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The Mente The Mente The Mente The Mente The Mente The Mente THE MENTHE... THE MENTHE... THE MENTHE... pargoletto intelligente pargoletto intelligente pargoletto intelligente Aperiodico dell’I.T.C.. G. D. Romagnosi di Piacenza, esente dalla legge sulla Stampa, in quanto soggetto alla C.M.P.I. n.242 Aperiodico dell’I.T.C.. G. D. Romagnosi di Piacenza, esente dalla legge sulla Stampa, in quanto soggetto alla C.M.P.I. n.242 Aperiodico dell’I.T.C.. G. D. Romagnosi di Piacenza, esente dalla legge sulla Stampa, in quanto soggetto alla C.M.P.I. n.242 de de del 2/09/1988. l 2/09/1988. l 2/09/1988. LEGGETECI!!! LEGGETECI!!! LEGGETECI!!!

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THE MENTHE...THE MENTHE...THE MENTHE... pargoletto intelligentepargoletto intelligentepargoletto intelligente

Aperiodico dell’I.T.C.. G. D. Romagnosi di Piacenza, esente dalla legge sulla Stampa, in quanto soggetto alla C.M.P.I. n.242Aperiodico dell’I.T.C.. G. D. Romagnosi di Piacenza, esente dalla legge sulla Stampa, in quanto soggetto alla C.M.P.I. n.242Aperiodico dell’I.T.C.. G. D. Romagnosi di Piacenza, esente dalla legge sulla Stampa, in quanto soggetto alla C.M.P.I. n.242 dededel 2/09/1988. l 2/09/1988. l 2/09/1988. LEGGETECI!!!LEGGETECI!!!LEGGETECI!!!

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La nostra redazione

Professore referente: Paola Cordani

Caporedattore e grafica: Mara Merlini

Redattori: Mara Merlini, Damiano Borella, Rusmira Bosnjakovic, Sara Bucceri,

Susanna Dosi, Vanessa Giudice, Chiara Guardiani, Elaina Isufi, Erika Manfredi,

Margherita Mera., Arianna Molinaroli, Rodica Oprea, Silvia Pallaroni, Valentina

Solenghi, Kisla Suku, Valentina Zilocchi.

Come avevamo già anticipato, in questo numero abbiamo inserito alcune pagine dedicate al 150° anniversario del nostro Istituto. Per questa occasione speciale sono stati aperti gli archivi e scavando nella storia della nostra scuola abbiamo appreso delle informazioni che ci sono sembrate interessanti e che ci hanno un po‟ sorpreso. Così abbiamo deciso di farle conoscere anche a voi lettori del The Mente. Un‟altra novità che avrete già notato è che la carta che state sfogliando è opaca e non più lucida come in precedenza. Questo cambiamento è stato deciso per rinnovare il giornalino e per stupirvi, anche con delle piccolezze, ogni volta di più!

di Merlini Mara IV^ Co. C

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Quando abbiamo sentito parlare di un giornale studentesco alternativo siamo rimasti piuttosto stupiti e abbiamo avvertito

il desiderio di saperne di più. Non è stato difficile:ci siamo rivolti a Francesco,redattore de “La Marmaglia”, giornalino

studentesco indipendente gestito completamente da ragazzi come noi, che hanno deciso di mettere in piedi questo

bellissimo progetto. Ci siamo fatti dire un paio di cosette.

