina alsuolo traendone calore e luce rifles-sa; i trattori “scavallanti” che siinfilano tra i filari rispettandone laridotta distanza; il rispetto per laterra, con una diffusa tendenza ad

applicare i criteri dell’agricolturabiologica e biodinamica. Ad esem-pio, la sorella di Cyprien Arlaud hadue cavalli con i quali lavora 5 dei15 ettari dei vigneti del domaine,per non pressare il terreno e nonuccidere il suo naturale humus, contutti i minerali ed i microrganismiche costituiscono il nutrimento el’arricchimento delle piante e deigrappoli.Certo, esistono anche realtà piùcommerciali, sia pure di qualità,come lo Chateau de Chassagne-Montrachet di Michel Picard, dovesi usano pratiche di cantina moltomoderne, come l’eventuale uso dellozuccheraggio ed il massiccio uso dibentonite per le filtrazioni, o piùturistiche, anche se legate alla storiae alla tradizione, come lo Chateaude Meursault (eccellenti ilMeursault 1er cru 2003, dalle par-celle “Charmes” e “Perriéres” inegual misura, nonché il giovanissi-mo Pommard 1er cru “Clos-des-Epenots” 2005), dove la visita apagamento conduce attraverso can-tine sotterranee centenarie di rarofascino.È comunque l’incontro con le perso-ne, con gli uomini del vino, ad affa-scinare: oltre ogni aspettativa, lacortesia e la voglia di trasmettere lapassione per il proprio lavoro acco-muna un po’ tutti, dal dipendentedel negociant di Beaune (la MaisonChampy), che non avrebbe maismesso di aprir bottiglie (tra lequali un affascinante Mazis-Chambertin Grand Cru 2001 ed unopulento Puligny-Montrachet 1ercru “Chalumaux” 2005) e parlaredei territori di provenienza, ai verivignerons come Cyprien Arlaud,Bernard Moreau, Michel Gros, iconiugi Chicotot, il figlio di GuyAmiot.Sedotti dal fascino di questi “amba-sciatori” del terroir, non resta cheattendere pazientemente l’affina-mento delle bottiglie portate a casae messe a riposo in cantina, pergoderne profumo, gusto e cultura.

Notizia inviata da Davide Amadeidella Delegazione di Livorno

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Le Isole Minori sono territori circoscritti che, per le lorocaratteristiche, si prestano ad essere luoghi ideali per lo svi-luppo di politiche ispirate alla sostenibilità, al corretto usodelle energie, delle risorse idriche, del territorio e del paesag-gio. Questa premessa è alla base del convegno organizzato daMarevivo, finalizzato a promuovere una gestione efficientedel sistema energetico insulare, favorendo l’uso razionale del-l’energia e delle fonti rinnovabili nel rispetto delle bellezzepaesistiche del territorio. Il convegno, che si è svolto nei gior-ni 11-12 ottobre, a Capri nella prestigiosa location dell’anti-ca Certosa di San Giacomo, si è articolato in due giornate didiscussione e confronto. Da tale incontro prenderà l’avvio unpercorso che va nella direzione di un modello alternativo disviluppo energetico rispettoso del patrimonio naturale e cul-turale che le Isole Minori racchiudono. Parte integrante di questo progetto è il lancio di un bandointernazionale rivolto ad architetti, ingegneri ed esperti didesign, finalizzato alla ricerca di soluzioni architettoniche ingrado di conciliare l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energiacon il paesaggio. Complementare al convegno è la mostra“Sole, Vento e Mare per le Isole Minori” un grande affrescodelle possibilità che il pianeta Terra offre all’uomo per attin-gere energia dalla natura. Un’esposizione didattica sugli ele-menti primordiali in cui siamo immersi, ma che soprattuttocostituiscono fonti di energia rinnovabile e sostenibile, il cuiutilizzo non ne pregiudica la disponibilità nel futuro. Le isoleminori, particolarmente dotate di queste risorse naturali, sipresentano come scenario ideale per lo sviluppo di impiantidestinati alla produzione di energia pulita. L’esposizione è unmomento di incontro, riflessione e conoscenza: uno strumen-to utile per chi vuole approfondire le tematiche legate alle

fonti rinnovabili di energia. Il percorso ideato ha il compito di presentare, in manieraimmediata, gli argomenti che verranno affrontate durante ilmeeting, sottolineando il ruolo fondamentale che le IsoleMinori, il Vento, il Sole e il Mare assumono per la protezionedell’ambiente. Il progetto è realizzato in collaborazione con laDirezione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio delMinistero dei Beni Culturali, con l’ANCIM, l’ENEA, i comu-ni di Capri e Anacapri e ha ricevuto il patrocinio dellaPresidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministerodell’Ambiente, del Ministero dello Sviluppo Economico, dellaRegione Campania e della Provincia di Napoli.

Notizia inviata dalla Delegazione di Capri

Il Consorzio di tutela vini Montello e Colli Asolani D.O.C. èstato fondato nel 1978 con 31 associati e quasi 500 ettari nelcuore della Marca Trevigiana con terreni che si estendono alladestra del fiume Piave. Si tratta di una zona collinare ricca difascino e storia, citata da Dante Alighieri nella DivinaCommedia. Il vitigno con produzione più rilevante è ilProsecco (si distingue da quello coltivato sulla riva sinistradel fiume che concorre nella produzione della DocConegliano Valdobbiadene), Merlot, Cabernet, Chardonnay,Pinot bianco e Pinot grigio.

In occasione del Salone del Gusto è stata organizzata pressolo stand della Regione Veneto una degustazione (annate2001,2003,2004,2005) del famoso Rosso dell’Abbazia pre-miato ben nove volte con i tre bicchieri sulla guida Vinid’Italia. Il presidente del Consorzio, Diamante LulingBuschetti, soddisfatta e molto orgogliosa fa notare come iproduttori del Consorzio, seppure con un territorio così pocoesteso riescano ad esprimere un carattere così importante ailoro prodotti da rientrare nelle guide più prestigiose.

Notizia inviata da Piera Genta

Sole, Vento e Mare: convegno a Capri

Prestigiosi riconoscimenti per alcuniproduttori del Consorzio vini Montello

Il socio e docente FISAR Michele Zanardo è stato nomina-to Vice Presidente del Comitato Nazionale per la Tutela ela Valorizzazione delle denominazioni d’origine e delleIGT dei Vini. Sostituisce Giuseppe Martelli eletto a sua

volta Presidente del Comitato stesso. Il Comitato è unostrumento del Ministero delle Politiche Agricole,Alimentari e Forestali.

Notizia inviata da Flavio Casagrande

Michele Zanardo è Vice Presidentedella Commissione Vini

Newsdall’Italia

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In Famiglia

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La neonata Delegazione di Asti, che ha visto la luce nel2007, può sicuramente affermare di aver chiuso il 2008in modo assolutamente soddisfacente.Dopo una serie di serate con degustazioni a tema, corsidi analisi sensoriale e la conclusione del percorso for-mativo con le lezioni di terzo livello, oggi la Delegazionepuò contare i suoi primi 20 sommeliers.Di certo il momento migliore dell’anno si è avuto il 12luglio scorso alla consegna degli attestati: l’evento, svol-tosi presso le Cantine Gancia nelle cattedrali sotterra-nee di Canelli (ad oggi le prime e uniche cantine stori-che in Italia e nel mondo a essere state propostedall’UNESCO come patrimonio culturale dell’umanità)ha potuto vantare la partecipazione del PresidenteNazionale FISAR Vittorio Cardaci Ama, nonché del

consigliere nazionale Luigi Terzago,dell’AssessoreProvinciale Giovanna Quaglia e dell’AssessoreComunale Roberto Robba.Dopo il saluto di benvenuto di Mirella Morra, delegataFISAR di Asti, e le congratulazioni delle personalitàintervenute, il Presidente Nazionale ha consegnato idiplomi ai neo sommelier: Appendino Patrizia, BaldiCristiano, Binello Marco, Blaganò Stella, BonettoLuciana, Borio Alessandra, Chiappone Michela,Corbellini Gabriella, Deideri Barbara, Gamba Mauro,Ghione Igor, Giovine Silvio, Maginzali Elena, Odardagiorgio, Pesano Sandra, Pigella Rosanna, RedogliaAlessandro, Roero Fabio, Salvatore Pasquale, TorchioGiuseppe.La giornata di festa si è poi conclusa con l’aperitivo alGancia Club,le foto di rito e con un sontuoso pranzopresso il rinomato ristorante, stella Michelin, SanMarco di Canelli, accompagnato dalla degustazione diottimi vini delle Cantine Gancia.Durante il Settembre Astigiano la Delegazione ha poiaumentato le sue attività partecipando a diverse seratedi servizio alla Douja d’Or e riprendendo, in autunno,le sarete di degustazione a tema.Per il nuovo anno sono già previste moltissime attività,primo fra tutti l’inizio di un nuovo corso con le lezionidi primo livello a partire proprio dal mese di gennaio.Un felice e proficuo 2009 a tutti.

