2011-10-23 Il Mio Amico James Dean

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    LA DOMENICADIREPUBBLICA DOMENICA 23OTTOBRE11NUMERO 349

    CULT

    La copertina

    BYRNE E VIDETTI

    La canzone globalecos la world music

    diventata la nostracolonna sonora

    Il libro

    FRANCO MARCOALDI

    Troppa felicitlincredibilearte del raccontodi Alice Munro

    Allinterno

    La mostra

    ANNA OTTANI CAVINA

    Nella galleriadei ritrattifatta dai maestridel Quattrocento

    Il teatro

    RODOLFO DI GIAMMARCO

    Sulla scenaVia col vento

    si trasformain un burlesque

    Il Nobel Laughlin

    Il nuovo petroliocrescer sugli alberi

    Next

    CARLO PETRINI

    e FEDERICO RAMPINI

    Monica Vitti,quando la bellezzasa far ridere

    Spettacoli

    NATALIA ASPESI

    e MONICA VITTI

    Ripenso continuamente al giorno in cui JimmyDean ci lasci. Mi trovavo a Los Angeles, ospi-te di mio cugino Arthur Loew. Presi io la te-lefonata. Dallaltro capo del filo cera Henry

    Ginsberg, produttore de Il gigante, il film a cui stava lavorando. Midisse solo: The kid is dead, il ragazzo morto. Capii subito di chiparlava. Uscii e cominciai a passeggiare a casaccio, intorno a me tut-to sembrava normale. Molte ore pi tardi, la radio diede la notizia delsuo schianto con la Porsche a Cholame, California: e giovani, adulti,bambini si riversarono in strada. Piangendo, abbracciandosi, suo-nando i clacson delle auto per esprimere il dolore e la rabbia. Io rive-

    devo dentro di me solo immagini piene di vita: la sua energia, glischerzi infantili, il modo in cui arrivava rombando, con la moto, finquasi dentro il soggiorno di casa. Sempre imprevedibile, inafferra-bile: duro e dolce, allo stesso tempo.

    (segue nelle pagine successive)

    CLAUDIA MORGOGLIONE

    20 MAGGIO 195?

    Caro Re del Bosco:E-je! E-je a te. Un equilibrio nelle dualit sovrinten-de a questa epistola. Asmodeo e le sue arpie sono inpensione al momento. I miei wooh-ha metafisici si

    sono assoggettati a sfumature leggermente spirituali. Fortunata-mente ho incontrato scarso successo nel sormontare il mio taber-nacolo finanziario. Ti spedisco linteresse sulla mia vita. 12,50 dol-lari, beh, sic transit gloria mundi.

    Qui me la sto cavando molto bene. Ho debuttato a Bway e so-no stato generosamente applaudito dai critici. Nemine contradi-cente, nemine. Guadagnato da vivere recitando. Comportamen-

    to di e per altre persone. Non so chi sono io veramente, ma nonimporta, pro bono publico. Viva televisione. $$$$$. Non ci sonodavvero opportunit di grandezza in questo mondo.

    (segue nelle pagine successivecon un articolo di GIUSEPPE VIDETTI)

    JAMES DEAN

    Gli ultimi mesi,la fine improvvisa,

    una lettera segretaStewart Stern, sceneggiatoredi Giovent bruciata,svela il ragazzo dietro il mito James

    Il mioamico

    Dean FOTOEVERETT

    Lintervista

    SUSANNA NIRENSTEIN

    Jaimy GordonFantini e cavalliecco come ho vintoil Book Award

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 23 OTTOBRE 2011

    The kid is dead, gli dissero al telefonoCapii subito di chi stavano parlando

    Stewart Stern, sceneggiatore di Giovent bruciata, ricorda coslamico Jimmy. E consegna a Repubblica una lettera ineditache getta nuova luce su una storia mai chiarita

    La copertinaJames Dean

    (segue dalla copertina)

    Diverso dal clich di nevrotica fragilitche gli hanno affibbiato. StewartStern racconta il suo amico JamesDean. un ritratto inedito dellatto-re quello che emerge dalle parole diStern sceneggiatore di Giovent

    bruciata, candidato agli Oscar per Teresa, autore di script ce-lebri comeLa prima volta di JenniferoThe Last Movie. Un re-soconto appassionato, affidato aRepubblica e centrato sugliultimi mesi di vita del divo. Stern non omette neppure i temipi controversi, come la presunta omosessualit nascosta diDean (Non ne ho mai avuto sentore) o il rapporto intenso emorboso che lo legava dallinfanzia al reverendo James

    DeWeerd (Spero che il pastore lo amasse solo come un fi-glio). Occasione per questa chiacchierata con lormai ot-tantottenne scrittore di cinema, la sua trasferta italia-na per presentare Hollywood bruciata Ritrattodi Nicholas Rayal prossimo Festival di Roma.

    Memoria di ferro, spesso commossofino al pianto, Stern comincia la suarievocazione di Dean dal pri-mo incontro: Veniamopresentati a un party di GeneKelly. Cera anche MarilynMonroe. Poi, non so perch, ciritroviamo soli in una stanza. En-trambi imbarazzati, senza saperecosa dire. Allimprovviso lui imita ilverso di una mucca: muuuu E allo-ra io rispondo con il beeeedi una peco-ra. Siamo diventati amici cos. Qualchegiorno pi tardi, Jimmy mi viene a prende-re e mi porta allanteprima di un film, senzadirmi quale. Scavalca il red carpet e mi trascina in sala. Il filmeraLa valle dellEdene lui era lattore protagonista. Capisce?Per lui tutto era come un gioco. Jimmy per molti versi si com-portava come un bambino. Non stava mai fermo, quando civeniva a trovare si nascondeva in bagno, si arrampicava da unpiano delledificio allaltro. Poi tornava tutto sorridente, co-me se nulla fosse.

    Un eterno ragazzino. Se solo fosse sopravvissuto, Dean og-gi avrebbe ottantanni. E invece perde la vita il 30 settembre1955, e diventa leggenda. Un mese dopo esce nelle sale Gio-vent bruciata, diretto da Nicholas Ray: un successo plane-tario. Un po per leco mediatica della scomparsa del suoeroe. Un po per la sua potente rappresentazione del ribelle

    senza una causa (Rebel Without a Causefu il titolo originariodel film). Credo che saremmo potuti restare amici fino a og-gi sostiene chi quel fi lm lo scrisse tutto successo trop-po velocemente per Jimmy: larrivo a New York dallIndianain cui era cresciuto, il teatro, i l primo exploit conLa valle del-lEden di Elia Kazan, la trasformazione in star alla pari conMarlon Brando... Lui faceva di tutto per piacere a Brando,Marlon invece lo considerava una minaccia.

    Ma lastro nascente di Hollywood non era affatto unani-ma soltanto fragile e tormentata come spesso ci stata ri-mandata, non somigliava allimmagine riflessa dal grandeschermo: Altro che debole racconta Stern aveva une-nergia, una forza a cui non ci si poteva sottrarre. Era un tipotosto, insomma. Con un senso dellumorismo sboccato, vol-gare, senza alcuna educazione formale se vedeva entrareuna donna in una stanza non si sognava neppure di alzarsi.Una volta, mentre girava la scena dei coltelli di Giovent bru-ciata, Ray ordin lo stop. Jimmy gli si rivolt contro: disse chequando lui entrava nei panni di un personaggio nessuno almondo poteva osare interromperlo. E il regista dovette ade-guarsi. Anche sulle strade della California, sulle moto digrossa cilindrata, si comportava da duro: Veniva a prender-mi e mi faceva montare in sella per prendere a tutta velocit itornanti nei dintorni di Los Angeles. Io ero terrorizzato, ma

    poi tutto finiva con delle grandi risate.E questa solo una delle facce della medaglia. Perch Deanera anche capace di una grande dolcezza. Ricordo ad esem-pio la tenerezza che gli ispiravano i bambini. In particolareuna piccola di cinque anni, figlia del musicista e amico Oscar

    Levant. Jimmy andava la sera a casa sua, saliva dalla piccolaal piano di sopra e le leggeva delle storie fino a farla addor-mentare. Ecco, lui era anche questo. Era rimasto un ragazzi-no ansioso di dare e di ricevere affetto. Del resto era cresciu-to senza genitori, allevato dagli zii. E proprio allinfanzia, se-gnata dalla morte della madre, i biografi pi scandalistici fan-

    no risalire le prime manifestazioni della sua presunta omo-sessualit. Su questo Stern categorico: Labbiamo fre-quentato quasi ogni giorno per molti mesi, lo abbiamo avutoospite tante volte a casa, ma giuro che n io, n mio cugino

