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HIRAM Rivista del Grande Oriente d’Italia n. 4/2005 EDITORIALE 3 Per aspera ad astra Gustavo Raffi e Antonio Panaino 7 Massoneria tra realtà storica e mito Anna Maria Isastia 41 Gli Eletti Cohen Giuseppe Abramo 67 La Lire Maçonne: alcune considerazioni su Musica e Massoneria nel XVIII secolo. Daniele Tonini 79 L’etica della rivolta in Albert Camus Alfio Fantinel 87 La via della psicologia sacra secondo i Tarocchi Alberto Samonà SEGNALAZIONI EDITORIALI 95 RECENSIONI 103 Errata corrige 106

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HIRAM

Rivista del Grande Oriente d’Italia

n. 4/2005

• EDITORIALE

3 Per aspera ad astraGustavo Raffi e Antonio Panaino

7 Massoneria tra realtà storica e mitoAnna Maria Isastia

41 Gli Eletti CohenGiuseppe Abramo

67 La Lire Maçonne: alcune considerazioni su Musica e Massoneria nel XVIII secolo.Daniele Tonini

79 L’etica della rivolta in Albert CamusAlfio Fantinel

87 La via della psicologia sacra secondo i TarocchiAlberto Samonà

• SEGNALAZIONI EDITORIALI 95• RECENSIONI 103

Errata corrige 106

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HIRAM viene diffusa in Internet sul sito del G.O.I.: www.grandeoriente.itE-mail della redazione: [email protected]

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EDITORIALE

Per aspera ad astra

di

In this article the Authors discuss the positive impact of the entire cycle of publicevents organized by the Grand Orient of Italy (Palazzo Giustiniani) in the occasionof its 200 years of seminal activity, emphasizing also some new challenges to befaced in the next future.

Carissimi Fratelli,

opo un anno di iniziative volte acelebrare il bicentenario delGrande Oriente d’Italia (Palazzo

Giustiniani) ci troviamo a fare qualchebilancio e trarre alcune conclusioni, gravidedi conseguenze per il nostro futuro.

Ci eravano prefissati l’obiettivo ambizio-so di celebrare questa ricorrenza con un for-te spirito di o u t i n g, di incontro e dialogocon il Paese, con la cultura, i giovani, lepubbliche istituzioni e soprattutto con ilmondo dei m a s s - m e d i a, senza cadere in unasorta di autoesaltazione o, al contrario, didepressivo elogio del passato sostanzial-mente fine a se stesso. Tutte le iniziative

che da Torino a Palermo, da Milano aRoma, passando per Firenze e quindi, final-mente, a Bologna, il 3 dicembre 2005, han-no sicuramente proposto una rivisitazionestorica puntuale e rigorosa della storia delG.O.I. Si è trattato di un ciclo di grandi con-vegni che ci hanno permesso di conosceremeglio il patrimonio umano, spirituale, eso-terico e culturale della Massoneria italiana,la quale ha avuto un impatto tanto signifi-cativo, quanto (talora) misconosciuto, nellavita dell’Italia, che ciò piaccia o meno aivari detrattori. Il fatto che tutte queste ini-ziative abbiano visto non solo sfilare le piùgrandi autorità scientifiche sulla materia(ossia specalisti di fama riconosciuta, chia-mati per i meriti accademici e non sulla

Antonio Panaino

Direttore scientifico di Hiram

Università di Bologna

Gustavo Raffi

Gran Maestro del Grande Oriente d Italia

Palazzo Giustiniani

e

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• 4 •EDITORIALE

base dell’appartenenza alla nostra Obbe-dienza), ma anche partecipare un numerosempre più crescente di cit-tadini estranei al GrandeOriente, di pubbliciamministratori, giornali-sti, semplici curiosi chevolevano saperne di piùriguardo a questa strananebulosa che pare esserela Libera Muratoria, è unsuccesso straordinario.

D’altro canto il note-vole rispetto istituzionaleche ci siamo guadagnatisul campo, come associa-zione degna di conside-razione e di stima, seriaper finalità e costruttivi-tà, non è venuto dal nulla,ma si deve all’impegno di tutti i fratelli chehanno condiviso un sogno, che sempre piùsembra farsi realtà: quello di vivere in unapatria più serena, dove l’appartenenza allaMassoneria sia una scelta vista con rispettoe non alla stregua di una sorta di marchiod’infamia, come invece avveniva in un pas-sato non troppo lontano. Questi risultati fan-no molto riflettere sulle conseguenze diquanto si è seminato, perché noi ci aspettia-mo dei frutti, altrimenti saremmo stati deglisciagurati o dei giocolieri velleitari. L’ e s s e-re una realtà massonica di profilo così fortesignifica reggere il confronto continuo conla Società Civile, con le idee e le situazioniche cambiano vorticosamente, senza inse-guire strane Chimere o correre dietro glieventi quotidiani, ma con un senso semprepiù profondo dell’alto significato etico-civi-

le che l’appartenere alla Libera Muratoriacomporta. Ritornano così, di fatto, sebbene

in modo sempre nuovo, i gran-di temi che ci distinguono:la difesa dello Stato Laico,la libertà di ricerca scientifi-ca dinanzi ai diversi tentati-vi di subordinare il dirittoalle visioni di questa o quel-la teologia, la difesa deidiritti civili e l’attenzionesempre costante alle nuovepovertà ed alle sempre piùsubdole forme di prevarica-zione e di sfruttamento, latutela della Scuola Pubblicacome luogo di formazionedi un cittadino maturo edequilibrato, capace di convi-

vere con culture diverse, maa ffratellate da comuni princìpi garantiti dal-la Carta Costituzionale. Siccome questi nonsono slogan, né una sorta di lista della spe-sa, ma contenuti profondi che accompagna-no il nostro cammino da due secoli, il futu-ro ci vedrà sicuramente chiamati a parteci-pare, come uomini del dialogo e del dubbio,alle difficili riflessioni che emergono intor-no ai processi di globalizzazione, ma anche,più semplicemente, riguardo ai temi piùtipici (ma non per questo scontati) del pen-siero critico. Sì, perché in effetti, se ci pen-siamo bene, dove si pensa criticamenteoggi? A parte nelle case private di coloroche lo fanno, purtroppo pochi. Lo spaesa-mento sempre più disarmante del soggetto,ridotto a consumatore, gradatamente espo-sto ad una perdita di senso, innanzitutto delproprio essere, svilito ad un’appendice del

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telefonino, che tra poco scriverà e parlerà alsuo posto, ci spaventa. Allo stesso modo cispaventa il disagio giovanile, che non è soloo soltanto frutto die m a rginazione o dipovertà; purtroppo ildolore individuale sem-bra crescere con la ric-chezza e con l’incapa-cità di saper disegnareun progetto individualee collettivo. Non è,allora, un caso che ladepressione ed in gene-re il disagio psicologicoe m e rgano come le nuo-ve malattie del secoloappena incominciato.Quale messaggio, qualefunzione, quale aiutoreale può e deve dare la Massoneria in que-sto scenario certamente non esaltante?

Bisogna allora ribadire, per quel pocoche possiamo fare (ma che andrebbe fatto),che un compito della Massoneria è proprioquello di offrire uno spazio di sociabilitàdialogante, di ricerca e di spiritualità. Essasi offre come luogo di mutua educazione, incui il massone si abitua a non accontentarsidi risposte semplici o dogmatiche (qualsia-si esse siano), ma a porsi sempre nuove sfi-de, nuovi interrogativi, anche scomodi o,perfino laceranti. Forse, anche per questo, igiovani sono sempre più presenti nellenostre logge, dato che vi possono trovare unluogo di discussione, lontano da apriorismi,disponibile come spazio di riflessione a tut-to campo sulla complessità del reale, maanche così particolare da non imporre ad

alcuno una “linea” o una verità preconfe-zionata su cui costruire una casa di arg i l l a .Uomini che si trovano sempre più numero-

si a discutere dell’anticomotto conosci te stesso,al fine di trovare quelSé così sfuggente anchea noi stessi, sanno beneche tale discesa nel pro-fondo, tale apertura diporte così “difese”, di“censure” tanto sinuosee traditrici, non costitui-sce affatto un camminosemplice. Come neinostri rituali, a partiredall’iniziazione, biso-gna superare ostacoli eprove, essere alchemi-camente scomposti e

ricomposti e, quindi, morire e rinascere,così la nostra Massoneria muore e rinasce digiorno in giorno attraverso l’esempio e laresponsabilità che tocca, per la parte aff i d a-taci, a ciascuno di noi.

Più giovani, più fratelli, non significasemplicemente più aderenti e più quoteassociative, ma molta più responsabilità esenso del dovere, innanzitutto individuale e,ovviamente, collettivo. Se i massoni sidevono riconoscere è per via di come sonoe di quello che fanno; per lo stile e per lecapacità che dimostrano, innanzitutto comecittadini di serie A. Altri hanno cercato eprovato a dimostrare il contrario. Siamoqui, più fieri di prima, ma anche più sereniper il lavoro svolto.

Si sta concludendo un anno di duro lavo-ro per tutti ed un altro ci aspetta gravido di

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• 6 •EDITORIALE

responsabilità. Non vogliamo tediarvi conulteriori considerazioni, ma solo porgere atutti, anche a nome delGran Maestro, una ffettuoso e fraternoaugurio di buonefestività.

Vorremmo però,prima di concludere,esprimere un ringra-ziamento, come si ègià fatto a Bologna, inoccasione della chiu-sura del Bicentenario, atutti quei fratelli, molto più anziani rispettoai tanti che sono stati iniziati negli ultimianni (tra i quali si colloca anche il Direttoredella nostra rivista), per età e per esperien-za massonica, i quali hanno attraversatomolti momenti così difficili, che parvero perpoco essere anche gli ultimi di una storiagloriosa.

Sentiamo, insomma, il dovere, a nomedell’Obbedienza tutta, e soprattutto dei piùgiovani, di ringraziare coloro che hannoresistito alle tempeste degli anni Ottanta eNovanta per aver tenuto duro e per averregalato non solo a coloro che sono arrivatiin Massoneria quando ormai la tormenta erapassata, ma anche all’Italia tutta, questa

meraviglia che è la Libera Muratoria delGrande Oriente d’Italia. A loro vogliamo

dedicare la chiusa diquesto breve editoriale.

Cari Fratelli, è giuntoil momento di salutarVi ,così, ricordando che aVoi è permesso decla-mare a voce alta i versiche Shakespeare misein bocca ad Enrico Vprima della battaglia diAgincourt, quando tutto

sembrava finito, senzapossibilità di salvezza:

We few you happy few. We band of brothersFor he to-day that sheds his blood with meShall be my brother; be he ne'er so vile,This day shall gentle his condition.

Grazie per aver resistito quando nessunoci avrebbe più creduto e per aver fatto rina-scere dalle sue ceneri la Fenice ancor piùvigorosa di prima.

Duecento anni non sono che l’inizio, mase possiamo dirlo a voce alta, lo dobbiamoa voi che siete restati tra le colonne consenno, benefizio e giubilo per tutta laC o m u n i o n e .

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Massoneria tra realtà storica e mito

di Anna Maria Isastia

Università di Roma “La Sapienza”

Masonic Institutions spread in various Countries, even if they come from a sin -gle initial background, have elaborated, in consequence of historical facts, manysignificative differences which permit to distinguish them one from the other. Inthe first part of this contribution the Author examines the historical motivationswhich took Italian Freemasonry to grow independently from the English Craftand from other Latin Masonic Institutions.Then the Author speaks about the mythology which involved Freemasonry inmost of European culture of the last two centuries. The collective imaginery tend -ed to transform in a multitentacular octupus what has been one of the placeswhere modernity and the culture of freedom were founded.

no studioso non massone che siavvicini alla Libera Muratoriacome oggetto di ricerca storica

non può accontentarsi di raccogliere e stu-diare la documentazione disponibile, madeve almeno tentare di penetrare oltre, nel-la particolare psicologia dei fratelli, nellaquale pubblico e privato sembrano mesco-larsi in modo praticamente inestricabile.Forse è per questa sensibilità, che hoacquisito nel tempo, che desidero introdurrel ’ a rgomento citando alcune frasi scritte daun uomo che ha contribuito alla storia dellasua città, Trieste, e a quella della Massone-

ria italiana: Manlio Cecovini si staglia nelpanorama dell’Italia della seconda metà delVentesimo secolo con caratteristiche cul-turali, ideologiche e politiche che lo avvi-cinano idealmente a figure carismatiche delpassato quali Ernesto Nathan, Ettore Ferrario Guido Laj.

Commovente la fede che conserva,anche in età avanzata per la Massoneria:

Presto sarò, come uso dire, polvere distelle, ma non ho dubbi che l’Istituzionecontinuerà a vivere nei secoli, perchérisponde a un bisogno spirituale dei tanti

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che non accettano i dogmatismi delle reli -gioni consolidate e tuttavia rifiutano diessere definiti atei. E ancora: Entrai inMassoneria (1949) per una consolidatatradizione triestina liberale epatriottica, e vi trovai quel -la fratellanza laica che altreistituzioni generalmentenon offrono1.

Sono frasi, scritte nel2002, che riecheggianouna Libera Muratoria chesembra scomparsa e con-fermano una volta di piùl’estrema complessità di unaIstituzione dalle tante e diverseanime.

Prima parte: Cenni storici

L’Istituzione massonica, come collettivi-tà rituale non può non avere anche scopis o c i a l i2 e, come struttura organizzata, hasempre pesantemente risentito del contestostorico in cui i fratelli hanno vissuto e ope-rato anche se durante i lavori rituali essidovrebbero vivere una dimensione che lipone fuori dal tempo storico e dallo spazioreale. Tutto il resto però è calato nello spa-zio, nel tempo e nella cultura di un determi-nato paese, in una determinata epoca: dallapossibilità stessa di avere una vita massoni-ca (libera negli Stati retti democraticamen-

te, ma non in quelli dove prevale un regimetotalitario), all’accettazione dei princìpimassonici da parte della società in cui i fra-telli vivono.

La Massoneria è consideratadagli storici una delle molte-plici fonti ideologiche dellademocrazia e dunque delmondo moderno3. Nella suapreoccupazione di costruirel’Uomo, ha funzionato dalXVIII secolo come un cata-lizzatore di idee, ma soprat-tutto come un vettore di nuo-

ve forme di sociabilità. Questoconcetto, generalmente condiviso

dagli storici, è stato invece messo in dis-cussione da studiosi massoni, come il Jones4

ripreso in Italia da Di Luca5 che lo conside-ra riduttivo rispetto alla spiritualità murato-ria che sarebbe il vero aspetto peculiare diprimaria importanza.

La Massoneria moderna, nata in GranBretagna nel 1717 e diffusasi rapidamentein Europa e nel resto del mondo, è venutaassumendo, con il trascorrere del tempo,connotati molto diversi nei diversi paesi.

In Inghilterra c’è una storia senza storici,nel senso che l’attenzione degli studiosi èincentrata prevalentemente sull’evoluzionedella ritualità mentre poco spazio è lasciatoallo sviluppo delle relazioni storiche con ilmondo profano.

1 Cecovini, 2002: 134 e 212.2 Vanni, 2002: 31.3 Ciuffoletti 1991; Thual 1994.4 Jones, 1995: 164-165.5 Di Luca, 2000: 7-8.

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Nel mondo latino abbiamo invece unconfronto tumultuoso che, unito a rotturepolitiche come la rivoluzione francese, haprovocato una modifica profonda dellaMassoneria.

Eppure, anche nel passatodella Comunione inglese èpossibile delineare una storiae una nuova e diversa sto-ria, come accenneremo,ricomincia ad averla oggi.La Massoneria inglese è sta-ta a lungo segnata dallo scon-tro tra le due Grandi Loggedei M o d e r n s e degliA n c i e n s; conflitto dovuto alledifferenze di natura sociale e reli-giosa che opponevano i membri delle duediverse Obbedienze. Il conflitto fu superatosolo nel 1813 con la nascita della Gran Log-gia Unita d’Inghilterra.

Nel corso di quel lungo e difficile con-fronto, le due massonerie inglesi dovetterocombattere (vittoriosamente) la legge che siproponeva di limitare il diritto di associa-zione (Combination Act del 1799). A s e g u i-to di quel pericolo si lavorò per l’unifica-zione e contemporaneamente ci si avvicinòalla Corona. I massoni inglesi iniziaronotutti i membri della famiglia reale e procla-marono i re d’Inghilterra “Protettori del-l’Ordine”.

Anche nella Germania appena unificata,nel 1871, il kaiser Guglielmo I fu nominato

“Gran Protettore”6 riprendendo una tradi-zione che risaliva a Federico II di Prussia.

La Massoneria inglese, dunque, diventa-ta “governativa” e, legata alla Corona, sisviluppò in tutta tranquillità occupandosi

dei problemi del pauperismo(istituzioni di carità, asili deipoveri, ospedali massonici).

Poco tollerante si dimostròperò in materia di religio-ne se è vero che un GranMaestro in carica, il mar-

chese Earl de Grey and Rip-pon, dovette dimettersi nel1874 perché si era converti-

to al Cattolicesimo. In quel-la occasione i fratelli inglesi

decisero di stringere ulteriormente i legamicon la casa regnante offrendo la più altacarica al principe di Galles che l’accettò, masolo un anno dopo, nel 18757. All’inizio delVentesimo secolo, i massoni inglesi org a-nizzavano ancora manifestazioni pubblichecontro i “clericali” nel corso delle quali sfi-lavano con i paramenti di loggia. A n c o r aoggi in Irlanda protestanti e massoni sfilanoin corteo sfidando i cattolici.

Durante la grande espansione colonialeinglese, la Gran Loggia Unita d’Inghilterradivenne una istituzione imperiale, ansiosadi servire la famiglia reale. Anche nel XXsecolo, fedele alla sua tradizione, è rimastamolto vicina alla monarchia e agli ambientipolitici conservatori.

6 Esposito, 1979: 88.7 Il marchese Earl de Grey and Rippon era subentrato a Lord Zetland nel maggio 1870. Per avereuna idea della potenza della Massoneria inglese ricordiamo che nel 1874 vi erano 1299 logge con un attivodi cassa di 38.025 sterline (Gould, 1887 vol. VI: 1814-1885).

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Lo storico massone Moramarco rilevache il lealismo al trono britannico procla-mato nelle grandi logge del Common-wealth contraddice la presunzione neutrali-sta messa in discussione anche dalla fun-zione di supporto esercitata dalle logge nelcontrollo coloniale.

Alla luce di queste brevis-sime note non può stupire lagrande fortuna della Masso-neria inglese che alla vigiliadella prima guerra mondialecontava 210.000 fratelli8 ed èarrivata a raccogliere8/900.000 fratelli nellaseconda metà del Novecento.

Gli studiosi delle massone-rie latine sentono la necessità diapprofondire le connessioni tra la storiadell’Istituzione e quella delle società in cuiha operato. Gli inglesi invece sembranotenere in scarsa considerazione questoaspetto, privilegiando gli studi sulle lontaneorigini della Gran Loggia Unita e quellilegati alle modifiche dei rituali.

Nate da un unico ceppo, per motivi reli-giosi, culturali, politici le massonerie sisono profondamente differenziate, assu-mendo caratteristiche peculiari nei diversipaesi in cui sono presenti.

Le massonerie nordiche e anglo-sassoni,“ o rganiche al potere”, hanno potuto far pre-valere gli aspetti rituali e speculativi, men-tre le massonerie latine sono state chiamatea svolgere un forte ruolo pubblico.

Limitandoci a considerare il secondoOttocento, appare con chiarezza la necessi-tà delle massonerie latine di operare neicontesti nazionali. Ed è per questo che ilsapere massonico delle Comunioni latine èun patrimonio di conoscenze modellato su

ideali politici.I massoni portoghesi che

operavano in un paese doveil nazionalismo di Stato era

forte e dove la difesa del-l’indipendenza nazionaleera sentita come un valoreprimario, hanno elaboratouna C o s t i t u z i o n e ( 1 8 7 8 )

nella quale si contemplaval’amore della patria e la

difesa dell’indipendenzan a z i o n a l e9. In Spagna le Obbe-

dienze massoniche erano tante e in perenneconflitto tra loro; tutte comunque si impe-gnarono per le libertà civili e la secolarizza-zione della società. I massoni spagnoli pro-posero, in un primo periodo, la trasforma-zione dello Stato su base repubblicana, poirielaborarono il concetto di democraziaall’interno del liberalismo. I massoni cata-lani fondarono atenei del libero pensiero,leghe anticlericali, scuole laiche, appoggia-rono il primo pacifismo e l’emancipazioni-smo femminile, esercitando una significati-va influenza sulla società civile.

In Francia si arrivò a sostenere una tota-le identità tra istituzione massonica e siste-ma repubblicano: la Massoneria è la Repub -

8 Nel 1913 la Gran Loggia di New York contava 180.000 membri (Acacia, 1913: 169).9 Gonzalo, 1999:19.

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blica al coperto. La Repubblica è la Masso -neria allo scoperto sosteneva nel 1894 ilministro del commercio Gadaud sintetiz-zando quello che molti pensavano1 0. Afine Ottocento “tra lecolonne” sedevano repub-blicani, liberi pensatori,anticlericali, concordi nelvolere riforme sociali. LaMassoneria era consideratauna forza filosofica e poli -tica atta a radicare il laici -smo nel Paese, combatterela Chiesa e i monarchici, epreparare l’avvento di unasocietà giusta e fraterna11.Le elezioni del 1902, cheportarono al Blocco delleSinistre, condiviso dal Grand Orient, collo-carono l’Ordine tra i pilastri del potere12.

I massoni italiani condivisero con lealtre Comunioni latine sentimenti, aspetta-tive, problematiche. In più gli italiani senti-vano il dovere morale di difendere la stessaesistenza dello Stato nazionale che alcuni diloro avevano contribuito a far nascere. Lapotenza che lavorava per abbattere l’Italiaunita era la Santa Sede e questo dato arric-chiva di ulteriori motivazioni lo scontro inatto in tutta l’Europa cattolica.

Della grande famiglia latina si conside-ravano parte anche i fratelli belgi13 e lus-s e m b u rghesi così come quelli ungheresi e

rumeni14.I massoni di oggi

stigmatizzano, con evi-dente disprezzo, le“deviazioni del passa-to”. Natale Di Luca hacriticato, credo aragione, nel suo lavo-ro, le Grandi Mae-stranze di GiordanoGamberini (1961-1970) e soprattutto diLino Salvini (1970-

1978), che gestì ilGrande Oriente d’Italia

come un partito politico creando le premes-se della successiva catastrofe. La sua sensi-bilità di massone moderno ha indotto DiLuca a condannare – in un libro del 2000 –anche tutti i Grandi Maestri di età liberale,commettendo, a mio giudizio, un errore diprospettiva storica1 5 che ha infatti correttonel successivo lavoro su Arturo Reghini, nelquale appare molto più attento ad interpre-tare positivamente la sensibilità dell’epoca.Sulla stessa linea appare la posizione diMassimo Della Campa, che parla addirittu-

10 Histoire des francs-maçons en France de 1815 à nos jours, sous la direction de Daniel Ligou, To u-louse, 2000, pp. 89-97.11 Combes, 1986: 86.12 Le questioni discusse all’epoca nel Grand Orient de France sembrano più adatte ad un parlamen-

to che ad un consesso massonico (Acacia, gennaio-febbraio 1911, pp. 39-40).13 Reggiani 2000.

14 Geografia massonica, Acacia, aprile-maggio 1910, p. 81.15 Di Luca 2000.

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ra di “Massoneria deviata” in riferimentoagli anni di Adriano Lemmi (1885-1896),Ernesto Nathan (1896-1904), EttoreFerrari (1904-1917)16.

I massoni italiani dicento anni fa invecerivendicavano con org o-glio la loro specificità di cuierano pienamente consa-pevoli. Nel marzo del1882 l’allora Gran Segre-tario del Grande Oriented’Italia Luigi Castellazzoscriveva sulla Rivista del -la Massoneria italiana:

Coloro adunque che pre -dicano l’assoluta astensione dalla politicacome un obbligo imprescrittibile per tuttii massoni, o scientemente aspirano ad evi -rare il nostro libero sodalizio per farneun’arcadia di pastori belanti, o una con -fraternita di frati gaudenti, o, incoscienti,e per vano spirito d’imitazione, si propon -gono ad esemplari quei massoni che,vivendo in ben altre condizioni di cose,hanno diritti e doveri ben dai nostri diver -si.

Il Gran Maestro Adriano Lemmi nel1886 scriveva, in una circolare in cui invi-tava i fratelli a mobilitarsi in vista delle ele-zioni politiche:

Se le antiche dottrine e tradizioni del -l’ordine vietarono ai liberi muratori di git -tarsi in mezzo alle gare dei partiti politici,

esse però non li vollero inerti, ed in ognioccasione nella quale, al di sopra dimeschini e partigiani interessi, si agitasse -

ro quistioni vitali per lapatria, i massoni sischierarono sempreall’avanguardia, e conla parola e con l’opera

procurarono il maggiorbene del loro paese.

Dunque gli italianisi dibattevano tra laconsapevolezza deilimiti posti loro dai

L a n d m a r k s, i princìpibase della fratellanza, e la

spinta morale ad agire.Lo rilevava con acutezza un massone

tedesco che visitò le logge italiane all’iniziodel Novecento notando la grande diff e r e n z acon quelle del suo paese:

Ciò che noi escludiamo, politica e reli -gione, forma in Italia parte considerevoledell’attività massonica. La loggia a dire ilvero, non si ingerisce nel sentimento reli -gioso di ciascuno, si aspetta però che i suoicomponenti operino sempre in senso pro -gressista e secondo le esigenze del liberopensiero17.

Segnalava che in loggia l’abbigliamentoera il più vario, le formalità di ricevimentoerano minime, mancava la parte musicale.Colpiva molto il ruolo svolto dall’oratore,assente nel mondo anglo-sassone. Alla fine

16 Della Campa e Galli, 1998: 43.17 Rivista della massoneria italiana, 1902, p. 262.

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dei lavori non seguiva l’agape, cioè la cenatra fratelli, ma una semplice “bicchierata”.

La consapevolezza della diversità sitrasformò in orgoglio delladiversità nelle paginedella rivista A c a c i a n a t adopo la crisi massonicadel 1908 – risoltasicon la scissione delRito Scozzese Antico eAccettato e la nascitadella Serenissima GranLoggia d’Italia di Save-rio Fera – nata proprio inopposizione ad una lineasocio-politica contestataperché troppo progressista etroppo poco governativa.

La rivista del Rito Simbolico apparivamolto attenta a quanto accadeva nel mondoanglosassone: molti gli spunti polemici chesi accompagnavano a serie riflessioni. Larivista è un florilegio di attacchi alla Mas-soneria anglo-sassone:

Le logge degli Stati Uniti d’Americasono dei circoli sociali in cui si fa esclusi -vamente del ritualismo recitando frasicatechistiche dopo le quali si pranza18.

Ma c’è di più. Si vuol far sapere che die-tro tanto sussiego c’è poca sensibilità uma-na. Nella Carolina del sud si respingono

coloro che hanno piccolissimi difetti fisicicome, per esempio, la falange di un dito

amputata o addirittura per non poter pie -gare il dito medio di unam a n o1 9. In Pennsylvania,uno degli Stati con il più

alto numero di massoni, ilGM della GL ha decisoche un nano non può

essere iniziato. Commen-to polemico: La Gran

Loggia di Pennsylvanianon riconosce il Gran -

de Oriente d’Italia: e que -sto ci fa veramente piacere2 0.In realtà la questione della

mancata ammissione di personecon difetti fisici era assai dibattuta negliStati Uniti ed era stata lasciata andare indisuso in Inghilterra21.

Sulla rivista A c a c i a si insisteva moltosulla metodologia di lavoro della Massone-ria latina, rivendicandone la superiorità suquella anglo-sassone dove le logge c o n s a -cravano quasi tutte le loro tenute al Ritualee a banchetti2 2. Si stigmatizzava il fatto chele tornate di loggia settimanali si tenevanoper lo più presso ristoranti, alberghi, sale dapranzo o da ballo2 3, ignorando evidente-mente che si trattava di incontri informali“d’istruzione” e non di tornate rituali.

In risposta al disprezzo delle Grandi

18 Acacia, dicembre 1909, p. 242.19 Stranezze della massoneria nord-americana, Acacia, aprile-maggio 1910, p. 83.20 Acacia, 1912, p. 186.21 Jones, 1995: 261-262.

22 Acacia, gennaio-febbraio 1911, p. 41.23 Ivi, p. 42.

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Logge nord americane per la Massonerialatina e all’impossibilità per i fratelli delGrande Oriente d’Italia di visitare le loroofficine, perché non riconosciuti, si proget-tava di fondare logge all’obbedien-za italiana nell’Illinois, nelMassachusetts e nellaP e n n s y l v a n i a2 4, in paleseconflitto con le potenzemassoniche che già occu-pavano il territorio.

Alla vis polemica s iaccompagnava una più pro-fonda riflessione. Il diret-tore della rivista UmbertoZanni si interrogava sullemotivazioni profonde che ave-vano portato alla traumatica scissio-ne del 1908 con considerazioni che restanovalide ancora oggi:

Vi sono due anime entro la Massoneria,due diverse concezioni del suo scopoimmediato e dei suoi mezzi: e da questocontrasto dipende la profonda crisi che, dalungo tempo latente o poco manifesta, si faoggi gravissima, sotto l’incalzare deglieventi, tanto da richiedere decisioni benprecise e rapide […] Siamo ad un bivio: ointeressare la Massoneria a tutta la vitadel paese e specialmente a quella politica,aiutando alla attuazione dei princìpidemocratici sociali; o farla rimanere estra -nea, smarrita in freddi e vuoti atteggia -menti liturgici; pascoleggiante in pratichedi beneficenza, in preoccupazioni di edu -

cazione, in dimostrazioni di mutua solida -rietà.

Dunque quelli che erano i punti cardinedella Massoneria anglo-sassone

erano considerati da unmassone italiano vuota

perdita di tempo.Zanni credeva nel-

la missione delle mas-sonerie latine e lamen-tava anzi lo scarsoimpegno politico delGrande Oriente. Non

voleva certo che laMassoneria facesse

politica di partito, maribadiva che la Massoneria h a

tuttavia una sua politica. Riflettendo sulladiversa condizione delle altre Comunioniripeteva che:

L’apoliticismo propriodelle massoneriedei paesi anglo-sassoni e tedeschi, che puòessere giustificato dalle particolarità dellaloro vita politico-sociale non è possibile neipaesi latini e tanto meno è possibile in Ita -lia25.

In realtà, come abbiamo già accennato,il presunto apoliticismo inglese era invecetotale adesione alla linea della Corona.

Non erano solo gli italiani ad interrogar-si sui perché delle diversità. In una loggia diStrasburgo, regione di confine, il Venerabi-

24 Acacia, marzo 1910, p. 54.25 La massoneria italiana al bivio, Acacia, giugno-luglio 1909, pp. 145-147.

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le aveva spiegato la diversità fra massonifrancesi e massoni tedeschi sulle questionireligiose facendo riferimento alla maggiorelibertà mentale dei protestanti. A suo dire unpopolo soggetto al clero catto-lico non poteva avere lanozione di Dio nel suosenso più vasto, cioè inquello dello Spirito ine-splicabile dell’Universo,ma vi vedeva il Dio per-sonale e dogmatico chegli era stato insegnato ein nome del quale persecoli le coscienze era-no state oppresse.

Nei paesi protestantiera molto più sviluppato ilrispetto delle convinzioni e dellepersone. Dunque i fratelli francesi,perseguitati e ingiuriati dai clericalierano obbligati a difendersi per nonscomparire e quindi nelle loro lotte, com-mentava il Venerabile alsaziano, sono obbli -gati a occuparsi della Chiesa cattolica checospira alla loro rovina e a quella della poli -tica liberale […]26.

Anche Oswald Wirth della Gran Loggiadi Francia si interrogava nel 1913 sulle duediverse massonerie di cui una sola sembravivente perché è essenzialmente combatten -t e. Questa Massoneria era nata dall’istintodi conservazione, che spinge a difendersi e

ad attaccare il nemico, ed era la sola cono-sciuta dagli anti massoni che rifiutavano diconsiderare l’altra Massoneria che reputa-vano “fossile”.

La Massoneria considerata“fossile” era quella tradi-

zionale che, dicevaWirth, esce dalla terraogni volta che l’Istituzio -ne ha bisogno di rigene -rarsi ritornando ai suoiprincìpi primitivi ed eter -n i. Dunque la vera Mas-soneria era proprio quel-

la che i profani non pren-devano in considerazio-ne; quella che non muore,

quella che si rinnova inces-santemente, quella che rinasce dal passa-

to. Wirth si considerava un massone medi-tativo, un pensatore, ma sosteneva ancheche la sua tranquillità era resa possibile daimassoni che combattevano in prima fila d i s -putando di giorno in giorno il terreno aln e m i c o2 7. Dunque, a suo dire, le due animedella Massoneria potevano, anzi dovevanoconvivere lasciando ad ognuno la possibili-tà di esprimere se stesso.

Nel 1914, nei mesi che precedettero loscoppio della prima guerra mondiale, sinota una grande effervescenza nel mondomassonico internazionale. Sembra di capireche si sentisse l’esigenza di “formalizzare”i modi diversi in cui si erano venute evol-

26 Perché la massoneria francese è più radicale della anglo-sassone?, A c a c i a,giugno-luglio 1910, pp.113-114.

27 Wirth, 1913: 157-160.

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vendo le varie comunioni nei diversi paesi.L’italiano Giulio Capurro proponeva la

suddivisione tra:Massoneria apolitica,

filantropica (tipo la GLUd’Inghilterra); Massoneriademocratica (tipo GO diFrancia); Massoneria di tipomisto (tipo GO del Belgio).