Inviata dalla Delegazione di Asti

La città di Ragusa ha ospitato all’inizio del mese di ottobre ilCongresso Nazionale dei sommelier della F.I.S.A.R.(Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori). Uncongresso svoltosi nella bella cornice dell’Altopiano dei MontiIblei presso il prestigioso albergo Poggio del Sole Resort.Oltre alla riunione del direttivo nazionale della Federazionecon tutti i delegati e agli incontri di degustazione, nel corsodell’evento si è svolto l’attesissimo ed emozionante concorsodel Sommelier dell’anno, vinto dal sommelier professionistaLorenzo Giannone appartenente alla delegazione di Ragusa.Il vincitore ha ricevuto l’ambito premio direttamente dallemani del Presidente Nazionale durante la serata di gala aconclusione di questo interessante congresso. Presenti que-st’anno anche i rappresentanti della nuova delegazioneF.I.S.A.R. Lodi, la Delegata Annarita Granata e il SegretarioFabio Gallorini. Un’esperienza che ha permesso loro la cono-scenza dei rappresentanti del consiglio nazionale, capitanati

dal presidente il sommelier professionista Vittorio CardaciAma e dei colleghi di altre regioni, dove è stato possibilescambiare informazioni e suggerimenti per gestire al megliola propria delegazione, ovviamente ci sono stati momenti diconvivialità e degustazione. Interessante l’incontro-degusta-zione dal titolo”Vini forgiati dal fuoco”, durante il quale si haavuto l’opportunità di toccare con mano, anzi con il palato,il nuovo fenomeno vinicolo della Sicilia: i vini dell’Etna pre-sentati direttamente dai loro produttori. Un’esperienza, que-sta di Ragusa, racconta la delegata Annarita Granata, dove siè rimarcato che la presenza e l’apporto dei sommelier, con-sente di portare valore aggiunto alle imprese e all’immaginedel nostro territorio. Meno improvvisazione, più organizza-zione sono fattori importanti che, sulle tavole dei buongustaifanno la differenza, infatti, durante un pranzo o una cena, ilmomento della scelta del vino è sicuramente quello in cui siconcentra l’attenzione dei commensali. Il Sommelier svolge il

2008: un’ottima annataper la Delegazione di Asti

Un momento d’incontro

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In Famiglia

Il 12 ottobre scorso una numerosa rap-presentanza della Delegazione FisarLucca – Garfagnana, guidata dalPresidente Piero Giampaoli, e accoltadalla cortesia e competenza della signo-ra Gloria, ha visitato la nuova cantinadell’azienda agricola Fratelli Muratoridi Tenuta Rubbia al Colle aSuvereto.La grande struttura (10000mq, completamente interrati), recente-mente inaugurata dopo tre anni dilavori, è l’ultima iniziativa degliimprenditori del tessile, appassionati divino, ideatori del progetto ArcipelagoMuratori: quattro “isole” vitivinicoleper quattro tipologie di vino, VillaCrespia in Franciacorta, OppidaAmminia nel Sannio beneventano,Giardini Arimei a Ischia e, appunto,Rubbia al Colle in Val di Cornia.LaTenuta Rubbia al Colle si estende su100 ettari di cui 80 vitati, con una pre-visione di produzione vini a regime di500 mila bottiglie, per metà destinateai mercati esteri. I vitigni sonoSangiovese, Cabernet Sauvignon,Merlot e in piccola parte Syrah, coltiva-ti su tre poderi rappresentativi dellavariabilità pedologica e ambientaledella Val di Cornia, in pianura, pede-collina e collina. Questa variabilitàambientale motiva la scelta di utilizza-re diverse varietà di vite, con uno spe-cifico sistema di impianto e di gestione

agronomica. Anche il processo di vinifi-cazione mira a proteggere le specificitàdelle uve e del territorio, che riserva adogni tipologia un percorso distinto, perassemblare le singole varietà soltantonella fase finale. A questo si aggiungeuna particolare sensibilità per la salva-guardia dell’ambiente, che colpisce findall’inizio chi visita l’azienda; sensibili-tà che si manifesta innanzitutto nellascelta di far sparire letteralmente lenuove strutture nel sottosuolo, lascian-do alla vista soltanto le vigne, gli olive-ti, e i pannelli fotovoltaici destinati acoprire i fabbisogni energetici azienda-li. All’interno della cantina, ogni sceltaprogettuale è stata guidata esclusiva-mente dal criterio della massima fun-zionalità ed efficienza, lasciando che siasemplicemente la scenografia creatadalle mille barrique (saranno duemilain produzione ottimale), ordinatamentedisposte nella grande barricaia di 3200mq, ad accogliere il visitatore. Barricaiache ospita, tra l’altro, il barricoccio,barrique in terracotta, un vero e pro-prio esperimento per l’azienda, che inquesto modo ha recuperato un materia-le di antichissima tradizione per la con-servazione del vino. La visita si è con-clusa naturalmente con la degustazionedi quattro dei sei vini prodotti daRubbia al Colle, due IGT, Drumo(Sangiovese in purezza,) e Rabuccolo

(Cabernet Sauvignon, Merot, CabernetFranc e Syrah), entrambi affinati sol-tanto in acciaio e botti grandi, e dueDOC Val di Cornia Suvereto,Rumpotino (Sangiovese con una picco-la percentuale di Ciliegiolo) e Olpaio(Cabernet Sauvignon e Merlot), conaffinamento anche in barrique. Lagiornata dei sommelier Fisar è prose-guita con un pranzo – degustazionepresso l’azienda Gualdo del Re, altraprestigiosa realtà vinicola della Val diCornia. Come sempre la qualità dei vinie degli abbinamenti, la piacevolezzadell’ambiente, la simpatia e professio-nalità di Nico Rossi e del suo staffhanno garantito il successo anche diquesto momento di convivialità sottol’insegna della cultura eno-gastronomi-ca. Notizia inviata dalla Delegazione di

Lucca e Garfagnana

delicato compito di assistere i clienti, assaggiando e facendoassaggiare il vino prescelto: lo charme del sommelier può ren-der unico questo evento. È proprio per questo che nel lodi-giano dalla primavera scorsa è nata la delegazione F.I.S.A.R.

Lodi, delegazione, che a oggi conta più di cinquanta iscritti eche ha iniziato un percorso per formare nuovi sommelier sulterritorio. Infatti, un corso di primo livello per aspiranti som-melier è iniziato il 15 settembre scorso e sta riscuotendo suc-cesso tra i corsisti a conferma della solidità di una scelta e diuna programmazione che porterà nei prossimi mesi all’orga-nizzazione degli altri livelli del corso, fino al conferimentodella massima qualifica di sommelier. Oltre ad organizzarecorsi, la delegazione crea mensilmente momenti di degusta-zione. L’ultimo incontro si è svolto presso il ristorante “LaQuinta” di Lodi, l’argomento della serata è stato “L’arcobaleno del vino” un incontro dove, guidati dai somme-lier della delegazione, i partecipanti hanno degustato vinibianchi, rosati, rossi. Una bella iniziativa spiega il sommelierFabio Gallorini, segretario della delegazione, una serata que-sta, che ha permesso di conoscere colori e sfumature del vino.E ora calici in alto per l’avvio di questo nuovo percorso che ladelegazione F.I.S.A.R. di Lodi propone ai suoi soci, simpatiz-zanti e a tutti quegli appassionati a questa bevanda chiama-ta, il più delle volte, il nettare degli dei.

N otizia inviata dalla Delegazione di Lodi

Delegazione Fisar di Lucca e Garfagnanaa Rubbia al Colle

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Bacco e Venere nelle Colline Lucchesidi Capannori

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

In occasione del Festival delle Ville,nella meravigliosa cornice di VillaMansi a Segromigno in Monte nelComune di Capannori (Città delvino), si è svolto il 7 settembre unevento speciale, “Bacco e Venere -Eros e Vino nella vita dell’uomo”,organizzato dal dottor GirolamoMorelli, medico chirurgo specialistain Urologia e Sommelier FISARdella Delegazione di Lucca eGarfagnana.Un incontro tra medici, imprendito-ri agricoli, viticoltori, amici, che faseguito ad un evento tenutosi nel2007 alle cantine Leonardo daVinci, che il dottor Morelli ha volu-to riproporre in un contesto pieno distoria tradizioni e cultura, con ilPatrocinio del Comune diCapannori, la regione Toscana, laProvincia di Lucca, l’Università diPisa, la Società Italiana di Urologiae la Società Italia di Andrologia econ il contributo della Cassa diRisparmio di Lucca, la FondazioneCassa di Risparmio di Lucca, laFondazione Banca del Monte DiLucca, la Tegea, la FarmaceuticaMev e la B.R.G.Un giorno diverso, un mix di medi-cina, arte, cultura, musica, danza enaturalmente buon vino, fioreall’occhiello di questa splendidaparte di Toscana.La giornata è iniziata con il salutodi benvenuto del Sindaco diCapannori e Sommelier FISARGiorgio del Ghingaro.Successivamente nomi importantidella medicina, architettura, enolo-gia, arte sono intervenuti con novi-tà, curiosità, anteprime, tutti argo-menti di notevole interesse.Nella prima sessione presieduta daimoderatori professor GiancarloScalabrelli, docente di Enologia eViticoltura della Facoltà di Agrariadell’Università di Pisa, e professorFabrizio Menchini-Fabris del