    Arthur, abbiamo avuto sentore di una sua omosessualit.Jimmy stato compagno di stanza a New York di un altro miocarissimo amico: nemmeno lui ha avuto questa impressio-ne. vero invece che era un uomo sensibile. E anche un op-portunista. Pi controverso laltro punto su cui il gossip po-stumo si scatenato: la natura del legame fortissimo tra lat-tore e il reverendo dellIndiana, James DeWeerd. Il suo con-sigliere spirituale, il pastore metodista che celebr i suoi fu-nerali; ma che, secondo alcuni, abus sessualmente di Deanragazzino. Interpellato anche su questo, Stern non si sottrae:Possiedo due lettere autografe indirizzate da Jimmy aDeWeerd. Una quella che ho consegnato al vostro giornale(e che pubblichiamo in queste pagine, ndr), pi allegra espensierata; nellaltra, che preferisco tenere privata, il mioamico, a New York, si lamenta delle avancesche riceveva dauomini pi vecchi di lui. Segno di una grande confidenza colsuo corrispondente. Quanto al presunto legame erotico,Stern ammette indirettamente questa possibilit: Se secon-do me il pastore amava Jimmy solo come un figl io? Io lo spe-ro, ma non lo so. Posso dire che aveva un potere ipnotico su

    di lui. E so pure che Jimmy, nella sua adolescenza, ogni tantoscappava dalla fattoria degli zii per ritornarci uno o due gior-ni dopo. Ma io l non cero, e non posso sapere cosa facessedurante quelle fughe.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    CLAUDIA MORGOGLIONE

    IL DOCUFILM

    Hollywood bruciata Ritrattodi Nicholas Ray, scritto e direttodallitaliano Francesco Zippel,viene presentato in anteprimamondiale il prossimo 28 ottobre,alle 20,30, al Festival di Roma,nellambito della sezione Extracurata da Mario SestiCi sar anche un incontropubblico con Stewart Stern,sceneggiatore di Giovent

    bruciata e amico personaledi James Dean. Ampio spaziodel docufilm viene dedicatoalla genesi e alla lavorazioneproprio di quella che restalopera pi famosa di RayDopo il passaggio Festival,il documentario verr trasmessoin prima tv su Studio Universal il canale televisivo dedicatoal grande cinema classico,

    e che ha anche prodottoil film il prossimo7 novembre, alle 21,15

    Vi raccontoil ragazzo ribelle

    I DOCUMENTI

    La sceneggiatura originalediRebel Without a Cause,una lettera di Stern a Deane una dedica della Wood a SternNella foto grande, James Deansul set di Giovent bruciataNella piccola, la prima letturacollettiva del copione. Da sinistrain senso orario: Nicholas Ray

    (di spalle con camicia bianca),Stewart Stern (proteso in avanti),James Dean e una sorridenteNatalie WoodQui sopra, lo sceneggiatore oggi

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 23 OTTOBRE 2011

    (segue dalla copertina)

    Non ho nessun odium theologicum,ma anche tu sei una vittima del vive-re stupido. Siamo infilzati a un unci-

    no di condizionamento. Un pesce che inacqua non pu scegliere chi . Genio vor-rebbe che nuotasse nella sabbia. Noi siamopesci e affoghiamo. Viva atomo.

    Restiamo in un unico mondo e ci inter-roghiamo. Gli ospiti viaggiano e sono stan-chi. Tutta la creazione terrestre dellamente, e la mente malata. Al fortunatoviene insegnato a chiedere perch. Nes-

    suno in grado di rispondere. Non pu fa-re altro che studiare a fondo lo status quo. Zowie! Trova ilvuoto, trova il vuoto, trova il vuoto, divorzia da te stesso. Im-magina, crea, dormi i l giorno, stai sveglio la notte. Venera le

    convenzioni e maledicile.Secundum artem

    JAMES DEAN

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Hollywood non lavrebbe permesso

    Lo star system era protettivo al puntoche una lettera come quella indirizzatada James. Dean al reverendo DeWeerd(che qui a fianco pubblichiamo) non avrebbemai visto la luce. Jimmy era una splendidapromessa e quel tono confidenzialenon sarebbe sfuggito alle giornaliste-iene.La missiva fu spedita allepoca del debuttoa Broadway; pochi mesi dopo, a Hollywood,sarebbe diventato idolo e sex symbol.Nel 1956 al primo biografo William Blastnon pass neanche per la mente di rivelarela loro relazione. Sarebbe stato linciato.Lo fece pi tardi, in un secondo libro,in cui parl anche della liaisonche Dean ebbe col produttore Rogers Brackett.Ma lattore non disdegnava relazionicon i colleghi, come si poi appresodalle biografie di Anthony Perkins, PaulNewman e Marlon Brando. Il primoa rivelare che ladolescente Dean era stato

    iniziato da De Weerd fu il biografo PaulAlexander in Boulevard of Broken Dreams

    e solo dagli anni 70 quando

    il regista Nicholas Ray ammiseche Jimmy era gay si sollevatolo sciocco dibattito sulla sessualitdel divo. Darwin Porter, lultimobiografo di Newman, ha scopertoche negli anni newyorchesiDean aveva una relazione fissacol quattordicenne Sal Mineo.Al punto che quando fu chiamatoa Hollywood affid Sal alle curedi Paul. Elizabeth Taylor, amicadi tutti, disse: Era molto difficilenel nostro ambiente rendere pubblicala propria omosessualit.Monty (Clift), Jimmy (Dean) e Rock(Hudson) si confidavano con me perchero pi aperta degli altri.Allepoca era difficile fare coming outa Hollywood. Oggi, impossibile.Dovremo attendere altre biografiepost-mortem per sapere chi. E con chi.

    (giuseppe videtti)

    FOTOBOBWILLOUGHBY/PHOTOMASI

    Dormi il giorno,stai sveglio la notte

    LA LETTERA

    Concessa da Stern

    aRepubblica, ecco la versioneoriginale della lettera scrittada James Dean a DeWeerd

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    DOMENICA 23 OTTOBRE 2011

    PatagoniaIn

    Ultima corsa sul treno della steppa

    LUIS SEPLVEDA

    LUIS SEPLVEDA

    I luoghiCome Chatwin

    Sapevamo che la Trochita partiva da ElMaitn il marted con patagonica pre-cisione, fra le otto del mattino e mezzo-giorno, e che dopo aver raggiuntoEsquel ritornava il gioved, mettendosiin marcia con identica puntualit per

    ripercorrere al contrario i trecentocinquanta chi-lometri a cui erano stati ridotti, dopo le privatizza-zioni e la morte delle ferrovie argentine, gli origina-ri millesettecento del Patagonia Express.

    Quella mattina la stazione appariva stranamen-te deserta. Da quanto ci risultava, il vecchio trenocontinuava a essere lunico mezzo di trasporto pergli abitanti di El Maitn che dovevano andare aEsquel a comprare beni di prima necessit, a farsivedere dal medico o a lottare contro la burocrazia.La biglietteria era chiusa e cos cominciammo adaggirarci per la stazione senza incontrare nessuno,finch non arrivammo davanti allofficina e sen-timmo la musica di una radio e delle voci. Era un ca-pannone enorme e l, fra tonnellate di metallo ar-rugginito, una locomotiva a vapore che mostravaparte delle sue viscere dacciaio e tre vagoni di le-gno, scorgemmo un gruppo di uomini vestiti con la

    classica tuta blu dei meccanici.Cosa raccontate di bello, ragazzi? ci salut uno

    di loro vedendoci. Rispondemmo al saluto e subi-to fummo invitati a bere mate e a mangiare pane eformaggio.

    Possiamo sapere cosa vi porta da queste parti?chiese un altro.

    Il treno. Ci hanno detto che partiva oggi perEsquel. Il nostro piano di lavoro per quel giornoera abbastanza semplice: il mio socio avrebbe fat-to il viaggio a bordo, scattando foto in interno,mentre io lo avrei seguito in automobile. Saremmo

    rimasti a Esquel fino al gioved e poi saremmo rien-trati al contrario, io in treno riempiendo di appun-ti la mia Moleskine, e il mio socio in macchina, scat-tando foto in esterno.

    vero. Partiva oggi, ma non partito e non par-tir dichiar uno dei meccanici.

    E quando parte? domandammo.Questo non lo sa nessuno. charteado spieg

    uno dei pi giovani.Charteadodachartear? indag il mio socio.S, dachartear, un nuovo verbo maledetto deri-

    vato a sua volta da charter. Unassociazione dioziosi milionari texani amanti delle ferrovie a va-pore avevano charteado il Patagonia Express per

    un periodo indefinito, senza curarsi del fatto che gliabitanti di El Maitn, Esquel, orquinco e Lelequesarebbero rimasti senza il loro unico mezzo di tra-sporto. Erano ormai undici giorni che la Trochitaera in mano a quei turisti e i ferrovieri, senza na-scondere la loro rabbia, cercarono di consolarcisuggerendoci una soluzione.

    Oggi arriva uno di quelli. Credo che sia cubanoo dominicano, il loro interprete. Parlate con lui eforse vi lasceranno salire sulla Trochita disse Mar-celo. Decidemmo di aspettare linterprete chiac-chierando con il gruppo. Come tutti i patagoni, c ia-

    scuno di loro aveva qualcosa da raccontare, ma di-scorrevano lentamente, come per non dare im-portanza a quello che dicevano.