Luca: Dici un po‟ di te. Francesco: Io mi chiamo Francesco Marini, ho 16 anni e faccio il Gioia. Mi piace uscire con gli amici, ascoltare musica, un po‟ cose così, insomma; e mi piace molto pallanuoto, oltre che il giornalismo. Jurgen: Come ti va a scuola in questo periodo? Quanti debiti ti sei beccato? Francesco: Oh, bè, vado abbastanza bene: ho alcuni sei, sette, così. Debiti non ne ho questo quadrimestre, per fortuna. Asmae: Quando è nata la proposta per questo giornalino e che idea avevate? Francesco: La proposta è nata circa un anno fa. Allora eravamo in quattro, io e un paio di miei amici, e l‟idea era fare un giornalino alternativo a quello del Gioia, che tratta principalmente delle tematiche che riguardano la scuola stessa. Noi avevamo in mente un giornalino un po‟ libero che si occupasse di tutto quello che riguarda noi giovani nell‟ambito della città di Piacenza. Infatti, La Marmaglia non è il giornale della scuola, è il giornale dei ragazzi di Piacenza. Jurgen: Com‟è nato il nome? Francesco: Non c‟è nessun motivo preciso, in realtà. Un po‟ per quello che significa. Asmae: Avete una sede? Francesco: No, per ora ci ritroviamo in qualche bar. Ultimamente i ragazzi di “Hell” ci hanno offerto la loro sede, quando non è occupata. Ci riuniamo circa ogni due settimane. Luca: In quanti eravate all‟inizio? Francesco: All‟inizio eravamo in quattro, mentre adesso la redazione è di circa 20-25 persone. Asmae: Perché avete deciso di farlo? Francesco: Beh, a me piacciono il giornalismo e la scrittura; era un po‟ questo, ma anche per dimostrare che noi giovani, anche se ci dipingono come persone menefreghiste, che non sono in grado di fare niente da soli, ci sappiamo fare lo stesso, sappiamo cavarcela senza il bisogno di qualcuno grande che ci aiuti. Luca: Quali sono state le difficoltà iniziali che avete avuto? Francesco: All‟inizio dovevamo capire i passi da fare,

le tematiche da trattare e i modi e imparare come impostare le varie pagine. In più c‟era il problema che eravamo solo in quattro, e non è facile un lavoro del genere con così poca gente, per cui abbiamo cercato di capire come coinvolgere più persone. E c‟era anche la regolamentazione dei giornali. Jurgen: Siete stati aiutati da qualcuno, quando avete cominciato? La scuola vi ha dato una mano in qualche modo? Francesco: No. Come ho detto, La Marmaglia è un giornalino indipendente gestito interamente da ragazzi della mia età. Nella redazione non c‟è nessun maggiorenne, e non abbiamo avuto nessun aiuto. Asmae: Come vi finanziate? Francesco: Il finanziamento è tutto interno e volontario, nel senso che contribuiamo noi della redazione alle necessità del giornalino. È questo il bello del progetto, che tutto è volontario. Adesso vorremmo chiedere un finanziamento europeo nell‟ambito di “Gioventù In Azione”, un programma europeo dedito a sostenere ragazzi che intraprendono iniziative del genere, in modo da ampliare il progetto in tutta la città. Luca: Avete un metodo preciso di lavoro? Francesco: No, non siamo proprio organizzati. C‟è molta libertà riguardo agli articoli, ognuno può scrivere quello che vuole. Per il primo numero, essendo in quattro, abbiamo buttato giù un paio di articoli e abbiamo provato a vedere come andava. Abbiamo pubblicato il primo numero a marzo del 2009, circa un anno fa. Ora siamo arrivati a pubblicarne quattro, e siamo al lavoro sul quinto. Jurgen: Per quanto avete intenzione di andare avanti? Francesco: Io vorrei proseguire più a lungo possibile, per tutto il tempo delle superiori, e spero che dopo venga preso in mano da altri più giovani. Luca: Quale vorresti essere dei Simpson? Francesco: Oh, non saprei: Homer?

Ehi, se qualcuno vuole scrivere con questi ragazzi, loro sono disposti a pubblicare qualunque genere di articolo.