Dipartimento di Medicina dellaProcreazione e dell’Età Evolutivadell’Università di Pisa, sono inter-venuti il professor RiccardoBartoletti, primario di Urologiadell’Ospedale S. Maria Annunziatadell’Università di Firenze e organiz-zatore del precedente evento, l’ar-chitetto Gilberto Bedini, esperto inarchitettura del paesaggio e studio-so delle ville lucchesi, che ha illu-strato il fascino del vivere in villatra ozi e offizi, l’enologo SaverioPetrilli che ha raccontato l’enologoed il suo vino, il dottor GiovanniBarco, presidente della SocietàScientifica Eumedica Ozono, con il

dottor Bruno Fornaro, specialista inchirurgia generale e microchirurgia,che hanno mostrato l’utilizzo dellemolecole ossidative nella stabilizza-zione delle qualità organolettichedel vino.A questo ha fatto seguito una degu-stazione di vini delle Cantine delleColline Lucchesi serviti con mae-stria dai Sommelier FISAR dellaDelegazione Lucca e Garfagnana.Numerose le aziende che hannomesso a disposizione i loro prodotti:l’Azienda Agricola Fabbrica di SanMartino, l’Azienda Agricola di

Morelli Adelaide Giovanna,l’Azienda Agricola di Nelli Angela,la Fattoria Colle di Bordocheo, laFattoria di Fubbiano, la FattoriaMaionchi, la Fattoria Mazzarosa, laTenuta di Forci, la Tenuta diValgiano e il Podere Tre Cipressi.Anche nella seconda sessione nomimolto noti si sono susseguiti, invita-ti a parlare dai moderatori professorPaolo Vitti, direttore delDipartimento di Endocrinologia eRene dell’Università di Pisa e pro-fessor Riccardo Minervini dellaScuola di Specializzazione inUrologia dell’Università di Pisa: ilprofessor Roberto Barale, direttore

del Dipartimento di Scienzedell’Uomo e dell’Ambiente, istitutodi Biologia dell’Università di Pisa,che ha parlato dell’ipersensibilitàgenetica e di sesso nella rispostaall’alcool ed il professor AntonioSalvetti, direttore del Dipartimentodi Medicina Interna dell’Universitàdi Pisa, che ha evidenziato i rappor-ti tra vino e rischio cardiovascolare.Il professor Mario Guazzelli, diret-tore del Centro Interdipartimentaledi ricerca sull’esplorazione funzio-nale del cervello dell’Università diPisa, ha poi descritto il ruolo della

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psiche sulla gola, mentre il profes-sor Murri, preside della Facoltà diMedicina dell’Università di Pisa edirettore di Neurologia, ha espostoquali sono le relazioni tra il vino eil sonno. Il professor AndreaGenazzani, direttore delDipartimento di Medicina dellaProcreazione e dell’Età Evolutivadell’Università di Pisa, ha quindiparlato del legame tra assunzionedi vino e sessualità femminile einfine il dottor Nicola Mondani,urologo dell’Ospedale S. MariaAnnunziata dell’Università diFirenze ha concluso con il temaEros e Vino nell’uomo e nelladonna.Una giornata densa di argomentiaffascinanti, sottolineata e conclu-sa da lunghi applausi di approva-zione che hanno accompagnato i

numerosi presenti verso il giardinodove ha incantato uno spettacolodi danza e canto intitolato “Intreccitra danza e canto”, egregiamenteinterpretato da Marina Rulli, dan-zatrice e coreografa, e FrancescoCapodacqua, cantante e attoredella Scuola Amici di Maria deFilippi e attualmente impegnato inGiulietta e Romeo di RiccardoCocciante.Per ricordare la concomitanteFesta dell’Aria di Capannori nelparco della meravigliosa villa èstata poi gonfiata ed illuminatadavanti ai presenti una grande ecolorata mongolfiera, che ha sor-preso e regalato emozioni, anche ainostri Sommelier che hanno potutosalire a bordo per una breve mapiacevole esperienza di volo.Nelle sale affrescate della villa è

quindi iniziata la cena di gala cheha deliziato i palati dei presenticon eccellenti piatti accompagnatidai vini offerti dall’AziendaAgricola di Morelli AdelaideGiovanna e presentati daiSommelier FISAR della nostradelegazione, rispettivamenteL’Erta 2006, bianco DOC CollineLucchesi da vitigni trebbiano, mal-vasia e sauvignon, e il Rio Leccio2006, rosso DOC Colline Lucchesida vitigni sangiovese, merlot e altrivitigni a bacca rossa in piccole per-centuali.Un’esperienza interessante con unadisponibilità eccezionale di tuttiper la quale non si può che ringra-ziare il nostro Sommelier GirolamoMorelli aspettando l’edizione 2009.

Notizia inviata dalla Delegazionedi Lucca e Garfagnana

Un percorso tra Viaggi e Assaggi

Anche quest’anno la Delegazione di Messina ha orga-nizzato alla fine dei corsi di primo e secondo livello unviaggio a Menfi, nella Sicilia sud-occidentale. La primavisita ci ha portato a Sambuca di Sicilia, nello splendi-do scenario del lago Arancio, in cui ha sede una dellecantine Planeta che si dedica ai grandi vini bianchi del-l’azienda: Alastro, Chardonnay e Cometa. Altra tappa èstata la cantina Barbera,che insieme a un pranzo tipicoaccompagnato da una calda accoglienza ci ha presenta-to un ottimo Inzolia, varietà molto diffusa nel territoriodi Menfi. Naturalmente all’itinerario enogastronomicosi è aggiunto anche quello culturale con la visita dellacittà di Sciacca e del Parco Archeologico di Selinunte.La cena finale per la consegna degli attestati si è svoltapresso il ristorante “Coliseum” sul lago di Ganzirri aMessina con una magnifica cena a base di pesce accom-pagnata dai vini Rapitalà tra cui il Bouquet che haavuto grande successo già al suo esordio.Gli attestati di primo livello sono stati consegnati a:Accetta Nuccia, Buzzanca Cosimino, CardellaGiuseppe, Cardella Patrizia, Catalfamo Salvatore,Certo Giusy, Coppolino Salvatore, Donia Antonio,Genovese Maria, Isgrò Rita, Isgrò Simona, La CorteGianfranco, Mastronardo Sergio, Milioti Adriana,Monforte Francesco, Motta Giuseppe, Pecoraro Nicola,Pino Francesco, Rizzo Mariangela, Russo Francesca,Scopelliti Francesca, Sofia Giuseppe.Gli attestati di secondo livello sono stati consegnati a:

Amato Salvatore, Arrigo Stefano, Cannistrà Francesca,Cannuli Francesco, Caristi Marina, Catanese Mariano,Condrò Giuseppe, D’Angelo Francesco, MafoddaGiuseppe, Maimone Abbondanza, Paratore Lorenzo,Pensabene Alessandro, Picciolo Alessandro, PiccioloGiacomo, Picciolo Irene, Pino Salvatore, RavidàDomenico, Ruggeri Domenico, Salvo Stefano.Il Delegato ringrazia tutti i partecipanti con l’augurio cheil percorso tra Viaggi e Assaggi possa continuare semprealla ricerca di nuove emozioni che si celano nel mondoenoico.

Notizia inviata da Irene Picciolodella Delegazione di Messina

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Degustazione a Milano

La FISAR di Pisa e Litoraledà l’addio all’estate

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

Il 30 ottobre al prestigioso hotelEnterprise di Milano si è svolta unasimpatica serata: un happy hourall’insegna di Halloween. Alla luce

soffusa di candele d’autore e unapacifica invasione di gattini neri dipeluche, la Delegazione FISAR diMilano, presenti il delegato GianniLongoni, il segretario Carlo Boggeroe il sommelier Paolo Massirone, hapresieduto una degustazione di viniche, dato il tema della serata, dove-vano essere rigorosamente rossi:• Campo MaseriTeroldego rotaliano e Lagrein• Cantine Calatrasi Nero d’AvolaTerre di Ginestra e ShirazAccademia del Sole

• Azienda LelusiAglianico del Vultureche sono stati apprezzati per l’ele-vata qualità.La Delegazione FISAR di Milanoringrazia:lo studio SERENA COLAVITARelazioni Pubbliche&UfficioStampa e la direzione dell’hotelEnterprise per la collaborazione.