    Avete visto la locomotiva che stiamo riparan-do? un gioiello, una Maffei 350, tedesca, costrui-ta nel 1915. Non ci sono pi macchine del genere innessun posto al mondo. Ne abbiamo due e sonoparte della storia della Trochita. [...]

    Larrivo di un insolente fuoristrada con lucci-canti paraurti cromati e fari sul tetto spense lalle-gria nel capannone. Lautista faceva anche da in-terprete e parlava con un inconfondibile accentocubano. Con un gesto interruppe le dimostrazionidi servilismo del capostazione e, indicando il mio

    socio che in quel momento scattava qualche fotoalla vecchia locomotiva tedesca, puntualizz: Leavevamo detto che, finch il treno era nostro, nonvolevamo attorno nessun giornalista.

    Avevo intenzione di tranquillizzarlo spiegando-gli che non eravamo giornalisti, solo due viaggiato-ri che passavano per caso da l, ma Marcelo fu pisvelto: Sono amici miei, volevano vedere loffici-na e li ho invitati. E poi il treno voi lavete soltantocharteado. Non di vostra propriet.

    Vogliamo salire sul treno, fare qualche foto, tut-to qui. Ci dai una mano? domand il mio socio.

    Il cubano ci osserv con attenzione prima di ri-spondere. Per cinquemila dollari vi portiamo allaprossima stazione. Solo andata. La stazione suc-cessiva era a una trentina di chilometri, un po me-no di unora di viaggio sulla Trochita.

    Allora d ai tuoi capi che vadano a farsi fottere,solo andata aggiunse il mio socio nel suo tono pigentile. [...]

    Be, siamo rimasti senza treno osservai. Be-vemmo il mate in silenzio, fumammo una sigaret-ta. Il mio socio chiese se poteva scattare qualche fo-to allofficina e i ferrovieri acconsentirono con en-tusiasmo.

    Ragazzi dichiar Marcelo servendo qualche

    Il convoglio sequestrato dai ricchi turisti texani,

    lorgoglio di classe dei ferrovieri, il mate,la gente che guarda passare i vagoniLo scrittore cileno racconta il viaggiodaddio del mitico Expressargentino a sud del 42 parallelo

    Repubblica Nazionale

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    Sbarc in America dallUngheria con 75 centesimi in tascae senza sapere una parola dinglese. Ancora oggi, a centannidalla morte, il suo nome resta legato al pi ambito premiogiornalistico. Ecco la storia delluomo che ai suoi redattori disse:Ogni truffa ha bisogno di un segretoIl vostro dovere provare a svelarlo

    Lanniversario

    IVINCITORIDELPREMIO

    Caratteri di stampa

    WASHINGTON

    Di leggi bavaglio e di in-tercettazioni proibite,il figlio del mercanteebreo di Budapest nonpoteva sapere nulla quando divenneeditore del suo primo giornale, nel1872, ma sui vizi e sulle paure del pote-re non aveva dubbi. Non c truffa,non c malaffare, non ci sono corru-zione o disonest che non abbiano bi-sogno del segreto per poter esisterespieg Joseph Pulitzer nel suo ingleseancora un po incerto ai redattori delSt. Louis Dispatch, il quotidiano del

    Missouri che aveva fondato. Il vostrodovere lacerare questi veli di segreto.La repubblica americana crescer olanguir insieme con la libert dellainformazione.

    A cento anni dalla sua morte, avve-nuta il 29 ottobre del 1911 a bordo del-lo yacht che teneva ancorato nel portodi New York, reso cieco dalle sedici oreal giorno, tutti i giorni, trascorse leg-gendo e scrivendo alla propria scriva-nia, il nome del piccolo, vile ebreo chetradisce la propria gente come lo in-sultarono i concorrenti del Sun spe-rando di alienargli le simpatie dei let-tori ebrei dopo la sua conversione alcristanesimo, continua a vivere nonsoltanto nel massimo riconoscimentogiornalistico, letterario e artistico delmondo, accanto al Nobel. Il messag-gio, lesortazione, lutopia, la retorica,del suo appello sono scolpiti, seppurenon sempre rispettati, nella cultura enelle aspirazioni di ogni giornalista

    americano, che sia una grande firma

    Mr.

    Pulitzer

    VITTORIO ZUCCONI

    riverita della stampa, un laccato mez-zo busto da teleschermo o una ragaz-za sconosciuta che arranca nel nuovooceano della Rete.

    Come tanto spesso nella storia ame-ricana, cera voluto un immigrato, unmiserabile sbarcato con le pezze al se-dere dopo che lazienda granaria fon-data dal padre nellUngheria asburgi-

    ca era fallita, non per inventare, ma ri-scoprire la natura e il senso del gran-de esperimento della democrazia,quello che Thomas Jefferson avevariassunto, un secolo prima, nella mas-

    sima: Meglio una libera informazio-ne senza governo, che un governo sen-za libera informazione. Pulitzer, cheleggenda vuole fosse arrivato nel por-to di Boston a nuoto dopo essersi get-tato da una nave merci, non parlavaneppure linglese e quando volle ar-ruolarsi nel 1862 fra le Giubbe Blu delNord nella Guerra Civile, fu messo in

    uno speciale reggimento, il LincolnCavalleria del Massachusetts, doveerano stati concentrati tutti gli immi-grati di lingua tedesca.

    Al giornalismo, che avrebbe reso ce-

    lebre lui e che lui avrebbe cercato direndere una professione e non soltan-to un mestieraccio, arriv attra-verso la propria ignoranza del-linglese. Si spinse nel Missou-ri, a St. Louis, perch la comu-nit tedesca era fortissima e pub-blicava un quotidiano, ilWestliche Po-st, il Post dOccidente, dove riusc a

    infilarsi, salendo i gradini fino alla pro-priet e alla direzione. La sua fu unascalata prodigiosa, visto che aveva intasca soltanto i settantacinque cente-simi ottenuti vendendo un fazzoletto

    1917Herbert Bayard SwopedelNew York Worldvince il primo premioPulitzer, per il reportagesulla Grande guerraInside German Empirepubblicato tra ottobree novembre 1916

    1928Grover Clevelanddel MontgomeryAdvertiservincenella categoria EditorialWriting per i suoi articolicontro il gangsterismoe lintolleranzarazziale e religiosa

    1922Per la prima voltaun disegnatorevince il Pulitzer Rollin Kirbycon la vignettaOn the road to Moscow,pubblicatasul New York World

    1966Peter ArnettdellaAssocieted Pressvince nella categoriaInternationalReportingper i reportage

    realizzati durantela guerra in Vietnam

    1973Linchiesta Watergatedi Bernstein-Woodwardsul Washington Postscuote gli UsaHuynh Cong Ut, invece,vince con una celebrefoto sugli effettidel napalm in Vietnam

    1991Serge SchmemanndelNew York Timesvince nella categoriaInternational Reportingper i suoi reportagesul processodi riunificazionedella Germania

    CARICATURA

    Joseph Pulitzerin una caricatura del 1895

    YELLOW JOURNALISMUna vignetta pubblicata nel 1898 mostra Joseph Pulitzer(a sinistra) e il direttore di un giornale concorrente,William Randolph Hearst, combattersi a suon di yellow

    journalism: ovvero di giornalismo scandalisticoAccanto una prima pagina di The New York World, il giornaledi cui Pulitzer fu proprietario e dalle cui colonne lanciuna campagna di sottoscrizione per la costruzionedel piedistallo della Statua della Libert

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    Lavor prima comeconduttore di muli,

    poi acquist giornali

    di pizzo bianco ereditato dalla madre edormiva nei carri merci fermi agli sca-li. Al giornale era arrivato dopo averelasciato il solo lavoro che fosse riuscitoa trovare nel Missouri: quello di con-duttore di quattordici muli che lo fece-ro disperare. Ma che furono evidente-mente unottima preparazione perimparare a guidare una redazione.

    Sia nel giornaletto in tedesco, poi alquotidiano principale di St. Louis, ilDispatch (che ancora esiste) e infine al

    New York Worldche comper grazie alsuccesso nel Missouri, la formula delsuo successo sarebbe sempre rimastaidentica. Un lavoro da mulo, ogni gior-no dalle dieci del mattino fino alle duedi notte con i lumi a petrolio, e un naso

    implacabile per gli scandali e la corru-zione che si nascondevano dietro ipanciotti e le catene doro dei politi-canti, dei boss, dei finanzieri, nellA-merica della rivoluzione industriale edellespansione selvaggia, dove il da-naro sporco era pi grande del Mis-sissipi, come scrisse. E redattori di-sposti a tuffarvisi senza timore di an-negare perch, coperti dal proprieta-rio-direttore, potevano nuotare senzamai andare a secco. Il World, che luicomper al fallimento, con quaranta-

    mila dollaridi perditea n n u e ,una som-

    ma da mol-tiplicare per

    cento in dollari dioggi, arriv a vendere la

    sbalorditiva cifra di seicentomila co-pie al giorno.