Scrivete a: www.lamarmaglia.it; redazione@ lamarmaglia.it

di Asmae Laghric, Jurgen Rruga e Luca Tinelli II^ A

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1. Adesso che lei è assessore all’istruzione nella nostra provincia, quali saranno le priorità nei Suoi interventi sulla scuola piacentina? Le mie priorità innanzitutto devono essere calibrate sull'intero sistema scolastico ed inoltre devono indirizzarsi contemporaneamente, sia alla soluzione di problematiche contingenti, che allo sviluppo e al miglioramento. Per quanto riguarda in particolare le scuole superiori ,fra le problematiche contingenti c'è ancora l'esigenza di spazi. Molte città, come Piacenza, hanno le scuole in centro storico; edifici per lo più risalenti al secondo dopoguerra e pensati per una popolazione scolastica molto più ridotta nel numero. Per quanto riguarda invece le prospettive, l'attenzione e l'impegno principale è certamente rappresentato dalla prossima riforma degli ordinamenti proprio delle scuole superiori. Naturalmente questo comporta prendere decisioni molto complicate che investono questioni sociali, organizzative, professionali, addirittura l'intero sistema dei trasporti, che , nella città, è calibrato proprio sugli orari di apertura e chiusura delle scuole. E soprattutto per gli studenti: la scuola riformata saprà rispondere ai bisogni attuali di sapere e di conoscenza? 2. Con l'introduzione di alcune nuove riforme si taglieranno i corsi Mercurio (indirizzo informatico) ed Erica (indirizzo linguistico) del nostro Istituto; lei cosa ne pensa? Sarebbe favorevole a lasciarceli, dato che questo dipende dalla provincia? A proposito della riforma sui “tagli” ai Corsi Mercurio ed Erica stiamo lavorando da mesi con i Dirigenti scolastici delle dieci scuole superiori piacentine per affrontare al meglio sul piano organizzativo la fase di avvio, che è prevista per il prossimo anno scolastico. 3. Cosa vuol dire secondo Lei essere cittadino oggi? Se da un lato il diritto, la cittadinanza sono concetti che si alimentano di astrazione, cioè della capacità di rappresentare principi generali che sopravvivono all'usura del tempo e quindi anche al rischio dell'abuso da parte degli uomini, dall'altro si tratta insieme di concetti che si declinano e si specificano, nei contenuti concreti, proprio in un tempo dato. Oggi si discute di questioni giuridiche nemmeno ipotizzabili alcuni decenni fa, si pensi alle questioni etiche o imprenditoriali strettamente legate allo sviluppo frenetico e vorticoso delle tecnologie. E così il cittadino di oggi è certo sempre tale perchè risulta iscritto all'anagrafe di un Comune, ha dei documenti di identità magari oggi elettronici, ma sempre documenti e così via, ma certamente non è più cittadino come lo si era soltanto pochi decenni fa.

4. Cosa pensa della nuova materia di studio introdotta nelle scuole riguardante la cittadinanza e la Costituzione? A me pare una straordinaria opportunità la presenza del diritto nel curricolo degli studi per chi ce l'ha come te e così non posso che essere favorevole ad una diffusione generalizzata dello studio della Costituzione e della riflessione sulla cittadinanza. Mi sembra che gli studenti qui dovrebbero essere davvero molto attivi e propositivi, perchè questa opportunità non si trasformi in un pacchetto di nozioni, staccate dalla concretezza che ha la cittadinanza sociale, che lo si pensi o no. Gli studenti cioè hanno tutto l'interesse a produrre dei cambiamenti nell'approccio allo studio e alla conoscenza della legalità.

di Merlini Mara IV^ Co. C

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Il giorno 3/02/2010 il nostro Istituto ha ospitato la professoressa Annamaria Fellegara dell‟U.C., ex alunna del Romagnosi, ed abbiamo approfittato di questa iniziativa per porle alcune domande…

Quali sono i suoi ricordi di alunna del Romagnosi? Il Romagnosi è stata un‟ottima scuola. Abitavo a Piacenza, ma non vicino all‟Istituto e per questo ho fatto la strada per arrivare a scuola a piedi per cinque anni. Avevo scelto questa scuola perché mio papà era ragioniere e perché la contabilità e il bilancio sono sempre stati il mio pane. Erano anni difficili, le classi erano più numerose di adesso e perciò ci si poteva frequentare poco. I cinque anni di scuola superiore sono stati impegnativi; facevo attività extra scolastiche, come per esempio musica e davo anche lezioni; nonostante ciò, per me sono stati anni molto interessanti e positivi. Dopo la maturità mi sono iscritta, assieme a solo due mie compagne di classe, all‟università. Sapevo già che avrei fatto economia.