Notizia inviata da Carlo Boggerodella Delegazione Milano

La delegazione di Pisa e Litoraledella FISAR ha organizzato una sera-ta di addio per l’estate appena tra-scorsa e nel contempo dà il benvenu-to all’autunno al ristorante “Monte-vecchio” di Montopoli Val d’Arno,gestito dalla Signora Marzia Boddi.L’ambiente rustico ed al tempo stessoraffinato, arricchito da una meravi-gliosa visione della stupenda vallatadell’Arno, ha creato una giusta atmo-sfera di calda serenità e di buona dis-posizione alla tavola.Lo chef, Giulio Del Soldato, ha inizia-to la conviviale con un ventaglio disapori tipici toscani: affettati di sop-pressata, prosciutto, salame e finoc-chiona, crostini di fegatini, di funghitrifolati ed al tartufo, crostone rusticocon pomodoro, mozzarella ed acciu-ghe, pasta fritta con farina di casta-gne, polentina morbida condita consugo di pomodoro e porri ed unagustosa pappa al pomodoro. Untrionfo di sapori e profumi cui ilProsecco Valdobbiadene 2007 Extradry dell’Azienda Riva dei Ciliegi CàVittoria, con le ricche bollicine, ben siaccompagnava per pulire, di volta in

volta, il palato. A seguire Ravioliall’ortica con burro nocciola e sfogliedi pecorino, piatto dai ricchi sapori ebene assortiti, che sono stati abbinatial Sauvignon Colli Orientali del Friuli2007 dell’Azienda Tunella, i cui sen-tori di mela e banana si fondevano alcibo in una armonica sensazione digradevole pienezza. Le successivePenne Montevecchio con ragù, cremadi tartufo nero e funghi sono stateinvece bagnate dal Chianti DOCG2005 Le Costie dell’Azienda PantaRei dal bel colore rosso rubino e daisentori di bacche rosse e frutti dibosco. Lo stesso Chianti ha bagnatola susseguente Tagliata di manzo confunghi porcini e contorno di patate alforno e fagioli all’olio extra vergine dioliva dei colli locali. Per il Cinghialealla maremmana con olive nere epolenta morbida è stato servito ilLigustro Montescudaio DOC 2005del Podere La Regola, armonico alpalato e dai tannini mai aggressivi,ricco di profumi e sentori. La fra-grante crostata alle confetture di frut-ta, esaltata dal Moscato Passito diPantelleria dell’Azienda Pellegrino,

ha brillantemente chiuso con onore lacena molto apprezzata dai convenuti.Molti i ringraziamenti per ilSommelier Umberto Chericoni che ha

collaborato ad elaborare il percorsoenogastronomico e lunghi applausiper lo chef ed alla brigata di cucina,medesimo riconoscimento al rango diservizio per l’accuratezza dell’esecu-zione delle relative mansioni, il tuttoben coordinato dalla responsabile disala Veronica Bassi. Ottimo il serviziovini espletato dal Sommelier FrancoBarsotti.

Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e Litorale

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La Fisar di Pisa alla maniferstazione“Pisa Unica Terra di Vino 2008

Cena di Gala alla Delegazione di Treviso

La delegazione di Pisa, ha consegnato ilpremio “Il Pisano più schietto”, giuntoalla nona edizione, ai produttori di vinodelle seguenti tipologie:1) Chianti delle Colline Pisane2) Rosso Toscano IGT3) Bianco Toscano IGT4) Montescudaio rosso DOC5) Montescudaio Bianco DOC6) Vinsanto La giuria composta da CiprianoBarsanti, Francesco Bartoletti, LianaBenini, Umberto Chericoni, Paolo DelGuerra, Giuseppe Ferroni, ValdoFilippi, Roberto Menichetti, CristinaMessina, Davide Mustaro, Barbara Poli,Massimiliano Zubboli ha degustato piùdi cento diversi campioni ed ogni giura-to ha assegnato un punteggio per ognidegustazione rigorosamente cieca. Il servizio è stato eseguito daiSommelier FISAR Tiziana Duè eGerardo Lena, coadiuvati dalSegretario della delegazione Vittorio DeSantis e della fisariana GemmaPicciarelli. Al termine la somma dei punteggi dellebottiglie numerate ha definito la classi-fica e solo allora sono state scoperte leetichette, evidenziando le prime posi-zioni che, in riferimento alle tipologie,sono risultate:1) Fattoria di Fibbiano (Terricciola)con: Casalini Chianti Superiore 2007

2) Az. Agr. Pakravan-Papi(Riparbella) con: Cancellaia 2006

3) Fattoria La Regola (Riparbella)con: Lauro 2006

4) Fattoria Poggio Gagliardo(Montescudaio) con: Rovo 2003

5) Fattoria Poggio Gagliardo(Montescudaio) con:Vignalontana 2006

7) Fattoria Sorbaiano (Montecatini Val di Cecina) con:Vinsanto 2002

Per poter degustare in maniera ottima-le ogni tipologia di vino, UmbertoChericoni (FISAR) ha organizzato alristorante “L’Ippodromo”, nella tenutadi San Rossore, la serata di galacostruendo un percorso gastronomicoirto di difficoltà, ma risolto in manierasuperlativa. Ad ogni portata il produt-tore del vino che veniva servito haavuto maniera di illustrarne qualità ecaratteristiche ai convenuti, stringendoancor di più quel legame tra terroir,produttore e consumatore chela delegazione pisana tende sempre arinforzare ed evidenziare attraversoquesto tipo di manifestazioni. Si è ini-ziato con un Carpaccio di suino affumi-cato con scaglie di parmigianoe e fun-ghi di muschio, crostini e crostoni difunghi, salumi e pomodoro abbinato al

Lauro 2006. Poi due primi: Risottomantecato al bianco di Montescudaiocon pecorino del Parco, accompagnatodal medesimo vino e Maccheroni alsugo di caccia e melograno accompa-gnato invece dal Chianti CasaliniSuperiore. A seguire Brasato allaChiantigiana e Cinghiale con polenta eolive nostrali bagnati rispettivamentedal Rovo 2003 e Cancellaia 2006. Perdessert una golosità: Pay Break. Ildolce, di origine contadina siciliana e abase di frutta secca, fu assaggiato dal-l’attuale principe Carlo d’Inghilterrache se ne innamorò e fu da lui portatoin patria dove i suoi cuochi rielaboraro-no la ricetta: niente di più appropriatoper esaltare i profumi e i sentori delVinsanto. Ottimo il servizio vini effet-tuato dai Sommelier Fisar SonjaPistelli, Monica Ruffini e AlbertoNannizzi. Il Delegato Fisar di Pisa Flavio Romboliha quindi ringraziato tutti coloro checon il proprio contributo hanno resopossibile questa bellissima serata: dallagiuria a tutti i Sommelier e coadiuvato-ri; ha salutato la presenza in sala delDelegato A.I.S. Pippo Pagazzo ed haquindi chiamato i produttori a ritirarele targhe d’oro: Giuseppe Cantoni,Leopoldo Papi, Luca Nuti, AndreaSurbone, Alessandra Surbone eMassimo Marchi.

Notizia inviata da Tiziano Taccoladella Delergazione di Pisa

Venerdì 13 giugno 2008 si è svoltapresso l’hotel Primavera di Godega diS. Urbano la cena di gala della dele-gazione provinciale di Treviso.Durante la serata sono stati conse-gnati gli attestati di partecipazione alcorso di analisi sensoriale e al primo esecondo livello dei corsi svoltisi aConegliano, Oderzo e Castelfranco.Sono inoltre stati assegnati i diplomidi sommelier agli allievi che hannosuperato l’esame del terzo livello.Calorosamente accolti dal delegato

provinciale Luciano Cescon, unalunga e qualificata serie di graditiospiti, tra cui il presidente della pro-vincia di Treviso Leonardo Muraro, ilvice-sindaco di Godega GiorgioVisentin, l’assessore al commercio,turismo e valorizzazione dei prodottilocali del Comune di ConeglianoLoris Zava, la dott.ssa AlessandraZorzi della Carpenè Malvolti, il leg-gendario maître fisariano GiancarloMoretto ed il prof. Vanino Negro delCentro Tecnico Nazionale. Assente

per improrogabili impegni di governoil ministro delle Politiche AgricoleAlimentari e Forestali Luca Zaia, cheha inviato comunque un telegrammadi saluto.Il novello sommelier RobertoDonadini ha infine ricevuto il PremioCarpenè grazie al miglior punteggioottenuto all’esame finale del terzolivello.