    Il potere, naturalmente, non stet-

    te a guardare. Fu querelato, addirit-tura dal presidente Thedore Roose-velt, pi volte e sempre assolto. Il

    concorrente principale, quel WilliamRandolph Hearst inventore delloyel-

    low journalism, del giornalismo scan-dalistico e romanzato, colui che ricor-dava ai dipendenti che il solo doveremorale di un giornalista vendere pigiornali, lo assal con gli insulti razzi-sti dalle pagine del Sun. Pulitzer ri-

    sponde adottando la stessa formulaeditoriale, quella che il citizen CharlesFoster Kane inQuarto potere, il film percui Orson Welles si ispir proprio aHearst, aveva riassunto in questa fraseai suoi: Non abbiate paura di pubbli-

    care notizie false, sono quelle che piac-ciono di pi ai lettori. Ma alla fine ri-nunci a questa gara al ribasso.

    Ormai molto ricco lascer alla suamorte trenta milioni di dollari, una for-tuna confinato sempre pi nel suo

    yacht dalla cecit, Pulitzer decise diimprimere la propria impronta nel-lindustria che lo aveva arricchit o e sal-vato dai muli e dai carri merce. Istitu,attraverso la Columbia University,quella facolt di giornalismo che sa-rebbe stata poi il modello per ogni al-tra e il premio, al quale chi pubblica li-bri, articoli, servizi audio o video, in-chieste ambisce pi che a ogni altro.Non certo per i soldi, visto si tratta diappena diecimila dollari. Il sogno di

    Pulitzer, sempre inseguito e mai rea-lizzato del tutto, si sarebbe comunquetradotto in una lunghissima serie ditrionfi della libert di stampa allinterodi norme e di regole protette da tutti itribunali fino alla Corte Suprema, dal-la battaglia contro i boss politici chestringevano in pugno New York finoalle rivelazioni sulle torture e le men-zogne attorno alla guerra in Iraq pas-sando per lapoteosi del Watergate.

    Chi visita New York, pu vedere an-che oggi un pezzo della sua eredit,piantato nel mezzo del porto. il pie-distallo sul quale poggia la Statua del-la Libert, che Pulitzer pag attraversouna sottoscrizione lanciata dal suoquotidiano, per trovare una colloca-zione alla gigantesca fanciulla di bron-zo fusa da Gustave Eiffel che giacevanei magazzini francesi. Dunque, sen-za Pulitzer e senza la sua fede nel gior-nalismo, non ci sarebbe la Libert. Nelsenso della statua, ma non soltanto.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Chiederea un direttore qual il Pulitzer a cui pi affezionato un pocome chiedere a un genitore qual il figlio a cui vuole pi bene. Ma cun premio che non potr mai dimenticare: 11 settembre 2001. I nostri

    uffici erano proprio di fronte al World Trade Center, le finestre erano volatevia e il collasso delle Torri aveva reso gli ambienti tossici. I reporter e i redat-tori non potevano neppure entrare e cos dovemmo trovare un posto alter-nativo nel New Jersey: i reporter in molti casi non potevano neppure comu-nicare con i loro capi, ma sapevano quello che andava fatt o. Il risultato fu ungiornale assolutamente eccezionale. E se ogni Pulitzer un premio specia-le, quella volta davvero tutta la redazione ne vinse il suo pezzettino.

    Anche oggi dopo i sedici premi con il Wall Street Journal la sfida conProPublicaresta la stessa. Negli ultimi anni sono solo cambiati i mezzi: con la-pertura anche ai siti web come noi. Gli ingredienti sono grande lavoro di re-porting e grande lavoro nellesposizione della notizia: possibilmente a gran-de impatto. Quando arrivato il primo Pulitzer due anni fa eravamo giconvinti della nostra scelta: un servizio online e no profit che produce inchie-ste in partnership con altre testare. Ma la straordinaria inchiesta di Sheri Finksui morti dellospedale di Katrina pubblicata colNew York Times Magazi-ne ci ha dato una credibilit straordinaria. Perch tutti i premi sono impor-

    tanti: ma nessuno come il Pulitzer regala questa risonanza mondiale.Un altro ingrediente ovviamente la qualit del reporter. Per anche il

    ruolo del capo importante. Ricordo che un giovane reporter aveva scrittouna storia forte. Un farmacista era stato rapinato e minacciato con la pisto-la e da quel giorno aveva anche lui la pistola sotto la cassa. Un giorno si pre-senta un altro bandito e lo minaccia: quello spara e lo uccide. Il reporter ave-va raccolto la sua versione: cosa scatta nella testa di un uomo che uccide, ladisperazione per il ragazzo morto. La bozza arriv nelle mani del capore-dattore: impressionante cos com, disse, ma sarebbe ancora meglio sepotessi raccontare un po anche del ragazzo. Il reporter spieg che ci avevaprovato. E il capo: perch non ci lavori ancora? Attraverso lagenzia di pom-pe funebri riusc a risalire alla famiglia del ragazzo. Stavano fuori citt. Liscov. E quando buss alla porta di casa scopr che la madre non sapeva an-cora che il figlio era stato ucciso. Proprio l gli si present anche il frat ello: ap-pena uscito di galera. Risultato: da una grande storia venne fuori una storiasemplicemente eccezionale. Era il 1999 e Angelo Henderson e il Wall Street

    Journalvinsero un altro Pulitzer.(testo raccolto da Angelo Aquaro)

    Dal Wall Street Journal a Propublica.orgcambiano i mezzi, ma non i fini

    PAUL STEIGER

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    1937

    lanno di Anne OHareMcCormickdelNew York Timesche vince nella categoriaCorrespondanceper i dispaccie gli articoli inviatidallEuropa nel 1936

    1945

    Joe Rosenthalvince nella categoriaPhotographyper la celebre fotodei marinesche piantanola bandiera americanaa Iwo Jima

    1964

    Meriman SmithdellaUnited PressInternational vincenella categoriaNational Reportingper il lavorosvolto sullomicidioKennedy

    1999

    David HorseydelSeattlePost - Intelligervince nella categoriaEditorial Cartooningper una seriedi vignettesullo scandalo Lewinski

    2008

    Jose Antonio Vargasvince nella categoriaBreaking Newsper il raccontodel massacro alla VirginiaTech School. Nel 2011Vargas dichiarerdi essere un clandestino

    2011

    Per la prima voltail premio vaa uninchiestapubblicata onlineEisinger e Bernsteindi Propublica.orgvincono nella categoriaNational Reporting

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 23 OTTOBRE 2011

    Spia, sposa medioevale, popolana, ragazza con la pistola,moglie svitata. Al cinema ha interpretato mille ruoli,nella vita non mai stata diva. Da tempo lontanadai riflettori,ora che sta per compiereottantanni ecco i suoi disegni, i ricordie le foto del suo album privato

    SpettacoliPolvere di stelle

    Quando il cinema trovava del tutto na-turale essere intellettuale, quandoesisteva un pubblico vasto, popolare,che correva a vedere Lavventura eanzich ribaltare i sedili si entusia-smava per unastrazione elegante

    come lincomunicabilit, Monica Vitti divennecelebre perch mormorava, nel film, Mi fannomale i capelli. Era anche molto carina, seppureancora nel genere borghese (filo di perle,chemisiera pois, capelli biondi e lisci tagliati appena sotto leorecchie), genere che piaceva a Michelangelo An-tonioni, magari per criticarlo nei suoi film, comeinCronaca di un amore,La signora senza camelie,

    Le amiche. Si amavano, la ragazza romana non an-cora trentenne, uscita dallAccademia di artedrammatica e da filmini come Le drittedi Amen-dola, e il colto regista non ancora cinquantenne,elegante, bello e severo. Nei film che fecero insie-

    me, tra il 1960 e il 1964, si continu con le malinco-nie e gli sguardi dolenti di varie nevrosi del viveremoderno; dopo Lavventura, ci furono infatti Lanotte(nevrosi della coppia), Leclisse(nevrosi deisentimenti) eIldeserto rosso, (nevrosi della societdei consumi). Premi su premi, critici estasiati , an-che allestero un trionfo, del resto allargato a tuttoil cinema italiano di quegli anni. Regista e attricevivevano quasi insieme, in due appartamenti unosopra laltro con scaletta interna: persone squisi-tamente private, in tempi in cui i gossip si chiama-vano pettegolezzi e parevano molto ordinari, tan-to che quando il sodalizio si estinse, non si seppedavvero perch. Oppure non se lo ricorda pi nes-suno. Forse tutta quella cinenevrosi li aveva ne-vrotizzati, forse i tempi erano cambiati, la cinein-

    comunicabilit si era insinuata anche nelle loro vi-te reali e tutti e due lavevano finalmente giudica-ta barbosissima. Di fatto Monica aveva conosciu-to, proprio con Il deserto rosso, il direttore della fo-tografia Carlo De Palma che, uscita lei indenne

    dallaver lavorato con Mastroianni e con lallorabellissimo Alain Delon, divenne il suo nuovo com-pagno. Michelangelo e Carlo, tutti e due amori eombre dei suoi anni belli, non ci sono pi e lei, Mo-nica Vitti, compie ottantanni il 3 novembre.