A sua volta, il BureauInternational de RelationsMaçonniques con sede aNeuchàtel (non riconosciutodai Corpi massonici anglo-sassoni) proponeva laseguente ripartizione:

Massoneria senza profes-sione di fede (Grande Oriente di Francia,Gran Loggia di Francia, Grande Oriented’Italia, di Spagna, del Portogallo, del Bel-gio, degli Stati Uniti, dell’America del sud);Massoneria dei L a n d m a r k s ( I n g h i l t e r r a ,Stati Uniti, Africa del sud, Germania, Sviz-zera, Ungheria, Grecia, Olanda); Massone-ria puramente cristiana (Scozia, Norvegia eGran Loggia dei massoni tedeschi).

Negli stessi mesi anche la Gran LoggiaUnita di Inghilterra stava istituendo a Lon-dra un ufficio internazionale per i gruppianglo-sassoni e dei Landmarks.

Riflettendo su questa realtà GiulioCapurro, un fratello assai critico nei con-fronti della linea politica e culturale delGrande Oriente d’Italia, rimarcava i princi-pali punti che separavano i due raggruppa-menti massonici. Il raggruppamento latinonon riteneva importante seguire i seguentiL a n d m a r k s: credere nell’esistenza di Dio,come Grande Architetto dell’Universo; cre-dere nella resurrezione ad una vita futura;

dare la necessaria importanza al Libro dellaLegge di Dio. Con queste premesse, eraassolutamente velleitario aspirare alla

Comunione Universalecon gruppi che procla-mavano quei L a n d -marks.

La Massoneria dun-que non poteva consi-derarsi universale fin-ché fosse rimasta divi-sa in due gruppi, unodei quali teista-apoliti-co, l’altro agnostico-democratico.

Solo rinunciandoa l l ’ a ffermazione politica

che, diceva Capurro, coinvolgeva anche laMassoneria inglese, e adottando i L a n d -m a r k s spiritualistici e teistici, si poteva spe-rare di raggiungere uno stato di perfezione.Egli criticava l’anticlericalismo giudicatouna espressione negativa, senza contenutospirituale e morale, ma riteneva che il cleri-calismo fosse il dogmatismo religioso pre-dicato dai preti; eliminandolo restava il tei-smo e lo spiritualismo, l’albero religiosomondato delle male foglie. A suo dire l ’ o r g a -nismo religioso amputato del clericalismoera rappresentato dal teismo inglese, cui siricollegava la Massoneria, mentre l’anticle-ricalismo predicato nelle logge dei paesilatini era una forza negativa che non univama separava i massoni.

Per questo accade che la Massonerialatina si accontenti delle declamazioni, chenon abbia una sua spiritualità, mentrequella degli anglo-sassoni è altamente spi -r i t u a l e . […] È doloroso l’ondeggiamento

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dell’opinione corrente nelle logge secondoil momento politico e spirituale, è dolorosoil vedere che sono rari quei bei caratterimassonici, granitici, impas -sibili dinanzi agli eventi,chiusi nella loro fede,felici di questa loro fede,infinitamente superiori aiprofani. Invece la Masso -neria si è andata manmano profanando, in findi bene, in buona fede,come un soldato che sidisarmi per far piacereagli altri o muti la divisa,per seguire la moda.Oggidì le tenute di moltelogge sono sedute di circoli, con questaaggravante che vi manca un’idea cardina -le per confrontarle con circoli politici, e ildivertimento per confrontarle cogli altri28.

A questa accorata perorazione risponde-va sulle pagine dello stesso periodico Ferdi-nando Colucci ribadendo org o g l i o s a m e n t eil carattere specifico della Massoneria lati-na che doveva essere un’associazione emi -nentemente politica e di una politica emi -nentemente democratica.

Capovolgendo tutte le argomentazioni diCapurro, Colucci ricordava l’eff i c i e n z ao rganizzativa della Chiesa cattolica, le lineedirettive da quella Istituzione perseguite, latrama delle sue strutture sul territorio. LaChiesa non faceva sterile filosofia: essa fadella politica alta o spicciola che sia, ma fa

della politica.In Italia dunque la Massoneria aveva il

duplice scopo di difendere la libertà dicoscienza e di difendere lapatria dalle insidie del cleri-calismo. I massoni italianiavevano il dovere di lavorareattivamente perché il trino-mio rivoluzionario – scrittosul fronte dei templi –

entrasse nella coscienza deipopoli29.

Posizioni inconciliabilidunque all’interno dello stes-so sodalizio, che già in passa-

to avevano causato scissioni poi rientrate.L’ultima e la più grave, quella del 1908, nonsarebbe stata più sanata.

Le vicende della prima guerra mondialeesasperarono ancora di più, se possibile, led i fferenze e spinsero il francese OswaldWirth, direttore della rivista Le Symbolisme,a contrapporre al ritualismo inglese e allostudio dei L a n d m a r k s la proposta di unaMassoneria che si aprisse a tutti coloro cheerano in grado di “iniziarsi”.

Consapevole delle profonde trasforma-zioni indotte dalla guerra, Wirth si dicevaconvinto che anche la Massoneria dovessecambiare.

Bisogna che allarghi la sua azione adat -tando i suoi metodi alle nuove condizioni.Siamo rimasti troppo, troppo attaccati sinqui a usi che non hanno più la loro ragiond’essere. Ci rendiamo ridicoli con dei

28 Capurro, 1914: 193-196.29 Colucci, 1914: 209-216.

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segreti che non sono più tali da gran tem -po. Oramai bisogna che noi sappiamouscire fuori de’ nostri templi e chiamare anoi tutti gli iniziabili.

Per questo scopo io penso chebisogna diffondere molto larga -mente la dottrina iniziatica, conl’intendimento che ognuno pos -sa iniziarsi da se stesso, se ne ècapace. Si tratta dunque diesteriorizzare una Massoneriapuramente intellettuale, a cuipotranno aderire tutti quelliche hanno l’intelligenza di com -prendere, senza che sia loroimposta alcuna incorporazione.In altre parole, bisogna insegnare afarsi massoni [...].

Ora, questa Massoneria nuova, noiLatini siamo chiamati a costituirla. Essarisponde con la sua idealità al nostro genioparticolare, che non si piega che a faticaalla stretta disciplina delle associazionimaterialmente organizzate. Lasciamo aglianglo-sassoni e ai tedeschi la Massoneriainspirata dei clubs o delle compagniefinanziarie; ciò che attira e trattiene noilatini è l’idea e tutto ciò che vi si riferiscenella nostra vivace e impressionabileimmaginazione […].

È iniziato chi comprende, rimane profa-no chi non comprende, anche se si decoradelle più ambiziose insegne. Un Gran Mae-stro ignorante non è tutt’al più che il simbo-lo di un massone ma non ne è la realtà. Or,io comprendo che i simboli non ci bastano

più: adesso ci abbisogna la realtà che essisimbolizzano30.

Concluso il lungo e doloroso periododella prima guerra mondia-le, un ex Gran Maestro del-la Gran Loggia di Francia,Bernard Wellhof, sentì lanecessità di pubblicarel’opuscolo Des tendan -ces de la Franc-Maçon -nerie française nel qualesi contestavano le accuse

di ateismo e di politiciz-zazione. Le massonerie

latine, egli diceva, profes-savano il rispetto di tutte le credenze, senzaperò imporne nessuna ai propri adepti.Quanto alla politica, i massoni eranocostretti a mescolarsi alla vita pubblica perdifendere quei princìpi di tolleranza e dilibertà che erano combattuti dalla Chiesa.

Gli inglesi nei loro scritti ribadivanonaturalmente argomentazioni oppostefacendo raffronti tutt’altro che benevoli trale due Famiglie, delle quali quella anglo-sassone aveva saputo conservarsi elitaria egodeva di ottima reputazione, mentre quel-la latina, invischiata nelle lotte democrati-che, era mal vista e sospettata addirittura dianarchia e di ateismo.

In Italia, come abbiamo visto, la que-stione delle due massonerie era stata dibat-tuta a lungo sulle pagine della rivista delRito Simbolico A c a c i a negli anni Dieci.

30 Il lavoro massonico dopo la guerra, A c a c i a, giugno 1916, pp. 1-3. Si tratta di una lunga lettera scrit-ta a maggio 1916 ad Umberto Zanni, direttore di Acacia.

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All’inizio degli anni Venti il dibattito ripre-se su una nuova rivista, questa volta curatadal Rito Scozzese Antico eAccettato. La rivista L u x n a c-que nel 1923 in un periodoparticolarmente tumultuosodella storia italiana contri-buendo al non facile lavoro dichiarezza e difesa delle tradi-zioni democratiche del GrandeOriente, contro lo sbandamen-to filo-fascista di non pochifratelli. La volle l’ormai vec-chio, ma non domo, Ettore Fer-r a r i3 1 per meglio divulgare il suo pensiero.Essa fondeva questioni politiche a proble-matiche esoteriche. Ancora alla fine del1925 impegnava i fratelli a difendere i valo-ri laici del Risorgimento.

Scorrendo le pagine di questa rassegnadi cultura massonica e rituale, colpisce loscritto di apertura del numero del giugno1925 nel quale si davano una serie di infor-mazioni sui L a n d m a r k s di cui spesso è paro -la nelle discussioni massoniche, e ai qualiassegna una particolare importanza la Mas -soneria anglo-sassone32. Ebbene anche que-sto tema, trattato con esemplare correttezza,sfociava nella consueta polemica. L’ a u t o r edello scritto, dopo aver discusso i princìpibase della fratellanza così continuava:

Disgraziatamente, proprio nel paesedove la Massoneria sorse, dove Andersone Desaguillier le impressero l’originario e

liberale suo moto iniziale, proprio inInghilterra si andò manifestando durante

il secolo XIX un movi -mento involutivo checondusse le GrandiLogge Madri ad imitarequella splendid isola-tion che informa la tra -dizionale politica ingle -se. Onde quella Comu -nione si chiuse semprepiù nelle sue formuleintransigenti e parvedisinteressarsi alle

grandi lotte che le Fami -glie latine sostennero per la libertà dicoscienza e di pensiero, per il principio dinazionalità e per la pace tra i popoli reden -ti dalle autocrazie e dalle teocrazie. Equando nell’ottobre del 1921 si riuscì acostituire la grande Federazione Massoni -ca Internazionale, mancò al convegno larappresentanza dell’Inghilterra.

Ribaltando le denunce inglesi, si accusa-va l’Inghilterra di aver operato cambiamen-ti nel tempo ai princìpi dellaC o s t i t u z i o n edi Anderson cui si riferivano invece i mas-soni latini che volevano preservare le pureorigini dell’Istituzione.

La Massoneria deve avere per principiila mutua tolleranza, il rispetto degli altri edi se stessi, l’assoluta libertà di coscienza,e considerare le concezioni metafisichecome di esclusivo dominio dell’apprezza -mento individuale de’ suoi membri, rifiu -

31 Isastia 1997.32 Si informava che il tedesco Findel aveva stabilito 9 L a n d m a r k s e l’inglese Mackey li avevaaumentati a 25.

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tandosi ad ogni affermazione dogmatica. Esembra a noi che sotto questa lata formulaben possono convivere tutte le Famigliemassoniche e associarsi in un pro -gramma di lavoro benefico all’a -vanzamento del genere umano.Ma l’intransigenza inglese nonsi appaga di ciò, e vorrebbeimporre alle altre Famiglie i suoiparticolari principii; il che è inaperto contrasto con lo spirito cheanimò alle sue origini e suscitò laMassoneria speculativa. La qualedeve rimanere ciò che essa fu, ecioè un istituto aperto a tutte leconcezioni, a tutte le idee moralied alte, a tutte le aspirazioni lar -ghe e liberali. Essa deve spaziareserenamente al di sopra delle dis -pute teologiche per restare l’asilosicuro sempre aperto a tutti gli spiritigenerosi e audaci, a tutti i cercatoricoscienziosi e disinteressati di verità, atutte le vittime, finalmente, del dispotismoe dell’intolleranza.

Ecco dunque il grande compito che stainnanzi alla Massoneria nel secolo ventesi-mo. Se l’età nostra, aiutata dagli eventi chesi maturano, sarà riuscita a vincere la tena-ce resistenza anglo-sassone e a raccogliereconcordi sotto un unico l a n d m a r k tutte leFamiglie massoniche del mondo, noi avre-mo fatto un gran passo sulla via del pro-gresso e della solidarietà umana33.

I fratelli italiani, insieme a quelli france-si, ripetevano che le diversità, che indub-

biamente esistevano trale diverse Comunioni,erano una conseguen-za di situazioni diverseche non autorizzavanogiudizi negativi. Imassoni inglesi si era-no mai trovati nellecondizioni del GranMaestro della Masso-neria belga, CarloM a g n e t t e3 4, imprigio-nato e minacciato difucilazione dai tede-schi, durante la guerra,

per aver fatto il suo dovere di cittadino e dimassone?

Ribadivano che farsi massone nei paesilatini non era una cosa comoda.

La figura del massone, da noi, non èpunto aristocratica. […] Le nostre loggecol loro fare democratico, li urtano alquan -t o [gli inglesi], Se essi vi si presentassero,invece di gentiluomini corretti in abito dasera, stesi su eleganti poltrone, vi trove -rebbero gente vestita alla buona su mode -ste panchette. Ma vi troverebbero cuoriveramente fraterni. […]

Che se vi sono nel mondo logge ove sifanno distinzioni di credenza, di razza, di

33 Gunti, I Landmarks, Lux, giugno 1925, p. 99.34 Nel 1924 Magnette era vicepresidente del Senato.35 Massoneria latina e massoneria anglo-sassone, Lux, Bollettino del Supremo Consiglio dei 33 perla giurisdizione italiana, a I, n. 1, novembre 1923, pp. 16-17.36 Geografia massonica, Acacia, 1909, pp. 224-227.

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nazionalità, di posizione sociale, dove sirespinge l’israelita per la sua fede o l’ope -raio per la sua giacchetta, esse, e non noi,sono fuori delle nostre leggi35.

Il confronto serra-to, come si può vede-re, si è dipanato neidecenni. Le arg o m e n-tazioni restano le stes-se e sono comuni atutti i massoni di cul-tura latina. Anche inumeri segnano la dif-ferenza. Nell’areaanglo-sassone i mas-soni, ai primi delNovecento, erano 1.600.000 contro i 60.000della Massoneria latina36.

Nel 1925 quando Mussolini portò in par-lamento il disegno di legge sulle associa-zioni, che mirava a mettere fuori legge laMassoneria, il relatore nazionalista EmilioBodrero riprese un tema – strumentalmenteusato dal capo del governo – facendo sua ladistinzione tra la Massoneria anglosassone,che si riteneva fosse dedita solo alla filan-tropia, e quella latina, troppo interessata allap o l i t i c a3 7 e quindi da condannare per i suoisentimenti democratici. L’avversione diMussolini nei confronti della Massoneriadatava dal tempo in cui militava nel Partitosocialista. Allora aveva voluto estirpare laMassoneria dalle strutture del partito, ades-

so intendeva sradicarla dall’intera nazione.Eppure Mussolini si servì anche di massoniper conquistare il potere, in particolare del-l’Obbedienza che faceva capo a Raul Paler-

mi, l’erede di Fera, unfascista convinto che Mus-solini facesse riferimentoalla Massoneria di RitoScozzese di Piazza delGesù quando dichiarava diapprezzare la Massoneriadi tipo anglo-sassone3 8 eche continuò a rivendicarele proprie benemerenzefasciste, convinto che lalegge sulle associazioni del

1925 avrebbe colpito solo iconfratelli del Grande Oriente di PalazzoGiustiniani e avrebbe dato invece ricono-scimento giuridico al suo Ordine.

In quei frangenti, mentre i fascisti deva-stavano le logge e la nuova legge imponevalo scioglimento delle due massonerie, gliinglesi stigmatizzavano l’attività antigover-nativa di una parte dei fratelli italiani colpe-voli di non comportarsi da “pacifici suddi-ti”, come richiesto dalle C o s t i t u z i o n i d iAnderson, e negli anni in cui i massoni ita-liani vissero in esilio o al confino, ogni lororichiesta di aiuto ai fratelli inglesi cadde nelvuoto in nome della apoliticità della Comu-nione anglo-sassone e del rispetto che sidoveva ai governi in carica.

37 Queste stesse argomentazioni si ritrovano in Mussolini, 1983 (1928): 121-122.38 La bibliografia su questo argomento è vastissima. Segnaliamo De Felice 1966; Vannoni 1980;Mola 1992; Pruneti 1994.39 Indicativa al riguardo la Circolare n. 21 del 13 gennaio 1948 che invitava i massoni a votare per ipartiti che garantivano la democrazia e l’indipendenza politica e a combattere i partiti reazionari.

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L’attività massonica riprese in Italia solodopo l’arrivo degli anglo-americani anchese non mancò una certa operosità clandesti-na. In poco tempo sorsero un numero incre-dibile di gruppi estre-mamente litigiosiche poi – negli anni– confluirono pro-gressivamente nelledue Comunioni sto-riche di Palazzo Giu-stiniani e di Piazzadel Gesù, l’una anco-ra legata ai valori dellaicismo progressistaottocentesco e delloStato aconfessionale3 9,l’altra chiusa alla società.

Il ciclo storico della Massoneria di cul-tura risorgimentale si è chiuso in Italia all’i-nizio degli anni Sessanta, quando il GrandeOriente abbandonò la pregiudiziale anticle-ricale sotto la Gran Maestranza di GiordanoGamberini, di religione valdese, studiosodelle sacre scritture. Alla fine degli anniSessanta una lunga serie di incontri tra per-sonalità del mondo cattolico e della Masso-neria sembrarono preludere ad una aperturadella Chiesa cattolica mentre, nello stessotempo cominciavano i primi contatti con laGran Loggia Unita d’Inghilterra che nel1972 concesse al Grande Oriente il sospira-to riconoscimento4 0. Negli anni Settanta lelogge italiane si moltiplicarono e crebbemolto il numero dei fratelli. Tra il 1970 e il

1976 la popolazione massonica triplicò, sot-to la spinta del Gran Maestro Lino Salviniche cercava uno spazio politico, nell’areadella democrazia progressista, per l’Istitu-

zione da lui diretta.P a r a d o s s a l m e n t e

la più grande crisi delGrande Oriente d’I-talia maturò a seguitodello sforzo fatto perottenere finalmente ilriconoscimento uff i-ciale degli inglesi eper tentare di chiude-re il lungo contenzio-so con la Chiesa cat-

tolica. Negli anni Set-tanta il Grande Oriente sembrò rinunciare atutta la propria storia e alle proprie radiciper allinearsi alle posizioni di Londra.Abbandonati i temi del laicismo risorg i-mentale, il Grande Oriente provò con Gior-dano Gamberini ad allacciare rapporti con ilVaticano e cercò con Lino Salvini una nuo-va visibilità politica mentre lasciava cresce-re al suo interno la loggia P2 che avrebbeprovocato in seguito uno sconquasso da cuinon si è ancora ripreso del tutto. Furonomolti quelli che abbandonarono una Comu-nione squassata al suo interno e travolta dal-le inchieste giudiziarie.

Dieci anni dopo lo scandalo della P2, sulGrande Oriente che aveva appena comin-ciato a trovare una nuova tranquillità siabbatté l’inchiesta di un magistrato di Pal-

40 La notizia fu data dal Gran Maestro Lino Salvini il 20 settembre 1972 (Rivista massonica, p. 449).

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mi, Agostino Cordova, che dopo molti anniè approdata ad una archiviazione d’uff i c i o .In questa sede ci interessa perché fu la cau-sa scatenante di un eventomassonicamente di granderilievo.

Il Gran Maestro allorain carica Giuliano Di Ber-nardo, professore all’Uni-versità di Trento, divenneinfatti il peggiore accusa-tore dei confratelli che loavevano eletto e colse ilpretesto della presunta cor-ruzione della Comunioneche dirigeva per dimettersida Gran Maestro fondandonel 1993 una nuova Istituzione massonicache ottenne subito la benevola attenzione diLondra che si affrettò a ritirare al GrandeOriente il riconoscimento per assegnarloalla neonata Gran Loggia Regolare d’Italia.Sembrava la prova della veridicità dell’in-chiesta condotta da Cordova ed era invece ilrisultato di un ottimo lavoro diplomaticodegli inglesi decisi a recuperare peso e pre-stigio nella Massoneria internazionale. L’ I-talia non fu l’unico paese a subire uno scos-sone di questo tipo. India, Grecia, Portogal-lo subirono nel giro di pochi mesi lo stessotrattamento degli italiani. La Gran LoggiaUnita d’Inghilterra revocò il riconoscimen-to ai massoni greci, accusandoli di collusio-ne con la politica, e a quelli indiani respon-sabili di politeismo. Gli italiani furono inve-ce ritenuti colpevoli perché riconoscevanoal loro interno il Rito di Memphis legatoalla Francia. Anche i belgi erano stati con-dannati alcuni anni prima perché legati alla

Francia.L’iniziativa di Giuliano Di Bernardo

mirava a creare in Italia una Massoneria distampo inglese, can-cellando definitiva-mente duecento annidi storia. Più chiarol’interesse inglese,che è stato definito ditipo neocoloniale eneoreligioso ed hainfatti riscosso all’e-poca l’adesione dialcune frange cattoli-che. A febbraio 1995i settimanali cattoliciA v v e n i m e n t i e L ’ a l -

tra repubblica ripresero, condividendoli, gliattacchi di Di Bernardo al Grande Oriente eparlarono di una Massoneria buona (laGLRI) che combatteva una Massoneriafascista, razzista, di destra che faceva capoalla Germania. Questo fatto darebbe creditoad una ipotesi che vedeva nell’operazioneDi Bernardo il tentativo di fondare in Italiauna Massoneria cristiana coll’appoggioinglese.

Si disse che gli inglesi temevano la con-tiguità delle massonerie latine e il progettodi una specie di federazione continentaleche avrebbe legato i paesi europei, dallaGrecia, alla Germania, al Portogallo. Perimpedirlo avevano colpito le Comunionipiù piccole o comunque le più vulnerabili,come quella italiana, favorendo la nascita diuna Obbedienza su posizioni filo-inglesicome premessa per il successivo discono-scimento della Istituzione storica nazionale.

L’operazione è però fallita ovunque per-

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ché il prestigioso riconoscimento inglesenon è stato sufficiente a dare lustro a Comu-nioni massoniche che non avevano tra-dizione né storia. In Italia DiBernardo contava di vedersvuotare il Grande Orien-te, rimasto senza verticein un momento in cuila stampa e la televi-sione non facevanopassare giornata senzadenunziare sequestridi carte e misteriosiretroscena mentre l’atti-vità del tribunale di Palmioccupava le prime paginedei giornali. Ci sono stati ineffetti assonnamenti e abbandoni, main numero molto minore al previsto perchéla gran maggioranza dei massoni ha aspet-tato che la bufera passasse. I massoni delGrande Oriente, che erano circa diciottomi-la nel 1992, sono crollati a undicimila circanegli anni successivi, ma la Gran LoggiaRegolare è rimasta di modeste proporzioni,fallendo clamorosamente la missione asse-gnatale; inducendo Londra a guardare conrinnovato interesse al Grande Oriente.

La caduta del muro di Berlino ha cam-biato gli equilibri anche nel mondo masso-nico, dove in passato le logge militari han-no assolto anche un compito di penetrazio-ne pacifica e di controllo del territorio.

Dall’inizio degli anni Novanta c’è statauna corsa a penetrare nei paesi dell’est e lemassonerie estere si sono trasformate incentri di affari. Gli inglesi hanno cercato dicompensare una pesante crisi interna all’I-stituzione avviando – con il Gran Segreta-

rio Higham – una forte politica estera voltaa restituire a Londra, almeno in campo

massonico, il prestigio perso in campopolitico ed economico. Per que-

sto hanno tentato di costitui-re una rete di massonerie

fedeli per neutralizzarela prevalenza dellaMassoneria america-na. L’operazione èclamorosamente falli-ta e si è conclusa con

le dimissioni del GranSegretario inglese alla

fine del 1997, cosa deltutto inusuale in quel paese.La Massoneria inglese è in

forte crisi. Aveva circa 1 milione diconfratelli che si sono ridotti a poco menodi 360.000, con un’età media molto alta.Molte logge di conseguenza sono statedemolite. In Inghilterra il capo della Mas-soneria era per tradizione il sovrano che poiè anche il capo della Chiesa anglicana. Dacinquanta anni questa tradizione si è dovu-ta forzatamente interrompere perché la regi-na non può essere nominata Gran Maestroin quanto donna. A dirigere l’Ordine trovia-mo un membro della famiglia reale. È peròsignificativo che il principe Carlo non abbiavoluto essere iniziato.

L’avvento del governo laburista di TonyBlair ha contribuito ad accelerare la crisi. Ilprimo ministro britannico ha dichiaratoguerra alla segretezza delle logge del suopaese, considerate il serbatoio di una partedella classe dirigente del partito conserva-tore, oggi all’opposizione. La lotta alle log-ge di ordini professionali, la richiesta di

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pubblicizzare i nomi dei fratelli è stata trau-matica ed è stata vanamente contrastata conproteste e operazioni di lob -b i n g a difesa della tradizio-ne.

Perse le prime battaglie,si sta cercando di non per-dere la guerra ed, incredi-bilmente, è iniziata una cer-ta apertura. Gli inglesi stan-no cominciando a farsiconoscere e hanno avviatoun cauto proselitismo. IlGran Maestro in carica, ilduca di Kent, ha lanciatouna campagna che invita tutti i fratelli apresentare almeno un amico per incremen-tare il numero dei massoni4 1.

Anche le massonerie francesi hannoattraversato un momento delicato per ilcoinvolgimento di molti iscritti nei grandiscandali politico-finanziari esplosi in Fran-cia alla fine del secondo millennio e leinchieste giornalistiche che ne sono scaturi-

te.La crisi della Massoneria, comune anche

all’America del Nord, dove ilnumero degli aderenti è crollatodai sei milioni circa a meno di duemilioni e mezzo, con una etàmedia molto alta, è meno avverti-ta in Africa e nell’America centro-meridionale.

Mentre in Africa le massoneriesono in genere gemmazioni mili-tari o di uomini d’affari e sonoancora tutte da inventare, appa-rendo più comitati d’affari chescuole iniziatiche per il migliora-

mento dell’uomo, nell’America centro-meridionale la connotazione sociale è net-tissima. L’uguaglianza propugnata degene-ra, sia in teoremi parapolitici con venatureradicali e marxiane, cattoliche e giustiziali-ste, sia in manifestazioni di difesa delle dis-uguaglianze sociali a favore dell’alta bor-ghesia e dei militari.

41 “Un amico in loggia” è il motto lanciato di recente dal Deputy Gran Master. Il 19 giugno 2002

l ’ A N S A ha lanciato il seguente dispaccio: La massoneria britannica cerca di darsi un’immagine più tra -sparente e, per la prima volta nella sua storia, apre al pubblico la sede londinese: allo stesso tempo, però, sibatte in tribunale per garantire ai propri membri il diritto all’anonimato. Tra qualche giorno, la Grande Log -gia dell’Inghilterra – che raggruppa i massoni inglesi e gallesi – aprirà al pubblico per un giorno le porte delGrande Tempio presso il quartier generale londinese di Freemasons Hall. Il previsto open day rientra nella“settimana per la comunità”, vale a dire 7 giorni di concerti, mostre e convegni previsti dai massoni bri -tannici per mostrare l’anima sociale di un’organizzazione che ogni anno dona in beneficienza 14 milioni disterline (circa 22 milioni di euro). Se da una parte i massoni si aprono al pubblico, tuttavia, dall’altra fan -no di tutto per proteggere la loro p r i v a c y. La settimana scorsa, la centenaria Grande Loggia Unita ha avver -tito il Governo che è disposta a ricorrere alle vie legali per garantire ai membri il diritto all’anonimato. I nparticolare, una recente proposta di legge costringerebbe i poliziotti del Paese ed i membri del sistema giu-diziario a dichiarare la propria appartenenza alla massoneria. I massoni cercano di dimostrare che non sonouna società segreta – ha commentato il parlamentare laburista Chris Mullin – ma allo stesso tempo si batto -no fino alla morte per proteggere la loro segretezza.

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Parte seconda: Il mito

Alla vicenda storica della Libera Mura-toria si affianca e si sovrappo-ne il mito massonico cheattraversa gran parte dellacultura europea degli ultimidue secoli.

Il filosofo massone Les-sing ha scritto che il Massoneè colui che organizza la pro -pria esistenza in modo dacontribuire al perfezionamen -to di quell’opera d’arte che èla vita dell’intera umanità.

È un ideale etico chedovrebbe essere apprezzato einvece sappiamo che l’antiMassoneria èpraticamente contemporanea alla nascitastorica della Massoneria. Eppure già nel‘700 l’abate Antonio Niccolini ha sostenutoche la Massoneria rientra tra le cose chesono mala, quia proibita, non proibita quiamala.

Fin dai suoi esordi la Massoneria èvenuta acquisendo un ruolo e una colloca-zione speciali, non tanto per i suoi meriti odemeriti, quanto per l’attenzione che le hadedicato la Chiesa cattolica, imponendo aisovrani cattolici dei paesi europei di inter-

venire a loro volta con editti di condannache si aggiungevano alle scomuniche papa-li che si sono reiterate nei secoli.

All’origine di tutto c’è però,quasi certamente, una moti-vazione politica contingenteche si è poi mano a manoarricchita di contenuti semprenuovi e sempre diversi.

Le interpretazioni dellascomunica del 1738 sono lepiù diverse e variegate, anchese si ritiene ormai di poterlacollegare al conflitto giurisdi-zionalistico tra Roma e Firen-ze, la cui situazione politicastava particolarmente a cuore

al papa Clemente XII Corsini, che era fio-rentino e preoccupato della fine della dina-stia medicea.

La Muratoria viene scomunicata perchémette in discussione il principio politico diautorità della Chiesa e dello Stato. In questocontesto la scomunica è utilizzata per riaf-fermare l’autorità della Chiesa4 2. Per dare unesempio ci si accanisce sul solo massonefiorentino che non occupa cariche e non hatitoli nobiliari: Tommaso Crudeli, poeta esegretario della loggia, che morirà in conse-guenza della durezza della detenzione.

In quegli anni un altro personaggio subi-

4 2 Non sono state poche nella storia le bolle papali, pensate per motivi contingenti e poi rivelatesideterminanti nel segnare le vicende di un’epoca. Si pensi per esempio alla strumentalità dei documenti papa-li che a fine Quattrocento divisero tutte le terre appena scoperte tra Spagna e Portogallo. Nel 1460 il papaassicurò il monopolio portoghese in Africa, mentre quaranta anni dopo, Alessandro VI per favorire gli ara-gonesi contro i portoghesi, legittimò la colonizzazione dell’America meridionale e la spartizione del mondo.43 Giarrizzo, 1994: 86.

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sce un trattamento analogo, John Coustos,un ugonotto svizzero, intagliatore di pietre,che apre una loggia a Lisbona. A r r e s t a t odall’Inquisizione nel 1743 èaccusato di eresia e sodo-mia, in quanto massone, econdannato a quattro anni diprigione.

Così facendo, scrive lostorico siciliano GiuseppeGiarrizzo, la Chiesa cattoli -ca ha reso un doppio servi -gio alla muratoria: le hadato dei martiri, e ne ha fat -to un ordine religioso che haper regola la fraternità e lacarità, che sono in un tempodi intolleranza politico-religiosa anche prin -cipi e scopi43.

Ecco come la Chiesa cattolica, fin dallaprima metà del ‘700 ha cominciato acostruire il mito massonico: una strutturaassociativa, destinata ad avere un suo ciclofisiologico di sviluppo e declino, ha comin-ciato a diventare “altro” in seguito alle con-

danne e alle persecuzioni. Sappiamo quan-to gli attacchi, le condanne e le persecuzio-ni siano importanti per cementare il senso di

appartenenza di un gruppo.Bisogna infatti ricordare

che l’antimassonismo hacominciato a fiorire dopo lascomunica di ClementeXII44.

Gran parte della letteratu-ra antimassonica si alimentadelle accuse del mondo cat-tolico – di cui troviamo unaprima sintesi nel 1745 in unlibro del senese GiovanniGualberto Bottarelli exmonaco benedettino4 5 – e

come avverrà altre volte, la Chiesa cattolicacontribuisce potentemente a definire l’iden-tità del nemico che vuole colpire, facendonel contempo della Muratoria un oggetto dicrescente interesse per tutti coloro che sientusiasmano alle nuove idee illuministi-che.

Negli anni Quaranta la Muratoria conti-

44 I primi attacchi alla Massoneria sono arrivati, secondo gli studi dell’americana Margaret Jacob dauno studioso di religioni pagane deluso nei suoi tentativi di influenzare la Gran Loggia, nel momento stes-so in cui la Massoneria fissa le linee della sua cultura e organizzazione con le C o n s t i t u t i o n s del 1723. I temidella battaglia antimassonica nascono contemporaneamente alla Massoneria moderna accusata di esserelegata al culto dei celti, all’esoterismo, alla qabbalah degli ebrei. Saranno poi gli attacchi del mondo catto-lico quelli che domineranno la pubblicistica antimassonica.45 L’Ordre des Francs-Maçons trahi et le secret des Mopses révélé, Amsterdam, 1745. La Massone-ria è descritta come un ordine segreto che complotta per distruggere trono e altare e che ha fatto proprie letecniche che in passato erano state attribuite ai gesuiti. Si afferma anche che la Massoneria è stata fondatada Olivier Cromwell e ha mire repubblicane. Per assicurarsi l’appoggio dei governi la Chiesa di Roma attri-buisce alla Massoneria un contenuto eversivo e antistatale. Cromwell rappresentava il simbolo dello scon-volgimento politico e sociale.46 Giarrizzo, 1994: 87-88.