Notizia inviata dalla Delegazione di Treviso

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Serata Cecchetto per la Delegazione di Treviso

Master per Sommelier in Veneto

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

Mercoledì 2 luglio nella sempreaccogliente cantina di GiorgioCecchetto a Tezze di Piave si è svol-to un interessante incontro cui hapartecipato una folta rappresentan-za di sommelier della delegazione diTreviso. Lo spunto per la serata èstato offerto dalla prossima discus-sione della tesi di laurea della stu-dentessa Lisa Montesel del corso diScienze e Tecnologie Viticole edEnologiche della Facoltà di Agrariadell’Università di Padova.Argomento della tesi il confrontovegeto-produttivo tra quattro clonidi Raboso Piave, il tradizionale R-11 e i più recenti VCR 19, VCR 20

e VCR 43 dei Vivai Rauscedo, l’ul-timo dei quali allevato a Guyot, cor-done speronato e sylvoz. LisaMontesel ha ripreso un argomentogià presentato in una tesi dell’enolo-go Mariano Gallonetto, sviluppan-dolo con approfondimenti e osser-vazioni su esperienze ed esperimen-ti svolti nel corso dell’ultimo annonel vigneto sperimentale diCecchetto. All’incontro hanno par-tecipato i professori ClaudioGiulivo, Vasco Boatto, VaninoNegro e la dott.ssa DeborahFranceschi della Facoltà di Agrariae il dott. Francesco Anaclerioresponsabile della cantina di micro-

vinificazione dei Vivai Rauscedo.La serata si è articolata in una visi-ta della cantina, una degustazionedei quattro diversi tipi di raboso edelle tre versioni del VCR 43 e lacompilazione di un test di preferen-za e a punti, e un momento convi-viale finale in cui Giorgio e suamoglie Cristina (sommelier FISAR)hanno dato prova per l’ennesimavolta di conoscere il senso profondodel temine “ospitalità”, con l’usualegenerosa munificenza.

Notizia inviata dallaDelegazione di Trevisoeeee

Domenica 12 Ottobre presso il ristorante hotelPrimavera di Godega di Sant’Urbano in provincia diTreviso, si e’ tenuto il Master sul Servizio alla qualehanno partecipato le delegazioni di Pordenone,Portogruaro e Treviso che ne e’ stata l’organizzatrice.La giornata di approfondimento e’ stata suddivisa indue parti ben distinte nelle quali sono stati trattatidiversi temi di notevole importanza per la professiona-lita’ del sommelier Fisar.La prima parte e’ stata condotta dalla professoressaBortolas Giuliana, insegnante di ruolo di tecnica e pra-tica di sala e bar all’Istituto Alberghiero di VittorioVeneto, la quale ha illustrato ai presenti la terminologiatecnica legata alla sala, le differenti disposizioni deitavoli con relativi percorsi degli operatori, le possibilisoluzioni di mise en place ed infine i ruoli e le gerarchienel contesto della ristorazione. Prima di congedarsi dalgruppo, la professoressa Bortolas ha dedicato alcuniminuti alle pratiche legate al bar ed alla preparazionedei cocktail, bevanda che raccoglie sempre piu’ consen-si nell’universo giovanile.Nella seconda parte della giornata, il relatore e’ statoPrivitera Mario, sommelier Fisar professionista, Maître

d’Hotel con esperienza pluriennale in strutture alber-ghiere cinque stelle lusso. Privitera ha ben descrittol’attivita’ di gestione di una cantina legata ad un risto-rante o ad un albergo per poi dedicarsi alla spiegazionedettagliata delle varie fasi di un servizio, includendodegli esempi di interazione con il cliente ed il correttocomportamento che deve tenere il sommelier.Mario infine, ha dato dimostrazione pratica della suagrazia nel servire, svelando alcuni piccoli segreti perrendere armonici ed eleganti le movenze dell’operatore.Lo scopo del Master e’ stato quello di aggiornare emigliorare le conoscenze a riguardo delle pratiche diservizio creando la consapevolezza nei partecipanti,entusiasti della giornata, che la professionalita’, l’atten-zione nei particolari e la personalita’ derivata dall’espe-rienza, sono le doti necessarie e distintive di ogni som-melier Fisar. Un ringraziamento particolare e dovuto a Luca che hareso possibile, grazie alla gentile ospitalita’ del ristoran-te hotel Primavera, questo splendido incontro.

Notizia inviata da Zanette Davide della Delegazione di Treviso

ERRATA CORRIGENel numero 6/2008 a pag. 54 nel contributo inviato da Gianfranco Grossi si intende come esatto: “L'enologo di«Tenuta di Poggio», Cipriano Barsanti ha detto: “Tutti noi ci rifacciamo alla scuola filo-australiana. Fare biodi-namica oggi non è una operazione di marketing. Siano stanchi dei vini costruiti. Il vino è il ministro della tavola.La nostra terra è meno rovinata di altre. Un vino veramente interessante lo faranno i nostri figli”.

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La FISAR di Torino alla Food and Hospitaly China 2008 di Shanghai

La Delegazione di Roma consegna i diplomi

La Fisar di Torino è stata chiamata dalPresidente dell’ICIF – Italian CulinaryInstitute for Foreigners Bruno Libralona partecipare all’importante manifes-tazione mondiale di Shanghai effettua-ta dal 4 – 6 dicembre 2008.Nello stand organizzato dall’ICE –Istituto per il Commercio Estero perconto del Ministero dello SviluppoEconomico hanno prestato servizio i

sommelier torinesi Piera Genta edEugenio Cantamessa. I due sommeliererano accompagnati dal Delegato diTorino Roberto Rabachino che è statoimpiegato come oratore in due seminariaperti al pubblico.

Notizia inviata dalla Delegazione di Torino.

È stata organizzata, il 16 novembre 2008, ancora una volta,dalla delegazione F.I.S.A.R. di Roma e Castelli Romani, lacena di consegna dei diplomi per i nuovi sommelier. Si è tor-nati, come dettano le vecchie e buone abitudini, nella splen-dida, storica e lussuosa cornice dell’Hotel de Russie, dellacatena “Rocco Forte Collection”. L’albergo, situato a duepassi dall’incantevole Piazza del Popolo, in Via del Babuino,ex sede storica della R.A.I. con veduta mozzafiato dal Pincio,è stato ed è, da sempre, elegante e tranquillo ritrovo degliartisti che transitano a Roma: da Pablo Ricasso a JeanCocteau, da Igor Stravinsky alla famiglia Romanoff, per arri-vare ai giorni nostri, in cui è ancora prestigiosa dimora diartisti, attori, registi e cantanti. E così, Domenica 16Novembre, i nuovi sommelier, con relativi accompagnatori, sisono ritrovati per festeggiare la fine del corso. Il gruppo eracapitanato dal Delegato Filippo Terenzi, dal direttore di corsoe Consigliere della Delegazione, Antonio Mazzitelli e dallasommelier, ma anche amica e consigliera di tutti i corsisti,Elisabetta Bucci che, sempre presenti in ognuno dei 40incontri, hanno portato questo gruppo al conseguimento deldiploma da sommelier, oltre che in ogni altra occasione che ci

ha visto riuniti, come ledegustazioni di alto livel-lo che si sono svoltedurante l’anno presso lanostra sede. Ma anchenelle tante cene informa-li alla scoperta di nuoviabbinamenti, per nonparlare poi di un Vinitaly

vissuto insieme e delletante cantine che cihanno invitato ed ospita-to nell’ultimo anno. Lacena,vissuta dai parteci-panti in un clima di alle-gria è iniziata con unaperitivo in piedi per poipassare a un antipasto di“baccalà mantecato concrema di ceci” e una “lasagnetta alla marinara”, accompa-gnati da un ottimo Frascati Superiore DOC 2007 della can-tina “Casale Marchese”. Di seguito è stato servito un “risottoalle erbe e funghi porcini” abbinato ad un “Aurente”Chardonnay IGT 2006 della cantina “Lungarotti”. Fra fotodi gruppo e passeggiate nello splendido giardino dell’hotelabbiamo proseguito con una “tagliata di manzo con carciofi”abbinata ad un Nobile di Montepulciano DOCG 2004 dell’a-zienda “Corte alla Flora”. La cena si è conclusa con uno stu-pendo “Tiramisù de Russie” accompagnato da un “AnnoDomini” Ramandolo DOCG 2002 della cantina “AnnaBerra”. Per chiudere, quando ormai ognuno aveva ricevuto ilproprio diploma e tutti i tavoli erano felicemente immersi neiracconti di un anno di corso e di gite, sono stati serviti il caffèed i famosi “Petit Four” dell’Hotel che ci hanno accompa-gnato dolcemente verso la fine della serata. Un ringrazia-mento particolare va a tutta la delegazione della Fisar diRoma, capace di coinvolgere tutti i corsisti ed instaurare unbellissimo clima di amicizia fra tutti noi, cosa questa che valemolto più di qualsiasi diploma.

Questo è l’elencodei nuovi sommelier:Andreini Roberto,Baieri Andrea, Baldini Laura, Barbolla Stefano, Battisti Alessandro, Bernardi Paolo, Bertuzzi Virginia, Biroccio Annamaria,

Caruso Manuela, Catalano Claudio, Clarendon Francesca Romana,Cotroneo Enrico, D’Alessandro Amedeo, Del Buono Ester, Di Lisa Giuseppe, Di Michele Luca, Franzesi Danilo, Galassi Andrea,

Giaganelli Valentina, Guglielmo Manuel, Guidorzi David, Lodo Alessandro, Lugini Domenico,Mancinelli Andrea, Messina Ezio, Nicoletti Daniel, Palozzo Enrico, Pannuti Pia,

Petrella Monica, Rinieri Leonardo,Sculli Mauro, Serrano Nunez Sandra Ximena, Vennettilli Fabio, Vicari Fabrizio, Vinciguerra Maria Gaia.