    Non si sa perch c questa mania di celebrarela vecchiaia, per i rari centenari, poi, si organizza-no trionfi, in attesa impaziente di celebrarli anco-ra, anche pi sontuosamente, alla morte. Ma leuscite di scena prima che cali il sipario non ralle-grano nessuno, soprattutto il vegliardo, che ma-gari ha vissuto pienamente, stato una celebrit,ha dato il colore a unepoca, e nel caso di Monica

    Vitti, ha donato bellezza, intelligenza, allegria,pensiero, garbo, alla nostra famosa commedia al-litaliana. Ma i ricordi, ammesso che ci siano, non

    danno un senso al presente quando le luci si spen-gono ad una ad una e niente le riaccende pi. Lul-timo film in cui apparsa stato i l poco fortunatoScandalo segreto, diretto e interpretato da lei nel1990, quindi ventuno anni fa, quando anc ora por-

    tava con la sua solita grazia disinvolta le belle gam-be, la figura slanciata, i capelli biondi e arruffati, lamagnifica voce roca. Nel settembre del 2000 hasposato il fotografo-regista Roberto Russo, che vi-veva con lei da ventisette anni, da quellanno perlei fortunato che stato il 1973, quando aveva gi-rato tre film, tra cui Polvere di Stellein cui, con Al-berto Sordi, cantava Lamore un treno, che fi-schia sereno e sgambettava nel ruolo di vedette di

    una scalcinata compagnia di variet negli annidella Seconda guerra. Il loro incontro era avv enu-to sul set di Teresa la ladra, ispirato al bel romanzodi Dacia Maraini, diretto da Carlo De Palma. Il gio-vane Russo, chiamato come fotografo di scena, ri-

    Buoncompleanno

    Monica

    NATALIA ASPESI

    La bellezza della commedia

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 23 OTTOBRE 2011

    NextRitorni

    Quando sar finito il petrolio continueremo a guidare automobili,viaggiare in aereo e illuminare case e strade. Con cosa? Con un nuovotipo di carburante tratto dalle piante che coltiveremo nei deserti e negli oceaniParola di Robert Laughlin, premio Nobel per la fisica,che traccia la sua idea di futuro ancorata a leggi scientifiche

    SAN FRANCISCO

    Proiettiamoci nel futuro: quando gli esseri uma-ni non bruceranno pi carbone, petrolio o gasnaturale. Continueremo a guidare qualche ti-po di auto? Viaggeremo in aereo? Da dove verr

    la luce per lilluminazione? Comincia cos l ultimo saggio di RobertLaughlin, premio Nobel per la fisica, docente alluniversit diStanford nel cuore della Silicon Valley californiana: Powering theFuture(Basic Books, 2011). Puntando sulle proprie competenze,parla da fisico, non da economista n da scie nziato dellambiente:questo gli consente di tenere i piedi per terra, ragionando su vinco-li e leggi della fisica fondamentali . E sfocia su una conclusione sor-prendente: dovremo continuare a fabbricarci qualcosa che asso-migli a petrolio, benzina e cherosene, perch n lidrogeno n la-tomo n il solare potranno completamente sostituirsi allefficie nzadi questi carburanti. Ma li produrremo sinteticamente grazie alla-gricoltura. Non sottraendo raccolti alla stessa agricoltura che ali-menta gli esseri umani; bens coltivando oceani e deserti.

    Laughlin adotta un approccio originale per riuscire a parlare al-

    la sinistra e alla destra, agli ambientalisti e agli industrialisti: siproietta in un futuro inevitabile, quando i carburanti fossili nelleviscere della Terra saranno finiti, lasciando ad altri le diatribe sul-la data esatta in cui ci accadr. Non vuole schierarsi con il partitodei limiti dello sviluppo che vede un esaurimento imminente delpetrolio, n con gli esperti alla Daniel Yergin secondo cui linnova-zione tecnologica ci consentir di valorizzare nuovi giacimenti e dispostare pi in l il giorno dellultima goccia. Tutto questo nongli sembra troppo rivelante, come spiega quando lo incontro al

    World Affairs Council di San Francisco.Come si fa a evitare di schierarsi con i profeti dellesaurimento

    imminente delle risorse, o con gli ottimisti del progresso tecno-logico?

    Basta scegliere un orizzonte temporale un po pi lungo, peresempio due secoli. Nellarco di vita della nostra Terra equivale a unbattere di ciglio; ma anche nella storia dellumanit un periodo bre-ve: appena sei generazioni. A quel punto sar iniziata lEra post-fos-sile, su questo non c dubbio.

    Davvero si possono escludere nuove scoper-te di giacimenti finora ignoti, e nuove tecnolo-gie che rendano economicamente sostenibiliqueste nuove estrazioni?

    vero che sono state fatte nuove scoperte digiacimenti simil-petroliferi, per esempio nelle

    sabbie del Canada e del Venezuela. Ma lo U. S.Geological Survey ha dimostrato in modo ine-quivocabile che le nuove scoperte non sarannosufficienti a compensare il declino. Le riservecomplessive dellArabia Saudita, per esempio,gi entro sessantanni entreranno in una zonadinstabilit, e questo un arco temporale checi costringe a riflettere seriamente: riguarda gi inostri nipoti. questo il problema che io mi pon-go: esercito i miei studenti a inter rogarsi su comevivranno i nostri discendenti.

    La risposta lei la d, com giusto, da scien-ziato della fisica.

    Spiego che non immaginabile un futurocon aeroplani a batteria; per quanto migliori latecnologia delle batterie ci sono delle leggi dellafisica che lo impediscono. Cos come non pensabile laereo da tra-sporto a cellule solari, sempre in virt di leggi fondamentali dellafisica. Un carburante come il cherosene, usato oggi nei jet, ha ca-ratteristiche ottimali di densit, efficienza energetica, sicurezza. Adifferenza dellidrogeno che ha controindicazioni di pericolosit.In quanto al nucleare, il suo ruolo nellequazione energetica del fu-turo sar quello di un calmiere dei prezzi: qualora i costi di tutte lealtre energie dovessero salire a livelli socialmente e politicamente

    inaccettabili, allora le opinioni pubbliche accetteranno di fare ri-corso in parte al nucleare.Di qui la conclusione del suo saggio: quando non potremo pi

    derivare il cherosene o la benzina dal petrolio, dovremo fabbri-carceli. Entra in gioco la nuova agricoltura, e anche a questa lei ar-riva usando le leggi della fisica.

    Sul nostro pianeta le piante hanno sequestrato CO2 dall aria permilioni di anni. In questattivit loro sono professionisti , noi siamodilettanti. Perci non ho dubbi: la risposta sar lagricoltura. Quan-do sar finito lultimo giacimento di energia fossile, la nuova fontesar lagricoltura, non qualche tecnologia da inventare.

    I biocarburanti vengono prodotti gi da tempo, con le con-troindicazioni che conosciamo: fanno concorrenza allalimenta-zione umana, contendono gli stessi terreni coltivabili che servo-no a sfamarci.

    Lintera superficie attualmente arabile degli Stati Uniti non sa-rebbe sufficiente, se dovessimo riconvertirla solo ai biocarburan-ti, per darci lautosufficienza nellera post-carbonica. Perci nonpossiamo pensare di uscirne con lagricoltura tradizionale. Solocoltivando gli oceani e i deserti ci riusciremo. La tecnologia esistegi, quella della sintesi sperimentata dalla Germania al Sudafri-ca, molto simile anche a quella che la Shell e altre compagnie usa-no per la conversione del gas naturale. Consentir di produrre conlagricoltura carburanti di sintesi con la stessa densit, efficienzaenergetica e sicurezza di quelli che oggi deriviamo dal petrolio. Cisaranno problemi politici da risolvere, come la sovranit sulle ac-que extraterritoriali e il ruolo delle correnti. Ma la vita continuer,grazie allagricoltura.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    EnergiaBioFEDERICO RAMPINI

    Ultima goccia

    Le riservedellArabia Sauditaentreranno in unazona di instabilitentro 60 anniQuesto ci costringea riflettere: riguardagi i nostri nipoti

    Robert B. Laughlin

    Metteremo dei fiori

    nei nostri serbatoi

    Repubblica Nazionale

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    ILLUSTRAZIONECORBIS

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    Alla fine ci salva semprela cara vecchia agricoltura

    CARLO PETRINI

    Premettendoche ogni previsionesu come sar il mondo tra due-cento anni un esercizio che si

    lascia volentieri ai premi Nobel, la vi-sione nel nuovo libro di Robert B. Lau-ghlin offre spunti interessanti. Il tema lenergia, ma soprattutto lagricoltu-ra. La tanto bistrattata agricoltura, ri-tenuta da moltissimi un settore margi-nale, data cos tanto per scontata daessere trascurata, lasciata per troppotempo e con troppo potere in mano aun sistema agroindustriale globaleche ha finito con il metterla in ginoc-chio, prima nei paesi poveri e ora an-che in quelli ricchi. E sempre con ef-fetti nefasti per ambiente, contadini econsumatori.