Abbiamo saputo che pensa che bisognerebbe valorizzare la nostra scuola. Come si potrebbe fare? Io credo che già gli insegnanti abbiano fatto un buon lavoro, ad esempio con i laboratori. Penso che non si debba scartare a priori l‟idea di fare l‟università, anche se per vari motivi la famiglia preferisce che si vada a lavorare. La laurea è un investimento importante, anche al costo di lavorare alla sera per studiare di giorno. L‟Istituto Romagnosi fa un ottimo lavoro: i ragazzi che ne escono hanno davvero una buona preparazione. Un istituto tecnico fatto seriamente ti permette di affrontare le sfide del cambiamento.

Abbiamo ringraziato la professoressa per la sua attenzione e la sua gentilezza e l‟abbiamo salutata,

sperando di avere la possibilità di rincontrarla presto.

di Mara Merlini IV^ Co. C

Ogni anno oltre 10.000 ragazzi scelgono l’Università Cattolica. Le cinque sedi dell’ateneo del Sacro Cuore 0ffrono opportunità non solo per la formazione professionale, ma anche per la realizzazione personale. Oltre il 50% di quanti hanno conseguito il titolo triennale e specialistico trova un impiego entro tre mesi, mentre entro sei mesi la quota supera il 70% per arrivare al 90% a distanza di un anno. Chi studia in Cattolica ha la possibilità di

trascorrere periodi di studio all’estero; inoltre per

affrontare il percorso universitario nel modo

migliore possibile si è creata la figura del tutor

che sostiene gli studenti nello studio. Infine la

Cattolica garantisce il sostegno economico,

servizi e aiuti per gli studenti diversamente abili e

per i collegiali.

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Itala Orlando abita a Guardamiglio (LO): è madre di quattro figli ed è proprio grazie a loro che l‟ho conosciuta; in particolare un suo figlio ha la mia età e siamo grandi amici sin dai tempi dell‟asilo…addirittura siamo nati con due giorni

di differenza e le nostre due madri erano nello stesso ospedale…sembra proprio una coincidenza! Itala è una persona straordinaria, molto cordiale e disponibile. Mi ha sempre colpito per il grande entusiasmo che mette in tutto quello che fa e per la sua particolare capacità di coinvolgere gli altri. Ha dei bellissimi riccioli e un sorriso che la

rende subito molto simpatica. La sua vita è molto intensa ed ha un lavoro che la coinvolge pienamente. Dal 1993 lavora nei servizi sociosanitari per anziani non autosufficienti, disabili psichici e persone in fase avanzata di

malattia, in un‟azienda pubblica di servizi alla persona che si chiama “Asp Azalea”. Quando le ho chiesto la sua disponibilità ad essere intervistata, ha subito accettato senza esitare neppure un secondo e addirittura senza sapere di

cosa si trattasse esattamente.

1-In cosa consiste esattamente il tuo lavoro? Mi sono sempre occupata di coordinamento dell‟organizzazione dei servizi, della formazione degli operatori, della progettazione di nuovi interventi e di comunicazione. L‟ultimo progetto a cui mi sono dedicata è l‟hospice, una casa per malati oncologici in fase avanzata di malattia, che necessitano di cure palliative. Le strutture in cui lavoro accolgono persone che per motivi di malattia, di non autosufficienza o di disagio sociale hanno bisogno di un‟alternativa alla casa, temporanea o definitiva, in cui ritrovare sicurezza, cure, protezione. Sono realtà che richiedono capacità di relazione e di accoglienza per potersi prendere cura delle diverse situazioni, ma che hanno bisogno anche di organizzazione, perché questi centri devono funzionare 365 giorni all‟anno, 24 ore su 24 e producono servizi che hanno un costo elevato. Le risorse principali di cui dispongono sono le persone, cioè operatori sociosanitari, infermieri, educatori, medici, psicologi, fisioterapisti e le persone sono la risorsa più preziosa e più costosa della nostra azienda. 2-C’è stato qualche caso che ti ha particolarmente colpito? Si incontrano tante persone particolari. Un ricordo speciale è per un ospite che è morto un paio d‟anni fa. Era un vagabondo che a un certo punto non si sentiva più sicuro a vivere senza dimora e senza aiuto e così ha deciso che era arrivato il momento di stabilirsi nel nostro Istituto. Era un personaggio stravagante, occhi azzurri, un affabulatore e un gran burlone, che prometteva milioni di miliardi a chiunque gli avesse regalato una sigaretta e lui ne fumava decine ogni giorno. Ormai aveva le dita bruciate dal fumo. Persona fortissima che diventava sempre più fragile, dal comportamento imprevedibile e un po‟ destabilizzante. Tante volte sembrava essere arrivato alla fine e tante volte si è ripreso come se avesse a disposizione un numero infinito di vite. E quando se ne è andato con la sua follia a volte simpatica a volte difficile ci è mancato, come un amico o un familiare. Mi colpiscono poi gli incontri che faccio in hospice, specie quando si