Luca Di MicheleDelegazione di Roma

Page 54: Il Sommelier nr. 1/2009

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

La delegazione Valdichiana conclude l’anno 2008 inmaniera schioppettante, con un Dicembre ricco diimpegni importanti, qualificanti e professionali.Si comincia a San Quirico d’Orcia con DIVIN ORCIA,manifestazione di presentazione dell’ultima annata

della produzione del vino Orcia doc, la nostra delega-zione ha gestito tutto l’evento dalla presentazione alservizio dei vini durante le conviviali, ma il momentocloù è stata la giornata di sabato 6 Dicembre, doveFisar ha organizzato in sala degustazione separata, lapresentazione ad operatori, giornalisti ed opinion leaderdella produzione di tutte le aziende consorziate. Solodue giorni di riposo ed eccoci impegnati aMontefollonico (il Borgo del Vin Santo) con la 4a edi-zione della manifestazione “lo gradiresti un goccio divin santo?”, dove la Fisar ha partecipato alla selezionedel miglior Vin Santo amatoriale, evento patrocinatodall’Amministrazione Provinc ia le di Siena edall’Amministrazione Comunale di Torrita di Siena esuccessivamente sono state organizzate due degustazio-ni comparative guidate tra due prodotti similari: ilPicolit (vino ospite alla manifestazione) ed il Vin Santo,entrambi provenienti da zone di produzioni diverse. Peril Picolit Colli orientali del Friuli e Collio Goriziano peril Vin Santo Montepulciano ed il Chianti Classico. Tuttie quattro i prodotti sono stati abbinati ad otto tipologiedi formaggi sia nazionali che internazionali, con brevediscussione sull’abbinamento.La “cena in fattoria” è stato il momento di aggregazio-ne sociale, ci siamo ritrovati appunto alla fattoria dellaFratta a Sinalunga, una delle aziende storiche dellaValdichiana per l’allevamento della razza chianina che

dispone di un proprio punto di vendita della carne pro-dotta in azienda con il sistema a filiera corta come siusa dire oggi, o dal produttore al consumatore comeabbiamo fatto noi; infatti il menù preparato dallo chefdella casa, si è snodato tra i piatti tipici dellaValdichiana con il tema unico della carne di chianina sututte le portate, in abbinamento ai vini delle denomina-zioni che ruotano in Valdichiana. Alla fine dulcis infundo, le donne fisariane ci hanno deliziato con la“madia dei dolci”, un assortimento di dolci eccezionalipreparati per l’occasione a cui hanno risposto i sociabbinando Vin Santo di produzione propria; una sfidasimpatica che sarà ripetuta a ruoli invertiti.Durante la conviviale, il Delegato Amedeo Esposito,oltre che ha tracciare il bilancio sull’operatività dellaDelegazione per il 2008, si è soffermato sugli impegniprossimi per la Delegazione, primi tra tutti il rinnovodel consiglio direttivo, la calendarizzazione delle mani-festazioni, l’organizzazione della vita associativa. Haringraziato il consiglio di delegazione per il lavoro svol-to, i sommelier effettivi che con il loro impegno e pre-senza garantiscono una grande visibilità, i soci tutti perla partecipazione, i consiglieri nazionali Masiello eRossi per l’impegno a livello Nazionale, ed un ringra-ziamento particolare al Segretario Nazionale Mario DelDebbio, che ci ha onorato della presenza insieme allasignora Monica. A tutti i migliori auguri per un 2009sereno e pieno di felicità!

Notizia inviata da Nicola MasielloDelegazione Valdichiana

Notizie dalla Delegazione Valdichiana

pagina 52

In Famiglia

Page 55: Il Sommelier nr. 1/2009

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009 pagina 53

La segreteriacomunica

La Fisar e Costa Crociere hanno felicemente rial-lacciato i rapporti in occasione della Crociera deiSapori che ha avuto luogo l’ultima settimana delloscorso mese di novembre ed è stata anche per isommelier Fisar un’esperienza estremamente inte-ressante e positiva. Chi è stato in crociera sa che a bordo le attività ele proposte sono molteplici e molte sono le moti-vazioni che spingono un sempre maggiore numerodi persone a trascorrere in questo modo le proprievacanze o una settimana di tranquillo riposo,momenti spesso arricchiti anche da tematiche spe-cifiche e di approfondimento. Ed è stato proprio ilcaso della prima Crociera dei Sapori. svoltasi abordo della Costa Serena, partita da Venezia il 23novembre, con soste nei porti di Bari, Corfù, LaValletta e Napoli e con approdo finale a Savona il28 novembre.Questa crociera davvero straordinaria, unica nelsuo genere, è stata organizzata dalla TRE DI NOI,Port Shopping&Advertising e Costa Crociere incollaborazione con Unione Italiana Ristoratori eFISAR e ha ospitato grandi Chef italiani e dueSommelier FISAR e precisamente chi scrive, dellaDelegazione di Venezia e Lorenzo Giannone dellaDelegazione di Ragusa, recente vincitore del titolodi Sommelier dell’anno 2008.All’iniziale contributo che sono stato chiamato asviluppare nei giorni di crociera (4 incontri-lezio-ne dedicati alla Storia del Vino, Enologia eViticoltura, Tecniche di degustazione e famigliedei sentori, Tecniche di abbinamento cibo/vino), sisono aggiunti gli impegni pomeridiani legati alledimostrazioni “live” di piccola cucina tenute dagliChef, da noi affiancati nella descrizione dei viniabbinati alle loro creazioni e, nell’occasione,abbiamo illustrato storia e caratteristiche dei vinipresentati. I nostri interventi sono stati apprezzatidal pubblico e dagli organizzatori e le telecameree le interviste fatteci dai giornalisti e dalle emit-tenti televisive a bordo hanno dato ampio risaltoalla presenza della FISAR e reso più incisiva lafilosofia enogastronomia della nostra Federazione.Molto apprezzati e puntuali gli interventi diLorenzo Giannone, il quale sorrideva dalla coper-

tina della rivi-sta IlSommelier dis-tribuita ai par-tecipanti, e colquale ci siamoresi sempredisponibili pers o d d i s f a r ecuriosità vitie-n o l o g i c h e ,offrire consigli e informazioni enogastronomicheanche al di fuori degli spazi organizzati nel pro-gramma (cosa che puntualmente si verificava lasera durante le cene tematiche dedicate aVeneto/Friuli, Piemonte, Sicilia, Liguria,Campania). I dopocena prevedevano delle piace-volissime e frequentate degustazioni di cioccolatoe di Scotch Whisky tenute da Davide Ferrero e daFranco Gasparri ed anche in queste occasioniabbiamo espresso le nostre puntuali impressioni evalutazioni di sommelier sui prodotti presentati,sempre di alta qualità. Una bella esperienza, sia per noi personalmenteche come sommelier Fisar perché ci ha permessodi far conoscere la nostra Associazione a dei pro-fessionisti dell’organizzazione turistica e a un pub-blico di gourmet molto interessato, proveniente daogni parte d’Italia. Un’esperienza che in parte puòessere condivisa da chiunque attraverso il sitowww.rete7.net nella cui sezione 7specials sono dis-ponibili le puntate girate abordo e che sono andate inonda su SKY nel periodo dal23 dicembre al 6 gennaio sulcanale 830 dei palinsestiEuropeo, Americano eCanadese. Inoltre suYouTube digitando Crocieradei Sapori è possibile vederela puntata andata in onda il7 dicembre sull’emittente7Gold.

VeneziaCosta Crociere

da AndreaLamponi

DelegazioneFisar di Venezia

La Crociera dei Sapori, cui hanno partecipatotanti qualificati gourmet, ha visto la Fisarprotagonista in una grande manifestazionericca di seria cultura enogastronomica

La Fisar è salpata da Venezia

con Costa Crociere

Page 56: Il Sommelier nr. 1/2009

Il 2009 è un anno particolarmente importanteper la FISAR. A primavera le elezioni per ilrinnovo delle cariche nei Consigli di Delegazionee poi la grande Assemblea elettiva di Ottobreper il rinnovo del Consiglio Nazionale.