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nentale si va definendo nel confronto conl’Inquisizione, diventando non solo uno deicanali della anglomania, ma anche la sinte-si del modello inglese, patria della scienza,della tolleranza religiosa, della libertà d’o-pinione, mentre gli uomini di scienzasi avvicinano alla loggia convinti ditrovare nella Libera Muratoria quel-lo che proprio loro vi portano4 6. Èquesto un fattore di fondamentaleimportanza che spiega le succes-sive trasformazioni che i masso-ni imprimono alla loro Istitu-zione nel corso dei secoli; unasorta di grande involucro cheviene riempito di contenutidiversi secondo i tempi e lenecessità dei fratelli.

Bisogna infatti ricordareche non esiste una sola posi-zione culturale, una sola teoriascientifica, una sola ideologiapolitica che sia nata in loggia, vale a direche sia stata autonomamente concepita inuna sede massonica. I fratelli, al contrario,intercettano le idee e la cultura del lorotempo, la elaborano autonomamente, la vei-colano nelle logge e da queste sedi la ripro-pongono all’esterno diff o n d e n d o l a .

Nel ‘700 la Muratoria ha ritualizzato lafraternità garantendo al proprio interno unamobilità superiore a quella della societàprofana; ha facilitato la mescolanza tra bor-ghesia e aristocrazia4 7 considerata alloramolto sconveniente; ha sviluppato una sor-

ta di pedagogia fondata sulla microsociabi-lità; ha assorbito e diffuso i princìpi di quel-la che è stata chiamata la cultura dei Lumicon la rivoluzione dell’individualismo e losviluppo della persona umana. Individuali-

smo e Massoneria sono emersiinsieme nell’evoluzione dellasocietà dell’epoca, ma è un erro-re ritenere che la Libera Murato-ria sia all’origine di questa rivo-luzione culturale; ha avuto unsuo ruolo nel consolidamento delmondo moderno accordando ilprimato alla coscienza individua-le come fonte e fondamento dellamorale, privilegiando nello stes-so tempo lo sviluppo dell’uomo.

Questa equazione Massone-ria-modernità – quali che siano leforme della Massoneria – è all’o-rigine dei tanti equivoci e dellepersecuzioni che ella ha subìto

dal momento della sua apparizione.Si trattava infatti di una rottura col pas-

sato che è stata combattuta ritenendo chefosse sufficiente attaccare chi ne condivide-va lo spirito.

Massoneria è diventato – a torto – sino-nimo di modernizzazione e in quanto taleesaltata dagli uni, demonizzata dagli altri.

Nel 1973, nel momento in cui ad alcuniecclesiastici è stato chiesto di studiare sen-za preconcetti questa Istituzione, il gesuitaGiovanni Caprile faceva sua la seguentea ffermazione del massone francese Jean

47 Billington, 1986: 137.48 Caprile, 1973: 358.

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Saunier:

La Massoneria del sec. XIX non ha fat -to altro che echeggiare unacorrente di idee nate fuori diessa e che sono le idee genera -li su cui si fonda la civiltàmoderna; ma una cosa è con -siderare tali idee comemoderne e perniciose, un’al -tra scambiare la parte per iltutto e ammettere che laMassoneria è all’origine diciò che s’è limitata a diffon -dere48.

Non è affatto esageratoa ffermare che la Massoneriasi è affermata nel mondo siaper l’impegno dei suoi membri che per lavirulenza dei suoi nemici. Sono molti quel-li che in passato sono entrati a farne parteattratti proprio dall’immagine costruita dacoloro che volevano distruggerla.

Il peso reale della Massoneria è moltoinferiore a quello che si ritiene e la suaimportanza viene più da quello che si credeche da quello che è realmente. Eppure laMassoneria, per gli entusiasmi e i rifiuti chesuscita, per le ispirazioni che ha fatto nasce-re, come per le leggende che ha accreditato,è un fenomeno che non può non essere stu-diato come espressione della modernitàoccidentale.

Così come la Massoneria si è sviluppa-ta nell’epoca dei Lumi, ma non ne è all’ori-gine, così non si può negare che nelle log-ge siano stati elaborati temi che si sono poid i ffusi negli anni della rivoluzione france-se. Ma è ridicolo pensare che la rivoluzio-ne francese sia stata opera dei massoni.

Eppure il mito della rivoluzione francese,opera della Massoneria, è duro a morire sia

presso i massoni sia pressocoloro che li condannano.

La tesi del “complottomassonico” alla base deiprofondi mutamenti chetravagliano l’Europa trafine Settecento e inizi del-l’Ottocento, – paventato dauna parte della nobiltà edagli ambienti clericali –serve a spiegare una realtàdrammatica e un totale stra-volgimento di valori, iden-tificando un nemico precisoe facile da combattere.

Un esempio emblemati-co di questa posizione è rappresentato dallevicende di Giuseppe Balsamo, arrestato aRoma nel 1790.

Ciarlatano e filantropo, ma personaggiocomunque carismatico, il Sant’Uffizio loprocessa proprio perché massone, accusan-dolo anche di eresia e di magia. Si vuolecolpire ciò che Cagliostro rappresenta ementre questo protagonista del suo tempoviene mandato a marcire in una segreta delforte di San Leo, la Curia si affretta a pub-blicare e diffondere in tutta Europa gli attidel processo per far conoscere l’indole dellasetta de’ liberi muratori. Tutta la “vicendaCagliostro” è chiaramente orchestrata a finipolitici. A Roma, per decenni, avevano tro-vato ospitalità noti massoni di tutta Europache, malgrado le scomuniche, non avevanomai avuto problemi. È la situazione politicainternazionale che consiglia di cambiareregistro attaccando un personaggio tantonoto quanto chiacchierato e comunque pri-

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vo di appoggi, che può essere speso“mediaticamente” nel modo migliore perottenere il massimo del consen-so, non tanto contro di luiquanto contro la Muratoria,che sarebbe responsabile dellacongiura contro il trono e l’al-tare. È la prima volta che suc-cede ed è un atto politicamentedi grande rilievo.

La tesi del complotto mas-sonico è così dimostrata e ser-ve di base al lavoro dell’exgesuita Augustin Barruel pub-blicato a Londra alla fine delsecolo. I Mémoires pour servirà l’histoire du Jacobinisme mischiano noti-zie vere a molte falsità. Si afferma che ic l u b dei giacobini erano le logge massoni-che, e che i massacri del settembre 1792 e leesecuzioni del Terrore sarebbero stati pro-grammati dai filosofi illuministi e daglienciclopedisti coordinati dal Grand Orientde France. I quattro volumi di Barrueldiventano il documento principe della lottacattolica alla Libera Muratoria, come dimo-stra la ristampa italiana dell’opera curata,nel 1887, addirittura da Propaganda Fide.

Bisogna però aggiungere che l’aff e r m a-zione che la grande rivoluzione francesesarebbe stata promossa dalla Muratorialusinga ancora oggi non pochi fratelli chehanno accettato e rilanciato questa tesi rea-zionaria e antimassonica, già all’epocasmentita dai protagonisti.

Al di là del mito bisogna invece ricorda-

re che l’appartenenza massonica è trasver-sale, come dimostra il fatto che ritroviamo

massoni ovunque: tra gli emigraticosì come in tutte le correnti politi-che di quel periodo. Non dimenti-chiamo che il capo effettivo deimassoni francesi, il duca Montmo-r e n c y - L u x e m b o u rg, designato a pre-siedere la Nobiltà quando si riuni-scono gli Stati generali il 5 maggio1789, si segnala per la sua ostilità ariconoscere nuovi diritti al Te r z oStato, e poi è tra i primi a scapparedopo i fatti del 14 luglio.

All’opposto il Gran Maestro delGrand Orient Filippo d’Orléans è

invece un protagonista della rivoluzione –ma non come massone – anzi nel 1793rimette il mandato facendo sapere di averlasciato il fantasma per la realtà e solleci-tando alle autorità la chiusura dei templi.Alla fine del 1795 la Muratoria francese èridotta a ben poca cosa e solo con il ritornodell’ordine riprende ad espandersi.

Mito massonico e teoria del complottomassonico hanno attraversato insieme isecoli alimentati entrambi da ambienti cat-tolici.

Tutti gli snodi più importanti della storiad e l l ’’800 e del ‘900 sono stati collegatiimpropriamente ad una improbabile regiamassonica.

In Italia uno dei miti più resistenti èquello che lega alla Massoneria tutto il pro-cesso risorgimentale.

Il Risorgimento – opera della Massone-

49 La Civiltà cattolica, 3 aprile 1915, in Leti, 1925: 26.

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ria – viene ripetutamente affermato da tuttala stampa cattolica con lo scopo dichiaratodi delegittimare, agli occhi dei credenti, l’I-talia unita, frutto di questa operazione. Nel1915 si può leggere sulla rivista deigesuiti:

dall’Alpi al Lilibeo tenevano illoro sotterraneo esercizio le versi -pelli frazioni delle sètte coi nomi -gnoli di Guelfia, Adelfia, Sublimimaestri perfetti, la Stella, la Spillanera, Cacciatori americani, Figli diMarate, Figli dell’onore, Fratelliseguaci, Protettori repubblica -ni, i Decisi, i Federati, i Rifor -mati, i Patrioti etc.; i quali tuttiin massima parte eranoaltrettante parvenze di unacarboneria unica, la quale allasua volta non era se non losdoppiamento o la metamor -fosi della stessa Massone -ria49.

In realtà nessuno storico è riuscito a tro-vare documenti che dimostrino che il Risor-gimento italiano sia stato fatto dai massoni,per il semplice motivo che dal 1815 al 1859in Italia non è esistita una struttura masso-nica in grado di elaborare, diffondere e rea-lizzare un qualsivoglia programma5 0. Tu t t oquello che è stato scritto sull’argomento sibasa su illazioni, ipotesi, demonizzazione oaccettazione acritica di postulati non docu-

mentabili.Eppure alcune frange del mondo cattoli-

co non hanno ancora cessato di riproporrequesta versione del processo di unificazio-

ne nazionale. Si pubblicano libri suL’altro Risorgimento: una guerra direligione dimenticata, oppure I lRisorgimento: una guerra civiletra cattolici e massoni.

Storicamente questo atteggia-mento è più che comprensibile. L’ u-nificazione della penisola ha signi-ficato la fine del potere temporaledei papi, considerato a lungo indi-

spensabile per poter esercitareliberamente il magistero spiritua-le. Questo dato di fatto ha spac-cato la società italiana per decen-ni ed è stato sanato solo con lafirma del Concordato nel 1929.

Oggi il card. Ruini celebra l’I-talia unita e riconosce che:

Il cattolicesimo italiano della secon -da metà dell’’800 è stato vissuto in antite -si con la “nazionalità” di Mazzini e dialtri. Ma siamo nel XXI secolo e questacontrapposizione si è sciolta. Nessun cat -tolico, ormai, avverte in modo problemati -co il rapporto con la patria. L’identità ita -liana non si risolve nel cattolicesimo51.

Questo afferma con convinzione un altoprelato cattolico, ma i massoni continuanoad essere condannati per aver fatto l’Italia.

50 Si veda al riguardo quanto pubblicato in Isastia, 2004: 35-50.5 1 Il brano è tratto dal Corriere della sera del 28 marzo 2004: intervista al card. Ruini di Luigi A c c a t-toli e Massimo Franco.

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In realtà è vero che i massoni hanno svoltoun ruolo nell’Italia liberale, ma solo dopoche la penisola era stata unificata. A n c o r auna volta il loro ruolo è statoquello di partecipare allamodernizzazione del paeseentusiasmandosi alle nuoveidee e facendosene propa-gandisti.

È certamente indubbioche in Italia gli anni 1861-1922 sono stati quelli dellacontrapposizione più dura trale posizioni clericali e leposizioni laiche anticlericali.Scontri non meno duri avve-nivano in tutti i paesi europeia maggioranza cattolica, main Italia erano resi più duridalla “questione romana”.

Tra una Chiesa arroccatanella difesa del passato e una classe politicaimpegnata a ridimensionarne il potere finoa quel momento egemone, non poteva cheessere scontro aperto. Gli storici, anche cat-tolici, sono generalmente concordi nel rico-noscere gli errori insiti nella difesa di certeposizioni. La chiusura di Pio IX a tuttoquanto aveva elaborato il pensiero occiden-tale nel corso del secolo, trova la sua sinte-si nel Syllabus, l’elenco dei principali erro -ri dell’età nostra condannati solennementenel 1864. Era considerato errore l’idea cheil romano pontefice può e deve conciliarsi evenire a composizione col progresso, colliberalismo e con la moderna civiltà. Il sen-so del documento è dunque quello di con-trastare una integrazione tra Chiesa e socie-tà moderna.

Sono molti i cattolici che oggi sostengo-

no che la modernità è stata una grande ere-sia cristiana che la Chiesa non ha volutoriconoscere.

I massoni italianidi quel periodo sicollocano senzaalcun dubbio tracoloro che si impe-gnarono a dare all’I-talia nuove leggi euna cultura basatasui princìpi del libe-ralismo, ma appareinspiegabile il fattoche tutti gli stralifurono indirizzaticontro di loro, se nonfacciamo riferimentoancora una volta almito che ha accom-pagnato tutta la storia

della Massoneria.I massoni in Italia negli anni

Settanta/Ottanta dell’’800 erano pochemigliaia, divisi in Comunioni diverse e traloro in conflitto. Per di più, tra di loro, solouna minoranza era attiva. Eppure C i v i l t àCattolica dedica una attenzione quasi osses-siva a quanto fanno e dicono i massoni e lapubblicistica cattolica antimassonica fiori-sce con un numero impressionante di gior-nali e pamphlets.

Ai massoni e alla loro attività si attribui-sce, ancora una volta un ruolo e una impor-tanza assolutamente sproporzionata alnumero dei fratelli e agli obiettivi da loroperseguiti.

Quando a fine Ottocento anche in Italiacominciò a crescere il peso del Socialismo,

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accanto alla colpa di aver fatto l’Italia, aimassoni fu imputata la responsabilità delprogramma politico e sociale dei socialisti eil pericolo massonico fu daivescovi italiani coniugatocon il pericolo del sovversi-vismo socialista.

In questo contesto ilGran Maestro dell’epoca sivantava di un potere chenon aveva e di una capacitàdi controllo sulla vita politi-ca italiana che era ben lungidal poter realizzare, legitti-mando però così la reazionedi quanti – terrorizzati dal-l’avanzata di questi miscre-denti – dava vita a leghe antimassoniche eorganizzava congressi antimassonici, arric-chendo impostori di ogni risma che diederoalle stampe sciocchezze di ogni genere (cheancora oggi vengono ristampate dagli stes-si massoni senza una riga di introduzionecritica, che spieghi al lettore il senso di ciòche sta leggendo).

È veramente impressionante il numerodi documenti papali antimassonici diff u s isotto i pontificati di Pio IX e di Leone XIII,cui vanno aggiunti quelli dei vescovi e deiparroci, in un crescendo che culmina neldecennio 1886-1896. La mobilitazione anti-massonica prende le mosse dalla scomuni-ca, comminata a chi sceglie la cremazione,

come sistema di conservazione dei suoiresti mortali, e raggiunge l’acme nel Con-gresso Antimassonico di Trento del 1896

che si fonda sulle accuse,totalmente inventate, di LeoTaxil, un personaggio checostruì le sue fortune econo-miche cavalcando la creduli-tà interessata degli ambienticattolici. La prova che lerivelazioni di Taxil eranocompletamente destituite difondamento non sono servitea far scomparire i suoi scrittiche continuano ancora oggi atrovare lettori attenti e con-vinti. Eppure Taxil fu messo a

tacere dal gesuita austriaco Hermann Gru-ber che ne denunciò la totale inaff i d a b i l i t à5 2.

La Chiesa dell’’800 ha vissuto male ilrapporto con la modernità considerata peri-colosa per i cattolici, così come ha vissutomale il rapporto con gli ebrei, cuore di tuttele diversità che i cristiani avevano imparatoa temere.

L’antigiudaismo e l’antimassonismohanno molti punti di contatto. Degli uni edegli altri si è detto che avrebbero elabora-to piani di “dominio mondiale”. Clamorosoil falso storico, noto come I Protocolli deiSavi di Sion, il sedicente piano ebraico di“asservimento dell’umanità da parte della

52 Una volta scoperto, lo stesso Taxil in una conferenza ammise di aver inventato tutto quello cheaveva scritto e divulgato per anni (Esposito, 1997: 335-370).53 De Michelis 2002.54 Giovanni Sale S.I., Antigiudaismo o antisemitismo? Le accuse contro la Chiesa e la “Civiltà cat -tolica”, 1 giugno 2002, 3647, p. 421.

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stirpe di Giuda” elaborato agli albori del‘900 negli ambienti moscoviti delle “centu-rie nere” e destinato ad una dif-fusione mondiale seconda soloalla Bibbia5 3. Quest’opera, anco-ra oggi, viene frequentementeristampata e promossa comeun’assoluta fonte originale, inmolti paesi.

La stessa Civiltà cattolica,parlando di antigiudaismo reli-gioso e antigiudaismo politico-sociale ricorda che tra i motiviche spinsero a lottare control’influsso che gli ebrei andavanoacquistando a livello sociale f uil ruolo primario che molti diessi ebbero nella Massoneriainternazionale fortemente anticat -tolica e nei moderni movimenti rivoluzio -nari54.

Il filo rosso del sempre rinascente com-plotto massonico attraversa tutto il Nove-cento: dalla prima guerra mondiale al nazi-smo non c’è vicenda tragica dietro la qua-le qualcuno non veda i massoni, anche seipotesi del genere possono interessare sologli scrittori di fantapolitica5 5 .

Due secoli e mezzo di demonizzazione

hanno lasciato una traccia profonda nellacultura dei paesi a maggioranza cattolica.

L’immaginario collettivo, ali-mentato nel tempo, ha trasforma-to in una piovra dai mille tenta-coli quello che è stato uno deiluoghi della modernizzazione euno dei luoghi di diffusione diuna cultura della libertà.

C’è sempre stata e persistetuttora una enorme sproporzionenumerica tra le parti in competi-zione che non pare abbia maiinteressato nessuno.

Viene da pensare che la Mas-soneria sia attaccata con tantaesemplare insistenza non perchésia forte, ma proprio perché vie-

ne giustamente percepita comel’elemento debole della modernizzazione,l’elemento meno coeso e nel contempo ilpiù facile da colpire. Ecco allora che i mas-soni sono accusati di essere libertini nel‘700, carbonari nell’’800, socialisti alla fined e l l ’’800, comunisti nel ‘900. Si ha l’im-pressione che con il passare dei decennicambi il tipo di accusa, mentre la Massone-ria resta sempre sotto tiro.

55 Il presunto “potere massonico” non venne meno in Italia neanche sotto il fascismo, dopo che lepersecuzioni e le leggi fatte approvare da Mussolini avevano azzerato le Istituzioni massoniche. I cattolicitemevano contatti tra il regime e i massoni in funzione anticattolica, mentre alcuni fascisti sembravano teme-re un assai improbabile collegamento tra cattolici e massoni contro il regime. Nella primavera del 1929, subi-to dopo la firma del Concordato, gli informatori del regime farneticavano di presunti contatti tra massoni edemissari del Vaticano in funzione antifascista. Nell’ottobre del 1929 si ipotizzò addirittura su una improba-bile coincidenza di interessi tra il papa e i massoni!56 Mola, 1992: 707.57 Esposito, 1987: 356.

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Nel secondo dopoguerra, gli attacchiriprendono immediatamente, fin dalle ele-zioni politiche del 1948, in cui simettono in guardia gli elettoricontro un – peraltro inesistente –pericolo massonico. Nel 1953 laSacra Congregazione del S. Uff i-zio ribadisce la necessità di con-trastare i massoni, anche quelliche cercano di avere contatti conle Autorità ecclesiastiche. Nellostesso anno Egilberto Martiredeputato popolare negli anni Ve n-ti – pubblica il volume La Masso -neria italiana. A proposito di unaMassoneria filo-cattolica con loscopo dichiarato di stroncare sulnascere ogni ipotesi di mutuo rispetto tracattolici e massoni56.

Eppure nel 1955 Pio XII ha beatificato ilsacerdote Jean M. Gallot martirizzato all’e-poca del Terrore (1794) e sicuramenteiscritto alla loggia L’Union di Laval57.

Non è affatto casuale che il confronto tracattolici e massoni si avvii per la prima vol-ta quando, con il Concilio Vaticano II laChiesa si apre alla modernità.

Lo ricorda Alberto Melloni, curatoredella Storia del Concilio Vaticano II e coau-tore della biografia documentata per la bea-tificazione di Giovanni XXIII, il papa chevolle il cambiamento:

Il rapporto con la modernità vissutacome un luogo in cui dialogare e non comela dannazione dei cattolici; il rapporto congli ebrei cuore di tutte le diversità che i cri -

stiani avevano imparato ad odiare; la pacecome sigillo di un bene che ricade senza

distinzioni e privilegi sui giu -sti e sugli ingiusti.

Ha ricordato Melloniche Roncalli non avevaprogetti di riconquista,paranoie di restaurazione,tavoli di trattativa, ma unafede vissuta in piena uma -nità; questo era il centrodella sua spiritualità e delsuo concilio.

Negli anni Sessanta ilGran Maestro del GrandeOriente d’Italia era il raven-

nate Giordano Gamberiniche affrontò per la prima volta questionimai trattate da massoni. Esponente dellaSocietà Biblica Italiana, promosse nel 1968la pubblicazione della Bibbia concordata, dicui fu uno dei curatori, coinvolgendo catto-lici, protestanti, ortodossi ed ebrei ed apren-do un capitolo totalmente nuovo nella storiadei difficili rapporti tra cattolici e massoni.

Gamberini insisteva su una questione difondamentale importanza ricordando che laMassoneria, causa la scomunica che incom-beva sui suoi adepti di fede cattolica, dal1738 in poi, aveva dovuto limitare il pro-prio reclutamento a coloro che già in prece-denza avevano in qualche modo respinto lareligione cattolica58.

Diceva Gamberini:

Questa limitazione ne ha rallentato il

58 Esposito, 1979: 17.59 Ibidem.

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cammino verso l’universalità, l’ha espostaalla fatalità di adottare programmi a brevee a medio termine e di con -trarre alleanze devianti.

E ancora:

La scomunica dellaChiesa Cattolica era rivol -ta proprio alla Massoneriaoriginaria, solo potenzial -mente alle sue deviazioni.Nel 1738, infatti esisteva -no solo tre Grandi Logge,tutte e tre indiscutibil -mente ortodosse ed esentida quelle che noi avremmoconsiderato deviazioni: laGran Loggia di Londra, laGran Loggia di Scozia e laGran Loggia d’Irlanda.Nessuna di esse avevacompiuto atti di ostilità verso la ChiesaCattolica. Al contrario, in Inghilterra laMassoneria era a quell’epoca il solo soda -lizio cui i cattolici venivano ammessi sen -za discriminazioni, alla pari di tutti glialtri cittadini59.

Nel 1970 affermò in questo paese a reli -gione unica e ufficiale, ci fecero assumereuna polarità che non proveniva né dainostri simboli né dalle nostre leggi né dalla

essenza della nostra Istituzione. Siccome laMassoneria non era una religione, simme -

tricamente essa fu per molti l’anti -religione60.

Sul versante cattolico si mani-festa, forse per la prima volta,durante i pontificati di GiovanniXXIII e di Paolo VI, una sinceravolontà di conoscenza61.

Paolo VI nel 1965 istituisce ilSegretariato per i non credentipresieduto dal card. Fr. Koenigche, insieme al segretario, il sale-siano don Vincenzo Miano, avviauna serie di incontri riservati einformali con esponenti dellaMassoneria.

All’estero caute aperture sonogià presenti da decenni: si pensialle puntualizzazioni contro Ta x i l

del gesuita tedesco Hermann Gru-ber che scrive con lo pseudonimo di Ilde-brando Gerber o agli incontri tra il gesuitaJoseph Berteloot e il massone franceseAlbert Lantoine che, negli anni Quaranta,auspica una “santa alleanza” tra Chiesa eMassoneria contro il materialismo bolsce-vico e il neopaganesimo nazista, in nome diun neoumanesimo.

Negli anni Sessanta si moltiplicano intutti i continenti le sollecitazioni del mondo

60 Rivista massonica, settembre 1970, p. 392.61 Prove di colloquio nel 1928 tra il gesuita padre Gruber e i tedeschi (p. 279); nel 1938 con padreBerteloot gesuita francese (p. 278); 1948 in Austra (p. 281), in Don Ernesto Pisoni (testo autorizzato del1976), Rapporti tra Chiesa e Massoneria, in La libera muratoria. Massoneria per problemi, Milano, 1978,pp. 273-288. Una ricostruzione puntuale e completa è reperibile in Suchecki 1997.62 Padre Caprile ha intrattenuto rapporti personali con Giovanni XXIII e con Paolo VI.

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cattolico ad avviare un dialogo con i masso-ni.

Nel 1968 la Congrega-zione per la dottrina dellafede effettua due inchiestesulla Massoneria pressol’episcopato di tutto ilmondo, con positivi risul-tati.

Nello stesso anno escein Spagna La Masoneriadespués del Concilio d e lgesuita Ferrer Benimeliche ha avviato un seriolavoro di ricerca negliarchivi.

In Italia si organizzanoincontri riservati tra cattolicie massoni. Da una parte Gamberini, l’avv.Roberto Ascarelli, ebreo, il prof. A u g u s t oComba, valdese che insegna Storia delR i s o rgimento all’Università di Torino. Dal-l’altra parte don Miano, professore di filo-sofia alla Pontificia Università Salesiana, ilpaolino Rosario Esposito, professore allaGregoriana, il gesuita Giovanni Caprile,vaticanista di Civiltà Cattolica6 2. Esposito èautore di saggi e volumi polemicamenteantimassonici, ma ha modificato profonda-mente le sue convinzioni dopo un soggior-no in Congo dove si è trovato a svolgereattività umanitaria gomito a gomito conmassoni africani ed europei. Padre Caprileha pubblicato su Civiltà cattolica una seriedi scritti antimassonici che reiterano le

a rgomentazioni di sempre. A seguito di que-sti incontri avvia uno studio serio e senza

preconcetti che lo portano neglianni tra il 1971 e il 1980 apubblicare, sempre su C i v i l t àC a t t o l i c a, molti saggi checapovolgono tutta la storiogra-fia cattolica.

Nel 1979 Caprile traduce illavoro di Benimeli e lo pubbli-ca con integrazioni e aggiuntecol titolo Massoneria e chiesacattolica ieri, oggi e domani.Esaurita la prima edizione, nel1982 esce la seconda che peròviene fatta scomparire rapida-mente dagli scaffali delle libre-

rie.La veste talare non ha preservato nean-

che lui dal mito che trasforma in massonechiunque si avvicini, sia pure a titolo di stu-dio, a questa associazione. È infatti nellaconvinzione che si trattasse di un massoneche il consiglio direttivo della EnciclopediaItaliana affidò al gesuita Giovanni Caprilela voce M a s s o n e r i a nel IV s u p p l e m e n t opubblicato nel 1979.

Dopo l’elezione al soglio pontificio diGiovanni Paolo II, a padre Caprile vienedetto di non occuparsi più di Massoneria. Ilgesuita obbedisce e probabilmente è luil’autore di uno scritto antimassonico appar-so sull’Osservatore Romano nel 1984 cherispecchia non il suo pensiero ma il pensie-ro ufficiale della Chiesa in quel momento63.

63 Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria, Osservatore Romano, 23 febbraio 1984.64 Esposito, 1979a: 24.

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Può essere di estremo interesse, percapire questo fondamentale snodo, seguirela biografia intellettuale delgesuita Giovanni Caprileche aveva cominciato adoccuparsi di Massoneriaripetendo le arg o m e n t a z i o n idi sempre. Poi, quando glifu invece chiesto di studiar-la seriamente, la sua impo-stazione cambiò completa-mente aprendosi ad una noncelata disponibilità. DicevaCaprile nel 1979:

Ho sempre sostenuto cheil dialogo con la Massoneriacostituisce, per noi cattolici, unatto di giustizia. Parlo di dialogo che,come ho notato, non va inteso né come undecreto di beatificazione, né come una resaincondizionata, né come un’andata aCanossa, né come compromesso dottrina -le, o cose del genere64.

Ancora Caprile (1970):

Considerando la realtà con animo sere -no e con le disposizioni suggerite dal Con -cilio, bisogna riconoscere la esagerazione ela ingiustizia di certe prese di posizioneproprie della polemica cattolica di un tem -po, passate purtroppo nella mentalità cor -rente e ancor oggi abbastanza vive.

Oggi si tende a riconoscere anzituttoche la Massoneria ha pur fatto qualcosa dibuono specialmente in campo sociale,

sostenendo e promovendo certi valori:libertà, uguaglianza, fraternità, soccorso

dei più deboli, elevazione del -le classi umili, spirito dinazionalità, azione per lapace tra i popoli, opposizionealle dittature e ai totalitari -smi, diffusione della cultura,etc. Si tratta di valori positi -vi sui quali si potrebbe even -tualmente trovare unafeconda collaborazione.

Similmente bisogna rico -noscerle i valori di un certospiritualismo, sempremigliore del materialismoprofessato da alcune corren -ti politiche e ideologiche del

mondo attuale. Nel ribadire questi valoridello spirito – ciascuna nel suo ambito –Chiesa e Massoneria potrebbero utilmentecollaborare65.

In un libro pubblicato nel 1979, quandoil dialogo tra Chiesa e Massoneria sembra-va ormai ben avviato, don Vincenzo Miano(Segretario del Segretariato per i non cre-denti) sosteneva che i Massoni non sono nési possono considerare non-credenti.Aggiungeva che molte delle difficoltà solle -vate in generale nella Chiesa Cattolicarispetto alla iscrizione di cattolici [si ricordiche la scomunica, cioè l’esclusione dallacomunione ecclesiale, con la conseguenteproibizione d’accesso ai Sacramenti, riguar-dava solamente i cattolici, e non, ad es., imembri di altre confessioni cristiane, né gli

65 Ibidem.66 Ivi, pp. 13-14.

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ebrei, musulmani, etc.], non avrebberodovuto sussistere rispetto alle Massonerieregolari: non si può, infatti, dire a lororiguardo che complottino con -tro la Chiesa e i suoi insegna -menti dogmatici e morali6 6.Don Miano proseguiva aff e r-mando che il dialogo nonmirava a distruggere la naturaspecifica della Chiesa e dellaMassoneria, che restavanocomunque diverse, ma nonnecessariamente incompatibi-li. Un cattolico poteva parteci-pare con tranquillità dicoscienza all’attività della log-gia perché sapeva che in essanon vi sarebbe stato alcun attentato controla propria fede e le proprie convinzionimorali e che non avrebbe ricevuto alcuna

pressione per agire contro la propriacoscienza cristiana. Così i membri non cat-tolici di una associazione massonica “rego-

lare” non erano e non poteva-no sentirsi vincolati dai dog-mi e dalle norme dei cattolici,ma perseguivano liberamentela propria ricerca e le proprieopzioni. La Massoneria cometale li aiutava e non li coarta-va, come non coartava, maspronava ed aiutava i membricattolici, desiderosi anch’essidi approfondire la propriaesperienza religiosa e la pro-pria vita morale. Don Miano

aggiungeva che il dialogo hacome scopo primario la conoscenza mutuache può essere sempre allargata e approfon -dita, eliminando pregiudizi, chiarendo gli

67 Ivi, pp. 14-16.68 Rousse-Lacordaire 2003.

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Gli Eletti Cohen

di Giuseppe Abramo

Gran Segretario del Grande Oriente d Italia, Palazzo Giustiniani

Is the Elect Cohen mark significant in Freemasonry? Who are they and what havethey represented in that world that is rich of so many “-isms”: Occultism, Mar -tinism, Martinezism, and why not also Cabalism, which – really – had been onlytouched by the “Wisdom” of the Sefer ha Zohar?The Age of Enlightenment is not far away, and yet, even the well informed thought,sometimes has surrendered to this involvement.The Author of this article – or better of this research – is convinced that time hasdone justice of certain mixtures of extolled connections, but that nevertheless thereare others that have pretended to affirm a Masonic presence, which more that essen -tial, reveals itself to be only conventional.This complicated subject is tackled with some particular researches, aiming todemonstrate the following basic thesis: the Order of the Elect Cohen is “unrelated”to Freemasonry; that, on the other hand, does not exclude some links with otherinstitutions and organizations, maybe also with some “initiatory” ones.This research, also with reference to the cabalistic aspects of the Elect Cohen doc -trine, aims to give an informative and knowledge contribution to a subject that cer -tainly is an old vexata questio.

1. Gli Eletti Cohen e la Massoneria

u H i r a m n. 2/2005 è apparso un

pregevolissimo articolo a firma diOvidio La Pera intitolato M a r t i n -

ismo e Martinezismo. L’Ordine dei Cava -lieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo.

In verità era da tempo che non si sentivapiù parlare di “Eletti Cohen”, di un“Ordine” abbastanza antico (che – a dire diqualcuno – vanterebbe importanti legamicon la Massoneria), di “riunioni equinozialie solstiziali” in paesi “esotici”, “tellurica-mente validi” e così via di questo passo.