    Laughlin sostiene che tra due seco-li lagricoltura sar fondamentale percontinuare a garantirci la vita. Diceche il settore agricolo sar il principa-le produttore di energia nellera post-fossile. Lidea di coltivare oceani e de-

    serti per non far entrare in competi-zione cibo ed energia molto affasci-nante e neanche tanto fantascientifi-ca. Per bisogna ricordare che il cibostesso energia, perch ci nutre e ci famuovere e perch cresce grazie alla fo-tosintesi clorofilliana, dunque alle-nergia del sole. Lagricoltura semprestata, lo oggi e sempre sar ci che cigarantisce la vita.

    Una volta presa coscienza di questoassunto banale ma un po troppospesso dimenticato, va per fatto undiscorso su come dovrebbe essere la-gricoltura del futuro. Che si debbacambiare profondamente, che la sidebba rinnovare un atto dovuto an-che per il palese fallimento del model-lo intensivo-industriale che ha domi-nato lultima met di secolo. Che lin-terazione tra produzione di cibo e pro-duzione di energia sia gi nelle cose dimostrato poi da come facilmentemolte aziende agricole facciano gi le

    due cose insieme. Il problema chequando prevalgono la concentrazio-ne, linseguimento di presunte econo-

    mie di scala, lidea per cui lagricoltura come uno qualsiasi dei settori indu-striali e risponde alle stesse leggieconomico-produttive cibo edenergia saranno sempre in competi-zione tra di loro. Non bisogna fare ci-booenergia, ma ciboeenergia. Po-tremo coltivare gli oceani, i deserti eanche gli altri pianeti, ma senza cam-biare il nostro modo di pensare conti-nueremo sempre a risolvere un pro-blema creandone un altro.

    Sono sicuro che ci saranno innova-zioni importanti in campo energetico,e tecnologie sempre pi pulite persfruttare direttamente o indiretta-mente lenergia solare (lunica vera,enorme, sicura, perenne centrale checi fa piovere addosso, in ogni momen-to, enormi quantit di energia) contutte le forme che ne derivano. Ma civorr la consapevolezza che tutto que-sto andr realizzato in un sistemacomplesso che non dovr pi essere

    governato in maniera centralizzata. Civorr un sistema capillare, diffuso, incui le comunit e le persone diventa-no produttrici di cibo ed energia primadi tutto per se stesse e poi per gli altri,in rete tra di loro. necessaria una de-mocratizzazione della produzioneenergetico-agricola, con tecnologieaccessibili che si diano come obiettivoprimario la sostenibilit dei processi enon la possibilit di realizzare specu-lazioni. Gi ora vediamo come biogase fotovoltaico, che potrebbero esseredei modi perfetti per integrare la pro-duzione agricola a livello aziendale, innome del profitto e dei grandi numeripossano diventare altamente insoste-nibili, ponendosi come alternative, enon complementari, a unagricolturache cos com risulter sempre per-dente, siccome non riesce pi a gene-rare entrate dignitose per i contadini.Per garantire il futuro non sar tantoquestione di quali tecnologie ci inven-

    teremo, ma piuttosto in quale para-digma le vorremo calare. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Derivano dalla trasformazionedi sostanza organica (carbogenesi),sviluppatasi nel corso di milionidi anni. Sono di questo tipoi combustibili tradizionalicome il petrolio, il carbonee il gas naturaleG

    LOSSARIOcombustibili fossili

    Sono prodotteda fontiche si rigenerano come il sole,il vento, lacqua o lagricolturaNon sono esauribili e il loro utilizzonon pregiudica la reperibilitdi risorse energeticheper le generazioni future

    energie rinnovabiliTutti quei materiali di origineanimale e vegetale che non hannosubito processi di fossilizzazioneutilizzati per produrre energiaSi tratta generalmente di scartidellagricoltura, dellallevamentoe dellindustria

    biomasseSi ricavano dalletanoloe dallalcol etilico prodottodalla fermentazione di vegetaliricchi di zuccheri (mais, cannada zucchero, barbabietola)o dalla spremitura di pianteoleoaginose (girasole, colza)

    biocarburanti biogasSi produce sottoponendola biomassa (animale o vegetale)a digestione, processodi decomposizione del materialeorganico da parte di alcunibatteri che sviluppa anidridecarbonica, idrogeno e metano

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    Benvenuti nella settimana di Hal-loween, ovveroAll Hallows Eve, vigiliadi Ognissanti. Da vivere a met tra ga-stronomia e commemorazioni, bi-scotti da impastare e visite ai cimiteri.Malgrado luso di fantocci, lenzuoli

    animati, zucche vuote illuminate dalla luce dellacandela e il bussare a tredici porte offre ndotricks-or-treats dolcetti o scherzetti sia sbarcato in Ame-rica con limmigrazione europea, la tradizione celti-co-anglosassone di festeggiare santi e morti non ciappartiene. Eppure, una scia di ritualit gastro-pro-fane legate a quei giorni corre tra Piemonte e Liguria,in Friuli (dove la sera del 31 ottobre lintero paese diChiopris si accende dei lumini delle zucche, battez-zate musons), in Toscana (dove si chiamano zozzi),Campania, Lazio e Sardegna, dove c la fiera dei ritidelleAnimeddase del su mortu mortu, con i bambi-ni travestiti che bussano alle porte chiedendo doni.

    Pi in generale, al di l di feste, zucche intagliate eserate fintamente spaventevoli re-importat e pi permoda che per convinzione, lItalia resta figlia di unatradizione contadina che, in occasione di Santi,Morti e anniversario della vittoria della prima guer-ra mondiale, prevedeva riunioni familiari accompa-gnate da lunghe soste a tavola. Freddo, orti ormai or-fani delle produzioni estive, voglia di tepore e di cibodi conforto. Da qui, il trionfo di zuppe e dolci, con lazucca regina indiscussa (meglio se raccolta dopouna gelata, che aumenta la quota zuccherina).

    proprio la tradizione dei piatti dedicati alle feste,dolci in primis, a unirci, da una parte allaltra dello-ceano, nel sacro nome della zucca. Del resto, la co-cutia (da cui cocuzza, ancora in uso al sud, tramuta-

    I saporiTricks-or-treats

    ta in cozuccaee infine zucca), messicana di origine earrivata in Europa con i conquistadores spagnoli, faallegria al solo vederla: colorata, polposa e piena di

    virt.Botanici e nutrizionisti la adorano, in quanto ipo-

    calorica (18 calorie per 100 grammi), ricca di vitami-na A e C, potassio, calcio, fosforo, fibre. In pi, i semi ricchi di acidi grassi essenziali , omega-3 e omega-6, vitamine e minerali sciacquati e tostati in fornosono preventivi e terapeutici dei disturbi urinari eprostatici.

    Difficile chiedere altro a un ortaggio capace di re-sistere settimane intere lontano dallorto (purchconservato al fresco e al buio) o in freezer, sotto for-ma di polpa sbollentata. In quanto a cuochi e pastic-ceri, il magico potere zuccherino senza zucchero(come per languria) la rende perfetta per dessert aprova di diabete e bambini in odore di sovrappeso,celiaci (essendo gluten-free) e dannati della dieta.

    Se volete scoprire tutto quello che avreste volutosapere sulla zucca e non avete mai osato chiedere, ilvostro posto Mantova, dove fino all 8 dicembre inprogramma la quindicesima edizione di Di zucca inzucca, che coinvolge agriturismi, ristoranti e botte-ghe in un susseguirsi di corsi di cucina, lezioni di in-taglio vegetale, gare culinarie, mercati contadini, ce-ne a tema. Per i seguaci della religione del raviolo di

    zucca, invece, due santuari da non mancare: Al Pe-scatore di Canneto sullOglio e Il Rigoletto di Reg-giolo, dove la zucca, alla faccia di streghe e diavolet-ti, tocca vette celestiali.