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009

Tutte le delegazioni, infatti, dovranno prov-vedere a convocare l’assemblea dei soci entrola fine del prossimo mese di Aprile. Oltre alconsueto rendiconto economico questaassemblea avrà all’Ordine del giorno un altroparticolare adempimento: l’elezione delConsiglio di Delegazione. Questo momentorappresenta un passaggio cruciale nella vitaassociativa visto che i soci eletti dovrannoguidare la delegazione per i prossimi treanni. Per questo è fondamentale che tuttiapportino il loro contributo. Ricordo cheogni socio ha diritto all’elettorato sia attivoche passivo e che è sempre auspicabile averepersone nuove che si rendano disponibili perfar crescere la Delegazione e di conseguenzal’Associazione. I Delegati e la SegreteriaNazionale sono a disposizione per forniretutte le informazioni necessarie per esercita-re il diritto di voto e per presentare le even-tuali candidature. Sempre nel mese di Aprilesi svolgerà l’Assemblea Nazionale per l’ap-provazione del Bilancio nel corso della qualesi svolgeranno le elezioni per il rinnovo dellecariche del Collegio dei Revisori e delCollegio dei Probiviri. L’Assemblea di Aprilesarà oltremodo importante quest’anno. Saràinfatti la prima occasione per riunire iConsigli di Delegazioni neoeletti, per cono-scere i nuovi delegati e consolidare i legamicon i confermati. Verrà presentato il nuovoRegolamento che, unitamente alle novitàinformatiche attuate in queste settimane,condiviso pienamente da tutti, consentirà dipartire subito con la giusta convinzione perla crescita della nostra Associazione. La con-vocazione è prevista per il giorno 19 aprile

2008 presso l’Hotel Together FlorenceInn - Via A. De Gasperi, 6 - 50012 Bagnoa Ripoli-Firenze. Nel prossimo mese diOttobre infine, la grande Assemblea ElettivaNazionale nella quale i soci saranno chiama-ti ad eleggere l’intero Consiglio Nazionale.Ricordo che potranno esercitare il diritto divoto tutti i soci in regola con la quota asso-ciativa. (fa fede il termine ultimo entro ilquale deve essere inviata la convocazionedell’Assemblea: 10 giorni prima dello svogli-mento nel caso di assemblea di delegazione,30 giorni prima nel caso di AssembleaNazionale). Coloro che per svariati motivinon potessero essere presenti all’assemblea,potranno avvalersi del diritto di voto perdelega, conferendo ad altro socio, secondo lemodalità stabilite, la delega a votare per loronell’Assemblea Elettiva. Tra le ultime bellenovità vorrei segnalare la rinnovata collabo-razione con la Costa Crociere. AndreaLamponi ed il sommelier dell’anno in caricaLorenzo Giannone hanno fatto onore allaFISAR intrattenendo con grande professio-nalità gli ospiti della Crociera dei Saporicontribuendo ad esportare la nostra cultura.Un grande ringraziamento infine, vogliofarlo a tutti i sommelier che prestano servi-zio, molto spesso solo per passione, nellevarie manifestazioni. È da loro che dobbia-mo sempre ripartire, perché loro sono l’im-magine della FISAR. Ci sono veramentetante cose da fare in questo 2009 che neces-sitano dell’impegno di tutti, ed ognuno di noicon le proprie attitudini e qualità può dare ilproprio contributo a far grande questaFISAR. Credetemi: “si può fare”!

pagina 54

La segreteriacomunica

parola ai SociLa parola ai Soci

“Ci sonoveramente tantecose da fare inquesto 2009che necessitanodell’impegno ditutti,,

di Mario Del Debbio

Page 57: Il Sommelier nr. 1/2009

La formazione professionale del sommelier non si conclude con il com-pletamento del corso anzi, soprattutto per coloro che si rendono disponi-bili ad indossare la divisa di servizio, la fine del corso è solo … l’inizio!

Esattamente un anno fa, il ConsiglioNazionale deliberava la nuova struttura opera-

tiva per i servizi dei sommelier. Iniziare ad operare connuove procedure dopo anni ed anni di abitudini consoli-

date non è mai un qualcosa di facile. Specie quando questeprocedure prevedono cambiamenti da attuarsi in tutte le dele-gazioni e che quindi devono adattarsi alle molteplici realtà localidella nostra associazione. Credo però, che questo cambiamentofosse assolutamente necessario. La mutata realtà del panorama dellemanifestazioni enologiche con una richiesta sempre crescente di ope-ratori professionisti e professionali non poteva più restare inascoltata.Nemmeno era pensabile di continuare ad inviare gruppi, anche nume-rosi, di sommelier che spesso, nonostante la buona preparazione, risul-tavano poi poco omogenei. Da questo è nata la richiesta di individuareun Responsabile dei Sommelier, una persona di fiducia del Delegato chesi occupasse esclusivamente di seguire i sommelier che prestano servizio,e successivamente codificare una struttura di carattere nazionale. Lacreazione di questa struttura con l’istituzione della “Brigata di Servizio”e la consegna del “libretto del sommelier” contenente tutte le regole diservizio rappresentano solo il primo passo verso quello che dovrà diven-tare un impegno a 360 gradi della FISAR. Un forte aiuto arriverà sicura-mente dalla nuova gestione on-line dei soci. Attraverso internet sarà pos-sibile mantenere aggiornato in tempo reale l’albo di sommelier (a curadelle delegazioni stesse) e sarà possibile contattare immediatamente tuttigli iscritti, sia per inviare loro notizie, aggiornamenti, news, sia perrichiedere disponibilità in caso servizi nazionali. A tutto questo dovran-no aggiungersi master e seminari di accrescimento professionale. Uncostante aggiornamento per i sommelier, che li renda il nostro vero fioreall’occhiello. D’altronde i recenti impegni che ci hanno visto protagonisti,vedi presentazione guida Espresso e Sensofwine, dimostrano che siamosulla strada giusta.

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eniotseglla deopan).c eci,tou vropeu

)55) a da 2i)rtrti)pe co0 di 2

LA BRIGATA DI SERVIZIO

ancoraGrazie!

Roma, 29/30 Novembre

COORDINATOREUNICOLuigi Mastrocicco

ASSISTENTECOORDINATOREClaudia Marinelli

CAPI SERVIZIOAntonio MazzitelliFilippo Terenzi

FISAR ROMAEnrico Alessandrini Irene Ambrosini Maurizio BassoVirginia Bertuzzi Sandro Cafasso Andrea Camollacci Mirko Camollacci Gabriele Cappuccini Eugenia Castellucci Cinzia Cervi Giampaolo Cesarei Salvatore Cicciari Franco Colibazzi Paolo Condrò Cristina De Razza Raimondo Della Pietra Luca Di Michele Riccardo Esposito Daniela Fabriani Rita Favara Gianluca Fontana

Mara Gagliardi Federico Gargano Katia Gerard Giubbini EnricoSilvia Iessi Fara Mancini Giovanni Maraffa Paola Mastrocicco Marina Messina Loredana Mollo Siretta Onofri Giorgio Pagani Pia Pannuti Francesco Radiciotti Enrico Rastelli Maria Grazia Ricci Lucia Riva Giovanna Ronsisvalle Alessandro Rossi Maria Serena Spaccino Elena Toschi Tony Vitale

FISAR ORVIETO Fabrizio Bellini Elisabetta Bellocchio Roberto Belsole Natale Cadamuro Alessandro Ceci Domenico Colombi Cristina Crispo Amilcare Frellicca Graziella Gasparri

Luigi Lodola Gianluca Pepe Leonardo Pimpolari Enzo Stopponi Vittorio Tarparelli Fulvio Vecchi

FISAR VITERBOCristina Baglioni Alessandro Fedeli

FISAR PONTEDERAFrancesca Corsi

FISAR LIVORNOCarlo Rampone

FISAR LATINAMarcello Cimadon Bruno De Falco Andrea Di Lorenzo Alberto Libralesso Gianluca Torri

FISAR FIRENZEAndrea Micheli Rocco Padula Matteo Pucci

FISAR CIVITAVECCHIADario Cirilli Tommaso Lelli Roberto Morasca Letizia Nesta Antonio Vaia

Page 58: Il Sommelier nr. 1/2009

Il Sommelier - Anno XXVII - n. 1/2009pagina 56

F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIERALBERGATORI RISTORATORI

La segreteriacomunica

Page 59: Il Sommelier nr. 1/2009

Via A. De Gasperi, 6Bagno a Ripoli (FI)

Tel. +39 055 6822000

XXXVIIIAssembleaNazionale F.I.S.A.R.

I soci potranno ritirareil programma completoed il modulo prenotazionepresso le rispettivedelegazioni oppurescaricarlo direttamentedal sito ufficiale:www.fisar.com

19 Aprile22 00 00 99

Page 60: Il Sommelier nr. 1/2009

Grana del Perlage

Persistenza del Perlage

SCHEDA DI DEGUSTAZIONE DEI VINILuogo:

Denominazione:

Produttore:

Limpidezza

Trasparenza

Fluidità

Tonalità

Intensità

Natura del profumo

Intensità

Complessità

Morbidezza

Zuccheri

Corpo

Elementi di Morbidezza Elementi di Durezza

Stato evolutivo

Considerazioni finali

VINO:

ESAMEVISIVO

ESAMEOLFATTIVO

ESAMEGUSTATIVO

SENSAZIONIRETRO

OLFATTIVE

Effervescenza

Intensità

Qualità

(P.A.I.)

Equilibrio

Fin di bocca

Aroma di bocca

Data:

Classificazione Tipologia Annata

Mattino Pomeriggio

Alcol vol.% Temp. °C:

BiancoD.O.C.G.

Altro

Rosato Rosso Spumante Frizzante

Colore

Franchezza

Finezza

Qualità

D.O.C. I.G.T.