L’interessante articolo affronta con com-petenza e precisione le impostazioni con-cettuali e strutturali del Martinismo edanche del Martinezismo, ma, ritengo perscelta dell’Autore stesso, i legami con laMassoneria sono rimasti alquanto sfumati eappena accennati.

Ciò premesso, poiché, nonostante taloracategoriche affermazioni o altrettantochiare e precise “denominazioni”, nutriamoil fondato dubbio di trovarci di fronte a“Istituzioni” o “Organizzazioni” che nonhanno né “profondi” nè “decisivi” legamicon la Massoneria, vogliamo qui, dopo aver

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ringraziato H i r a m e l’illustre Autore del-l’articolo in argomento, per lo stimolo allostudio e alla ricerca, cer-care di dare un modestocontributo ad una ancoravexata quæstio.

Per cercare di chiarircile idee e di capire di checosa si tratta, dobbiamo“avventurarci” in un mon-do che, sin dalle primis-sime “battute”, si annun-cia ricco di Occultismo, diMisticismo, di Martini-smo e non so di quantialtri “-ismi”; sicché in unmondo così vasto e particolare non è faciletrovare un punto da dove incominciare.

Tuttavia, prima di intraprendere qualsiasidisamina ci corre l’obbligo di precisare chei contenuti sostanziali e talora anche sem-plicemente formali di questo lavoro, attin-gono innanzitutto a documentazione “uff i-ciale” la cui reperibilità è relativamentefacile e che è stata sempre chiaramente indi-cata o riportata ed inoltre a fonti bibliogra-fiche (in verità abbastanza scarse in linguaitaliana) che talora si sono occupate deltema solo indirettamente.

Inoltre, per correttezza di informazione èil caso di dichiarare che chi scrive ha avutola fortuna di conoscere “personaggi”, nonsolo studiosi della materia, ma talora anchedirettamente coinvolti in qualcuna di quellevicende che si intendono esaminare e per-tanto “notizie, indicazioni o suggerimenti”che sembravano essere solo un pour parler,con il tempo e con qualche ricerca hanno

finito con l’assumere una luce del tutto nuo-va e diversa.

Ciò premesso lo “studio” puòdefinirsi un semplice lavoro di“assemblaggio” di pensieri edidee spesso altrui, utilizzatiallo scopo di dimostrare la tesidi fondo che consiste, pura-mente e semplicemente, nellaprofonda convinzione chel’Ordine degli Eletti Cohennon abbia nulla a che fare conla Massoneria, ma forse, conaltre istituzioni od org a n i z-zazioni, probabilmente anche“iniziatiche”.

Tuttavia è bene sin d’oraprecisare che, con queste affermazioni, tutteda dimostrare, non si intende formularealcun giudizio su quell’Ordine, ma piuttostolasciare ai suoi adepti, (se tuttora “attivi equotizzanti”, sempre che l’espressione siacompatibile), la responsabilità del suo va-lore intrinseco.

Abbiamo detto che è difficile trovare unpunto di partenza. Comunque, non avendomolta fantasia partiamo dal nome, “Cohen”,che è un adattamento del termine ebraico“Choanim” con il quale venivano designatii membri della casta sacerdotale costituitada Salomone, per assicurare il servizio divi-no nel Tempio. La discendenza provienedirettamente da Aronne, anche se il fonda-tore degli “Eletti Cohen” afferma, in veritàsenza nessuna dimostrazione o plausibileragione, che questa casta sarebbe esistitaanche prima del regno di Salomone e primaancora di Mosè.

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Ciò detto è bene abituarsi sin d’ora a nonformulare troppi “perché” e a prendere lecose come vengono, taloracioè, anche, come si suoldire, non proprio “con ipiedi per terra”.

Così ad esempio è“notorio” che il sopraaccennato fondatore era un“massone riconosciuto”,anche se si ignora quandofu accolto nell’Istituzione.

Tuttavia c’è chi è prontoa giurare che Jacques deLivron Joachin de la To u rde la Case Martinez deP a s q u a l l y, nato a Grenoblenel 1727 e morto a S.Domingo nel 1774, ha lasciato una tracciaindelebile nella Massoneria (!?) che l ’ i n -sieme dei contenuti della dottrina massoni -ca, debba essere indissolubilmente associatoall’insegnamento di Martinez de Pasquallye, per finire, che Martinez è sostanzialmenteil fondatore del regime massonico che più diogni altro ha colpito e sollecitato l’immagi -nazione mistica negli ultimi due secoli e tut-to ciò con quell’Ordine dei Cavalieri Mas-soni Eletti Cohen dell’Universo, costituitoall’Equinozio di Ariete del 1767, e che,praticamente cessa ogni attività, al massimonel 1781, con la consegna degli “Archivi”al marchese Savalette de Lange, conserva-tore anche degli Archivi dei Philaleti.

Infatti dopo la morte di Martinez dePasqually (1774) a succedergli come Sovra-no Universale viene chiamato Caignet deL e s t e r, che muore dopo pochi anni il 19dicembre 1779.

A questi succede Sebastiano de LasCasas, che appare alquanto disinteressato

delle sorti dell’Ordine eche già nel 1780 con-siglia ed invita gli ElettiCohen a chiudere i loroTempli (che nel periododi maggior fioritura era-no arrivati a 12, di cuiuno a Port au Princenell’Isola di S. Domin-go) e a consegnare gliarchivi ai Philaleti.D’altra parte l’Ordine,quasi subito dopo lamorte del suo fonda-tore, aveva iniziato unprecipitoso declino.

Ma torniamo alla “iniziazione massoni-ca” di Martinez, che, contrariamente aquanto avevamo sempre ritenuto e cioè chela trasmissione potesse aversi solo per iltramite di una regolare org a n i z z a z i o n e“tradizionale”, sarebbe avvenuta per via“ereditaria” o “sanguigna”. Infatti egli erain possesso di una “patente” massonica con-cessa a suo padre da Carlo Edoardo Stuartnel 1738, con la quale si autorizzava l ’ i n -testatario Don Martinez Pasqualis, scu-diero, di sessantasette anni, nativo della cit -tà di Alicante in Spagna [...] n o n c h é [ . . . ]suo figlio primogenito, di ventotto anni dietà, nativo della città di Grenoble in Fran -cia [...] a costituire massoni e ad aprire tem -pli A.G.D.G.A.D.U.

In sostanza Martinez, pur non essendostato iniziato con le normali procedure,poteva trasmettere l’iniziazione massonicada solo, cioè senza il concorso di altri

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Fratelli, com’è nella normale prassi, cosache peraltro Martinez fece quando i pochidiscepoli non reclutati nellaMassoneria provenivanodal mondo profano, ed inquesti casi conferiva subitotutti i gradi che aveva adisposizione (Apprendista,Compagno e Maestro).

Non credo che sia qui ilcaso di cimentarsi in unadiscussione sull’importan-za della “patente” Stuart,ma tenuto anche conto delfatto che il Grande Orientedi Francia è ancora di là davenire (sarà infatti istituitosolo nel 1773), un qualchevalore deve aver avuto, se èvero, com’è vero, che nel 1765 la GranLoggia di Francia riconosce regolare laLoggia Madre dei Cavalieri Massoni ElettiCohen dell’Universo, costituita nel 1764 aBordeaux, sotto il titolo La Francaise ElueEcossaisse, e nel 1776, dopo la morte diMartinez, il Tempio di La Rochell ritornaall’obbedienza della Gran Loggia di Franciaben presto seguita da quelli di Libourne eMarsiglia.

Inoltre, come si è accennato, il recluta-mento avveniva nella Massoneria e la strut-tura dell’Ordine degli Eletti Cohen elenca-va nei primi tre gradi gli stessi della Mas-soneria Universale, il che dava all’Ordinestesso l’apparenza di un rito massonico.

Abbiamo detto “l’apparenza” e non acaso, perché di questo si trattava e non –come vedremo – di una effettiva situazionemassonica.

Non vogliamo qui insistere sullainiziazione massonica di Martinez, anche

se, quanto meno, andrebbechiarito il testo dellacosiddetta “patente Stu-art” che parla di [...] s u ofiglio primogenito, diventotto anni di età,nativo della città diGrenoble in Francia [ . . . ] .Questo “figlio” era ilfondatore degli ElettiCohen oppure no?

Al riguardo c’è daconsiderare che se la datadella “patente” è quelladel 1738, a tale epocaMartinez aveva solo 11

anni, se invece, come pareritenga Ambelain (L ’ I n i t i a t i o n n. 2, 1959, p.84) la patente massonica che Martinez pre-tendeva di aver ereditato da suo padreavrebbe in realtà portato la data del 1758, atale epoca Martinez aveva 31 anni.

C’è anche chi, per far quadrare i conti,ritiene come data di nascita di Martinezquella del 1710, ma poi se la data dellapatente è, come dice Ambelain, il 1758 iconti nuovamente non tornano.

Tuttavia, anche a non voler discutere del-la iniziazione massonica di Martinez, unacosa è certa e cioè che l’Istituzione masso-nica servì solo al reclutamento, e, comemeglio vedremo in seguito, l’Ordine degliEletti Cohen di massonico non sembramostrare tracce significative anche perché,in definitiva, pur poggiandosi formalmentesu basi massoniche, in realtà era un ordinesacerdotale, con una sua dottrina, una sua

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liturgia, che voleva richieggiare il vero cul-to dato da Dio stesso, ed i membri che nefacevano parte dovevano necessariamenteaccettare una regola per potercompiere i riti stabiliti.

Infatti l’eletto Cohen dove-va osservare una regola di vitaa carattere ascetico. I piaceridei sensi dovevano essere con-tenuti al massimo. L’ a l i m e n-tazione abituale richiedeval’abolizione del sangue, delgrasso e delle interiora deglianimali. L’uso dell’alcol eraassai limitato. Erano inoltreprescritti dei periodi di digiunoe di ritiro dalla vita profana chedovevano essere scrupolosamente osservati.

La precisione delle cerimonie – scrive-va Martinez de Pasqually – non è dasola sufficiente, necessita una esattezza eduna santità di vita all’adepto che vuoleentrare in relazione con gli Spiriti e glinecessita una preparazione spirituale fat -ta per mezzo della preghiera, del ritiro edell’attesa.

Il testo “sacro” per eccellenza, tesoro,supporto e codice del sistema, fu il T r a t t a t odella reintegrazione degli esseri nelle loroprimitive virtù e potestà, che veniva datomanoscritto ai soli iniziati, probabilmenteaccompagnato da una liturgia e da queglielementi magico-teurgici indispensabili perla operatività.

Ma una ulteriore ragione che ci porta adescludere una significativa impronta mas-sonica nell’Ordine degli Eletti Cohen sem-bra rintracciabile nelle liste dei gradi Cohenche, pur presentando alcune non significa-

tive varianti dovute alla diversità degliAutori, possono così riassumersi:

1) Massoneria blu o di S. Giovanni:Apprendista, Compagno,Maestro;

2) Classe del “Portico”:Apprendista Cohen, Compa-gno Cohen, Maestro Cohen;

3) Classe (o Gradi) delTempio: Grande Architetto (oApprendista R+C), GrandeEletto di Zorababel (o Comm.d’Oriente o Comp. R+C);

4 ) C l a s s e Segreta Reau+Croix.

Della Massoneria di SanGiovanni si è già detto.

Quanto ai gradi della Classe del “Porti-co” pur conservando un aspetto massonico,in realtà preparavano alla rivelazione delladottrina segreta.

Infine i gradi del Tempio introducevanonel pieno dell’esoterismo Martinista, in cuiinvece di essere iniziati si veniva ordinati.

Infine l’ultimo grado, quello della ClasseSegreta, trasportava sul piano pratico teur-gico la teoria appresa in precedenza.

In queste ultime considerazioni ci sembradi poter cogliere una sostanziale e diversaimpostazione di fronte a quella massonica.

Infatti innanzitutto, il che non è poco,nella Classe Segreta erano ammesse anchele donne e pertanto per raggiungere il mas-simo grado dell’ordine non era necessarial’appartenenza alla Massoneria, in quanto ledonne allora non vi erano sicuramenteammesse.

Inoltre, a nostro avviso, nella tradizionemuratoria operativa, la “Mistica” non è

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ignorata, ma è solo una delle “scienzemadri”, al pari dell’Astrologia o del-l’Alchimia e viene sovente associata alla“ Te u rgia” (dal greco t h e o s“dio” e e r g o n “opera”), laquale – secondo il significa-to che le attribuivano i neo-platonici – altro non è che uninsieme di “tecniche”iniziatiche per mezzo dellequali l’uomo dovrebbeessere in grado di realizzarein sé una progressiva“divinizzazione”.

Nella visione Martinezistala “Mistica” o la “Te u rg i a ”sembra assumere il signifi-cato di magia superiore, ditecnica, di arte che permetteall’adepto di porsi, tramite lamagia cerimoniale in rapporto con le Intel-ligenze che popolano la nostra biosfera,costituente la “quarta dimensione”.

A testimonianza e conferma di questoassunto ricordiamo il segno o il “passo”,cioè il risultato delle operazioni teurg i c h edel Cohen, vale a dire, la comparsa sulpiano del quaternario delle potenze e deglispiriti interposti tra l’operatore e la CausaPrima.

Per il momento, su questo arg o m e n t o ,conviene fermarsi, sperando che le diver-genze o le diversità fra le due situazionie m e rgano meglio e più chiaramente dalseguito di questo lavoro. Tuttavia, prima dipassare ad altro, va precisato che, a conclu-sione di questo primo approccio, ci sembracomunque di poter constatare – senza voler

fare, con questo, alcuna aff e r m a z i o n epregiudizievole o negativa – che nellecronache o nella Storia della Massoneria,

quale ci è stata traman-data da qualsivogliaAutore, non ci sembradi poter cogliere unaimportante e significati-va presenza degli ElettiCohen, cosa che al con-trario troviamo, in par-ticolare dopo il loro“risveglio” ad opera diR. Ambelain nel 1943,nell’Ordine Martinistasia in Francia, sia inItalia. Infatti, mai, innessun contesto localeo nazionale o inter-

nazionale rappresentati-vo dell’Istituzione massonica universale,gli Eletti Cohen come tali, cioè nella loroespressa e dichiarata qualità, sono stati de-stinatari di “poteri” massonici o hanno pre-so parte “ufficiale” ad una qualche mani-festazione massonica, cosa che, al con-trario, come si è già detto, è avvenuta nel-l’ambito del Martinismo.

D’altra parte basta appena enunciare letematiche degli Eletti Cohen per rendersiconto della loro lontananza ed estraneità daquelle della Massoneria. Infatti, comevedremo, gli Eletti Cohen professavano unognosticismo legato alla Cabala, ricercavanouna “illuminazione interiore” che desseaccesso alle “Verità Superiori”. Per ottenereciò il rituale prevedeva “esorcismi” – con-tro il male e contro le proprie tendenzebasse – ed un culto rivolto alle “Potenze

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Celesti” con l’ausilio degli “Antenati” e conla “Comunione dei Santi”, cioè richiedendol’ausilio invisibile di coloro che avevanogià raggiunto lo stato di “congiunzione conil Logos”.

2. La dottrina di Martinez dePasqually

Prima di passare ad esaminare glieventi “storici” che ci interessano eche possono aiutarci a chiarire la tesiche vogliamo dimostrare non ciappare superflua qualche riflessionesulla dottrina di Martinez che, come èstato accennato, è contenuta nel T r a t -tato della reintegrazione degli esserinelle loro primitive virtù e potestà.

Cominciamo con il precisare che –secondo il pensiero di Martinez – gli esseriemanati dal Primo Principio, furono “pre-cipitati” a causa della “prevaricazione” diAdamo. Essi, pertanto, dovranno “riconci-liarsi” con Dio, ma la cosa appare alquantoproblematica data l’assoluta negatività delnostro mondo.

Tra l’uomo ed il suo “Maestro celeste”esiste tutta una gerarchia di esseri non mate-riali e, tra questi, ve ne sono anche di mal-vagi e di prevaricatori.

Per la sua salvezza “l’uomo di deside-rio”, oltre a divenire signore di se stesso,cioè della sua natura inferiore, focalizzandoil suo essere verso il divino, deve anchecombattere contro i tentativi delle entitàdecadute che cercano di asservirlo e dilegarlo agli impulsi inferiori ed al mondodelle percezioni sensoriali.

I mezzi per la reintegrazione consistono:nello studio dei misteri cosmici e nella com-

prensione dello scopo da raggiungere; neiriti di riconciliazione appoggiati ai riti dipurificazione e di servizio o di lotta controla negatività.

Indicativamente sipuò dire che tutte leoperazioni Cohen pos-sono essere raggruppatein tre categorie:

1) operazioni dipurificazione dell’auraterrestre; 2) operazionidi guarigione; 3) opera-zioni di riconciliazionee di reintegrazione.

In definitiva la “viaoperativa Cohen” si

avvale di una, diciamo così, tecnica inizia-toria, strutturata secondo tecniche magicheclassiche e soprattutto di una tecnica cul-tuale, ritenuta idonea a realizzare le finalitàespresse nella dottrina contenuta nel T r a t -tato di Martinez.

A scopo meramente informativo riportia-mo qui i culti propri dell’Ordine, sui qualipoi torneremo per altre considerazioni: 1)Culto di espiazione; 2) Culto di grazia par-ticolare generale; 3) Culto operatorio controi demoni; 4) Culto di prevaricazione e diconservazione; 5) Culto contro la guerra; 6)Culto di opposizione ai nemici della leggedivina; 7) Culto per ottenere la discesa del-lo Spirito Divino; 8) Culto di aff e r m a z i o n edella fede e di perseverazione nella Vi r t ùSpirituale divina; 9) Culto per la fissazionedello Spirito Conciliatore Divino in sé; 10)Culto di dedicazione annuale di tutte leoperazioni al Creatore.

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La tecnica cultuale è concepita secondo icanoni della teurgia. Nel corso del culto ilCohen prende contatto conforze sempre più sottili(elevate) che gli si mani-festano secondo i “passi”.Egli ascende quindi versoil Pleroma iniziale ele-vandosi di regione spiri-tuale in regione spiri-tuale. Questa “ascen-sione” (che dura tutta lavita) è guidata e confer-mata da manifestazionidell’aldilà, i cosiddetti“passi” che sono dei glifiluminosi, delle Entità dicui sono le manifestazioni nella nostradimensione, i cui segni sono contenuti in unrepertorio generale che ne enumera circa2.400, classificati secondo i loro rispettivi“ranghi” e “classi”.

In tal modo il Cohen, mediante la inter-pretazione del segno corrispondente al glifoluminoso visto durante le sue operazioni, èin grado di conoscere il livello raggiunto nelsuo ascenso e di controllare il progresso sulduro cammino della propria reintegrazione.

Dall’esame di quanto innanzi illustrato cisembra che emerga – con suff i c i e n t echiarezza – l’estraneità o la diversasostanziale impostazione dalla “via” mas-sonica. Tuttavia qualcosa in comune forsec’è, ma nella forma, più che nella sostanza.

Infatti questa forma è più propriamentecabalistica, si avvicina a teorie giudeo-gnostiche, ma per approdare ad una praticam a g i c o - t e u rgica assolutamente estranea allaMassoneria e che affonda le sue radici

molto probabilmente nel vecchio terrenoteurgico egiziano e greco.

Ciò premesso, se l’unico puntodi contatto con la Massoneriapuò essere rintracciato nellaCabala, che, a nostro avviso,più di tutte o quanto meno alpari di altre dottrine tradizio-nali, costituisce il fondamentodel pensiero massonico, è ne-cessario cercare di capire laCabala del Martinezismo perpoter poi andare a verificare seè esatto quanto abbiamo accen-nato e cioè che si tratta piuttostodi forma che di sostanza vera.Martinez scrive:

Dio emana degli esseri spirituali, a suagloria nella sua divina immensità.

E prosegue:Ci si domanderà chi fossero questi

esseri prima della loro emanazione divina,s’essi esistevano o non esistevano. Essiesistevano nella immensità, nel seno dellaDivinità, ma senza distinzione di azione,di pensiero e di intendimento; essi nonpotevano né agire, né sentire se non permezzo della sola volontà dell’essere supe -riore che li conteneva e nel quale ogni cosaera muta. In verità esistere così significanon esistere. Non vi sarebbe affatto unCreatore senza il regno infinito degliesseri che sono in lui innati e che egliemancipa per mezzo della sua sola volon -tà e quando piace a lui. È per mezzo diquesta moltitudine infinita di emanazionidi esseri spirituali che gli compete il nomedi Creatore ed alla sua opera quello dicreazione divina, spirituale animale, spiri-tuale temporale. [ . . . ]

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Non credo che si debba fare molto sforzoper riconoscere in questo Dio di Martinezl’En Soph che contiene inpotenza ogni essere creato.L’En Soph è l’essere infinito,libero, identico a se stesso,unito a sé, ma non deveessere considerato come l’in-sieme degli esseri, né comela somma dei suoi propriattributi. Ma senza questiattributi e gli effetti che nerisultano, vale a dire senzauna forma determinata, èimpossibile comprenderlo econoscerlo.

Di qui alle Sephiroth –altro punto nodale della Cabala– il passo è breve. Nell’Idra Suta infatti silegge:

L’antico degli antichi è nello stessotempo lo sconosciuto degli sconosciuti;egli si separa da tutto ma non è affatto se-parato; perché tutto si unisce a lui come asua volta egli si unisce a tutte le cose e nonvi è nulla che non sia in lui. Egli ha unaforma e si può dire che non l’ha. Prenden -do una forma egli ha dato l’esistenza a tut -to ciò che è; egli dapprima ha fatto sorgeredal suo seno dieci luci che brillano per laforma che hanno da lui ricevuta e rispan -dono dappertutto un chiarore immensocosì come un faro invia in ogni parte i suoiraggi luminosi. L’antico degli antichi, losconosciuto degli sconosciuti è un faro ele -vato che lo si conosce soltanto attraverso lesue luci che brillano ai nostri occhi [...].

Queste luci sono le Sephiroth, gli inter-mediari tra l’En Soph ed il mondo contin-gente. In effetti questo mondo è limitato ed

imperfetto. Non procede quindi dall’Asso-luto, ma questo deve esercitare necessaria-

mente la sua influenza sudi lui e se fosse altrimen-ti il mondo non potrebbeesistere. Da qui la neces-sità di un intermediario,l’insieme delle Sephi-roth, che in virtù dell’in-tima connessione conl’En Soph costituisconoun tutto perfetto, ma chea causa della loromolteplicità sono neces-sariamente imperfette.

Passiamo ora a Mar-tinez de Pasqually, la cui

dottrina possiamo megliocapire con le premesse che abbiamo fatte.

Le Sephiroth sono i cosiddetti “SpiritiDenarii” e ad essi si applica tutto ciò chenella Cabala si riferisce alle Sephiroth.

Martinez, dunque, così scrive nella suaopera:

[...] I primi spiriti emanati erano innatinella Divinità, essi sono reali ed immor -tali, essi hanno una esistenza personale,assoluta ed eterna, essi esistono sempre nelcerchio divino. Sono detti Spiriti Superiorio Denarii perché dieci è il numero divino,origine di ogni essere spirituale maggiore,inferiore e minore e di ogni legge di azionesia spirituale sia spiritosa.

Senza continuare a ricercare tutti i pas-saggi che si riferiscono alle Sephiroth con-cludiamo con le parole di Le Forestier:

Il tema cabalistico delle sephiroth siimpose così dispoticamente alla immagi -nazione di Pasqually che, per una volta, si

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allontana dalla prudenza con la qualeordinariamente dissimulava i suoi presti -ti. Egli rimarca in effetti che la circon -ferenza divina che fa da supporto alDenario è chiamata “domi -nazione”. Ora dominazione oreame è precisamente il nomedella decima Sephira, Malkhutche rappresenta nel sistemacabalistico la somma del mondointelligibile (prima triade delleSephiroth) del mondo morale(seconda triade) e del mondofisico (terza triade) e che è l’ar -monia dell’universo.

NelT r a t t a t o infine troviamoanche le 32 Vie della Sapienza(che – com’è noto – sono le 22lettere dell’Alfabeto che costi-tuiscono i “sentieri” dell’Alberodella Vita addizionate alle dieci Sephiroth).Infatti Martinez dice che ogni Spirito supe-riore 10, maggiore 8 e minore 4 [...] almomento della prima emanazione aveva ilsuo soggiorno nella circonferenza divina.

Anche se abbiamo appena sfiorato ilproblema non v’è dubbio che la dottrinasegreta di Martinez ha una radice, una basecabalistica ed infatti non ci sembra difficileandare a constatare che, nel T r a t t a t o, il pa-rallelismo tra microcosmo-uomo e macro-cosmo-Adam Kadmon si rivela ad ogni pièsospinto; tuttavia, – a nostro avviso – non cisembra che si vada mai oltre certe abba-stanza semplici e lineari impostazioni dibase e non si arrivi mai a sviscerare o ada ffrontare chiaramente la grande proble-matica cabalistica e tutta la sua più elevatae decisa speculazione.

Invece, molto si indulge in quella formapratica della Cabala che è teurgica, che èmagia, che è arte trasmutatoria, e che – coni grandi Maestri cabalisti – non ci sentiamo

di accettare. Ladimostrazione di ciòsembra emerg e r e ,sia pure in manieraapprossimativa edimmediata, già dallasemplice enunci-azione delle ope-razioni della teurg i adegli Eletti Cohen,anche se dobbiamodire che, per unamigliore intelligen-za, sarebbe indi-spensabile uno stu-

dio profondo e det-tagliato di tutto il “rituale” Cohen, il che,certamente esorbita da questo lavoro.

Tuttavia, solo per chiarire il perché dicerte “impressioni”, pensiamo ad esempio adeterminate “tecniche” che comportano:

a) gli esorcismi “destinati a stroncarel’azione demoniaca nel cosmo, ad ostaco-lare la loro azione sugli uomini, a distrug-gere il loro potere sull’operatore e i suoidiscepoli, ad ottenere la fine o la limitazionedi certi flagelli, ad annullare le operazioni diMagia nera”;

b) gli scongiuri “destinati a stabilire uncontatto con il ‘Mondo A n g e l i c o ’ e (pere ffetto dell’influsso ‘cristiano’) con la‘Comunione dei Santi’. Tra questi ultimil’operatore si sceglie dei ‘patroni’ p a r t i c o-lari e, nel Mondo Angelico, dei Guardiani edelle Guide”;

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c) le preghiere “rivolte a Dio per ottenerela sua Grazia e la sua Misericordia, in vistadella Reintegrazione. Esse sono integratenei rituali di scongiuro cheprecedono e sono destinati acanalizzarle e ad ampliarle”.

Ma non basta: accanto aqueste “tecniche” si deveporre la conoscenza dellaAstrologia e la sua pratica peri necessari calcoli dellaposizione degli astri, laconoscenza delle analogie edelle sue pratiche applicazioniin ordine a strumenti, colori,vesti etc., le tecniche per la costruzione dicerchi operatori i cui elementi variano inrapporto allo scopo delle operazioni, ai tem-pi ed ai supporti impiegati.

Ma forse più che continuare in questiesempi vale la pena di riportare il CultoDivino – quello segreto rivelato da Mar-tinez – secondo la suddivisione di LeF o r e s t i e r, ripresa dall’Ambelain (A l c h i m i aS p i r i t u a l e) ed ormai classica, che, comeabbiamo già accennato, poteva suddivider-si in dieci parti:

1) Culto di espiazione. L’uomo manife-sta il suo pentimento, tanto delle propriecolpe quanto della caduta del prototipoiniziale, l’Adamo primo, corego del corodelle Anime Preesistenti. Ne deriva unaascesi ed un rituale penitenziale (Sephira:Malkhut).

2) Culto di grazia particolare generale.Operazioni che consistono nel sostituirsiall’insieme dell’Umanità terrestre delmomento e nel farla partecipare ai frutti del-l’Operazione individuale(Sephira: Jesod).

3) Culto operatorio contro i demoni.Autori della degradazione all’inizio deitempi, essi tendono a mantenere e ad aggre-

gare il loro giogosu tutta l’umanità.Con degli esorci-smi (le celebri“ o p e r a z i o n iEquinoziali”) ilCohen li combattee li respinge fuoridell’aura terrestre(Sephira: Hod).

4) Culto di Pre-varicazione e di

Conservazione. È il seguito della prece-dente. Questa operazione consiste nel com-battere e nel punire i seguaci della magianera e della stregoneria e soprattutto nelpunire gli spiriti decaduti che ne sono i col-laboratori (Sephira: Netzach).

5) Culto contro la guerra. Se l’omicidio èil più grave dei crimini, l’omicidio colletti-vo è evidentemente ancora più grave. IlCohen lotta contro le Potenze dell’odio trale Nazioni e tenta di sviare la loro azione(Sephira: Tipheret).

6) Culto di opposizione ai nemici dellalegge divina. Operazione teurgica che haper scopo la lotta contro le azioni umaneche tendono a diffondere l’ateismo, ilsatanismo, il luciferismo, sotto le formeegualmente umane (Sephira: Gheburah).

7) Culto per ottenere la discesa delloSpirito Santo. Operazione che ha per scopola infusione dello Spirito Santo e dei suoidoni (Sephira: Hesed).

8) Culto di rafforzamento della Fede edella Perseveranza nella virtù spirituale edivina. Operazione che ha per scopo la

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comprensione dei Misteri Divini, compren-sione che permette all’emulo di raff o r z a r ela sua fede in modo assoluto e definitivo(Sephira: Binah).

9) Culto per fissare insé lo Spirito riconciliatoredivino. È l’accoglienzatotale dello Spirito Santo,la discesa delle “lingue difuoco” della Pentecoste,l’illuminazione finale, coni privilegi che essa com-porta (Sephira: Hochmà).

10) Culto di dedicaannuale di tutte le opera-zioni al Creatore. Questaparte comprende l’insiemedelle consacrazioni, dellebenedizioni etc.

Non credo che sia necessario alcun com-mento, né ci sentiamo in grado di com-petere con quello di Ambelain. Facciamosolo notare che al di là di ogni collegamen-to, cabalistico, magico o quel che si vuole,chiaramente traspare da questi scritti l’im-postazione moralistica e cristiana (e perciòstesso lontanissima da ogni visione mas-sonica) dei “culti” martinezisti e la loro pos-sibile vicinanza, più che a strette concezionicabalistiche, a tematiche probabilmenteclassificabili come martiniste, volendo conciò far riferimento ad una via mistico-reli-giosa, interiorizzata in opposizione al mate-rialismo ed allo scientismo di alcune cor-renti dell’Illuminismo e, alla quale Martinezapportò un accento di scienza occulta, conprogrammi magici e teosofici.

3. Gli Eletti Cohen e l’Ordine Martinista

Per una migliore intelligenza di quantoabbiamo innanzi accennato edi quanto andremo eviden-ziando in seguito circa i rap-porti tra gli Eletti Cohen el’Ordine Martinista, è neces-saria qualche puntualiz-zazione, tenuto conto del fattoche sul Martinismo esistonopareri, punti di vista e termi-nologie che lo rendonoestremamente confuso oltreche nel suo messaggio, nellesue tecniche e nelle sue possi-bilità, anche nella storia deisuoi diversi momenti.Il M a r t i n i s m o, anche se cer-

ti dettagli e validità in qualche “momento”possono essere discutibili, in linea di mas-sima, è stato ritenuto una forma occidentaledi “via iniziatica”, anche se, per la maggio-ranza delle persone esso è una dottrinafilosofica, un movimento di idee ed unOrdine costituito per propagandarle che siriconnettono a Louis Claude de Saint Mar-tin da cui avrebbero avuto origine.

Così si definisce con il termine di M a r -t i n e z i s m o quella corrente di idee, quellavisione del mondo e quell’insieme dipratiche rituali atte a realizzarne i presup-posti teorici stabilite da Martinez deP a s q u a l l y, Maestro di L.C. de Saint Martin.

Infine con il termine W i l l e r m o z i s m o s iindica l’adattamento massonico di questeidee e di queste pratiche che ne fece GiovanBattista Willermotz.

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In linea generale, dunque, si può ritenereche l’importanza dell’unicità della fonte,cioè l’insegnamento di Martinez deP a s q u a l l y, è abbastanza relativa, tanto cheSaint Martin abbandonerà completamentele tecniche teurgiche insegnategli dal suoMaestro e Willermotz dovette accettare illoro adattamento alla Massone-ria, cioè ad una via iniziaticache presentava, come giàinnanzi accennato, carat-teristiche che se pure nonerano in netto contrasto,certamente ne diff e r i v a n onell’“essenza”.

Ciò premesso, possia-mo riassumere i diversimomenti del Martinismocome segue:

a) Martinezismo (o Martini-smo primitivo). Ha come ispiratoreMartinez de Pasqually e come espressionel’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohendell’Universo; in questo Ordine è da sotto-lineare la presenza di una classe segreta,quella dei Reau+Croix, meta di un i t e r c o n-sistente in una pratica progressiva di naturamagico-teurgica.

b) Martinismo antico. Ebbe come ispira-tori i due discepoli di Martinez, ciascunodei quali diede vita ad una scuola con tec-niche sue proprie ed esattamente: G.B.Willermotz creò l’Ordine dei Cavalieri Be-neficienti della Città Santa di Gerusalemmeinnestato sull’Ordine Massonico della Stret-ta Osservanza Templare che seguiva unatecnica prevalentemente ritualistica ed ope-rativa-massonica; L.C. de Saint Martinabbandonò le tecniche Cohen, collaborò

dapprima con Willermotz per staccarsi suc-cessivamente da ogni ritualità di tipo mas-sonico e per praticare la via cosiddetta “car-diaca”, ad indirizzo mistico-filosofico.

c) Martinismo moderno. Papus fu l’ani-matore e l’organizzatore (anche se non uni-

co) di tale forma di Martinismo chesi diffuse notevolmente nel

periodo antecedente la pri-ma guerra mondiale eche talvolta assunseanche aspetti competitivicon la Massoneria(Ordine nel quale, per-altro, Papus non vennemai accettato).