tratta di persone giovani che stanno vivendo il dramma di una malattia grave, che non può guarire e vedi che pian piano si affievoliscono, ma al tempo stesso diventano uomini e donne forti, che affrontano con coraggio, con speranza, a volte con inquietudine e con rabbia, i momenti più difficili della malattia e della vita. Quello che mi colpisce è il dolore e l‟accanimento della malattia, che rivela la fragilità di cui siamo impastati, tutti. 3-Con che realtà vieni a contatto tutti i giorni? Con una realtà a più dimensioni: da una parte gli ospiti, ciascuno con la propria storia di sofferenza, con la propria specificità, dall‟altra gli operatori, persone che per mestiere curano, stanno accanto, ascoltano, guidano, incoraggiano, ma per far questo hanno bisogno a loro volta di essere sostenuti, valorizzati, ricaricati perché possano fare bene il loro lavoro. E poi c‟è la dimensione più ampia, quella sociale e politica che faticosamente cerca di realizzare progetti che non sempre centrano l‟essenziale. Si vorrebbe fare di più e fare meglio, ma spesso questo non è possibile. Vi è come un conflitto irrisolvibile tra le ragioni dell‟organizzazione, dell‟economia, della politica e le ragioni delle persone. 4-Certe volte non hai mai detto “Basta, voglio smettere, voglio tornare indietro” ? Possono capitare momenti di sconforto, quando fai di tutto perché le cose funzionino e invece qualcosa va storto, tu stessa non ti senti all‟altezza della situazione e hai un senso di impotenza e di inconcludenza. Le organizzazioni come le nostre sono organismi fragili e vi è una variabile difficilmente governabili che è costituita dalla individualità e dalla imprevedibilità delle persone. L‟organizzazione vorrebbe ordinare, procedere per standardizzazioni e semplificazioni, i singoli, invece, rappresentano l‟elemento di spiazzamento, non si fanno ingabbiare dalle regole: sono una fonte di caos e di complessità.

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Questa intervista mi ha particolarmente colpito, non soltanto per le risposte che sono state veramente esaurienti e significative per me e, spero, per tutti i giovani che la leggeranno; ma soprattutto per il suo atteggiamento gioioso e

sereno che mi ha fatto sentire a mio agio durante tutta l‟intervista, nonostante si siano toccati dei temi piuttosto delicati. Ero realmente affascinato dalle sue parole e nonostante l‟intervista sia durata parecchio, avrei desiderato

starla a sentire più a lungo. Comunque ho portato con me una scintilla del suo coraggio e della sua gioia di vivere.