    Zucca

    LICIA GRANELLO

    colorata, polposa,

    ricca di vitamineMa anche ipocaloricae a prova di diabeteProdotto tipicodelle feste di novembre,ora rivisto e correttoin versione Halloween

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Un mondo

    a forma

    di cocuzza

    Dolce

    NapoliDetta lunga o piena, una cucurbitamoschatagrande,giallastra, allungata,svasata alla base,con maturazionetardiva. Adattaalle minestre

    MantovaHa forma globosae costoluta, la torta(omelone): bucciagiallo uniformeo screziata, polpasoda e zuccherina,ideale per il ripienodei tortelli

    ChioggiaChiamata marinaper la vicinanzaalla laguna, unacucurbita maxima

    dalla spessa bucciaverde. Polpa giallo-arancio resa saporitadalla salsedine

    Repubblica Nazionale

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    Qui con il tortello non si scherza, mica zucche daHalloween. Qui, nel Mantovano, per i tortelli sirompono amicizie, madri disconoscono figlie,

    mariti tornano sotto il confortante tetto materno perscappare da cucine impure. Ci si sfida a singolar ten-zone con le zone di confine, rivalit che partono in al-legria innaffiate dal lambrusco e finiscono negli studidegli avvocati. Un centimetro pi gi e giurano che laloro ricetta quella sacra, benedetta da Dio e dagli uo-mini nel corso dei secoli. Un centimetro pi su e gli in-gredienti mutano. Cambiano colori e sapori. Appaio-no sacrileghe salamelle, sprizzate di pomodoro bla-sfemo. Qui si scrivono libri serissimi sullargomento.La metafisica del tortello (Edizioni tre Lune) di StefanoScansani, giornalista studioso di tradizioni e di ali-mentazione, un specie di bibbia in materia. Basta leg-gere qualche pagina a caso per capire di cosa stiamoparlando. E parliamo pure di convivenza, di multiet-nicit ben prima che ci pensassero i politici, perch iltortello che mantovano e solo mantovano (alla larga,a proposito di convivenza civile, ferraresi e cremone-si) ha per origini comuni con piatti ottomani ed ebrei.Sapori di imperi lontani. Minacciati dalle innovazioni,come il rosso del pomodoro.

    Cos scrive Scansani degli intrusi color porpora:Eversivi. In larga parte della Bassa mantovana e del-lAlto ferrarese capita una cosa curiosa, bislacca, incor-

    reggibile. I tortelli di zucca vagano nel rosso, si tingonoesteriormente di rosso, il loro gusto vira al rosso. Per-ch i tortelli non vanno sporcati con altro che il burro fu-so. Qualche anabattista anarchico in vena di eresie cibutta sopra persino le salamelle, equivocando sullachiave del successo dei tortelli, ovvero quel sublimecontrasto tra dolce e amaro, con punte di piccante chericordano la cucina indiana, quel gusto che qui chia-mano il dols-e-brsk.

    E poi le dispute sulla forma: sacchetto ripiegato,quadrato, rettangolare o triangolare, o un cappellettoemilianizzante e ipertrofico, grosso, grossissimo, dellaserie tortello di nome e di fatto, recita sempre lo Scan-sani. Ma ogni massaia, qui ce ne sono ancora, manto-vana ha la sua ricetta e la sua idea, appunto, metafisicasu come deve essere il tortello Doc. Ultima generazionequella del Trenta o gi di l che ancora custodisce gelosisegreti. Tanto che un fornaio mantovano con il fiuto de-gli affari ne ha prese una manciata, le ha messe in cuci-na e sforna tortelli fatti in casa su scala industriale. Per-mettendo a giovani spose, leste a buttar via la confezio-ne, di fare bella figura e di non essere costrette allesilio.Che qui lostracismo ancora esiste e ha la forma miste-riosa di un tortello. Ma, infine, dopo le liti sempre su-blime punto di incrocio, alimento povero e comune diterre sparpagliate dalle acque di pianura e confuse dal-

    la nebbia. Che cancella il rosso dei tortelli e ne esalta ildols-e-brsk.

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    DOMENICA 23 OTTOBRE 2011

    LA RICETTA

    Tortino con cuore morbidoalla liquirizia

    300 gr. polpa di zucca

    150 gr. di burro

    100 ml. acqua100 gr. zucchero

    1/2 bacca di vaniglia

    150 gr. farina

    8 gr. lievito

    100 ml. panna

    100 gr. cioccolato fondente1 cucchiaio di liquore

    alla liquirizia

    MASSIMO VINCENZI

    Sulla strada

    Mantova e i fratelli tortelli

    DOVE DORMIRE

    LA CASA DI MARGHERITAVia Broletto 44MantovaTel. 349-7506117Doppia da 80 euro, colazione inclusa

    CASA POLICorso Garibaldi 32MantovaTel. 0376-288170Doppia da 130 euro, colazione inclusa

    AGRITURISMO CORTE VIRGILIANAVia Virgiliana 13, localit Pietole di VirgilioMantovaTel. 0376-448009Doppia da 80 euro, colazione inclusa

    DOVE COMPRARE

    PANE&PASTA TRUZZIVia XX Settembre 4MantovaTel. 0376-322427

    PASTIFICIO LAGNOLINOVia Libert 99, localit Porto MantovanoMantovaTel. 0376-300861

    COSE BUONEPiazza Mazzini 13, frazione PolesinePegognagaTel. 0376-525270

    DOVE MANGIARE

    OSTERIA NEGRI

    Largo Martiri della Libert 14GonzagaTel. 0376-528182Chiuso dom. sera e lun., men da 30 euro

    ALLA NUOVA MARASCA

    Piazza Alberti 19MantovaTel. 0376-322620Chiuso luned, men da 30 euro

    OSTERIA DA PIETRO

    Via Chiassi 19Castiglione delle StiviereTel. 037-6673718Chiuso mercoled, men da 55 euro

    Pumpkin pieIl dolce-culto di Halloween una crostata di pastabrise con farcia di zuccalessata, amalgamatacon zucchero,sciroppo dacero,uova e panna liquida Frittelle

    Zucca cotta al fornoavvolta nella stagnola,frullata con zucchero,uova e scorza darancia,aggiungendo poi farinae poco lievito. Dopola frittura, zucchero a velo

    TortaBurro montato a cremacon lo zucchero, primadi lavorarlo con tuorli,latte e lievito. Primadi infornare si incorporanoi bianchi a neve. Alla fine,cioccolato fuso

    CrespelleFarina, sale, uova, latte,olio per le cialdeAl centro purea di zuccacotta nel latte, profumatacon scorza daranciaIn forno con una lievebesciamella dolce

    CremaCottura a fuoco dolcedi zucca, miele dacacia,uvetta, limone e arancia

    a fettine. Si schiacciacon la forchetta,aggiungendo altra uvettaammorbidita nel rum

    Gli indirizzi

    Luruguaiano

    Matias Perdomo

    ristorante

    Pont de Ferr,

    Milano

    uno dei giovanipi interessanti

    della nuova

    gastronomia italiana

    Dal mix felice

    di materie prime,

    creativit

    e tecnica nascono

    piatti originalie golosi,

    come questo tortino,

    ideato per i lettori

    diRepubblica

    Ingredienti per 4 persone

    Cuocere la zucca al forno privata dei semi e tagliata in quarti,

    coperti singolarmente con carta stagnola per unora a 170 gradi

    Sbollentare la panna in un pentolinoVersare sul cioccolato tritato. Aspettare un paio di minuti

    e frullare con il frullatore a immersione

    Aggiungere il liquore e versare negli stampini del ghiaccio

    Una volta raffreddati, riporre nel freezer

    Sciogliere il burro a bagnomaria

    Aggiungere la zucca e frullare

    Mescolare acqua, zucchero e vaniglia, portare a ebollizione

    per creare una consistenza sciropposa, poi far raffreddare

    Amalgamare lo sciroppo con zucca, uova, fari na e lievitoFrullare fino a raggiungere una consistenza omogenea

    Coprire con carta da forno degli stampini individuali,

    riempiendoli con il composto fino a tre quarti

    Incorporare la pastiglia congelata di cioccolato e liquiriziaCuocere in forno a 190 gradi per 10 minuti. Lasciare riposare

    qualche minuto prima di servire con panna montata

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    ILLUSTRAZIONEDICARLOS

    TANGA

    Repubblica Nazionale

  • 8/3/2019 2011-10-23 Il Mio Amico James Dean

    14/14

    LA DOMENICAs 40

    DOMENICA 23 OTTOBRE 2011

    Doveva diventare medico comesuo padre, scelse di vivere di sportQuando nel 68 i carri armatientrarono nella sua Praga eraa Palermo dove iniziava ad allenare

    Serie C, poi B, poi A,ora di nuovo la BUna lunga carriera senzacompromessi.Quelloche chiedo sono

    applausi se vi piaciuto lo spettacolo,fischi se vi siete annoiati

    Perch la verit pi importante dei gol

    PESCARA

    Bisogna passare tra i suoisilenzi. E nel suo schemapreferito: pause lunghe esigarette. Bella faccia, da

    film western: abbronzato, occhi azzur-ri, un po felino, un po sornione. Sorri-so disincantato. Autoironico, non malenella terra di Flaiano. Uno che la fa cor-ta, per la sa lunga. Il solo a dire che il cal-cio doveva uscire dalle farmacie e dagliuffici finanziari. Era il 98. Fece scanda-lo lui, non lo scandalo. Un uomo disport, in senso lato, di quelli che prefe-riscono il gioco al risultato, un allenato-re di pallone, per molti un santone chepredica ingenuit, per altri un alieno.Pi attaccato alla verit che al gol. Perquesto fatto fuori da un sistema calcioche non prevedeva onest e decenza.Era il reietto, quello che sputava nelpiatto, bisognava emarginarlo, boicot-tarlo, condannarlo allesilio, anzi allin-ferno. Lui per dice: Io sono normale,sono gli altri a essere anormali. Sonostato fuori per scelte altrui, non mie. Ionon ho mai rovinato le societ e non so-no mai stato sotto inchiesta.