Pur essendo partitoda basi suff i c i e n t e m e n t evalide, in un secondo

momento assunse aspettidegenerativi e mistico-devozionali,

precipitati a livelli pressoché profani.d) Martinismo contemporaneo. Ha come

ispiratore Robert Ambelain. In esso per-mangono indirizzi ereditati dal Martinismomoderno che, come si verifica particolar-mente in Francia, giunge a degenerazionimistiche-cristiane.

Per documentare quest’ultima aff e r-mazione riteniamo più che suff i c i e n t equalche frase di Papus:

Occorre ricordare che la potenza invi-sibile viene da Cristo, Dio incarnatosiattraverso tutti i piani e perciò nonbisogna entrare nel piano invisibile con unessere astrale o spirituale che non confessiil Cristo in questo modo.

dal Trattato elementare di scienza occulta.

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È a Saint Martin stesso che l’Ordine èdebitore non solo del Sigillo dell’Ordine,ma anche del nome misticodel Cristo che orna tutti idocumenti ufficiali delMartinismo. Occorre vera -mente la mala fede di unclericale per pretendere chequesto nome sacro si rap -porti a persona diversa daNostro Signore GesùCristo, il Verbo Creatore.

d a Martinismo, Willer -mozismo, Martinismo eMassoneria.

[...] Il terzo carattere delMartinismo è d’essere cri-stiano. Il Martinismodifende l’azione del Cristo,illuminatore della razzabianca su tutti i piani [...].

Il Figlio di Papus, Philippe, rincara ladose:

[ . . . ] il Martinismo è una cavalleria cri-stiana, o se si preferisce è una linea ca-valleresca di perfezionamento individualee collettivo.

E, dulcis in fundo, in una circolare del 5aprile 1968 è proprio Papus figlio ad obbli-gare i Martinisti alla credenza nella divinitàdel Gesù Cristo e alla recita del P a t e r n e l l eriunioni di gruppo.

Non intendiamo affatto trarre conclusionisulla base di quanto innanzi indicato, tut-tavia ci sembra giustificata, tenuto conto diqueste premesse, l’esistenza di qualche“ombra” sul carattere “iniziatico” etradizionale del Martinismo, affermato dapiù parti e da più autori.

Infine ci sembra di una qualche utilitàricordare la circostanza più che notoria che,

verso la fine della suavita, Papus divenneun cristiano convin-to, tanto che sembrafosse sua intenzionesciogliere l’OrdineMartinista e trasfor-mare i SuperioriIncogniti in altret-tanti SamaritaniIncogniti.

D’altra parte lostesso A m b e l a i nnon sembra esserestato estraneo acerte tentazioni oconvinzioni.

C’è, infine, danotare che alcune impostazioni ed anchequel tingersi di occultismo di cui Papus fuvolgarizzatore e propagandista, così comel’eccessivo eclettismo portarono, dopo lamorte di Papus, a numerose scissioni, fra lequali ricordiamo le principali: l’OrdineMartinista Sinarchico di Blanchard (1918);l’Ordine Martinista facente capo alla sededi Lione con coloritura fortemente Mar-tinezista (1920); l’Ordine MartinistaTradizionale con Agostino Chamboseau(1931) che proprio insieme a Papus era sta-to uno dei fondatori del Martinismo moder-no; l’Ordine Martinista Rettificato di J.Boucher (1948).

Per completezza di informazione, edanche per i fini che ci siamo prefissi, è qui ilcaso di aggiungere che il MartinismoFrancese che abbiamo innanzi tentato diclassificare e di schematizzare, almeno

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nelle sue linee principali trova una suaproiezione nel Martinismo Italiano, nelquale, in verità, non si rin-vengono che labilissimetracce di quello che abbi-amo chiamato “Martini-smo Primitivo”. Infatti,pare che siano esistiti dueo tre Cohen, ben prestoconfluiti nei CavalieriBeneficienti della CittàSanta.

Quello moderno ebbedelle caratteristiche parti-colari perché subì l’in-fluenza della scuolaermetica italiana. Non èsuperfluo, al riguardo,ricordare che GiulianoKremmerz collaborava allarivista martinista O Thanatos.

Inoltre, nel Martinismo moderno siebbero anche caratteristiche degenerative, equanto a quello contemporaneo provenientedalla scuola di R. Ambelain continuò –come in Francia – il suo non sempre pacifi-co rapporto con quello Papusiano, anche acausa della diversità delle tecniche e dellaformazione iniziatica.

A questo punto, non ci sembra il caso dicontinuare ad esaminare nei dettagli il Mar-tinismo. Qualche informazione l’abbiamodata, per avvicinarci allo scenario che ciinteressa, e quindi è tempo di passare adaltro ed esattamente ad uno studio piùravvicinato dell’Ordine Martinista degliEletti Cohen.

Cominciamo innanzitutto con il preci-sarne la genesi.

Robert Ambelain che era in possesso del-la filiazione di Chamboseau il 4 aprile del

1942, inizia altri dueamici al Martinismo,costituendo così unprimo triangolo efacendo sorgere dal-l’oblio del tempo leforme operatorie deivecchi Cohen (cioèdel Martinismo Pri-mitivo) ed addiritturanel settembre, il 24,dello stesso anno,otto operatori ritual-mente compirono il“Grande ScongiuroEquinoziale” e tre diquesti ottennero la

comparsa dei “passi”.Sicché come scrive lo stesso Ambelain:

Il 4 aprile 1943 alla Nuova Luna diEquinozio, 18 cerchi teurgici si acceseroa Parigi. Il 29 settembre dello stesso anno25 schemi teurgici simili si illuminaronoalla stessa ora, nel silenzio della notte.[ . . . ] A Pontarlier, a Lione, a Calais, aNantes altri S.I., al centro di circolimagici simili, circondati dalle stesse“luci” simboliche che avevano protettogli Eletti Cohen di un tempo, lanciavanoalla stessa ora, con una forma identica, lostesso “vortice” liberatore. Lo slancio erapreso, esso non doveva più arrestarsi, lacoorte di Teurgi che era stata suscitata daMartinez de Pasqually andava rinascen -do ed organizzandosi, vera “Cavalleriamistica” all’interno di un mondo semprepiù materialista.

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Dopo i primi tempi del “risveglio” degliEletti Cohen, in cui si manifestò qualcheincerto passo verso la Massoneria (sembrache fosse stata anche costitui-ta una loggia massonica)l’Ordine venne veicolatoverso il Martinismo di SaintMartin che era la sua eff e t-tiva radice, secondo leseguenti corrispondenze:

Prima serie (Ordine este-riore): 1) Associato; 2)Iniziato; 3) SuperioreIncognito.

Seconda Serie (OrdineInferiore): 4) MaestroCohen o Superiore Incogni-to Libero Iniziatore; 5)Maestro Eletto Cohen equi-valente a Scudiero Novizio; 6) Gran Mae-stro Cohen equivalente a Grande A r c h i t e t t o ,Cavaliere Beneficente della Città Santa,Apprendista Reau+Croix; 7) Cavaliered’Oriente equivalente a Grande Eletto diZorobabele, Cavaliere Professo, CompagnoReau+Croix; 8) Comandante d’Orienteequivalente a Cavaliere Professo, MaestroReau+Croix; 9) REAU+CROIX equiva-lente a Cavaliere Gran Professo 2°, PotenteMaestro Reau+Croix.

Come appare con assoluta evidenza vi èla serie completa dei gradi degli OrdiniMartinisti che culmina con il quarto grado,quello del Libero Iniziatore o del SuperioreIncognito.

Gli ulteriori sviluppi della storia dell’Or-dine confermeranno questa impostazione.

Per meglio capire questi sviluppi dobbia-mo ritornare al Martinismo in generale, la

cui storia abbiamo abbandonato intorno aglianni ‘20 e che, per il momento, non ci inte-ressa seguire nei dettagli, almeno fino agli

anni ‘50, che si presen-tano ricchi di eventi edi avvenimenti interes-santi per i nostri fini.

Quindi, per illu-strare brevemente loscenario nel quale cimuoviamo, precisiamoche agli inizi degli anni‘50, in Francia, degliantichi ordini e movi-menti Martinisti eranosopravvissuti: l’OrdineMartinista Martinezista(sede Lione) che deriva

la sua filiazione daPapus, ma ha pretese precedenti mar-tineziste (scuola di Lione, quindi Wi l l e r-motz, allievo di Martinez, quindi Bricaudche vuol rivivere e fa rivivere la selettivitàmassonica e la Gnosi come condizioni sinequa non per la “qualificazione” di marti-nista); l’Ordine Martinista degli ElettiCohen ricostituito da Robert Ambelain chedichiaratamente si rifà a Martinez dePasqually e possiede una via operativa, purammettendo nel suo seno – ma sino al IVgrado – Martinisti che intendevano seguirela via interiore o “cardiaca”; il NuovoOrdine Martinista con Philippe Encausse(che assume anch’egli il nome di Papus) eche in quest’epoca incomincia un profondotravaglio, alla ricerca della propria via.

Dobbiamo fermarci un poco su quest’ul-timo Ordine, per meglio chiarire gli svilup-pi ulteriori.

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Nel 1953 rivide la luce, diretta daPhilippe Encausse, con la collaborazioneanche di R. A m b e l a i n ,L ’ I n i t i a t i o n, la rivistafondata da Papus padrenel 1888 e pubblicatafino al 1914. Nel primonumero (gennaio-feb-braio 1953) sulla coper-tina faceva bella mostradi sé la scrittaL ’ O r d i n eMartinista di Papusr i n a s c e … e all’internofra le notizie riguardantil’Ordine si leggeva:

Aperto agli Uominie alle Donne di buonavolontà, il Martinismoè un gruppo iniziaticoche possiede una dottrina eduna mistica, un metodo di lavoro sia indi -viduale che di gruppo, una linea di ispi -razione su cui ciascuna intelligenza develavorare secondo le proprie possibilità.

Il suo fine è quello di costituire unacavalleria mistica ed esoterica al fine dilottare – ciascun membro nella sua sfera –in nome dei princìpi che ci dirigono, infavore dello spiritualismo.

L’Ordine Martinista comprendeva:Membri associati o aderenti; Iniziati li-

mitati al solo grado di Superiore Incognito(solo il grado di S.I. conferisce il diritto edil potere di iniziare secondo la Tradizione).

Quanto alla presenza delle donne si pre-cisava:

Conformemente alle direttive di LouisClaude di Saint Martin ed a quelle ulterio-

ri di Papus, la donna è ammessa coneguaglianza assoluta con l’uomo, essendo

l’una il completamentodell’altro.

Nell’ultimo numerodella rivista del 1954 sipoteva leggere un avvisoin cui i membri maschilidell’Ordine Martinista(di Papus), desiderosi dimettere in pratica gliinsegnamenti di Mar-tinez de Pasqually, e diapplicare la teurgia degliEletti Cohen, si pote-vano rivolgere a RobertAmbelain. Ciò significa-va, sic et sempliciter, chelo stesso Ordine Martini-

sta di Papus, o almeno isuoi membri maschi erano autorizzati adappartenere anche ai Cohen, ma questoindicava altresì che si erano stabiliti validirapporti fra i gruppi e che da tali rapportisarebbero scaturiti futuri legami.

Tuttavia certe situazioni non lasciavanopresagire nulla di buono. Infatti, ad esem-pio, un articolo apparso sulla rivista cosìterminava:

Fermiamoci a chiudere il cerchio diquesto breve studio... che può essere il pre -ludio di un rinizio... In un futuro apo-calittico dei rari adepti mormorerannocome una litania ricca di incanti:

Martinez de Pasqually: il ProfetaClaude de Saint Martin: l’Iniziato

Philippe: il Reintegrato.

E che dire dell’art. 10 dei RegolamentiGenerali che così recita:

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Il Venerdì santo alle ore 21 (ora di Pari -gi) tutti i Martinisti sparsi sulla superfi -cie del globo ed aderenti all’Ordinedovranno, sia individual -mente, sia in gruppo, rac -cogliersi, recitare il P a t e r e dindirizzare con tutta la loroanima e tutto il loro cuoreun pensiero di Amore e digratitudine a Nostro SignoreGesù Cristo.

Eppure, nonostante questepremesse, i legami tra i mar-tinisti delle diverse correntied il desiderio di arrivare aduna unificazione dell’Ordineportarono i rappresentantipiù qualificati del Martini-smo alla costituzione – il 26ottobre 1958 – della Unionedegli Ordini Martinisti.

A questo punto vale la pena di riportarequalche stralcio del documento firmato il 15dicembre 1958 dai tre grandi Maestri:Dupont, Encausse, Ambelain.

Innanzitutto, all’Art. I, vengono elencatele sopravvivenze legittime del Martinismoe cioè:

a) l’Ordine Martinista Martinezista di cuil’Illustrissimo Fratello Henri-CharlesDupont è il Sovrano Gran Maestro in quan-to successore legittimo e regolare degliillustri e compianti Fratelli Te d e r, Bricaud eChevillon, successione che rimonta al 1916,alla morte dell’Illustre e compianto FratelloPapus deceduto il 25 ottobre di quell’annoed il cui anniversario è stato commemoratoal cimitero del Pere Lachaise la vigilia diquesta riunione;

b) l’Ordine Martinista di cui l’Illustrissi-mo Fratello Philippe Encausse è il SovranoGran Maestro in quanto successore regolare

dell’Ill.mo F. il dott. Ge-rard Encausse, dettoPapus, suo Padre, Ordinerisvegliato a Parigi, nel1951;

c) l’Ordine Martinistadegli Eletti Cohen di cuil’illustrissimo F. RobertAmbelain è il SovranoGran Maestro essendostato nominato GranMaestro Sostituto dagliillustrissimi e compiantiG e o rges Lagreze eCamille Savoire “Cava-lieri Beneficienti della

Città Santa” al momento delrisveglio dell’Ordine nel 1942 e detentoreregolare degli archivi autentici (XIII sec.)del Martinismo.

Art. II. Questa Unione degli Ordini Mar-tinisti ha per organismo direttore una “Ca-mera di Direzione” di sei membri compo-sta dai tre sovrani Gran Maestri e dai loroFratelli Assistenti.

L’Art. III dichiara che l’obiettivo è quel-lo di mantenere i contatti fraterni tra i FF.dei tre Ordini.

L’Art. IV stabilisce che i candidati saran-no orientati secondo le tendenze di ciascunod’essi verso il Martinismo di Saint Martin(via cardiaca) o verso il Martinismo di DonMartinez de Pasqually (via operativa).

L’Art. V dichiara che solo l’Unione, permezzo dei tre Ordini, è abilitata a concederei poteri di costituzione di gruppi martinisti

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internazionali, così come a confermare aquelli esistenti i poteri che detengono.

Stabiliti gli elementi di base dell’unifi-cazione ben presto sipervenne ad intesesempre più strette, tan-to che il 1 dicembre1959 si convenne che“parole, segni e tocca-menti” divenissero glistessi nei tre Ordini, peri primi tre gradi (Asso-ciato, Iniziato e Superi-ore Incognito).

Il 13 agosto 1960C.H. Dupont, G.M.dell’Ordine MartinistaMartinezista designaPhilippe Encaussecome suo unico e rego-lare successore e il 16settembre 1960, con una lettera circolare,invita i membri del suo Ordine a riconoscer-lo come loro Gran Maestro, mentre per co-loro che si sentivano portati alla praticaoperativa consigliava (in applicazione delTrattato di Unione) di continuare la loroattività nell’Ordine Martinista degli ElettiCohen. Così facendo praticamente chiude-va l’Ordine Martinista di Lione e il 1 otto-bre 1960 Dupont moriva.

Tutto questo ci serve per precisare che, apartire dall’agosto 1959, in Francia esiste-vano solo due Ordini Martinisti il cuiprocesso di collaborazione e unificazione sifaceva sempre più stretto sicché in data 28ottobre 1962 si registra l’ultima fase: vieneinfatti proclamata l’unificazione dei dueOrdini in un solo Ordine Martinista.

Senza aggiungere interpretazioni o com-menti particolari, per una migliore letturadegli eventi, affidiamoci al seguente stralcio

del protocollo di unifi-cazione:

L’Ordine Martinistafondato dal dottor GerardEncausse nel 1891 e rico-stituito dopo il 13 agosto1960 con la fusione del -l’Ordine Martinista dettodi Papus – che avevaripreso forza e vigorenel 1952 – e l’OrdineMartinista di Lione – ilcui primo Sovrano GranMaestro fu nel 1916Teder – e l’Ordine Mar -tinista degli Eletti Cohen,derivante dall’OrdineMartinista tradizionale e

dall’Ordine della Rosa+Croce d’Oriente e ricostituito clandestinamentenel 1942 durante l’occupazione tedesca [..., quisegue tutta una serie di premesse e di con-siderazioni] si suddividerà in due organiz -zazioni iniziatiche distinte e cioè:

a) un Cerchio Esteriore detto Ordine diSaint Martin corrispondente al vecchioOrdine Martinista ed all’Ordine esterioredei Cohen in cui vengono raggruppati imembri dei due sessi nei gradi di Associa -to, Iniziato e Superiore Incognito e per isoli maschi di S.I.I. 4;

b) un Cerchio Interiore detto Ordinedegli Eletti Cohen riservato agli uomini ecomposto dei gradi seguenti: MaestroEletto Cohen, Cavaliere d’Oriente, Com -mendatore d’Oriente e Reau+Croix.

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Alla testa dell’Ordine Martinista (Cer-chio Esteriore) veniva posto Encausse, allatesta dell’Ordine Interiore Ambelain.

La nuova formazione prendedunque il via con l’accordodi tutti, ma ben presto le dif-ferenti tendenze comincia-rono ad emergere seguite dal-lo scambio di accuse reci-proche di magia da una partee di fideismo o di forme diadorazione dall’altra, se nonaddirittura di Cristianesimostretto (del resto Encausse edil suo e n t o u r a g e non facevanomistero di tale ultimaposizione).

Fatte queste premesse, sigiunge al 1967 quando Robert Ambelain sidimette dall’Ordine che aveva creato e chereggeva come Sovrano trasmettendo ognicosa al suo luogotenente Hermete (I.M., unnoto pittore ed altrettanto noto esponentedella Massoneria italiana ed ancor più delRito Scozzese Antico ed Accettato).

In una circolare del luglio 1967A m b e-lain, dopo aver lamentato lo stato dellescienze esoteriche e delle org a n i z z a z i o n iiniziatiche, prende commiato da tutti termi-nando così:

Per questo augurando lunga vita eprosperità all’Ordine Martinista e fecondaevoluzione spirituale ai suoi membri, io viprego di credermi, carissimi FF. e SS. fra -ternamente a voi davanti alle Luci, fir -mandomi per l’ultima volta A u r i f e r –Sovrano Gran Commendatore dell’OrdineMartinista.

Precedentemente, come si è detto, il 29giugno 1967, aveva designato come suolegittimo e regolare successore I.M. il quale

il 14 agosto 1967 firmavaun protocollo conPhilippe Encaussecon il quale venivasancita la fine dell’u-nificazione stabilendoche: a) la divisione inun Ordine esterioreed uno interiore èsoppressa; b) che visaranno d’ora innanzidue Ordini distinti:

l’uno che seguirà lavia “cardiaca”, l’altrola via “operativa”; c)

che poiché la base del-l’Ordine degli Eletti Cohen è formata daS.I.I. 4°, esso avrà la qualità (i poteri) ditrasmettere i primi tre gradi del Martinismoche nel protocollo viene definito“tradizionale”; d) che la doppia appartenen-za è ammessa; e) che l’Ordine, d’ora inavanti, riprende il titolo di Ordine dei Ca-valieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo.

Tutto sembrava abbastanza chiaro edefinitivo, ma in verità le cose nell’OrdineCohen si trascinarono sino all’aprile del1968. Ambelein fu sollecitato a riprenderela sua carica, fu richiesto il suo parere chenon negò (lettere del 4 aprile 1968 e 20aprile 1968), partecipò anche alla riunionedel Tribunale Sovrano del 22 aprile, marimase irremovibile nella sua decisione.

La riunione del 22 aprile avvenneinsieme a qualche chiarimento nei rapportiinterpersonali tanto che Ambelain il 27

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aprile scriveva al F. Hermete (I.M.): [...] T uferas de cet Ordre ce que tu jugeras bon. Peurmoi, je me consacre à une autreformule [...].

Probabilmente erano sor-ti dei dubbi sulla validitàdelle proposte di A m b e l a i nad una ripresa dell’attivitàdell’Ordine stesso. E termi-nava: Nous demeurons Frérespar qualque chose de solide e devalable, la fraternité séculairequi unit millions e demid’Hommes par le monde. C’estassez pour que continue a tedire: très fraternellement a toi:R. Ambelain.

Il 29 aprile 1968 una circolare firmataper l’Ordine Cabalistico della Rosa+Crocedal Gran maestro R. Ambelain e per l’Or-dine Martinista Iniziatico da G. Boussetannunciava la costituzione dell’OrdineMartinista Iniziatico dopo aver fatto il pun-to sullo stato dei rapporti che erano inter-corsi tra il Martinismo di Papus e l’OrdineInteriore dei Cohen e constatato che il pri-mo non aveva mantenuto il patto di unifi-cazione perché era stata condotta una cam -pagna senza cessa contro il MartinismoOperativo, la Teurgia Martinezista, quali-ficando [...] questi studi e le operazioni disatanismo e di magia nera.

Il 14 agosto 1968 l’Ordine dei CavalieriMassoni Eletti Cohen dell’Universo venivaposto in sonno per un periodo indetermina-to dal suo sovrano I.M.

Questo era il frutto sia della citata riu-nione, sia di una riunione tenuta il 10 mag-gio 1968 in cui erano sorti dubbi sulla vali-

dità delle filiazioni e sulla “presenza” della“ e n e rgia prima” nel corso delle operazioni

e via dicendo.È giunto il momento

di fare il punto della situ-azione e di trarre qualcheconclusione. Non abbia-mo motivi per dubitareche l’Ordine creato daMartinez si estinse defi-nitivamente senza nessunerede diretto che abbiaricevuto il “sacramento”dell’Ordine. Oggi e cosìal tempo del risveglio nel

1942-43 non esiste né esisteva una fili-azione diretta.

Altro discorso molto probabilmentepotrebbe essere fatto per quanto concerne igradi della Professione dei Cavalieri Bene-ficenti della Città Santa creati da Wi l l e r-motz, il quale ultimo, in tutta questa vicen-da appare l’unico “massone attivo”, a dif-ferenza di Saint Martin che era un mistico edi Martinez che sembra essere stato soprat-tutto un occultista.

A proposito di Willermotz è il caso diricordare che egli fu l’animatore delloscozzesismo francese ed infatti dalla suaopera ebbe origine il Rito Scozzese Rettifi-cato che sorse in Francia nel 1782.

Tuttavia, questo Rito, introdotto in Italianel 1985 da S.M. (ex Gran Dignitario delGrande Oriente d’Italia) è, quasi in tutto ilmondo, escluso da quelli riconosciuti uni-versalmente “massonici”. D’altra parte ènoto che seguiva un indirizzo mistico-mi-sterico-cristiano della matrice degli ElettiCohen e del Martinezismo (specialmente

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nella Classe dei “Beneficienti della CittàSanta”), ed applicava tecniche teurgiche el i t u rgiche di evocazioni dellePotenze Celesti.

C’è chi – e tra questi lo stes-so Ambelain – come risultadalla comunicazioneF i l i a t i o nde la resurgence de l’Ordreinviata ad Hermete (I.M.) il 9ottobre 1958, ha ritenuto dipoter impostare una linea disuccessione legittima veicola-ta dai Cavalieri Beneficientidella Città Santa.

E ciò è tanto vero che neldocumento, innanzi indicato,firmato il 15 dicembre 1958,recante l’Unificazione degliOrdini Martinisti, nell’art. 1,quello, per così dire della “ve-rifica dei poteri” cioè quello incui vengono elencate le soprav-vivenze legittime del Martinismo, la rego-larità della posizione di R. Ambelain Sovra-no Gran Maestro dell’Ordine Martinistadegli Eletti Cohen viene fatta dipendere dal-l’essere stato costui nominato Gran MaestroSostituto dagli illustrissimi e compiantiGeorges Lagreze e Camille Savoire “Cava-lieri Beneficienti della Città Santa”.

Al riguardo, nella relazione sulla “Suc-cessione Cohen” redatta il 26 febbraio1968, per incarico del Sovrano Hermete(I.M.), da Robert Amadou (studioso e stori-co del Martinismo), relazione che è men-zionata anche nel decreto di “messa in son-no” dell’Ordine Cohen, si ritiene “d i -scutibile” ( s i c ) il principio della ricostruzionedelle successioni sostitutive, ciascuna delle qualicorrispondente ad un aspetto delle successioni

Cohen, o più esattamente, dell’iniziazioneCohen: così la successione apostolica corrispon -derebbe all’aspetto sacerdotale di questa

iniziazione (per lo meno al grado diReau-Croix); la successione dettamartinista stabilirebbe, con il sup -posto intermediario Saint Martin,un legame con Martinez dePasqually; i gradi dell’Ordine inte -riore del Rito Scozzese Rettificatotrasmetterebbero ai Cohen alcunipunti della dottrina Martinezista[...].

Ed ancora: l’inconveniente diun simile procedimento è, a mioavviso, quello di introdurre nel-l’ordine degli elementi estranei,senza con questo restituirgli lasuccessione Cohen.

E per finire, sempre dalla stes-sa Relazione, sembra estrema-mente illuminante questo passo:

La successione Cohen non puòessere nemmeno identificata con la succes -sione dei Grandi Professi, classe segreta del -l’Ordine interiore dei Cavalieri Beneficien -ti della Città Santa – fatte le dovute ri-serve sull’esistenza di questa successioneall’epoca attuale.

Lo stesso Willermotz ha definito il sensocol quale ha redatto l’Istruzione segreta del-la Grande Professione, della quale egli ne èl’inventore scrivendo:

Legato da una parte dai miei propriimpegni [verso l’Ordine Cohen] e dal -l’altra trattenuto dal timore di alimentareuna frivola curiosità, oppure di esaltaretroppo certe immaginazioni se venivanoloro presentati dei programmi di teoriaannuncianti una pratica, sono statocostretto a non farne menzione alcuna e

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per di più a presentare soltanto un quadromolto limitato della natura degli esseri, deiloro rapporti rispettivi,nonché delle divisioni uni -versali (12 ottobre 1781).

Come si può allora pre -tendere – conclude lo stes-so Amadou – che l’accessoalla Grande Professione,dove tutto fa pensare chevenisse data semplicementecon la lettura dell’Istruzionesegreta, poteva comportareanche l’iniziazione o l’ordi -nazione ad un grado Cohen,qualunque esso fosse?

Ciò premesso e precisato,torniamo agli Eletti Cohen perribadire che fu Robert Ambelain che riaprìl’Ordine. Quando abdicò dalla sua carica diSovrano designò, il 29 giugno 1967, comesuo successore I.M.. Questi divenne quindiil legittimo successore dell’Ordine rivitaliz-zato da Ambelain ma non dell’Ordine deiCavalieri Massoni Eletti Cohen creato daMartinez de Pasqually, ormai estinto senzasuccessioni dirette, come riteniamo di averampiamente chiarito.

Uno dei primi atti del nuovo Sovrano fuquello di svincolare l’Ordine dal contestodel Martinismo nel quale era sorto e nelquale trovava la ragione logica della suaesistenza.

A sottolineare tale evento e volendo“ricreare” lo spirito massonico (che peraltronon aveva che parzialmente posseduto aitempi di Martinez, tanto che questi perlegittimare la qualifica di “massonico” con-feriva i gradi di Apprendista, Compagno eMaestro in una sola volta) gli restituì il tito-

lo di “Ordine dei Cavalieri Massoni ElettiCohen dell’Universo” dopodiché – forse

avendo compreso il bistic-cio – lo pose in sonno perun tempo indeterminato,sonno che – per quanto èdato sapere – sembra siastato interrotto per unbreve periodo, e poiripreso (definitivamente?).

Il F. Hermete (I.M.), nelporre in sonno l’Ordineche di massonico avevasolo il nome, ebbe perfet-tamente ragione in quantol’Ordine, nella miglioredelle ipotesi, è stato un

misto di Massoneria e non. La Classe Se-greta non ebbe mai carattere massonico,essa piuttosto “cavalcava” un sistema diMassoneria Mistica di alti gradi posti a lorovolta sopra i gradi blu universali, per neces-sità di ambientazione e di reclutamento.

Il grado in cui si operava teurg i c a m e n t eera in realtà solo l’ultimo, negli altri si stu-diava e ci si addentrava progressivamentenella conoscenza della dottrina di Martinezche era segreta e che veniva consegnatasolo ai Reau+Croix.

Oggi che il libro della Dottrina dellar e i n t e g r a z i o n e si trova anche sulle banca-relle appare assurdo praticare dei gradi(massonici o martinisti o quello che sia)per apprendere cose che, per chi ne havoglia, possono comodamente essere stu-diate in poltrona, nel proprio salotto. Quan-to poi alla pratica di “certe tecniche” o di“certi culti” i nostri dubbi sono fortissimi epreferiamo stendere un velo di “pietosos i l e n z i o ” .

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Ricapitolando e riassumendo, apparechiaro e peraltro evidente, se solo sivogliono esaminare i documenti giusti enon “inventarne di riservati, segreti,veri e non per tutti”:

1) che il risveglio operato daAmbelain può anche esserequalificato “legittimo” equand’anche non vi fosseuna regolarità obbedienzialeper i gradi massonici, i poterid’ordine relativi e necessarialle consacrazioni e alle ordi-nazioni martiniste sembranoperfettamente regolari;

2) che i “poteri” nell’Ordine degliEletti Cohen (indipendentemente dalladizione che si voglia dare) non sono affattomassonici, ma diciamo così, semplicemente“sacerdotali”;

3) che senza poteri obbedienziali mas-sonici, la trasformazione operata da I.M. nel1968 appare difficilmente legittima e ciògiustifica appieno il fatto che contempo-raneamente l’Ordine veniva dallo stessoposto in sonno;

4) che tale Ordine può avere una suaregolarità solo se si tiene conto che l’indi-rizzo dato, a suo tempo, da Ambelain cheera anche nel pieno possesso dei poteriMartinisti, era quello maggiormente validonella carenza di altri poteri obbedienziali;

5) che, allo stato attuale, per quanto èdato sapere in ordine al cosiddetto “risve-glio” e alla successiva nuova chiusura, lecose non sembrano subire alcunasostanziale modifica, almeno per quantoattiene ai legami con la Massoneria (tenutoanche conto della non trascurabile e “docu-

mentata” circostanza che l’Ordine ha vistotra i suoi nuovi adepti soggetti che pur

avendo “notevoli qualificazioni”,allo stato, erano privi della

regolarità massonica).

Infine, senza aggiun-gere un punto 6), maper quel minimo diesperienza realizzatain qualche anno di“frequentazioni eso-

teriche”, ci è diff i c i l econcludere senza fare una

riflessione su certi aspettidella “iniziazione”.

L’iniziazione non può esseretrasmessa unicamente per il tramite di unao rganizzazione regolarmente costituita, madeve esistere nella sua condizione di luceche deve essere tramandata; è necessarioche esista anche quello che deve essere con-cesso agli adepti.

Pertanto occorre che l’Istituzione dicia-mo così “trasmittente” non sia soltanto“iniziatica” e fornita di regolari poteri ma lesi richiede anche un insegnamento e nellostesso tempo una potenza spirituale dao ffrire in successione, sì da assicurare lacatena tradizionale.

Nel corso delle ricerche che siamo andatisvolgendo non siamo riusciti a coglieremolto di “iniziatico” e alcuni momenti ded-icati al “rituale” ci sono apparsi addiritturacome aspetti inferiori (oserei perfinodefinirli di Magia Cerimoniale) nei qualinon interviene quasi nulla di “spirituale”.

Il rito di per se stesso non offre alcun va-lore e l’operatore non impiega le forme ri-

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tuali che come punto di appoggio, perciò ènecessario intenderlo nel suo senso reale.Pertanto malgrado la perfettaconoscenza di un rito, sequesta è fatta vivere fuoridalle condizioni regolari, ilrito stesso è interamentesprovvisto di ogni valore.

Per esempio, prendiamoun rito che si riduca ad unasemplice espressione, vale adire alla pronuncia di unaformula. La tradizione indùo ffre il Mantra che, allorchési esegue imitando sola-mente i movimenti ed ilsuono della bocca di unGuru, non ha alcun eff e t t o ,perché questo Mantra non è stato vivificatomediante l’influenza spirituale che deveessere utilizzata come veicolo.

Gli elementi essenziali di una cerimoniasi basano sull’impiego di un meccanismoche necessita di caratteristiche spirituali ed

iniziatiche. Diversamente si cade in unmovimento ordinario che ha lo stesso va-

lore di un rito fatto da unp r o f a n o .