Alcolicità

Sapidità

Tannicità

Acidità

F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI ctn 08.07

Ragusa

Azienda Al-Cantàra - RandazzoLimpidoPoco trasparente

Rosso rubino caricoMolto intenso

Denso

Molto intensoSchietto

Fruttato di frutta rossa matura e sottobosco. Speziato di vaniglia, Tabacco,Minerale. Leggere note canforate e sulfuree.

CaldoPoco morbidoSeccoSufficientemente equilibrato

Vino di grande potensialità, sicuramente longevo, che lascia la bocca asciutta, con piacevoli retrogusti di tabacco.

Fresco vivoSapidoTannico

Molto intensoFineMolto Persistente

Complesso

Strutturato

Fine

Etna Rosso D.O.C. O’ Scuru O’ Scuru

4/10/2008

13,5

2005

18

Giovane

“Vini forgiati dal fuoco”Schede Degustazione dei vini dell’Etna

Aziende:

Al-Cantàra, Barone di Villagrande,

Cottanera, Edomè,

Tenuta S. Michele

Azienda

Al-Can

tàra

Page 61: Il Sommelier nr. 1/2009

Grana del Perlage

Persistenza del Perlage

SCHEDA DI DEGUSTAZIONE DEI VINILuogo:

Denominazione:

Produttore:

Limpidezza

Trasparenza

Fluidità

Tonalità

Intensità

Natura del profumo

Intensità

Complessità

Morbidezza

Zuccheri

Corpo

Elementi di Morbidezza Elementi di Durezza

Stato evolutivo

Considerazioni finali

VINO:

ESAMEVISIVO

ESAMEOLFATTIVO

ESAMEGUSTATIVO

SENSAZIONIRETRO

OLFATTIVE

Effervescenza

Intensità

Qualità

(P.A.I.)

Equilibrio

Fin di bocca

Aroma di bocca

Data:

Classificazione Tipologia Annata

Mattino Pomeriggio

Alcol vol.% Temp. °C:

BiancoD.O.C.G.

Altro

Rosato Rosso Spumante Frizzante

Colore

Franchezza

Finezza

Qualità

D.O.C. I.G.T.

Alcolicità

Sapidità

Tannicità

Acidità

F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI ctn 08.07

Ragusa

Azienda Barone di Villagrande - MiloLimpidoTrasparente

Giallo paglierino con riflessi giallo tenueIntenso

Poco denso

IntensoSchietto

Floreale di zagara ed oleandro. Fruttato di frutta gialla matura, speziato di vaniglia con richiami di minerale.

CaldoRotondoSeccoEquilibrato

ProntoVino di spessore, con grande carica olfattivo, gusto di buona piacevolezza. Leggermente corto. Lascia la bocca pulita con retrogusto di mandorla amara.

Fresco vivoSapido/

IntensoFineSufficientemente persistente

Complesso

Di corpo

Fine

Etna Bianco Superiore D.O.C. (vitigno Caricante)

4/10/2008

12

2007

10

Azienda B

arone di VillagrandeAzienda A

gricola Cottanera

Grana del Perlage

Persistenza del Perlage

SCHEDA DI DEGUSTAZIONE DEI VINILuogo:

Denominazione:

Produttore:

Limpidezza

Trasparenza

Fluidità

Tonalità

Intensità

Natura del profumo

Intensità

Complessità

Morbidezza

Zuccheri

Corpo

Elementi di Morbidezza Elementi di Durezza

Stato evolutivo

Considerazioni finali

VINO:

ESAMEVISIVO

ESAMEOLFATTIVO

ESAMEGUSTATIVO

SENSAZIONIRETRO

OLFATTIVE

Effervescenza

Intensità

Qualità

(P.A.I.)

Equilibrio

Fin di bocca

Aroma di bocca

Data:

Classificazione Tipologia Annata

Mattino Pomeriggio

Alcol vol.% Temp. °C:

BiancoD.O.C.G.

Altro

Rosato Rosso Spumante Frizzante

Colore

Franchezza

Finezza

Qualità

D.O.C. I.G.T.

Alcolicità

Sapidità

Tannicità

Acidità

F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI ctn 08.07

Ragusa

Azienda Agricola Cottanera - C.da Iannazzo - Castiglione di SiciliaLimpidoTrasparente

Rosso rubino caricoIntenso

Denso

ProfondoSchietto

Fruttato con ribes maturo. Boisé. Speziato con pepe e leggero tabacco.Balsamico con richiamo al minerale.

Molto caldoPoco morbidoSeccoSufficientemente equilibrato

Data la grande presenza di polifenoli ed estratto è un vino che può migliorare le sue qualità intrinseche, soprattutto a livello gustativo. Poco equilibrio acidità-tannino. Vino robusto e di classe.

Fresco vivoSapidoTannico

Molto intensoMolto finePersistente

Complesso

Robusto

Molto fine

Etna Rosso D.O.C. l’Ardenza (vitigno Mondeuse)

4/10/2008

14

2005

18

Giovane

Page 62: Il Sommelier nr. 1/2009

Grana del Perlage

Persistenza del Perlage

SCHEDA DI DEGUSTAZIONE DEI VINILuogo:

Denominazione:

Produttore:

Limpidezza

Trasparenza

Fluidità

Tonalità

Intensità

Natura del profumo

Intensità

Complessità

Morbidezza

Zuccheri

Corpo

Elementi di Morbidezza Elementi di Durezza

Stato evolutivo

Considerazioni finali

VINO:

ESAMEVISIVO

ESAMEOLFATTIVO

ESAMEGUSTATIVO

SENSAZIONIRETRO

OLFATTIVE

Effervescenza

Intensità

Qualità

(P.A.I.)

Equilibrio

Fin di bocca

Aroma di bocca

Data:

Classificazione Tipologia Annata

Mattino Pomeriggio

Alcol vol.% Temp. °C:

BiancoD.O.C.G.

Altro

Rosato Rosso Spumante Frizzante

Colore

Franchezza

Finezza

Qualità

D.O.C. I.G.T.

Alcolicità

Sapidità

Tannicità

Acidità

F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI ctn 08.07

Ragusa

Cantine Edomè s.s. - PassopisciaroLimpidoTrasparente

Rosso rubino tendente al granatoIntenso

Poco denso

ProfondoMolto schietto

Speziato con richiami di liquirizia, vaniglia e pepe. Fruttato di frutta rossa maturae cotta, prevalenza di ciliegia e prugna.

CaldoRotondoSeccoEquilibrato

Vino di gran classe, espressione del territorio, con un ventaglio olfattivo notevole. Grande concentrazione, ricco di estratto.

FrescoSapidoGiustamente tannico

IntensoMolto fineMolto persistente

Complesso

Strutturato

Fine

Aitna Sicilia Rosso

4/10/2008

13,5

2005

18

Pronto

Azienda

Edo

Grana del Perlage

Persistenza del Perlage

SCHEDA DI DEGUSTAZIONE DEI VINILuogo:

Denominazione:

Produttore:

Limpidezza

Trasparenza

Fluidità

Tonalità

Intensità

Natura del profumo

Intensità

Complessità

Morbidezza

Zuccheri

Corpo

Elementi di Morbidezza Elementi di Durezza

Stato evolutivo

Considerazioni finali

VINO:

ESAMEVISIVO

ESAMEOLFATTIVO

ESAMEGUSTATIVO

SENSAZIONIRETRO

OLFATTIVE

Effervescenza

Intensità

Qualità

(P.A.I.)

Equilibrio

Fin di bocca

Aroma di bocca

Data:

Classificazione Tipologia Annata

Mattino Pomeriggio

Alcol vol.% Temp. °C:

BiancoD.O.C.G.

Altro

Rosato Rosso Spumante Frizzante

Colore

Franchezza

Finezza

Qualità

D.O.C. I.G.T.

Alcolicità

Sapidità

Tannicità

Acidità

F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI RISTORATORI ctn 08.07

Ragusa

V.Q.S.

Azienda Tenuta S. Michele - S. VenerinaBrillanteTrasparente

Giallo paglierino caricoIntenso

Scorrevole

IntensoSchietto

Fruttato di mela gialla con richiami di pesca matura. Speziato. Leggera vaniglia.Biscotto. Lievito.

CaldoPoco morbidoSeccoSufficientemente equilibrato

Vino spumante di grande spessore, leggermente disarmonico a livello gustativo per acidità in eccesso. Piacevole le sensazioni retrolfattive che esaltano le qualità olfattive iniziali. Lascia la bocca piacevolmente asciutta.

Fresco vivoSapido/

IntensoFinePersistente

Complesso

Di corpo

Fine

Molto fineMolto persistente

Murgo Brut Millesimato (Nerello Mascarese vinificato in bianco)

4/10/2008

13

2005

8

Pronto

Tenuta S. M

ichele

Page 63: Il Sommelier nr. 1/2009

Scopri con la nuova linea Collezione un'esperienza sensoriale unica:

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P

Page 64: Il Sommelier nr. 1/2009