    Zdenek Zeman ritorna sotto i riflet-tori. sempre pi celebrato, ha disce-

    poli ovunque, venerato come queiprofessori che se ne stanno in posti de-filati a fare lezioni grandissime, specia-lit miracoli, non importa se allena ilPescara in serie B. Lui in panchina nonsi dimena, non esulta al gol. La sua sta-ta definita: lentusiasta staticit diuniguana. Zemaniano diventato unaggettivo: significa essere zen, andare

    avanti per la propria strada, crederenella bellezza di unazione non nellacertezza di un risultato (che per spes-so arriva, ma dopo). Ora esce per mini-mum faxIl ritorno di Zeman, un ritrat-to-diario di Giuseppe Sansonna, libropi due dvd (Zemanlandiae Due o trecose che so di lui, 18,90 euro). Vanno intanti da lui, a cercare una frase, un pen-siero trasgressivo, un qualcosa che nonsia melassa, formuletta da dire in tv. Selo dice Zeman significa che una cosascomoda, estranea al compromesso, eforse anche alla mentalit italiana.

    Infatti Zdenek boemo, nato a Pra-ga, allora Cecoslovacchia, suo padreKarel era un primario dellospedale, lamadre Kvetuscia casalinga. Pap vo-leva che anchio diventassi medico, maa me piaceva lo sport. Qu ando mi sonoiscritto alluniversit non mi hannopreso perch a medicina cera il nume-ro chiuso, e per dieci mesi ho lavoratoin una fabbrica farmaceutica, chiesi ilturno di notte, cos di mattina potevoallenarmi. Non era un lavoro difficile,pi che altro cera da controllare tem-perature e macchinari, per in quel pe-riodo ho dormito poco e mi sono stan-cato molto. Il mio soprannome insquadra era Pistone perch in campomi muovevo molto. E in campo porta-vo sempre due palloni, perch cerano

    ragazzi che non ne avevano. Eravamoamici di Zatopek, ma vederlo nella di-visa dellesercito, faceva effetto.Quando a Praga nel 68 entrano i carriarmati russi, Zeman in Sicilia, ospitecon la sorella di suo zio, Vycpalek. Ave-vo ventanni, leggevo Kundera, amavoil cielo senza nuvole di Palermo. Nel69 c il rogo di Jan Palach, niente piPrimavera, basta con Dubcek, Ricor-do tutto. Palach doveva essere il primodi una serie, il popolo soffriva, bisogna-va far vedere che non tutti accettavanoquellinvasione amica. Ma purtroppopass anche lidea che un matto si eradato fuoco. Anche se io non credo chemorire per unidea valga mai la pena.Dal 69 al 75 Zeman si ferma a Palermo.Il sud mi piace, i vicini si fanno sentire,mi invitavano spesso a pranzo: vuolefavorire? Uscivo di casa la mattina, tor-navo di notte. Ho preso il diploma Isef,seguito molti sport: nuoto, pallavolo,calcio, pallamano. Per i ragazzi che ve-

    nivano a giocare al campo, nella so-ciet di quartiere accanto alla Favorita,era motivo di aggregazione. Nella pra-tica quotidiana facevo da padre, mi ri-conoscevano autorit, gli stessi genito-

    ri mi pregavano di passare messaggi aifigli. Dal Carini passa a fare il prepara-tore atletico al Bacigalupo, la squadrapalermitana dei fratelli DellUtri, dovec anche il procuratore nazionale an-timafia Piero Grasso e il senatore Vizzi-ni. In Sicilia non ho mai incontratocomportamenti mafiosi, non dico chela mafia non esiste, ma la mia esperien-za diretta non la contempla, forse sa-pevano che io venivo da fuori e non ciprovavano. vera la storiella raccon-tata dal dottor Gino Governanti, il far-macista e presidente di Carini, che so-stiene che per farla correre le dava duepasticche di Villescon e come ingaggioduemila lire per la benzina? un ri-cordo un po romanzato, vero che cidava delle pilloline a me e a mio cuginoe noi le buttavamo nel canaletto. E og-gi i calciatori come sono? Troppo im-mersi nellelettronica e in Internet. Ionon posso proibire Facebook, perposso provare a dire che stare da solidavanti a un video non va bene, unmondo troppo chiuso, non quella la

    vera vita. Non pu contare pi lingag-gio che il collettivo. I ragazzi di oggi nonsono cattivi, ma molto individualisti,non guardano attorno e nemmeno al-laltro. E attorno c una crisi che si putoccare: prima mezza citt andava aCortina, ora piena di negozi falliti.

    Tecnici stranieri come Ferguson,Wenger, Hiddink in Italia non hannomai allenato. Solo un caso? Si vede cheai nostri presidenti non piacciono. Vo-gliono investimenti a brevissimo ter-mine. E vista dallaltra parte lItalia ri-schiosa. In tribunale durante il proces-so per Calciopoli un avvocato mi ha rin-facciato di non aver vinto nulla. Mi so-no meravigliato: che centrava? Era unmodo per diffidarmi, per dirmi: stai zit-to tu, perdente e invidioso del successodegli altri. Non contava la verit di quel-lo che dicevo, la denuncia del malaffa-re, di un sistema corrotto, ma il mio cur-riculum di allenatore. Avrei potuto ri-spondere: state zitti voi che avete solorubato. Ma non lho fatto, non sono co-s. Ecco, appunto, com Zeman, do-po quarantanni di vita italiana e unacittadinanza ottenuta nel 75. Mi pia-ce stare con i giovani, anche se a ses-santaquattro anni mi sento invecchia-to, lo accetto, ma let mi disturba. Nonleggo pi, guardo sport in tv, ho un gi-nocchio che mi fa male, per cui ho ini-

    ziato a giocare a golf. Vorrei ricomin-ciare, e farei le stesse cose. Ho lo stessosogno: vivere nello sport e di sport. Fir-mo sempre un contratto annuale perlasciare liberi entrambi a fine stagione.Mi emoziona una bella combinazione,un gesto tecnico perfetto, in allena-mento alcuni giorni fa siamo riusciti afarlo. E preferisco centravanti piccoli,sono pi agili, si muovono meglio.Chiedo applausi se vi piaciuto lo spet-tacolo, fischi se vi siete annoiati. Quan-do ero al Foggia nel 94 sono andato aprendere il presidente, Pasquale Casil-lo, che usciva dal carcere di Poggiorea-le, e poi spesso sono andato a trovare luie il fratello, agli arresti domiciliari. Cer-co di capire chi in difficolt, chi haproblemi, gli ero anche riconoscente diavermi scelto.

    Di Zeman si dice: uno che vince lepartite perse e perde quelle vinte. Sivince e si perde, succede a tutti. Ma a mesuccede pi che agli altri. Si pu fare gol

    e si pu subirlo, mi piace provarci, cer-care un disegno, certe verticalizzazionile ho prese dallhockey. Bisogna inse-gnare qualcosa ai giocatori, migliorarli,non solo occuparsi del risultato. La cul-

    tura sportiva si insegna cos. Si chiamagioco perch non sai come va a finire, selo sai prima vuol dire che non lo . Mi af-fido ai giovani, nel Pescara ho fatto esor-dire dei 91, 92, 93, non amo la confu-sione, preferisco le squadre organizza-te che sanno quello che fanno. Zeman stato il primo a far vedere il futuro aTotti. No, il futuro ce laveva gi dentro.Quando lho allenato era un ragazzoche aveva voglia di trasgredire perchaveva compagni di squadra pi grandi.Gli ho solo detto che se faceva menostupidate poteva arrivare in alto e re-starci. anche stato il primo a far ve-dere che un certo calcio non aveva pifuturo. Quello lo vedevano tutti, masono stati zitti, forse non volevano spa-ventarsi: come si fa a spendere pi diquanto incassi? Le societ di calcio so-no gestite male, fanno acquisti che nonpossono permettersi e alla fine qualcu-no pagher. Ho dichiarato che il calcio un malato di cancro curato con aspi-rine e resto della stessa idea. Non cheio sono avanti, che gli altri spesso simettono una benda sugli occhi e sullabocca. Lho detto: io alla fine sono an-cora nel calcio, Moggi, no. Anche se de-vo rettificare: sarebbe squalificato, maproprio fuori non .

    Quando Wojtyla mor, Zeman si fece,come tutti, sei ore di coda in piazza a San

    Pietro. Sono cattolico, rimasi colpito,ma ci andai per un altro motivo. Lave-vo conosciuto in udienza, quando an-cora stava bene e sciava, non era comegli altri, emanava qualcosa di forte e dispeciale, energia, sentimento. Chiss,forse intima simpatia tra chi allenavaanime e chi allena spiriti.

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    Quando Jan Palachsi diede fuocoavevo ventanni

    e leggevo KunderaMa non credovalga la penadi morireper unidea

    Zdenek Zeman

    EMANUELA AUDISIO