Quanto poi al rito acarattere “cultuale”, vienquasi da dire “religioso”,è indispensabile che ci siaun’ordinazione sacerdo-tale e colui che non abbiaricevuto questa ordi-nazione, sebbene eseguatutto alla perfezione,osservi ogni regola, edabbia le migliori inten-zioni, non potrà mai rag-giungere alcun risultato.

E per concludere, noncredo che sia il caso di affrontare il benchéminimo discorso sugli aspetti cabalistici delsistema di Martinez ed ancor più dei suoisuccessori regolari o irregolari che siano.Per produrre effetti veritieri, in molti casi, siè condizionati dalla trasmissione.

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La Lire Maçonne.Alcune considerazioni su Musica

e Massoneria nel XVIII secolo.

di Daniele Tonini

Università di Bologna

The present contribution is divided into two parts: in the first one the Authordescribes, from the historical and cultural point of view, the general m i l i e u w h e r e ,in 1793, the well-known musical collection entitled L i re Maçonne, one of the mostimportant anthology of masonic chants, was written. In the second part of the arti -cle more æsthetical and musical contents shall be discussed. At the end of both arti -cles some chants are presented.

a storia della Massoneria mo-derna, e in particolare di quelladel XVIII secolo, si è arricchita

negli ultimi anni di numerosi studi i quali,grazie ad accurati lavori di indagine inter-disciplinare, hanno messo in luce l’impossi-bilità di darne conto come fenomeno uni-tario. Come nota Giuseppe Giarrizzo, l aMassoneria fu un ombrello sotto il quale siraccolsero e disposero merci svariate,diverse obbedienze ed osservanze; e le orto -dossie medesime, legate sempre a dispute

sulle origini storiche (bibliche o postbi-bliche, divine o umane) dell’Istituzione,sono state parti di conflitti specifici, internied esterni, comunque per contenuto e lin -guaggio riconducibili a vicende di non dub -bia evidenza e s u s c e t t i b i l i d i storica rico-struzione ed interpretazione1. Tentare unainterpretazione filosoficamente univocadella Massoneria del Settecento risultaquindi storicamente e concettualmente irre-alizzabile. Nel suo lineare pragmatismo,l’Anderson, nelle Constitutions Of The

1 Giarrizzo, 1994: 12.

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F r e e - M a s o n s2, uno dei testi fondativi dellaLibera Muratoria moderna, ciindica infatti non tanto cosasia un Free-Mason e qualesia la sua dottrina, ma comeegli si debba comportare,segnatamente verso Dio, ver-so il potere civile, verso iFratelli, verso la propriafamiglia e verso i nonaccettati. Nella sua diff u-sione nel continente però adopera di possessori di paten-ti vere o presunte dellaGrand Lodge of London, o dialtre istituzioni iniziatiche,questo atteggiamento pragmati-co venne rovesciato. In Europa infatti laMassoneria – che, ricordiamo, nascevaanche dalle esperienze sanguinarie dellarivoluzione inglese e dal laboratorio politi-co della restaurazione e della Gioiosa rivo-luzione che portò alla cacciata degli Stuarte alla ineleggibilità sul trono di S. Giorg i odi un re cattolico – venne subito a configu-rarsi con risvolti spiritualistico-dottrinali acausa dello scontro con i poteri religiosi,non solo cattolici, che portarono l’Ordine aconfrontarsi aspramente sul campo mistico-religioso. Tra le autorità religiose in primalinea da parte cattolica troviamo la Com-

pagnia di Gesù, e la storia dello scontro chene seguì è costellata di repressioni feroci,

ma anche di incontri e con-taminazioni reciproche3.

Avendo quindi definitola fratellanza dei LiberiMuratori come tutt’altroche un fenomeno monoliti-co, nell’atto di accingerci ada ffrontare lo studio di unqualche personaggio storicodi cui sia certa o presunta lasua appartenenza all’Or-d i n e4, dobbiamo procederecon molta attenzionechiedendoci quale fosse

innanzi tutto il suo m i l i e u, sefosse appartenuto alla Massoneria giacobi-ta o londinese, se fosse stato un a n c i e n toppure un m o d e r n, se avesse praticato lasola Massoneria azzurra o anche i gradi altie in quale rito, se fosse un Illuminato, sefosse seguace di Mesmer o di Cagliostrooppure se partecipasse ad uno dei tantimovimenti esoterici e paramassonici chenumerosi si diffondevano in Europa e chespesso – assai poco fraternamente – di-sputavano tra di loro.

Questa ricca varietà di posizioni,tradizioni e affiliazioni si manifestò in tutti

2 Anderson 1723.3 L’introduzione dei “gradi superiori” ad opera di Michel Ramsay, è stata a lungo contestata e vistacome un intrigo dei Gesuiti per portare confusione all’interno della Massoneria, una tesi che ebbe fortunaper tutto l’Ottocento e che venne sostenuta anche dall’importante storico della Massoneria Joseph GabrielFindel.4 Intendiamo riferirci qui unicamente a ricerche scientifiche storico-filosofiche o di altre disciplineumanistiche.

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i campi della cultura ed ebbe conseguente-mente una ricaduta non trascurabile nellamusica. L’elemento egiziano del libretto diEmanuel Schikaneder della Z a u b e r f l ö t emozartiana ci si presenta quindi con suespecifiche valenzerispetto alla lumi-nosità classicar o m a n o - i m p e r i a l edel Carmen Sæcu -l a r e5 di Philidor;l’esotismo fantasti-co dell’O b e r o n6 d iWieland rimaneestraneo alla ripro-posta della temperie egiziana della maicompletata seconda parte della Z a u b e r f l ö t e7

che Goethe aveva sentito la profonda neces-sità di abbozzare, o alla metafisica ambien-tazione di Das Märchen, conosciuto inItalia come Il Serpente verde8.

Chi frequenti per motivi professionali oper passione i repertori musicali settecen-

teschi, si trova di fronte ad un numero assaisignificativo di musicisti che hanno fattoparte dell’Ordine, un segno sensibile diaspirazione ad ideali di affinità tra learmonie umane e musicali. L’indice compi-

lato da Alberto Bas-so in appendice alsuo fondamentalestudio su Musica eMassoneria del Set-t e c e n t o9, riporta, tratanti, i nomi diJohann Christian eWilhelm Friederich

E r n e s t B a c h1 0, inoltreMichel Blavet, Luigi Cherubini, Nicolas-Marie Dalayrac, François Devienne, Fe-derico II di Prussia11, Francesco Geminiani,Franz Joseph Haydn, Wolfgang A m a d e u sMozart e suo padre Leopold, Jacques-Cristophe Naudot, François-André Philidor,Niccolò Piccinni, Gaspare Spontini, Gio-vanni Battista Viotti, e molti altri personag-gi di prestigio nella storia della musica.

5 Venerdì 26 febbraio 1779 ebbe luogo a Londra, alla Freemasons’ Hall di Queen Street, l’esecu-zione dell’oratorio latino su testo di Orazio concepito da Giuseppe Baretti, con la musica dell’allora famo-so compositore e scacchista francese François-André Philidor. Quanto la tradizione massonica inglese siadebitrice a quella palladiano-vitruviana di architetti come Christopher Wren è ormai assodato.

6 Oberon, Poema eroico romantico in dodoci canti, venne pubblicato nel 1780. Una delle opere piùimportanti del romanticismo tedesco, è una fiaba cavalleresca dai forti contenuti simbolici.7 Die Zauberflöte zweiter Teil è il testo di un progetto operistico mai completato che Goethe, sin-

cero ammiratore di Mozart e della sua opera, cercò di realizzare almeno fino al 1810.8 Goethe e Wielend appartenevano entrambi alla Loggia A m a l i a di We i m a r. Il 18 febbraio 1830

Goethe tenne l’orazione funebre per il confratello davanti al catafalco eretto nel Tempio per il poeta, la R e d ezum brüderlichen Andenken Wielands, conosciuta anche come Freimaurerische Trauerrede.9 Basso 1994.

10 Rispettivamente figlio e nipote di Johann Sebastian Bach.11 Federico II di Prussia fu un valente flautista e compositore dilettante.

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Abbiamo poi numerosi musicisti per i qualila presunzione di appartenenza all’Ordine èpiù che motivata pur non avendo riscontristorici. Citiamo, tra questi, per brevità, soloi nomi di Carl Philipp Emanuel Bach, Lud-wig van Beethoven, eanche François C o u p e r i n ,Christoph Willibald Gluck,G e o rg Friederich Haendel,Jean-Philippe Rameau.

Per meglio capire cosavolesse dire per unmusicista di quel secolol’appartenenza alla Mas-soneria prendiamo adesempio – aprendo unapiccola parentesi – il cattoli-co salisburghese Wolfgang A m a d e u sMozart, il più noto ed amato compositoreLibero Muratore, attorno alla cui figura si èultimamente indagato in modo serio perricondurne la vita e l’opera al sincero sen-tire degli ideali latomistici1 2. Per molto tem-po infatti la sua affiliazione alla Loggiaviennese Zur Wohlthätigkeit, avvenuta il14 dicembre 1784, era stata ritenuta pur davalidi storici della musica una curiositàaccessoria e finalizzata alla genesi del F l a u -

to Magico, quasi che una frequentazione diuna loggia fosse di rilevanza simile alla fre-quentazione del c l u b di tiro con l’arco,come quello che Amadè frequentò con ilpadre Leopold ai tempi del primo incontro

s a l i s b u rghese con ill i b r e t t i s t a / a t t o r e / c a n-tante/regista/libero pen-satore massone EmanuelS c h i k a n e d e r1 3. Dalla suainiziazione in poi possia-mo percepire concreta-mente la straordinariamaturazione e accele-razione della presenzadell’elemento spiritualenella sua produzione

artistica. Pensiamo in pri-mo luogo ai quartetti scritti a ridosso dellasua affiliazione: il K. 458, il K. 464 esoprattutto il K. 465 detto Delle disso -n a n z e1 4 datato 14 gennaio 1785. A q u e s t eopere si affiancano poi quelle numerosedestinate ai lavori di loggia, tra le qualispicca il Lied zur Gesellenreise K. 468 scrit-to per la cerimonia di passaggio al secondogrado del padre Leopold, commoventeomaggio a chi, tra le colonne, da padrediventa Fratello.

12 In tale direzione si sono già espressi Nettl (1956), Chailley (1968), ma riveduto ed ampliato nel1983, e Alberto Basso, nell’op. cit. Mentre scriviamo apprendiamo dell’uscita di un nuovo volume ad ope-ra di Lidia Bramani, Mozart massone e rivoluzionario, a testimonianza di rinnovato interesse verso questocampo di indagini.

13 Nel 1780 il futuro librettista della Z a u b e r f l ö t e, alla testa della sua t r o u p e itinerante e già Frei-Mau-rer, si trovava a Salisburgo. Vedi Jacques Chailley, 1968: 19-20.

14 L’uso della d i s s o n a n z a o durezza ha fatto sempre parte del vocabolario tecnico-espressivo dellamusica speculativa.

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Il contributo artistico di Mozart, nellasua luminosa esemplarietà, si affianca nelcorso del Settecento a quello di tanti altrinumerosi musicisti Liberi Muratori che cer-carono, con minor talento o con minore suc-cesso anche se con non minore passione, diporre le basi sia diun repertorio chefosse in grado didivulgare gli idealimassonici ad unpubblico anche dinon accettati, sia diun repertorio chedovesse servire per ilavori e le agapi ri-tuali. Tra i brani piùinteressanti del reper-torio possiamo citare la S u i t e orchestrale L aforesta incantata di Geminiani, il già citatoCarmen Sæculare di Philidor, gli oratori diHaydn Die Schöpfung e Die Jahreszeiten, e,naturalmente, Die Zauberflöte assieme aivari numeri di catalogo mozartiano crono-logicamente riconducibili al periodo dellasua affiliazione, includendo anche l’apo-teosi corale beethoveniana della Nona Sin -f o n i a. Per il repertorio rituale abbiamo unaserie di raccolte di canti che circolarono – informa manoscritta o a stampa, in sillogiautonome o in appendice ad altri libri1 5 –durante tutto il Settecento ed oltre. Il fineevidente di queste raccolte era di educare

con il canto i confratelli all’armonia, aicomportamenti e agli ideali propri dellaLibera Muratoria per condurli, anche politi-camente e socialmente, ad una convivenzaarmoniosa, nel nome della fratellanza e del-la tolleranza.

Alcuni cenni sullaLibera Muratorianei Paesi Bassi

L’Olanda ci si pre-senta come una dellenazioni più interes-santi e particolari delcontinente europeo,all’interno del quale si

è sempre distinta per lacapacità di tenere fronte, nonostante le pic-cole dimensioni territoriali, alle maggioripotenze, con le quali si è sempre confronta-ta attraverso una strategica e singolare va-lorizzazione delle risorse economiche eintellettuali di chi vi trovava rifugio permotivi religiosi o culturali, permettendo dipraticare la propria libertà personale nelpieno rispetto di quella altrui. Nel 1731abbiamo una prima testimonianza dellaoperatività di una loggia inglese all’Aja,dove, nello stesso anno, venne iniziatoFrancesco di Lorena, Granduca di To s c a n ae successivamente Imperatore del SacroRomano Impero. Sempre all’Aja, nel

15 Nelle già citate Constitutions dell’Anderson sono presenti i primi quattro canti “ufficiali” dellaMassoneria moderna: The Master’s Song, or the History of Masonry, The Warden Song, an other Historyof Masonry, The Fellow-Craft’s Song, Enter’d Prentice’s Song.

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novembre 1734 in ambienti orangisti legatiall’ambasciata inglese, venne costituita laLoge du Grand Maître desProvinces Unies et duRessort de la Généralité1 6,a ffiliata alla Grand Lodge ofLondon.

Ma nel dicembre del1735, anche nei tollerantiPaesi Bassi la Massoneriavenne dichiarata illegale.Era palesemente unareazione alla sua rapidacrescita, che non le impedìcomunque di proliferareanche nell’illegalità1 7. Il 26dicembre 1756 dopo anni diattività clandestina e dopo essere giuntiall’esito orangista della rivoluzione olan-dese, venne costituita la Groote Loge derZeeven Vereenigde Nederlanden (la “GranLoggia delle Province Unite”). In questanuova atmosfera favorevole alla Massone-ria apparve all’Aja la silloge musicale cheAlberto Basso definisce il più importantecanzoniere pubblicato nei Paesi Bassi e unodei più grandiosi in assoluto: si tratta dellaben nota raccolta La Lire Maçonne, ouRecueil de Chansons de Francs-Maçons ...par les fréres de Vignoles et du Bois, per i

tipi di Rutger van Laak. Il successo cres-cente delle quattro edizioni (1763, 1766,

1783 e 1787) con leristampe e i supplementiche portarono il giàcospicuo numero di cantidella prima edizione, cen-totrentadue, ai duecen-tosessantotto dell’ultima,testimonia il grande inte-resse di cui venne fattaoggetto.

Rutger van Laak era uneditore e dilettante dimusica dell’Aja aff i l i a t oall’Istituzione nel 1757 e

sarà anche l’editore delcodice massonico olandese, mentre uno deidue curatori dell’edizione, De Vi g n o l e sa l i a s Jean-Joseph Joniot, era una delle per-sonalità di spicco della Massoneria olan-dese dell’epoca; fu Grande Maestro Provin-ciale per le Logge Straniere1 8. Il secondocuratore era J.-P.J. Du Bois, conosciutoanche come l’autore del codice massonicoolandese, approvato dalla Grande Loggiadei Paesi Bassi il 27 luglio 1760 e redattosulle base delle C o s t i t u z i o n i d e l l ’ A n d e r s o n .L’autore della piccola stampa che orna ilfrontespizio era il Fratello Charles-Anges

16 La loggia venne fortemente voluta dal Duca di Richmond, Grande Maestro della Grand Lodge. Ilsuo primo Maestro fu Vincent Lachapelle, iniziato a Londra, e chef de cuisine dell’ambasciatore inglese Phil-lip Stanhope, Earl of Chesterfield, e successivamente di Guglielmo IV d’Orange, Stadholder delle Provin-ce Unite durante la rivoluzione olandese del 1747.17 Jacob 1981.18 Vedi Stolper, 1983: 211-218.

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• 73 •La Lire Maçonne. Alcune considerazioni su Musica e Massoneria nel XVIII sec., D. Tonini

B o i l y1 9. Frontespizio, introduzione, dedica eavvertimento dell’editore sono in linguafrancese, ma l’opera si di-stingue anche per il bilin-guismo franco-olandesedi una buona parte deicanti. Ricordiamo aquesto proposito che ilfrancese era la linguafranca dell’Europa delXVIII secolo, la linguadelle scienze, della cul-tura e della politica, parla-ta correntemente in tutte lecorti e centri di potere, mentre la linguaolandese venne praticata con orgoglio comesimbolo di unità nazionale. La sceltabilingue era estremamente confacente alla

sfaccettata realtà olandese, nella quale iV r y - M e t z e l a a r s2 0 operavano in logge con

una composizionesociale e culturalemolto eterogenea,caratterizzate dauna forte presen-za, anche inter-nazionale, di mer-canti, di militari,di artisti, di intel-lettuali e infine diavventurieri.L’uso della lingua

francese permise alla silloge una estesa cir-colazione europea, e fu una scelta felice chele attribuì una notorietà ed una autorità con-tinua ed indiscussa.

19 La copia presa a riferimento è l’esemplare H.88 conservato presso il Civico Museo BibliograficoMusicale di Bologna. Si tratta della ristampa del 1775 della seconda edizione edita, sempre a spese del vanLaak, nel 1766.20 Utilizziamo qui, sia per la lingua francese che per la olandese, la grafia originale utilizzata dairedattori della Lire.

Riferimenti bibliografici

Anderson, J. (1723) The Constitutions Of The Free-Masons, Containing The History,Charges, Regulations, &c. of the most Ancient and Right Worshipful Fraternity, L o n d r a .

Basso, A. (1994) L’invenzione della gioia, Musica e massoneria nell’età dei Lumi, Milano.Bramani, L. (2005) Mozart massone e rivoluzionario, Milano.Chailley, J. (1968) La flûte enchantée, opéra maçonnique, Parigi.Giarrizzo, G. (1994) Massoneria e illuminismo nell’Europa del Settecento, Venezia.Jacob, M.C. (1981) The Radical Enlightenment, Londra.Nettl, P. (1956) Mozart als Freimaurer und Mensch, Salisburgo.S t o l p e r, E.E. (1983) More about de Vignoles, Provincial Grand Master for Foreign Lodges,

in Ars Quatuor Coronatum, 96.

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1. CHANSON D’UNIONTraduite de l’Anglois par le Frere LANSA

Freres et Compagnons De la Maçonnerie,Sans chagrin jouïssons Des plaisirs de la vie: Munis d’un rouge bord,Que par trois fois un signal de nos verres

Soit une preuve que d’accordNous buvons à nos Freres. (bis)

Le monde est curieuxDe savoir nos ouvrages;Mais tous nos envieuxN’en seront pas plus sages.Ils tâchent vainement

De pénétrer nos Secrets, nos Misteres;

Ils ne sauront pas seulementComment boivent les Freres. (bis)

Ceux qui cherchent nos Mots,Se vantant de nos Signes,Sont du nombre des sots,De nos soucis indignes.C’est vouloir de leurs dentsPrendre la Lune dans sa course altiere.Nous-mêmes serions ignorans,Sans le titre de Frere. (bis)

On a vû, de tout tems,Des Monarques, des Princes,Et quantité de Grands,Dans toutes les Provinces,

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1. CANZONE D’UNIONETradotta dall’inglese dal Fratello LANSA

Fratelli e CompagniDella Massoneria,Gioiamo senza tristezzaDei piaceri della vita:Con un bicchiere colmo di vino rosso,Che tre volte un segnale dei nostri bicchieriSia una prova che in armoniaNoi beviamo alla salute dei nostri Fratelli.

Il mondo è curiosoDi conoscere le nostre opere;Ma chi ci invidiaNon diventerà più saggio.Si sforzano invanoDi conoscere i nostri Segreti, i nostri Misteri;

Essi sapranno soloCome bevono i Fratelli.

Quelli che cercano le nostre Parole,E si vantano di conoscere i nostri Segni,Sono degli sciocchi,Indegni dei nostri crucci.È come se volessero con i dentiPrendere la Luna nella sua corsa altera.Anche noi saremmo ignoranti,Senza il titolo di Fratelli.

Si sono visti, nel corso dei tempi,Dei Re, dei Principi,E innumerevoli grandi,Da tutte le Province,Per prendere un Grembiule,Lasciare senza fatica le loro armi guerriere,

E sempre gloriarsiDi essere conosciuti come Fratelli.

L’Antichità ci diceChe tutto è razionale,Che vi sono solo cose buone,Giuste e piacevoliNella SocietàDei veri Muratori e Fratelli legittimi:

Così beviamo alla loro salute,E vuotiamo i nostri bicchieri.

Congiungiamo le nostre mani,Teniamoci fermi insiemi,Ringraziamo il DestinoDel nodo che ci unisce:E rassicuriamociChe non si beva, nei due Emisferi,

Ad una Salute più illustreDi quella dei nostri Fratelli.

Pour prendre un Tablier,Quitter sans peine leurs armes guerrieres,

Et toujours se glorifierD’être connus pour Freres. (bis).

L’Antiquité répondQue tout est raisonnable,Qu’il n’est rien que de bon,De juste et d’agréableDans les SociétésDes vrais Maçons et légitimes Freres:

Ainsi buvons à leurs santés,Et vuidons tous nos verres. (bis)

Joignons-nous main en main,Tenons-nous ferme ensemble,Rendons grace au DestinDu nœud qui nous assemble:Et soïons assurésQu’il ne se boit, sur les deux Hémispheres,

POINT DE PLUS ILLUSTRES SANTES,QUE CELLES DE NOS FRERES. (3 fois)

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6. L’EXCELLENCE DE L’ORDRE

Nous seuls, des secrets des Maçons,Possedons l’entier héritage:Sur nous le soleil sans nuageRépand l’éclat de ses rayons.Si tous les Maçons de la terreNe sont qu’un corps de bâtimens, Nous sommes la pierra angulaire,Sur qui posent ses fondemens.

Choeur:De notre Art chantons l’excellence, Ses secrets sont notre bonheur.De notre Art chan-tons l’excellence, Exaltons sa magnificence, Qui des Roi montre la grandeur.

De l’Art, le grand Roi Salomon, Nous a fait les dépositaires;Mais nous déguisons nos MisteresA tous froids et mauvais Maçons.Pour Compagnons de nos ouvrages, Nous ne reconnoissons jamais, Que les Mortels discrets et sages, Les Amis constans et parfaits.

Bien loin d’exercer nos talens, Comme de lâches mercenaires,

Nous enseignons à tous bons Freres,Les moïens de vivre contens:En vain on veut nous accabler,En vain l’envie et l’imposture,Contre nous arment le parjure.Rien ne sauroit nous ebranler.Le Ciel, par sa bonté suprême, Nous garantira de leurs coups;Et les portes de l’enfer même Ne prévaudront point contre nous.Auteur de la Terre et des Cieux, Maître absolu de la Nature,De tes présens, l’ArchitectureFut toujours le plus précieux;Des Rois on a vû le plus sage, Unir le sceptre et le marteau;Et pour te rendre un digne hommage, Prendre l’équerre et le ciseau.

D’un sort si doux, si glorieux, Que chaque Frere s’applaudisse, Et que la Loge retentisseDe nos accords mélodieux.Armons-nous tous ici d’un verre,Et que cette aimable liqueur,Coulant dans le sein du mistere,Soit le sceau de notre bonheur.

6. L’ECCELLENZA DELL’ORDINE

Noi soli, dei segreti dei Massoni,Possediamo l’intera eredità.Sopra di noi il sole senza nubiDiffonde lo splendore dei suoi raggi.Se tutti i Massoni della terraFossero un unico edificio,Noi ne saremmo la pietra angolare,Sulla quale posano le fondamenta.

Coro:Cantiamo l’eccellenza della nostra Arte,I suoi segreti sono la nostra gioia.

Cantiamo l’eccellenza della nostra Arte,Esaltiamo la sua magnificenza,Che dimostra la grandezza dei Re.

Dell’Arte, il gran Re Salomone,Ci ha reso i depositari;Ma noi mascheriamo i nostri MisteriA tutti i Massoni insensibili e cattivi.Come Compagni delle nostre opere,Noi riconosciamo solo,I Mortali discreti e saggi,Gli amici costanti e perfetti.

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Assai lontani da esercitare il nostro ingegno,Come dei vili mercenari,Noi insegnamo a tutti i bravi Fratelli,Come vivere contenti:Invano ci vogliono opprimere,Invano l’invidia e la menzogna,Armano lo spergiuro contro di noi.Nulla potrebbe farci tremare.

Il Cielo, nella sua bontà suprema,Ci proteggerà dai loro colpi;E le stesse porte dell’InfernoNon avranno la meglio su di noi.Artefice della Terra e del Cielo,Maestro assoluto della Natura,

Dei tuoi doni, l’ArchitetturaE’ sempre stato il più prezioso;Si è visto il più saggio dei Re,Unire lo scettro e il martello;E per renderti un degno omaggio,Prendere la squadra e lo scalpello.

Che ogni Fratello si rallegriDi un destino così dolce e glorioso,E che la Loggia risuoniDei nostri accordi melodiosi.Armiamoci quindi un bicchiere,E che questo amabile liquore,Scorrendo nel seno del mistero,Sia il sigillo della nostra felicità.

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L’etica della rivolta in Albert Camus

di Alfio Fantinel

Docente di Storia

In our era, when principles and fundamental structures are destabilized, in the eraof terrorism, the political and philosophical masterwork of A. Camus L’ H o m m eRévolté could be a very useful reading and a matter of reflection.The book tells about the rebellion of a man against the presence of evil in the world,and, more precisely, against the sufferences and injustices imposed to the weakercitizens. The Author defines this attitude a “metaphysical rebellion” because it isdirected to God too, who is implied in the innocent sufference of mankind. In thisperspective Camus reminds the nihilistic thought of phylosophers like Karamazov(the main character of Dostojevskij’s work), Stirner and Nietzsche.Camus’ rebellion is a not violent fighting and an intimate revolution; it is expressedby human solidariety and it denies any legitimacy to homicide. Camus, who could be well approached to the great Master of peace and justice, isextremely conscious of the many difficulties that the historical practice of the not-violent principle of the Ethic of rebellion implies.Solidariety, cooperation and agreement become for the Author important momentsfor making a tentative, at least, of “arithmetically diminuishing the pain spread inthe world”.

n tempi, quali sono i nostri, di ter-rorismo e di tentata destabiliz-zazione delle strutture socio-

politiche, L’uomo in rivolta* può senz’altroo ffrirci degli spunti di riflessione di partico-

lare profondità. Quest’opera, scritta nel1951, è senza dubbio, nell’ampia e diversi-ficata produzione letteraria di A l b e r tCamus, il suo testo filosofico fondamentale.

Per i problemi e le tematiche aff r o n t a t e ,

* L’Autore prende a riferimento la traduzione italiana del volume a cura di L. Magrini, ed. Bompiani, Mila-no 1990.

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questa pubblicazione ha aperto ampi dibat-titi e acceso intense polemiche (si ricordiper tutte la polemica con Sartre), tanto daessere considerata un importante eventopolitico-culturale. Prima di evi-denziare il tema di fondo, sulquale poi cercherò di proporrealcune riflessioni, mi piacericordare la bellezza della pro-sa di quest’opera la cui lettura,pertanto, oltre ad essere occa-sione di profonda meditazionefilosofica, offre l’opportunitàdi apprezzare uno stile lettera-rio di insuperata maestria.

Per Camus “l’uomo che ragiona onesta-mente” non può che constatare e, ancor piùconcretamente, sentire il legame assurdoche lo unisce al mondo. L’assurdo, cometensione tra “il desiderio violento di chia-rezza” e l’impenetrabile estraneità del mon-do, è la prima certezza che l’uomo scopre esulla quale deve misurare la sua aff e r m a-zione o negazione della vita.

Per questo il primo serio e ineludibileinterrogativo consiste nel chiedersi se valgao no la pena di vivere: la possibilità/legitti-mità del suicidio costituisce il tema centra-le che Camus svolge ne Il mito di Sisifo, unsaggio scritto nel 1942. L’uomo in rivolta,per questo aspetto, si pone come continua-zione del saggio del ‘42, ampliandone laprospettiva e questo perché la questioneintorno a cui interrogarsi non è più centratasulla possibilità/legittimità di uccidere sestessi, ma l’interrogativo si sposta sulla pos-sibilità/legittimità di uccidere l’altro, sull’o-micidio dunque, pur commesso in nome diun qualche ideale rivoluzionario.

L’uomo in rivolta, infatti, è l’uomo che siribella di fronte al mondo assurdo non più,o non solo, per la sua incomprensibilità, maper la presenza del male e, più precisamen-

te, per la soff e r e n-za dei più deboli eper l’ingiustiziache ne consegue.Ecco perché larivolta contro l’as-surdo, in questocaso, assume unaconnotazione eti-ca, ragion per cui

si può sensatamen-te parlare di “un’etica della rivolta”.

La ricognizione storica e analitica diCamus si articola in modo ampio e diversi-ficato, interessando aspetti filosofici, stori-co-politici, letterari e artistici di “due seco-li di rivolta” che, come dice l’Autore nel-l’introduzione, si offrono alla riflessione. Lemie considerazioni intendono limitarsi agliaspetti più strettamente filosofici; per que-sto mi soffermerò ad enucleare alcuni puntidi quella che Camus definisce “rivoltametafisica”.

Con questa espressione l’Autore com-prende le filosofie nichiliste di Karamazov(celebre personaggio dostojevskijano), diS t i r n e r, di Nietzsche, e che, pur con diverseconnotazioni e tonalità, possono esserericondotte nel comune denominatore delladenuncia e della negazione di Dio.

Scagliarsi contro Dio nella rivolta meta-fisica può significare incriminare Dio comeresponsabile della sofferenza degli innocen-ti (Karamazov); può significare, in contrap-posizione ad un Dio inteso come esterno e

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sopra di noi, l’affermazione assoluta, comeunico valore quindi, dell’io individuale(Stirner); può significare infine, con Nietz-sche, liberare il mondo,nella sua terrestrità, datutto ciò che sa di spiri-tuale, di religioso, divalori trascendenti e pro-clamare infine “la mortedi Dio”. La rivolta meta-fisica del nichilismo fapiazza pulita di ogniprincipio, di ogni valore,che possa stare a fonda-mento della vita:

Se a nulla si crede, se nulla ha senso ese non possiamo affermare alcun valore,tutto è possibile e nulla ha importanza.Non c’è pro né contro, né l’assassino hatorto o ragione. Si possono attizzare i for -ni crematori, come anche ci si può consa -crare alla cura dei lebbrosi. Malizia e vir -tù sono a caso o capriccio.[ … ] N u l l aessendo vero o falso, buono o cattivo, lanorma consisterà nel mostrarsi il più effi -cace, cioè il più forte. Gli uomini alloranon si divideranno in giusti ed ingiusti,ma in signori e schiavi.

È appunto da questi “deserti nichilisti”che prende le mosse la sfida etica di Camuse perciò essa è tanto più forte e significati-va, quanto più, rinunciando a dogmi rassi-curanti e a teodicee consolatorie, è lucida edonesta l’analisi della condizione umana dacui inizia. L’uomo in rivolta è l’uomo chegrida la sua protesta contro la sofferenza deipiù deboli, che si ribella all’ingiustizia, ed èin questa ribellione che, nel deserto di un’e-

sistenza assurda ed ingiusta, scopre la primaevidenza e l’unico valore: mi rivolto, dun -que siamo!

In questo modol’estraneità, la sof-ferenza del mon-do che un solouomo provavadiviene peste col -lettiva (p. 27);l’individuo perciòsi trascende nel-l’altro, scopre la

s o l i d a r i e t à ( t e r m i n efondamentale nel pensiero di Camus) fra gliuomini e da questo punto di vista, la solida -rietà umana è metafisica (p. 21), ed èappunto quest’ultima che fa compiere unprimo passo allo spirito alle prese con unmondo assurdo (p. 307).

La rivolta, scoperta ed espressione dellasolidarietà umana, dovendosi concretizzarestoricamente nella rivoluzione (in Camus iconcetti di r i v o l t a e r i v o l u z i o n e sono antite-tici) si trova di fronte alla possibilità, o for-se alla necessità, dell’omicidio: la rivolu-zione storica e politica deve infatti ucciderei tiranni, i carnefici, o, dal punto di vistamarxista, contro la cui ideologia (o, meglio,contro la realizzazione storica della stessa)è indirizzato il saggio di Camus, i padroni;ma, dice il nostro in proposito, che un solopadrone sia ucciso, e l’insorto in certo modonon è più autorizzato a richiamarsi all’au -torità degli uomini da cui tuttavia traevagiustificazioni (p. 307).

Nel momento in cui la rivoluzione, comeattuazione storica della rivolta, uccide unsolo uomo, essa tradisce, invalidandosi così,

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l’unico valore o fondamento che stava allabase della rivolta stessa; la rivoluzione pre-tende di “plasmare” storicamente la naturaumana, ma la rivolta è,nell’uomo, il rifiuto diessere trattato come cosae ridotto alla pura sto -ria. È l’affermazione diuna natura comune atutti gli uomini chesfugge al mondo dellapotenza (p. 271).

La natura umana è,dunque, per Camus unqualcosa che non è asso-lutamente riducibile alla storia, ma anzi, necostituisce il limite:

[...] Dall’affermazione di un limite diuna dignità e di una bellezza comune agliuomini, deriva soltanto la necessità diestendere questo valore a tutti e a tutto edi procedere verso l’unità senza rinnegarele origini (p. 272).

Ma, come si è visto, l’affermazione delvalore della natura umana, ragione e fonda-mento della rivolta, trova nella rivoluzioneche uccide gli oppressori la negazione dellarivolta stessa. Camus descrive molto eff i c a-cemente questa i m p a s s e e t i c a u t i l i z z a n d o ,come antitesi, due figure emblematiche: loyoghi e il commissario. Il primo infatti (loy o g h i), rifugiandosi in un’astratta dimen-sione, si rifiuta di intervenire nella storia,a ffermando una pura, quanto sterile, non-violenza, e, così facendo, non rivoltandosicioè contro l’ingiustizia sociale, in realtà, inqualche modo, l’accetta; il secondo invece(il c o m m i s s a r i o), adeguandosi totalmente

alla realizzazione storica e violenta dellarivoluzione, nega in essa il valore delladignità umana, valore affermato sì nella

rivolta, ma smentitopoi dagli omicidiperpetrati dalla rivo-luzione (per tuttibasti ricordare le“purghe staliniste”).

Camus pone quidi fronte con magi-strale efficacia, purse in modo estremoe radicale, un’auten-tica e profonda que-

stione etica che, in ultima analisi, non puònon toccare la coscienza personale di ogniuomo; in questo senso l’etica della rivoltariesce ad esprimere in modo estremamentesignificativo l’ineludibile e l’innegabileresponsabilità storica di ogni individuo: a)chi non si rivolta e mantiene un org o g l i o s odistacco, accetta l’oppressione e condividela responsabilità dell’ingiustizia nel mondo;b) chi si rivolta, collaborando ad una rivo-luzione che uccide esseri umani, nega conciò stesso quell’umanità che ispirava larivolta, condividendo la responsabilità diquesta nuova ingiustizia.

È lo stesso Camus a chiedersi, a questopunto, quale possa essere l’atteggiamentodell’uomo in rivolta e, quindi, tentando unavia d’uscita da questa antinomia etica, lainterpreta come tale, come antinomia cioè,solo perché pensata in termini di una puraassolutezza dove, cioè, senza mediazionealcuna vengono irrigiditi mondo e pensiero.Il valore della m e d i a z i o n e viene, invece,

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rivelato dalla rivolta stessa, sia nei confron-ti di un puro storicismo, che non può cheavere il nichilismo come esito,sia nei confronti di un sedi-cente razionalismo assolutoche, a sua volta, non può checoncludersi nel cinismo.

Relativamente alla conce-zione del puro storicismo,Camus si richiama a KarlJaspers per sottolineare l’in-concepibilità di tale concezio-ne per la stessa impossibilitàdell’uomo di cogliere, essen-done piuttosto dentro, la tota-lità della storia, ecco perchéogni iniziativa storica non puòessere allora che un’avventura più o menoragionevole e fondata. È innanzi tutto unrischio. In quanto rischio, non potrebbe giu -stificare alcuna dismisura, alcuna posizioneimplacabile e assoluta. Se la rivolta potessefondare una filosofia, questa sarebbe al con -trario una filosofia dei limiti, dell’ignoran -za calcolata e del rischio (p. 316).

Per Camus, dunque, una “filosofia dellarivolta” può consistere nella consapevolez-za di quel limite o misura che, rinunciandoa posizioni ideologiche e assolutistiche e,quindi, a fanatismi di qualsiasi sorta, fa del-la prassi umana un “rischio calcolato” e, inquesto senso, una “ragionevole avventura”.E la misura è la natura comune degli uomi-ni che non è certo da intendersi come unaqualche entità o idolo cui sacrificare gliindividui, ma, scrive Camus, per conquista -re l’essere, bisogna partire da quel pocoessere che scopriamo in noi, non cominciarecol negarlo (p. 317).

Ecco come, in questo modo, emerge piut-tosto il senso di una “natura umana” che,

oltre che quale comuneorigine, si rivela anchecome fine cui tendere,attraverso una solida-rietà tutta umana in cui,più che un’assolutalibertà, ci può esseresolo una libertà relativa,dove cioè la libertà diuno ha come limitequella dell’altro. Pro-prio per questa costitu-tiva relatività o recipro-cità dell’esistere uma-no, non ci può che esse-

re gradualità e approssimazione nella edifi-cazione della comunità umana, e, scriveCamus, perché l’approssimazione vengaprogressivamente a definirsi, bisognalasciare libero corso alla parola (p. 317).

Il dialogo fra uomini liberi diviene ele-mento indispensabile, ma il dialogo deveessere “ad altezza d’uomo” perché, aff e r m ail nostro, questo costa meno caro del vange -lo delle religioni totalitarie, monologato edettato dall’alto di una montagna solitaria(p. 310).

L’Assoluto non si raggiunge né si creaattraverso la storia; per questo la storia nondeve essere assolutizzata. Scrive ancoraCamus:

La politica non è religione, o allora èinquisizione. Come potrebbe la societàdefinire un assoluto? Ognuno forse cerca,per tutti, questo assoluto. Ma la società ela politica hanno il solo compito di sbriga -re gli affari di tutti perché ciascuno abbia

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il tempo e la libertà di questa ricercacomune. La storia allora non può più esse -re innalzata ad oggetto di culto. È soloun’occasione, che si tratta direndere feconda con unarivolta vigile (p. 330).

Penso valga la pena sotto-lineare l’importanza e ilvalore di quest’ultima rifles-sione, perché in essa, a mioavviso, Camus, con mirabilesintesi, compendia l’essenzadella società libera, direianche “democratica” se que-sto termine, per il troppoabuso che se n’è fatto, non fossetroppo logorato. Società libera non può cheessere quella in cui ognuno è libero di cer-care e di vivere il “proprio” Assoluto (il chénon esclude, peraltro, che questo possaessere cercato e vissuto liberamente ancheassieme agli altri), sia esso religioso o dialtra natura; in tale libera società l’organiz-zazione politica, più che essere un compli-cato e sovrastante apparato di potere,dovrebbe funzionare semplicemente come“disbrigo di affari” e, quindi, limitarsi adalcuni indispensabili aspetti economico-amministrativi, senza pretesa alcuna dimonopolizzare o, comunque, condizionarela vita dei singoli individui.

Né Cristianesimo, che Camus definisce“storicista”, né Materialismo possono esse-re risposte adeguate all’etica della rivolta,perché si rinvia ad un’altra vita, come nelprimo, o ad un’improbabile lontano futuro,come nel secondo, la giustificazione diquelle sofferenze e ingiustizie che si pati-scono nel presente:

Da venti secoli a questa parte la sommacomplessiva del male non è scemata nelmondo. Nessuna p a r o u s i a né divina né

rivoluzionaria, si èc o m p i u t a , e c c operché la veragenerosità versol’avvenire consistenel dare tutto alpresente (p. 332).

E, dunque, perconcludere, aff e r-ma il nostro:

Nel suo sforzomaggiore, l’uomo

può soltanto proporsi di diminuire aritme -ticamente il dolore nel mondo. Ma ingiu -stizia e sofferenza perdureranno, e, perlimitate che siano, non cesseranno di esse -re scandalo (p. 331).

Come considerazioni conclusive, convie-ne ora riprendere e, quindi, focalizzare alcu-ni punti che, a mio avviso, rendonoL ’ e t i c adella rivolta di Camus non solo particolar-mente significativa, ma le conferiscono unvalore di innegabile attualità.

Anche se non connesso ad un precettoreligioso, magari imposto o recepito soloper paura del castigo divino, il divieto diu c c i d e r e non è meno assoluto e intransigen-te; un’assolutezza ed una intransigenza nonriscontrabile neanche nella religione bibli-ca, se è vero che Dio ha ordinato ad A b r a-mo di sacrificargli il figlio; ma è suff i c i e n t epoi pensare alla cruenta storia dell’uomoper contare gli innumerevoli omicidi perpe-trati in nome di un dio o di una qualche reli-gione. Non ci può essere alcuna causa o fine

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• 85 •L’etica della rivolta in Albert Camus, A. Fantinel

per cui diviene legittimo uccidere un essereumano: mi pare che questo principio trovin e l l ’Etica della rivolta un’espressione eduna forza diff i c i l m e n t esuperabili. Per questoaspetto, non penso siafuori luogo avvicinareCamus ai grandi mae-stri del pensiero non-violento.

L’etica della rivoltapotrebbe poi risponderee fficacemente anchealla critica di vuota eastratta idealità per l’impossibilità di tra-durre la rivolta in rivoluzione. Si è visto,infatti, come Camus individui nella m e d i a -z i o n e, valore che scaturisce dalla rivoltastessa, l’unica via praticabile tra l’utopismoappunto, e un vile realismo privo di qual-siasi tensione ideale. In proposito aff e r m aesplicitamente Camus: le ciance umanitarienon hanno maggior fondamento della pro -vocazione cinica (p. 324). Valore dellamediazione, dunque, che, denunciando ilfanatismo degli ideologi assolutisti, si espri-

me nell’esercizio di una libertà relativa, diuna libera comunicazione perché praticata“ad altezza d’uomo”, e infine si concretizza

nella s o l i d a r i e t àche è “quel pocodi essere” chescaturisce dagliesseri umaniposti di fronte aldolore e all’in-giustizia.

Per un’etica das u p e r u o m i n i ,

potrebbe sembra-re una sorta di rassegnazione aff e r m a r e ,come fa Camus, che lo sforzo maggiore del-l’uomo in rivolta sia quello di d i m i n u i r earitmeticamente il dolore nel mondo, senzapretendere di superarlo completamente; perun’etica che si ponga di fronte alla durarealtà con responsabilità e realismo, credo,invece, che il messaggio di Camus possaindicare una via che risponde con profondaonestà ai problemi e alle pene dell’umanaesistenza nella drammaticità che ancor oggila caratterizza.

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La via della psicologia sacra secondo i Tarocchi*

di Alberto Samonà

Giornalista

This is a research about Tarot cards and their esoteric language. The Author writesthat Tarots are a book of universal knowledge of ourselves, but also an ency -clopaedia of sacred sciences: Alchemy, Cabala, Astrology and natural Magic.Tarots consist of 78 cards: the 22 tarots called “the major arcane” are numberedfrom 1 to 21; 56 others are divided into four suits of 14 cards each. These are a wayto search Truth with interior work, expecially through a correct use of thinking,not like positivist rationalism, but following an analogical and creative way. Thecontribution also offers a description about correspondences between Tarots andMasonic work.

a vera comprensione dei Ta r o c-chi apre l’essere umano allaconoscenza di sé. Più che un

comune mazzo di carte da gioco, ci si trovadi fronte ad un libro aperto sull’uomo, sullanatura e sul cosmo e dunque, ad una portaper entrare in una dimensione altra, in cui ildisordine della mondanità progressiva-mente svanisce e nel silenzio si riesce a per-cepire l’influenza del Divino. Un libro, perla cui lettura, però, è necessario un approc-cio diverso dalla mentalità dogmatica, figlia

di quel relativismo scientifico che analizzae schematizza. Le formule del cosiddetto“pensiero positivo” non bastano a com-prendere l’oggettivo significato dei simboli,che può essere percepito soltanto da chi visi accosti, aprendosi ad essi mediante lalegge dell’analogia e con la libertà di quelpensiero creativo e sintetico che stimolal’intuizione del ricercatore. La compren-sione rivelatrice è la possibilità attraversocui le porte dei Tarocchi si dischiudono acolui che “povero in spirito” non formula

* Una versione parziale di questo scritto è stata pubblicata nel volume Tarocchi, edizioni Mirror, Palermo,2005.

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giudizi, mentre si serrano, al contrario, per icuriosi, intrisi di profane certezze e pronti amettere in dubbio ogni verità nel nome del-l’ego e di facili ten-tazioni mondane. Ilcarattere distintivo delgrande libro della natu-ra è, infatti, la libertà.

I Tarocchi sono costi-tuiti da 78 carte: le pri-me 22 sono gli arcanimaggiori, contraddistin-ti da numeri e lettere,oltre che da variopintefigure; fra queste, c’èuna carta non indicatada alcun numero e raff i-gura il Matto. Essa puòessere estrapolata daiprimi 21 arcani maggiorie considerata, per la sua peculiarità, comeun elemento di giunzione: unisce, infatti, iprimi 21 simboli alle successive 56 carte,denominate arcani minori, e divisibili, aloro volta, in quattro mazzi da 14 carte cia-scuno, distinti in denari, bastoni, spade ecoppe, ovvero quadri, fiori, picche e cuori.Secondo questa suddivisione, poi, ad ogniseme viene analogicamente accostato cia-scuno dei quattro elementi: terra (denari,quadri), acqua (coppe, cuori), aria (spade,picche) e fuoco (bastoni, fiori).

I 21 arcani maggiori (senza il Matto), aloro volta, possono essere distinti in tregruppi da 7, in modo da formare i tre lati diun triangolo equilatero; i 56 arcani minori,suddivisi nei quattro mazzi di 14 carte,compongono i 4 lati di un quadrato circo-scritto al triangolo, mentre il Matto è un

punto centrale, equidistante dalle due figu-re geometriche. Il triangolo (arcani maggio-ri) rappresenta la dimensione spirituale e

cioè, Dio; il quadrato(arcani minori), la real-tà materiale, dominatadai quattro elementi,mentre il punto centra-le, il Matto, è l’uomo,perno di giunzione frail Divino e il mondomanifesto: egli si poneal centro di una misticacroce che unisce larealtà fenomenica(asse orizzontale) aquella dei noumeni(asse verticale).

Il Sacro Nome diDio, nella tradizione

ebraica, è indicato dalle quattro lettere I o d,He Vau, H e): la lettera Iod è associata alPadre (elemento fuoco, bastoni), He allamadre (acqua, coppe), Vau al Figlio (aria,spade) ed He (terra, denari) è il prodotto diquesta mistica unione, che genera la santatrinità.

Da questi brevi cenni, si comprendecome il Libro dei Tarocchi possa essereconsiderato una sorta di enciclopedia dellescienze sacre. Nelle carte degli arcani mag-giori può, infatti, trovare riscontro la sapien-za ermetico-alchemica e quella ebraico-cabalistica, ma anche l’astrologia e la magiacerimoniale, così come la psicologia sacra,compresa così bene dai custodi degli antichimisteri ed oggi pressoché dimenticata; inesse è indicata la stessa via del libero-mura-tore, il cui scopo è di costruire il proprio

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tempio interiore mediante un cammino ini-ziatico attraverso cui, gradualmente, siaprono le porte della verità. I simboliespressi dai Tarocchi indicano, dunque, alricercatore molteplici percorsi per l’ot-tenimento dell’unico risultato: la palin-genesi e dunque, quel cambiamentoontologico del proprio stato, vero sco-po di tutte le iniziazioni, di tutte lescuole esoteriche e del sapereocculto delle stesse religioni.

Non è un caso che uno stu-dioso di vasta competenzacome Piotr DemianovitchOuspensky abbia definito iTarocchi come un libro di con-tenuto filosofico e psicologico,una sorta di sinossi delle scien -ze ermetiche in cui la cabala,l’alchimia, l’astrologia e lamagia sono sistemi simboliciparalleli di psicologia e metafisica.Essi rappresentano, sotto forma dicomplessi simboli, un grande siste-ma psicologico, in grado di studiareil mondo dei fenomeni e fra questil’uomo, in modo unitario, non disgiuntodalla dimensione spirituale, ma fondato sudi essa, da cui trae la sua stessa esistenza:un mezzo complesso e completo per cono-scere se stessi e tracciare un intimo percor-so che porti l’essere disgiunto e frammenta-to alla soglia della vera individualità, alladimensione dell’uomo totale. Seguendoquesta traccia, appare chiaro come la com-prensione non debba essere ricercata suilibri, ma nasca da un l a v o r o reale, poichéoccorre penetrare dentro di sé per fare inmodo che il fiore germogli.

Gli arcani maggiori possono essere stu-diati secondo una progressione numerica o,come ci ricordano Oswald Wirth e lo stessoO u s p e n s k y, anche seguendo la legge della

c o r r i s p o n d e n z a , disponendo le cartea coppie, la prima con l’ultima, laseconda con la penultima, la ter -za con la terzultima e così via.

La carta che reca il numero 1è il B a g a t t o: raffigura un giova-

ne biondo e di bell’aspettodavanti ad un tavolo a tregambe su cui si trovano unacoppa, una spada e un dena-ro; in una mano reca unbastone e sul capo un cap-pello a forma di infinito ( ).Questo giovane è colui ilquale può fare, che entra inuna via di perfezione inte-riore e, consapevolmente,

adopera gli strumenti chel’Arte riserva al proprio percorso

interiore. Esprime l’io cosciente e lavolontà di chi sa che per giungere altermine della via occorre volere,osare, sapere e tacere. Solo un esse-

re simile potrà ricevere la Luce massonica,perché potrà guardare oltre il velo solo coluiil quale, nella stessa vita profana, manifestiquelle qualità essenziali per incominciare illavoro di sgrossamento di se stesso.

Una volta espresso il proposito di inizia-re il percorso, ci si accosta alla porta deltempio, custodito dalla Papessa (II): essa èseduta su un trono, avvolta da un manto diporpora e ha in testa una tiara d’oro sor-montata dalla luna. In una mano reca il librodella Gnosi, nell’altra le due chiavi d’oro e

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d ’ a rgento, che indicano al ricercatore lanecessità di passare fra le due colonne, unabianca (Jakin) e l’altra nera (Bohaz). Le duechiavi sono le forze che eternamente sicontrappongono nell’uomo:positiva e negativa, l’azionee la reazione. Riuscirà a pas-sare oltre, però, soltanto chiriconoscerà l’esistenza diuna terza forza, quella neu-tralizzante, ovvero la “San-ta conciliazione” fra gliopposti, indicata da unachiave non visibile come leprime due: chi sarà in gra-do di sperimentare in sestesso tale processo avràimboccato la via per usci-re dalla dualità e giungereall’individualità.

Questo è possibile grazieall’intelligenza creativa, sim-boleggiata dall’Imperatrice ( I I I )che reca in una mano uno scettroe nell’altra l’aquila del potere. Ellastessa è alata, sul capo una corona e la testacircondata da un’aureola con dodici stelle;un fiore bianco sboccia al suo fianco, perricordare che l’intelletto non può crogiolar-si passivamente nel turbine delle associa-zioni mentali che succhiano le energie vita-li, ma attraverso il pensiero attivo, far risve-gliare il lume dell’intuizione e della cono-scenza analogica.

Proseguendo per questa via, dentro di noiprende forma l’Imperatore (IV): egli è sedu-to su un trono cubico, con i piedi ben fissisul terreno, in mano uno scettro egizio enell’altro la sfera sormontata dalla croce;

sull’armatura il sole e la luna. Tale corri-spondenza ci ricorda come la via incomincie termini nello stesso punto. Il corpo è lostrumento a nostra disposizione e noi pos-

siamo esserne vittima o padroni. Coluiche impera è seduto sul quadrato dei

quattro elementi e dunque, conosce lanatura materiale, non ne è schiavo,ma è assiso su di essa, poiché è ilre del mondo e governa la proprianatura fisica con saggezza, senza

soggiogarla e, al contempo,senza subirla. La quinta porta è quella del

Papa (V): eccolo, con la sua tuni-ca color porpora e la tiara d’orosul capo. Egli è il grande maestrointeriore che alberga dentro colui

che cerca se stesso. Davanti alsommo sacerdote sono raff i g u r a t idue fedeli, che indicano uno lafede passiva e l’altro l’eterodossiadel dubbio corrosivo. Essi, però,devono riconoscere la superiore

legge del Papa, poiché bianco e neronon sono che lati speculari della totalità esoltanto colui che sta nel centro è equidi-stante, non vittima della cecità del dogma eneppure figlio della ribellione contro-spiri-tuale, ma principio equilibratore, fonte dipace e di silenzio, quel silenzio interiore cheaccompagna il cammino.

La VI lama dei Tarocchi è quella dell’I n -n a m o r a t o. Giovane di bell’aspetto, è attor-niato da due donne: l’una tenta di trascinar-lo con sé verso il vizio; l’altra, dall’aspettoregale, si limita a poggiare una mano sullasua spalla e indica la virtù. Per diventare unuomo vero, egli dovrà riconoscere come il

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proprio scopo debba essere quello di eleva -re templi alla virtù e scavare oscure e pro -fonde prigioni al vizio. Il ricercatore, infat-ti, ad un certo punto del proprio viaggiointeriore, è costretto a fare una scelta:può lasciar perdere, abbandonandosiad una vita meccanica in cui non vi ècoscienza né volontà; una vita passiva,contraddistinta dal vorticoso alternarsidegli “io” che albergano in noi, ciascunodei quali mosso per mera reazione agliaccadimenti esterni, in balia degli ele-menti e “preso” dalla frenesia assassinadel divenire; può, al contrario,sentire la propria nullità e mettersiconsapevolmente al lavoro per tentareuna relazione con se stesso e riacquistarela dignità che il proprio scopo comporta.

Se persevera, oltrepasserà le sette portedella sapienza e potrà salire sul C a r r o(VII) del trionfo. Trascinato da duesfingi, una bianca e una nera, il Car-ro è sormontato da un baldacchino allacui sommità vi è un cielo stellato: l’ini-ziato ha conquistato padronanza di sé ed orapuò trasmettere l’Arte poiché è “maestrovenerabile”, ma la volontà e la coscienzanon si sono ancora pienamente fissate in luie il Carro trionfale potrà pur sempre esseretrascinato dalle sfingi in questa o in quelladirezione non desiderata. Per questa ragio-ne, è necessario cristallizzare i risultati finqui ottenuti in un “centro di gravità perma-nente”, fino ad udire la voce del padrone – ilsé –, la cui lingua è compresa anche dalcocchiere – l’intelletto – e consente a questidi farsi obbedire dalle due sfingi – le emo-zioni – per condurre, infine, il carro – il cor-po – nella direzione voluta.

Chi cerca viene privato dalle illusioni earranca, poiché non è in grado di

vivere sulla terra senza di esse.Se vi riesce avrà ricono-sciuto una legge interiore,

poiché avrà sentito lapresenza di un ordine

dentro di sé. Ecco laG i u s t i z i a ( V I I I ) che ristabili-

sce l’equilibrio.Nel silenzio è possibile

sentire una vibrazione diun altro livello:lontani dal frastuo-no e dalla distra-

zione, occorre cingersi diun mantello che isoli dalchiasso dei molteplici “io”caotici e faccia riscoprireil gusto per la solitudine.L’iniziato sarà alloracome l’Eremita (IX), il

cui bastone sul quale siavviluppa il serpente del-

la mobilità altro non è senon il caduceo ermetico. Il manto

da cui è coperto ricorda il grembiule indos-sato dal massone per proteggersi dalleschegge durante il lavoro di levigazionedella Pietra del sé, che da grezza devediventare cubica, e corrisponde al neromantello del “Superiore Incognito” delMartinismo, che ad un certo livello di com-prensione, si isola interiormente dalla real-tà profana, essendo come i mistici gnosticinel mondo ma non del mondo.

Chi prosegue il proprio cammino vedecome la vita ordinaria sia costellata dall’al-ternarsi di entusiasmo e depressione, esatta-

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mente come le stagioni, contraddistinte dasolstizi ed equinozi, in un eterno ritornoespresso dalla Ruota della fortuna (X), che,però, è solo l’ombra del “qui ed ora”, in cuitutto ciò che accade è il presente. In essonon vi sono alternanze, c’è solol’essere immobile che vede, allostesso modo della sfinge impressasu questa carta, e resta fermo nel-la pienezza della raggiunta pace.

L’undicesima carta è la F o r z a:con sguardo distaccato, una don-na chiude le fauci di un feroceleone, senza opporre ad essou n ’ e n e rgia brutale, ma imponen-do il proprio volere con la digni-tà di chi conosce bene l’animali-tà della bestia. Il corpo, infatti,non deve essere soggiogato conviolenza, ma addomesticato, poi-ché non è un nemico, ma unfedele alleato. Per questo, l’intel-letto deve conoscere il linguag-gio del fisico e delle emozioni,per parlar loro con autorità masenza tentare di imporre cieca-mente le proprie decisioni.

Soltanto colui che può sacrifi -care tutto può fare tutto: è questo l’inse-gnamento dell’Appeso (XII), l’impiccatoche indica l’uomo che ha visto la verità. Perlui, la vera vita è capovolta rispetto a quellaillusoria e vegetativa della propria meccani-cità. Chi riesce a rinunciarvi potrà otteneregrandi conquiste. Solo chi non è più incate-nato alla propria immagine, alle proprie cer-tezze, alla propria personalità, potrà ricono-scere in sé l’essenza. Solo chi non è schiavopuò essere libero.

Per rinascere ad una nuova condizioneoccorre prima morire. La Morte ( X I I I ) ,p e r ò , è una conquista non facile, ma indi-spensabile per nascere nudi di fronte a sestessi, senza il proprio fagotto pieno di cose

inutili accumulate nellavita inconsapevole. Laprima operazione del-l’Alchimia è la “Nigre-do”, la cosiddetta O p e -ra al nero che si com-pie soltanto quando lamateria (l’uomo) sidecompone, divenendonera come la pece:andando dentro se stes-si, nelle zone più pro-fonde, quelle più inti-me, si potrà morire aquesta vita e abbando-nando il proprio modoabituale di pensare e divivere si potrà risorg e-re, come la fenice, dallefiamme che brucianonel forno in cui la mate-ria grossolana è destina-ta a trasformarsi in

aurea. La morte è, perciò, la prima meta diun lungo percorso, attraverso cui, scioglien-do i legacci di una vita vissuta male, il ricer-catore diviene indulgente con la propriacondizione, rappresentata ora dallaT e m p e -ranza ( X I V ) , grazie alla quale emerge lavirtù, la moderazione e l’equidistanza daogni cosa. Essa è raffigurata con due alibianche, poiché il nome dell’angelo è Tem -po: sulla sua fronte c’è il cerchio. Questo è ilsegno dell’eternità, il segno della vita.

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Solo dissolvendo il volatile e volatiliz -zando il fisso si potrà scorgere il tesoro chenasce dal metallo volgare. È l’insegnamen-to della carta numero XV, il Diavolo. Raf-figurato con la mostruosa testa dicapro del Baphomet templare, conil corpo da donna e le ali da pipi-strello, tale simbolo esprime l’esi-stenza materiale, la corporeità, la terramadre, la propria fisicità, chenon va rifuggita e distrutta, mache è il veicolo per l’evoluzio-ne interiore, il lasciapassareper il Cielo. Il Diavolo è laporta per ottenere il Paradiso,perché l’iniziato, vivendoappieno il proprio corpo, sen-tendolo senza subirlo passivamen-te, ne diviene il padrone e può con-durlo dove vuole. Questo è, perciò,uno strumento prezioso a disposizio-ne degli esseri umani, che possonofarne un uso fruttuoso o, al contra-rio, condurlo alla rovina. Nel primocaso, diverrà la materia in cui si con-densano le energie superiori, mentre nelsecondo, il risultato sarà la propria auto-distruzione e la disperazione.

Chi spera di ottenere risultati senza unvero lavoro su di sé, prima o poi dovrà farei conti con la realtà e le proprie illusoriepretese conquiste interiori cadranno comecolpite da una saetta, allo stesso modo dellaT o r r e (arcano XVI): non si può mentire a sestessi, perché la natura odia l’inganno el’uomo non può sottrarsi alle sue leggi. Chisente la necessità di ritrovarsi, infatti, nonpuò fremere d’impeto, ma lavora paziente-mente, perché lo scopo è quello di tornare

alla propria condizione primigenia, in armo-nia con il Raggio di Creazione, che racchiu-

de in sé le sacre leggi del cosmo,comprensibili attraverso le S t e l -le (XVII). È qui che, nel buio, i

costruttori del tempio rimastiorfani scorgono un ramo d’aca-

cia, simbolo della presenzadella tomba del maestroHiram: dopo la sua ucci-sione, la Fiamma della Tr a-dizione sembrava essersispenta e la parola perduta;le spoglie del maestrofinalmente ritrovate indica-no che la catena non si èspezzata e che gli operaipossono nuovamente udirela parola sacra, riannodan-

do, così, l’invisibile filo dellacorda fraterna. La notte, però,è illuminata da una pallida

luce d’argento, quella della L u n a(XVIII), a causa della quale i coloridella realtà sono deformati. Bisogna

dunque rifuggire dalle teorie erronee e rico-noscere che il lavoro su di sé non è ancoraterminato: ci si trova nella fase alchemicad e l l ’Opera al bianco, la cosiddetta “Albe-do”, in cui la materia (l’uomo) è quasi giun-ta al proprio scopo, ma non ancora del tutto.

Dopo la notte lunare, il Sole ( X I X ) ,c o m u n q u e , r i s o rge sempre e la sua aurealuce spazza via i tetri colori notturni: laGrande Opera si compie. Ecco la “Rube-do”, l’Opera al Rosso, grazie alla quale ilfanciullo viene incoronato Re e il piombo sitrasmuta in oro. L’essere umano, una voltain preda a forze contrapposte, ha ora trova-

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to nell’armonia dei due, la sua vera natura,in cui uomo e donna sono Uno. Padre,madre e figlio (intelletto, emozioni e cor-po) parlano adesso un’unica lingua eattendono liberi che si compia il G i u -dizio (XX) finale, poiché vita emorte non hanno più potere. Larealtà quotidiana assume alloraun nuovo significato. Il M o n d o(XXI) appare così com’è, rac-chiuso dalla ghirlanda del tempociclico che ritorna all’origine,contraddistinto dai quattro ele-menti, ma non fa più paura, per-ché il ricercatore ha sperimentatodirettamente la via.

Il triangolo adesso è tracciatodentro di sé, perché in colui che hapreso coscienza della propria nullitàsi è cristallizzata l’influenza spirituale.

Egli ora è parte del tutto, dell’asso-luto ed è come il M a t t o, carta

che non è indicata da alcunnumero ed è quindi equiva-lente allo zero. Lo zerometafisico è l’Ain Sophdella tradizione ebraica, cheè al di là del cosciente e delrazionale, l’assoluto cheavvolge il relativo, antena-to degli dei e degli uomini,oltre il bene e il male. Lacondizione finale è quelladell’individuo assoluto,colui che unisce il Divino(arcani maggiori) con la

realtà fenomenica (arcani mino-ri), figlio del Padre e al tempo

stesso madre di questo mondo, nelquale il tutto è uno e l’uno è tutto.

Fonti bibliografiche di riferimento:

Demiamovitch Ouspensky, P. (1991) Il simbolismo dei Tarocchi, in Un nuovo modello del -

l’universo, Edizioni Mediterranee, Roma.Wirth, O. (1973) I Tarocchi, Edizioni Mediterranee, Roma.

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Segnalazioni editoriali

4/2005

H I R A M

Il testo di Irène Mainguy risponde a una duplice necessità.Innanzitutto quella di mettere a disposizione dei Massoni unostrumento completo e fidato, che li possa aiutare nella loro per-sonale riflessione sui simboli e sui rituali che li accompagnanonel progresso iniziatico. Con pacata competenza l’Autrice propone le varie interpre-tazioni, le completa seguendo i migliori Autori che hanno meditato e arricchito questofecondo complesso di pensiero, e ce ne offre una lettura sempre coerente e ordinata,fondata sui più importanti documenti storici ed etimologici.In secondo luogo quest’opera permetterà ai curiosi, che non hanno mai frequentato lelogge, di accedere a quel vasto sistema etico, filosofico e metafisico che il lavoro mas-sonico ha prodotto nei secoli, eliminando forse una volta per tutte le incomprensioni ele diffidenze verso un mondo che talvolta è apparso inquietante, proprio perché poco emal descritto.A questo scopo, per l’edizione italiana, il curatore, Paolo Lucarelli, ha ritenuto oppor-tuno premettere una sintetica descrizione delle caratteristiche principali della LiberaMuratoria, in modo che tutti possano apprezzare il testo nei suoi dettagli. Per lo stessomotivo si è voluto aggiungere un breve capitolo sulla situazione della Massoneria inItalia.

IRÈNE MAINGUY

Simbolica Massonica del terzo millennioIllustrato da 125 figure e XX tavole di Henri-Jean Deguillemaine Amis. Edizione italiana a cura di Paolo Lucarelli. Traduzione di Milvia Faccia.Edizioni Mediterranee, Roma, 2004 26,80

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SEGNALAZIONI EDITORIALI• 96 •

4/2005

H I R A M

[Il presente volume] mette a disposizione degli studiosi unafonte di grande interesse. Coloro che si occupano della storiasociale e politica italiana degli ultimi tre secoli potrannotrovarvi indicazioni preziose per le loro ricerche e spunti in gra-do forse di dischiudere nuovi fronti d’indagine. Ma anche il let-

tore comune potrà scorrere le pagine del libro con partecipe curiosità, sorpreso forsedi vedere quanti personaggi illustri o almeno di una certa notorietà hanno fatto partedell’istituzione nei decenni e nei secoli passati. E in effetti l’elenco è impressionante.Si tratta di una rassegna di patrioti, uomini politici, artisti, militari, scienziati, profes-sori universitari, ciascuno dei quali ha lasciato una traccia significativa nella storia d’I-talia. In molti casi la loro appartenenza alla Massoneria era nota, in altri del tuttosconosciuta. Ma è soprattutto il quadro d’insieme che sollecita riflessioni e suggeriscepercorsi di lettura che, ovviamente, nel quadro di una breve premessa non è possibilesviluppare. Tali percorsi ognuno potrà svolgerli per conto proprio, partendo da questolibro e utilizzando per i necessari approfondimenti i numerosi studi critici sulla storiadella Massoneria italiana che sono apparsi da qualche anno a questa parte.

dalla p r e f a z i o n e di Fulvio Conti

VITTORIO GNOCCHINI

L’Italia dei Liberi MuratoriEd. Mimesis, Il flauto magico ed Erasmo EditoreMilano-Roma, 2005 29,00

The Canonbury Papers è il secondo volume della serie di pub-blicazioni progettate e prodotte dal Canonbury MasonicResearch Centre (CMRC) e contiene i contributi presentati inoccasione delle annuali conferenze internazionali che si tengonopresso Canonbury To w e r, Islington, London.

Il presente volume contiene nove contributi offerti durante la quinta conferenza dell’1e 2 novembre 2003 sul tema della Massoneria nella Musica e nella Letteratura. Inoltre

THE CANONBURY PAPERS, VOLUME 2Freemasonry in Music and LiteratureEdited by Trevor StewartThe Canonbury Masonic Research Centre, London, 2005

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L’Occidente è stato diviso non dal pericolo del terrorismointernazionale, bensì dalla politica dell’attuale governo statu-nitense, che ignora il diritto internazionale, emargina leNazioni Unite e dà per acquisita la rottura con l’Europa. In gioco è il progetto kantiano della abolizione dello stato dinatura fra gli Stati. Le menti si dividono non su fini politicisuperficiali, ma su una delle più grandiose iniziative tendentia civilizzare il genere umano.

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il volume include anche un discorso sull’apporto dato da Mozart all’Istituzione; il testo ècorredato da illustrazioni di esibizioni corali o soliste di alcune delle sue migliori operecomposte per un auditorio massonico.Questo volume dei Canonbury Papers abbraccia alcune significative prospettive di ricer-ca sui legami effettivamente stretti tra varie forme d’arte e la Massoneria a partire dagliultimi 250 anni se non da prima. Il proposito è che questo volume rimanga come validocontributo per gli ulteriori sviluppi della storiografia massonica.

In Italia i rapporti tra Massoneria, Protestantesimo e Repubbli-canesimo furono molto stretti nell’età liberale, non solo a causadel comune anticlericalismo. La Chiesa cattolica era sì l’avver-sario forte e agguerrito ma c’era anche, tra queste minoranze, lavolontà di incidere sul progetto di laicizzazione del nostro paese,sviluppando l’associazionismo nella società civile e definendoun assetto istituzionale che privilegiasse la dimensione statuale dell’intervento politi-co. La difesa delle libertà democratiche e di culto, il sostegno ad uno stato laico, demo-cratico e riformatore, la convinzione che il progresso scientifico e l’educazione fosseroalla base dell’emancipazione dell’uomo, furono i contributi fondamentali da esse off e r-ti alla modernizzazione dell’Italia.

A CURA DI MARCO NOVARINO

L’Italia delle minoranze. Massoneria, Protestantesimo eRepubblicanesimo nell’Italia contemporanea.Edizioni L’Età dell’Aquario, Torino, 2003, pp. 259 19,50

JÜRGEN HABERMAS

L’Occidente divisoEditori Laterza, Roma-Bari, 2005, pp. 214 15,00

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Al pari di ogni tradizione letteraria, anche le due letteraturemesopotamiche tramandate in testi in cuneiforme, la sumericae l’accadica, presentano composizioni a carattere amoroso oe r o t i c o .I canti d’amore in lingua sumerica mostrano uno spiccato carat-tere popolare.

Fra le centinaia di migliaia di testi pervenuti, una parte considerevole canta gli amoridella dea Inanna, l’astro del pianeta Venere, e del dio Dumuzi, suo amante e marito.Sono canti di corteggiamento e di matrimonio, e anche canti di morte che narrano letristi vicende del rapimento agli inferi di Dumuzi.In questa antologia, la prima nel suo genere in lingua italiana, questi canti sono accom-pagnati da componimenti in versi che appaiono come generici canti d’amore e che bencompletano l’immagine che le vicende di Inanna e Dumuzi forniscono non solo delmotivo dell’amore e della morte, e delle nozze sacre, nelle antiche letterature sumeri-ca e accadica, con particolare riguardo al mito di Inanna e Dumuzi, e insieme neapprofondisce il contesto religioso, anche a confronto con le altre letterature del Vi c i-no Oriente A n t i c o .

Canti sumerici d’amore e morteA cura di Pietro ManderPaideia Editrice, Testi del Vicino Oriente anticoBrescia, 2005. pp. 201 21,20

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Ma la scissione segna trasversalmente l’Europa e l’America stessa. In Europa essa preoc-cupa soprattutto coloro che si sono identificati per tutta la vita con le migliori tradizioni del-l’America - ossia le radici dell’Illuminismo politico attorno al 1800, la ricca corrente prag-matica e l’internazionalismo ripreso dopo il 1945.In Germania l’abbandono puro e semplice di tali tradizioni ha prodotto l’effetto di una carti-na di tornasole. Oggi la combinazione chimica in cui fin dai tempi di Adenauer consisteval’orientamento occidentale della Repubblica federale si è scomposta nei suoi due elemen-ti: l’adesione opportunistica alla potenza egemone, che ha tenuto l’Europa sotto il suo scher-mo nucleare ai tempi della guerra fredda, si scinde chiaramente da quella fedeltà intellet-tuale e morale a princìpi e convinzioni di base della civiltà occidentale, alla quale è dovutal’autocomprensione normativa di una Repubblica Federale divenuta finalmente liberale.Vorrei anche rammentare questa differenza. La ricerca della costituzionalizzazione del dirit-to internazionale mi offre il destro di raccogliere alcuni contributi già pubblicati, i quali illu-minano il nesso che lega tale questione allo scopo dell’Unione Europea.

dalla prefazione dell’Autore

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In questo breve ma denso saggio l’Autore ripercorre le tappe cheformano il presupposto dell’esperienza religiosa di Akhenaton ilfaraone “ebbro di Dio”, ultimo vero erede dei “faraoni del sole”.Sul finire della diciottesima dinastia (XIV sec. a.C.) Akhenatonpromosse una riforma religiosa, che sconvolse temporaneamenteil pantheon tradizionale degli dèi.Il culto del sole, che aveva già conosciuto periodi di grandesplendore in epoche arcaiche e durante le prime dinastie, venne riproposto con nuove epiù ricche suggestioni spirituali. Alla formulazione teriantropica della divinità solare(Ra-Harakhte con la testa di falco e il disco sopra il capo) seguì una raffigurazione del-l’Aton come un disco solare i cui raggi terminanti in tante piccole mani con i simbolidella croce egizia si protendevano a infondere il “soffio della vita”.L’Aton simbolizzava bene, come cerchio celeste, l’idea della totalità e dell’infinitoanche per gli altri popoli. Ogni riferimento all’iconografia tradizionale era scomparso;la divinità, adesso, era rappresentata nella forma più astratta che mai si fosse vista interra d’Egitto. Aton era il perfetto visibile, contrapposto al concetto dell’invisibilità diAmon, che chiunque poteva adorare nel suo aspetto naturale; la sua presenza in cieloera garanzia di vita per tutti. Il re tornava a essere il supremo sacerdote, l’unico veroofficiante e intermediario fra il Divino e il mondo, come un tempo la tradizione avevaprevisto. Akhenaton, in sostanza, propose la vecchia teologia in termini assolutamentenuovi, purgata da ogni impurità e compromesso: la forma più spirituale che potesse dar-si alla religione del sole.La dottrina dell’Aton è esposta nel “Grande Inno” composto dallo stesso re; l’inno, chepresenta uno straordinario parallelismo di pensiero e di struttura con il Salmo 104, èconsiderato fra i capolavori della letteratura egizia e, a una attenta “lettura interna”,svela tutte le caratteristiche della fede di Akhenaton. Scrive l’Autore: <<…abbiamoparlato, e non a caso, di “lettura interna” perché (come è stato dimostrato dalle ricerchepiù recenti) l’unico modo per cercare di capire il messaggio della sapienza egizia èquello di smettere gli abiti della mentalità moderna, di farsi, in qualche modo,“egiziani” con un senso di comprensione e di simpatia, rivivendone, senza preconcetti,il mistero dall’interno>>.In “Appendice” è stato inserito lo scritto, Donna, sacerdotessa, dea: i tre livelli del fem -

minile nell’Egitto antico, dove l’Autore sottolinea come poche civiltà hanno accorda-to, al pari di quella egizia, tanto rilievo ed emancipazione alla donna quale modello sen-sibile di un archetipo cosmico..

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BENT PARODI

La tradizione solare nell’antico EgittoEdizioni Asram Vidya, Roma, 2005 14,00

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I Doveri dell’uomo rappresentano una sintesi esemplare delpensiero di Mazzini. Diffuso dal 1860 in oltre un milione dicopie, viene qui riproposto in forma dialogica, scorrevole,accessibile attenendosi però rigorosamente all’opera origina-ria, salvaguardandone i contenuti essenziali e mantenendo inal-terata la sequenza dei capitoli.Ne deriva un filo rosso da cui si possono intravedere i fonda-

menti di un’etica rigorosa che raccoglie le sfide che provengono dall’impero dell’in-teresse, dalle rivoluzioni fallite, dalla crisi della democrazia, dai fanatismi di vario se-gno, dalle dottrine utopiche o pseudo-scientifiche tragicamente sperimentate e poiriposte nel cassetto.

SAURO MATTARELLI

Dialogo sui Doveri.Il pensiero di Giuseppe Mazzini.Tascabili Marsilio, Saggi, Venezia, 2005 pp. 119 6,00

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Il Capanno in cui Giuseppe Garibaldi si rifugiò, nei pressi di Raven-na, durante la tragica ritirata, seguita alla caduta della RepubblicaRomana del 1849, non è solo un luogo della memoria. Custodito daidemocratici del luogo fin dai primi anni Sessanta dell’Ottocento, e

poi consegnato ad una società di cittadini che esiste tuttora, il Capanno è anche la te-stimonianza pressoché unica di un culto patriottico vissuto a livello popolare, senzamediazioni istituzionali e senza eccessivi irrigidimenti retorici. Nel Capanno, i repub-blicani e i mazziniani di Ravenna si ritrovavano per ricordare la vicenda straordinariadella Trafila garibaldina, per celebrare, nel giorno di S. Giuseppe, i loro eroi, infineper alimentare una schietta socialità attraverso “merende”, frugali refezioni, “banchet-ti”. La dimensione celebrativa, resa più solenne all’indomani della morte del Generale,il 2 giugno 1882, si fondeva (e si fonde tuttora) con quella relazionale e interperso-nale, saldando generazioni, famiglie e militanti in un blocco di sentimenti e di valoriche ha attraversato i secoli. E che si presenta, ancora ai nostri giorni, come un’ereditàfra le più fresche, originali e vitali della tradizione risorg i m e n t a l e .

GIORGIA VITTONATTO

Il Capanno di Garibaldi.Culto del Risorgimento, memoria locale e cultura politica a Ravenna.Introduzione di Roberto BalzaniLongo Editore, Ravenna, 2005 pp. 154 14,00

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Editoriali e commenti

Discorso del Presidente della Repubblica al Parlamento Europeo

Mazzini che non c’è, R. Balzani

Mazzini e l’Europa, R. Brunetti

L’antico difetto del trasformismo, P. Caruso

Venti Settembre Duemilacinque, G. Raffi

Saggi e interventi

Primo Risorgimento

Il mancato moto veneto del 1864, S. Delureanu

Europa e Stati Uniti nella cospirazione mazziniana, S. Pozzani

Il Risorgimento dei fratelli Bandiera, F. Fabiano

Arcangelo Ghisleri missionario di pace, L. Bisicchia

La lettura della filosofia della musica in Mazzini, S. Ragni

Giovanni Pendola garibaldino e mazziniano, A. Pendola

Giuseppe Mazzini e le ideologie dell’Ottocento, R. Li Volsi

Mazzini politico nel secondo dopoguerra, S. Bonella

Secondo Risorgimento

Epigrafe e orazione di Calamandrei, M. Proli

Il 60° anniversario della Liberazione e la stampa, F. Trocini

Quando la parabola resiste. La memoria del Pd’A, M. Dall’Agata

Terzo Risorgimento

Rendere possibile l’intervento, Apm

Dieci anni di accordi di Dayton, G. Zanni

Finis Europae, A. Chiti-Batelli

Gastro-Anomia, F. Milandri

Alla origine della crisi dei partiti, V. Cimiotta

Nicola Chiaromonte: un’anima nobile, M. Barnabè

Cultura e società

Gli aforismi del Kafka filosofo, P. Permoli; Dietro al quadro del Mazzini morente, P.

Caruso; Filosofia Open Source, A. Sfienti; La sfida terrorista, D. Boschini; Nel segno

di Mazzini, L. Pupilli; Nell’anno del Bicentenario scommettiamo sui giovani, M.

Finelli

Studi Repubblicani

Guerra fredda e consolidamento di un co-dominio, S. Samorì; Emilio Lussu e la

nascita del P.S. d’Azione, E. Piras

Libri Cultura e Società - Riletture, a cura di Pm - L’opzione, di A. Fancellu

Scelta ragionata, di S. Cingari - Fra gli scaffali, recensioni, a cura di Pm

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IL PENSIERO MAZZINIANO. DEMOCRAZIA IN AZIONE.ANNO LX - NUMERO 2 - MAGGIO-AGOSTO 2005

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L’opera dell’artista Giorgio FacchiniIl piccolo formato della scultura in una medaglia del Bicentenario del Grande Oriente d’Italia

La medaglia è stata un ornamento, un sigillo d’arte minore. Rappresentava una didattica “storica”. Anche la medaglia degli artisti diventa una rappresentazione scultorea con le caratteristiche di una precisa vis-ibilità moderna e contemporanea.La mini scultura re a l i z z ata dall’artista Giorgio Fa c chini per il Bicentenario della Massoneria Italiana 1805-2005,r i flette nel definito labirintico simbolico, alcuni dettagli: luna, sole, occh i o, capitello, squadratura di un pav i-m e n t o, terra, acqua, che evidenziano una capacità di liberarsi dalle limitazioni ogg e t t i ve, in un progetto di unnuovo interesse visivo.La medaglia è coniata in 150 esemplari in bro n zocon bagno ga l vanico di doratura; è inserita in un contenitoredi perspex con una custodia a libro nera.

Per ordinare l’opera: studio di Giorgio Facchinitel. 0721.802849 Fax 0721.838609E-mail: [email protected]

Nato a Fano nel 1947. Studia a Fano e Venezia. All’età di 10 anni frequenta la bottega orafa di un grande arti-giano dove apprende le conoscenze tecniche. Successivamente, l’incontro con lo scultore Mannucci è determi-nante per la sua fo rm a z i o n e. Opera nelle Marche (a Fa n o, sua città nat a l e, ha lo studio) e Milano, dove è docentedi Discipline Plastiche all’Accademia di Belle Arti di Brera. Straordinario quanto realizza nella piccola dimen-sione scultorea; gioielli, medaglistica, oggetti, un filo conduttore che si unisce all’ampiezza della grande scultura.

Foto di P. Mosconi

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Recens ion i

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MORRIS L. GHEZZI

Il segno del compasso. La massoneria e i suoi persecutori attraverso simboli, idee, fatti eprocessiMimesis, Milano, 2005, pp. 241 16,00

di Pierre Dalla Vigna

Le recensioni, quando sono veramente tali, sono sempre infedeli: il recensore pretendedi spiegare ad altri il contenuto di un testo, quando sta riportando le proprie convinzioni per-sonali e le proprie idiosincrasie. I riassunti sono pertanto menzogneri, particolarmente sead essere riportate sono pagine di filosofia, come nella prima parte del volume in questio-ne, nonché di mistica laica in forma poetica, come nella seconda parte dello stesso. Coeren-temente con tale assunto, il lettore di questa stessa recensione è invitato dunque a dubitar-ne, e ad andarsi a leggere piuttosto il testo originale, ricordando la massima, sempre valida,di Philip K. Dick: Tutto ciò che credi di sapere è falso!

Ma tale premessa non è solo un assunto generale: è valida anche in modo peculiare peril lavoro di Morris Ghezzi, il quale consegna al suo pubblico qualcosa di difforme – e assaipiù – di ciò che afferma di volergli comunicare. In prima istanza, il testo in questione sem-bra una raccolta di saggi variamente intrecciati, aventi lo scopo di chiarire alcuni degliassunti per così dire filosofici del pensiero massonico. Già solo il mantenere gli intenti deltitolo – costruire una sorta di storia delle idee fondamentali del pensiero massonico attra-verso la disamina che ne fecero gli inquisitori che perseguirono alcuni personaggi chiavedella Massoneria, da Giordano Bruno a Cagliostro – sarebbe stata un’operazione culturaledi per sé altamente meritoria. Ma Morris Ghezzi con quest’opera ha fatto molto di più: hamesso in gioco – intellettualmente – se stesso, la propria vita.

La partenza del volume, la reinterpretazione in chiave massonica dell’immagine agio-grafica del diavolo zoppo che accompagna un pellegrino cristiano, dà la stura ad una seriedi analogie con l’esperienza iniziatica. Lo zoppicare diventa l’eterna incompiutezza di chisi è posto il compito di perfezionare se stesso come pietra grezza, la ricerca di chi, pur tra

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errori e fraintendimenti, cerca una fuoriuscita dalle tenebre e dal dogmatismo delle religio-ni rivelate e dal monismo teologico.

Una volta individuato il problema e la via di risoluzione – la tolleranza, il pensiero plu-rale, la democrazia, i valori della rivoluzione francese, libertà, fraternità, eguaglianza… –era facile riconoscere i nemici di una “società aperta”. Tali avversari, che Ghezzi continuapervicacemente a indicare nelle religioni del Libro, sono le gerarchie ecclesiastiche e leChiese, ma anche gli Stati totalitari che, nel nome di un Dio geloso o di un’ideologia che hafunzioni analoghe, continuano a rivendicare in esclusiva un potere temporale oppressivo enormativo.

Nella ricostruzione dei processi a Bruno, a Cagliostro, e, in generale, delle campagneantimassoniche della Chiesa, Morris Ghezzi rivendica i valori più elevati del libero pensie-ro e dell’Illuminismo, intesi come creazioni parallele e confacenti in massimo grado allacostruzione del Tempio interiore massonico. Proprio nelle pieghe di questa difesa di valo-ri, è possibile individuare la peculiarità della posizione di Ghezzi. Se il nemico è il pensie-ro unico in tutte le sue varianti, chi questo pensiero unico contrasta è, dal suo punto di vista,necessariamente fautore di pluralismo, o meglio, di dualità e, in senso lato, “gnostico”. L’ i-dea che il mondo stesso sia un’oscura prigione, che il Re del mondo abbia catturato le ani-me belle e le tenga prigioniere non è certo recente, accompagna la storia del Cristianesimocome suo perenne alter ego, anzi è senz’altro più antica del Cristianesimo stesso, poiché sipuò rintracciare per lo meno nel Mazdeismo iranico, nonché in alcune eresie ebraiche. Imanoscritti di Nag Hammadi, i rotoli del Mar Morto, i testi manichei ritrovati in vari sitidell’Asia centrale, le stesse confutazioni che delle tesi gnostiche hanno fatto gli eresiologicristiani e mussulmani hanno permesso una conoscenza piuttosto dettagliata di questa seriedi visioni che non riuscirono a farsi Chiesa né a farsi Stato, eppure continuarono sotterra-neamente a riemergere nella coscienza e nelle riflessioni anche dei canonici delle religioniufficiali. Padri della psicanalisi come Jung, storici delle religioni come Puech e Jonas, let-terati come Cioran, persino scrittori di fantascienza come Dick manifestano ancora in etàcontemporanea la loro predilezione per un divino rovesciato, in cui l’inferno è qui ed ora,e la salvezza di là da venire, in quanto il nemico marcia alla testa di coloro che vorrebberoliberarsi. Il lavoro del Libero Muratore diviene dunque l’attività di sublimazione dell’al-chimista. A sua volta, quest’ultimo è lo spirituale, il p n e u m a t i c o, che cerca le vie di fugadalla prigione del mondo, dal velo di Maia delle illusioni che il mondo stesso produce, eche sono le mura invalicabili della prigione stessa. Le sette gnostiche del mondo antico –dai nomi pittoreschi: Marcioniti, Ophiti, Barbeliti, Valentiniani, etc. fino ai loro epigonimedievali, Bogomili e Catari – prediligevano l’idea di un Salvatore dall’esterno, un invia-to ultraterreno di un dio benevolo, spesso identificato con la figura di Cristo. Gli gnosticimoderni hanno rinunciato, di solito, a tale consolazione metafisica e, per evitare di caderenella più cupa disperazione, hanno mantenuto soltanto la fede nella Ragione, già elaboratanel Seicento da autori non certo confondibili col dualismo, come Cartesio, Spinoza, Gali-

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leo e approfondita nel Settecento dalla generazione dei P h i l o s o p h e s. Ma se il Secolo deiLumi poteva ancora aprire la speranza di un progresso vissuto positivisticamente e inge-nuamente come inarrestabile, eventi come le catastrofi delle guerre mondiali, dei Lager, deiGulag e lo spettro dell’olocausto atomico nel Novecento e quello del disastro ecologico nelpresente hanno segnato un’ulteriore ondata di pessimismo storico. Il canto leopardiano diun pastore errante d’Asia poteva parere anacronistico in un’epoca che, come il XIX Seco-lo, si apprestava a conquistare i cieli e i mari, nell’età della riproduzione allargata di qua-lunque ricchezza. Ma quel sogno del paese di Cuccagna oggi lascia il posto all’idea di unarivoluzione tradìta, di ideali travisati, di un destino di decadenza e morte.

Di fronte a tali e tanti segnali di tragedia, la tentazione gnostica, meglio, la risposta del-la gnosi, è una via possibile, sebbene sia, a parere di chi scrive, in ultima istanza, senza spe-ranze. L’apertura verso l’essere, verso una vita che continuamente è apertura di nuove pos-sibilità, è una via più feconda e praticabile. Tuttavia, come non lasciarsi cogliere dalla ver-tigine, di fronte alla protesta poetica di chi vive la dimensione del tragico quotidiano inscrit-to nel presente? La parte poetica del volume di Ghezzi ci porta di fronte a certi dilemmi esi-stenziali, al ruolo di Dio nella creazione, al senso più compiuto dell’esistenza con una radi-calità che ha pochi precedenti, che richiama gli esiti di qualche mistico autore di Va n g e l iapocrifi, o i versi di un Rimbaud. Di fronte a un Dio silente, Ghezzi lancia con orgoglio unasfida, lo maledice addirittura, gli chiede un’impossibile manifestazione: […] // Dai qualchesegno / di consapevolezza / per non chiamarti / Nulla.

Ma altri versi sono più concilianti, come nella poesia La marcia dei tre, cinque e sette pas -s i, che chiude il volume. In questa splendida metafora dell’iniziazione massonica, il rap-porto con l’Essere supremo è più problematico: […] // Il grande architetto dell’Universo /prescrive / itinerario e regole d’ingaggio. / Se il viaggio ti soddisfa / Egli è un buon Demiur -go; / pessimo e malvagio / Dio minore / se il diritto alla felicità / non prevale. // […] // L’o -riente / è sempre e solo / eterno / o non è.

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ERRATA CORRIGE

Per erro re, nel numero 3/2005 di Hiram è risultata omessa l’ultimaparte del contributo della dott.ssa A.M. Corradini dedicato all’O r f i s m o.Scusandoci sentitamente con l’Autrice, si riporta il testo mancante:

[...] Attorno a questo l e i t m o t i v si sono sovrapposti altri elementi che poi han -no determinato la complessità con tutte le sue sfaccettature dell’Orfismo. Èperò certo che Orfeo, nell’immaginario mitico dei Greci ed in seguito deiRomani, rimane il cantore che affascina ed ammalia riuscendo a superare lamorte con il dono dell’immortalità.

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n. 1/2003

EditorialeLa fierezza “trasgressiva” di essere Massoni, G. Raffi – A. PanainoRiflessioniLa filosofia, la conoscenza dell’umano, il dialogocol pensiero religioso, S. MoraviaStoria della MassoneriaLe prime logge massoniche in Italia, A. Africa300° anniversario della nascita di TommasoCrudeli, R. RabboniEsoterismoL’alfabeto latomistico, RL XX Settembre 1870 n°843Filosofia e Massoneria nel Secolo dei LumiPiccola guida per orientarsi nella storia della Massoneria settecentesca, D. MondaIl conte Henry de Boulainvilliers tra spinozismo eastrologia, A. DelfinoMetamorfosi e stili del moderno. Dal neo-cinismo al neo-stoicismo, P. Dalla VignaRicerca massonica fra Illuminismo e Idealismo. Da Lessing a Fichte, W. MoncadaRecensioniSegnalazioni editoriali

n. 2/2003

Il diritto alla FelicitàEditorialeIl diritto alla felicità, G. RaffiLa felicità nelle Dichiarazioni delle rivoluzionimoderne, G.M. CazzanigaLa ricerca della felicità in un’epoca senza passioni,P. ChiozziRapporto tra ricerca e benessere, S. LicheriL’incantesimo di Prospero: letteratura, immaginario, felicità, G. LombardoEsiste un’etica della sofferenza?, C. MarcellettiAspetti socio-culturali della felicità, G.-A. MarselliEsistenza e felicità, S. MoraviaLa cultura della felicità, B. Parodi di BelsitoIl diritto-dovere alla felicità, P. RennerIl diritto alla felicità nella tradizione costituzionaleamericana, M. TeodoriEudemonia. La felicità degli antichi, M. Vitali

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n. 4/2003

EditorialeLa centralità del Lavoro Rituale

nei Tre Gradi Massonici, G. RaffioJdoipovroi� ejsme;n� ejn� tw`/ � bivw/

Il viaggio come categoria tra esilio e diplomazianell’età della Restaurazione: Frapolli, Sazanov

e Marx in Svizzera , F. MartelliMontaigne in Italia. Come un “padre” del libero

pensiero vide il nostro Paese, G. GrecoL’Italia e l’Europa di Montesquieu, D. Monda

Stendhal e l’Italia, L. TintiIl Viaggio in Italia di Goethe, N. PiccariLa figura del viandante come metafora

del percorso iniziatico, S. FlorioIn memoriam

Orazione funebre per il Fr. Eduar Eugen Stolper,F. Rasi

Segnalazioni editorialiRecensioni

n. 3/2003

EditorialeQualche riflessione a proposito della futura

Costituzione Europea, G. RaffiIl diritto alla Felicità

Moralità del benessere ed etica della responsabilitàdi fronte alle sfide della ricerca scientifica, F. Manti

La questione sociale della felicità, M.L. GhezziGlobalizzazione, una sfida da raccogliere,

D. PecchioliFrancis J. Bellamy. Autore del Pledge

of Allegiance, M. NeriCentralità dell’uomo, P.F. Bayeli

EsoterismoLabirinti gnostici, E. Albrile

La Bibbia sull’ara, G. CacopardiEsoterismo e Antropologia

Riti e cerimoniali alla corte di Bisanzio, M. ManiniLa “danza del sole” della Nazione Lakota,

dove il passato vive col presente, A. MartireMassoneria e Sincretismo, G. Capruzzi

Segnalazioni editorialiRecensioni

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n. 1/2004

EditorialeLa Città dell’Uomo, A. PanainoM come Musica, B. ParodiLa Musica Rituale Massonica Opus 113di Jean Sibelius. “La Grande Sconosciuta”, P. CompariniGiustizia è !!!Interpretare il fenomeno gnostico, E. AlbrileL’Occultismo moderno tra Éliphas Lévi ed Aleister Crowley, A. D’AlonzoAngelo Soliman. Il primo Venerabile africano, M. NeriSegnalazioni editorialiRecensioniCarlo Galli, La guerra globale. Editori Laterza, Saggi Tascabili. Bari, 2002. A cura di F. MartelliGiovanni Montanari, Ravenna: l’iconologia. Saggi di interpretazione culturale e religiosa dei ciclimusivi. Longo Editore Ravenna, Le Tessere 7. Ravenna, 2002. A cura di A. Carile

n. 2/2004

EditorialeLa Città dell’Uomo, G. RaffiOrizzonti di luce nell’era dei fondamentalismi e degli integralismi L’Occidente e la pace. Luci e ombre all’alba delterzo millennio, S. MoraviaTradizione e responsabilità nell’Occidente democratico e liberale, M. TeodoriDal diritto alla guerra al diritto alla pace, A. ScavonePer la luce e per la pace: la scelta della guerra dello spirito, C. BonvecchioCultura e solidarietà nel villaggio globale, N. SgròPunti fermi e nuove frontiere dell’identità massonica, L. AricòLa Massoneria in Russia nel primo Novecento:1906 – 1917, L. FerrariEsoteristi e Tradizionalisti, G. CacopardiNote sul simbolismo esoterico della Menorah, A. SamonàSegnalazioni editorialiRecensioniErik Hornung, Il sapere segreto degli Egiziani e la sua influenza sull’Occidente.DeutscherTaschenbuch Verlag. München, 2003. A cura di Serena De MariaStefania Tuzi, Le colonne e il tempio di Salomone. La storia, la leggenda, la fortuna. Gangemi.Roma, 2004. A cura del Servizio Biblioteca del G.O.I.

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n. 4/2004

EditorialeDuecento anni di storia: qualche passo indietro,

ma solo per andare avanti, G. RaffiTempo, mito, storia e fine della storia

nell’escatologia zoroastriana, A. PanainoChe cos’è l’iniziazione, B. Parodi

Medicina del corpo – Medicina dello spiritoSalute del corpo e salute dell’anima nella

Medicina di Età classica, G. PomaL’Omeopatia secondo Empedocle, M. Bellin

Stregoni, guaritori e ciarlatani, F. PonzettiDiritto di morire?, M.C. Del Re

Considerazioni sulla medicina ufficialeo alternativa e sugli organismi biologici

e geneticamente modificati, P.F. BayeliSegnalazioni editoriali

Recensioni

n. 3/2004

EditorialeMorale e Diritto positivo, G. Raffi

Daidalos. Il gioco dell’Artista, D. BanaudiCentralità dell’Uomo: Dante Alighieri e Cecco

Angiolieri, P.F. BayeliGenesi ed evoluzione della corrente teosofica

all’interno della cultura europea, A. D’AlonzoSolve et Coagula, M.L. Ghezzi

Il concetto di Libertà nell’evoluzione del pensiero scientifico, M. Mafucci

L’esoterismo in Sicilia, B. ParodiSegnalazioni editoriali

RecensioniLuigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori.

Breve storia del Supremo Consiglio d’Italia del RSAA Palazzo Giustiniani.

Bastogi Editrice Italiana, Foggia, 2004. A cura di Giuseppe Capruzzi

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n. 1/2005

EditorialeTra Pessimismo Cosmico e Sconsiderato Ottimi-smo un Richiamo alla Forza delle Idee e dellaRagione, G. RaffiMiti e ideali, E. D’IppolitoI misteri di Osiride, A.M. CorradiniSimbologia delle colonne del Tempio di Salomone,D. BanaudiPratica Sufi e iniziazione occidentale, un binomiopossibile, A. SamonàAttraverso la PsycheGli Archetipi e la tradizione ermetica, R. OrtolevaIl simbolo in Jung, S. ArtaleJung, l’alchimia e oltre, M. NicolosiCarl Gustav Jung e la cultura religiosa dell’Oriente,D. La BarberaL’attività immaginativa: una finestra per l’Anima,F. TestaLa psicanalisi di S. Freud, A.M. Buonincontro e F. SinatraSegnalazioni editorialiRecensioni

n. 2/2005

EditorialeAllocuzione del Gran Maestro (Gran Loggia, Rimini 2005), G. RaffiMa siamo davvero relativisti?, A. PanainoIl R.S.A.A. in Italia e la Bibbia, G. CacopardiMartinismo e Martinezismo. L’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen, O. La PeraLa Porta del Temp(i)o, D. BanaudiG come Giustizia, B. ParodiGlobalizzazione e diritti umani, F. DalpaneL’utopia concreta della libertà, A. FantinelMedicina e soddisfazione del paziente, M. PiancastelliI Dialoghi per Massoni di Gotthold Ephraim Lessing, G.C. MaggiGuido Calogero, il filosofo del dialogo, E. D’IppolitoGaetano Filangieri, B. StaritaIl tradimento nella tradizione, P. WinklerSegnalazioni editorialiRecensioni

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n. 4/2005

EditorialePer aspera ad astra, G. Raffi e A. Panaino

Massoneria tra realtà storica e mito, A..M. IsastiaGli Eletti Cohen, G. Abramo

La Lire Maçonne: alcune considerazioni su Musica eMassoneria nel XVIII secolo, D. Tonini

L’etica della rivolta in Albert Camus, A. FantinelLa via della psicologia sacra secondo i Tarocchi, A.

SamonàSegnalazioni editoriali

RecensioniErrata corrige

n. 3/2005

EditorialeLa forza della Ragione dialogante

e le ragioni della Forza, G. RaffiL’Orfismo, A.M. Corradini

I fondamenti del simbolismo, B. ParodiGiorgio Gemisto Pletone: “prisca philosophia”

e critica dell’ermetismo, M. NeriNei giardini di Toth: cultura ermetica

ed arti magiche a Siena nel RinascimentoErmetismo e magia nella Siena colta del

Rinascimento, M.A. Ceppari Ridolfi e V. SerinoCultura ermetica e spiritualità “altre”

a Siena nel Rinascimento, V. SerinoScipione Zondadari, giovane mago

e “filosofo occulto” nella Siena del tardoRinascimento, P. Turrini

Segnalazioni editorialiRecensioni