di Damiano Borella II^ A

Questo è il difficile, ma anche il bello del mio lavoro. Devi costruire organizzazioni leggere, quasi interiorizzate, per non opprimere l‟individualità personale, quella degli ospiti e quella degli operatori. Non è facile. Altre volte è l‟esposizione alla sofferenza degli altri che fa star male, quando davanti a te si compiono delle tragedie inconsolabili a cui non si riesce a dare un senso. 5-In cosa trovi la forza per andare avanti, in un lavoro che tutti i giorni ti mette in contatto con una realtà così particolare? Ho a disposizione diversi strumenti. Faccio parte di un gruppo, non sono sola, cerco momenti di confronto per esercitare una riflessione continua che mi permetta di comprendere in profondità l‟esperienza e trovare spazi di miglioramento, ma anche per avere conferme del valore di quello che si realizza in un servizio. Continuo a formarmi e a studiare, cerco di avere tanti interessi che mi permettano di stare in equilibrio. In questo senso la mia famiglia, che richiede una presenza attenta, è una fonte essenziale di riequilibrio. 6-Avresti mai pensati di fare questo lavoro? Cosa ti sarebbe piaciuto fare quando eri una ragazza? In realtà la mia formazione mi avrebbe portato all‟insegnamento o a un lavoro nell‟ambito della comunicazione teatrale. Inoltre per molto tempo sono stata contraria ai luoghi della istituzionalizzazione come le case di riposo. Il caso a un certo punto mi ha portato a Borgonovo val Tidone in quello che era l‟Istituto Andreoli, un misto di residuo psichiatrico e di casa protetta , una grande realtà da riorganizzare e innovare. E lì è scattata la passione, partendo dal presupposto che di quei servizi c‟era bisogno e dovevo rivedere i miei pregiudizi e operare per renderli migliori. Mi sono formata per fare questo lavoro e l‟esperienza acquisita mi ha portato a mia volta a diventare formatrice in molti corsi. Così sono ritornata a insegnare, però a degli adulti, e a lavorare sull‟apprendimento di un lavoro particolare, qual è il lavoro di cura in contesti organizzati. Poi all‟attività di formatore si è via via accompagnata anche quella di

comunicatore; il lavoro assistenziale ha bisogno di essere comunicato, non deve rimanere negletto o interessare solo gli addetti ai lavori. Le residenze per anziani e per disabili, l‟hospice fanno parte della comunità sociale, sono luoghi di vita e devono essere legittimati agli occhi della pubblica opinione, così come deve essere valorizzato il lavoro svolto ogni giorno dagli operatori di queste strutture. Comunicazione, quindi, come strategia di attenzione per questi luoghi in cui non si fa solo assistenza, ma si compie un‟opera silenziosa di civiltà . 7-Che scuola hai frequentato? Cosa ti ha spinto a fare questa scelta? Ho frequentato il liceo classico, mi sono laureata in

Filosofia, ho fatto una scuola di specializzazione post laurea in comunicazioni sociali. Poi ho seguito diversi corsi specialistici inerenti il lavoro in area sociosanitaria, l‟ultimo dei quali è un Master universitario sulle relazioni e i sentimenti nelle professioni educative e di cura. 8-In qualità di studente, volevo chiederti se ciò che hai studiato fondamentalmente ti è servito nel mondo del lavoro? Tutto quello che ho studiato e che mi ha coinvolto umanamente mi è servito

e continua ad essere una fonte di stimoli nella mia professione: dalla letteratura alla filosofia, dalla storia dell‟arte alla psicologia, dalla religione alla scienza dell‟organizzazione. E su tutto, quel che mi è servito di più è avere appreso un metodo che mi permette di apprendere saperi diversi e di farli interagire. Avere un metodo consente di affrontare la complessità. 9-Cosa consigli ai giovani di oggi? Difficile dare consigli, ma suggerisco, con convinzione, di sviluppare passioni positive per qualcosa di valore. E‟ bello dedicarsi a una passione positiva con entusiasmo, curiosità, voglia di costruire. E‟ fonte di stupore e occasione di realizzazione, oltre che di piacere. Ciascuno nel proprio settore è responsabile di quello che fa e di quello che non fa, di quello che è e di quello che potrebbe essere e ciascuno ha un talento da mettere a disposizione.

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Quando fuori fanno -10 gradi e in casa tua te ne ritrovi deliziosamente 22, cosa c‟è di meglio che ritrovarsi davanti a un computer e navigare tra un sito e l‟altro? Niente.

Ecco, a noi è capitato proprio così. Siamo entrate in un sito le cui foto ci hanno incuriosito: era quello di Marco Sgorbati,giovane piacentino dagli occhi trasparenti e franchi. Ne avevamo già sentito parlare da una nostra

compagna di classe che frequenta l‟Assofa; ci aveva raccontato che Marco aveva partecipato a un viaggio a Praga con loro per catturarne con la cinepresa ogni momento speciale.

Sempre all‟Assofa aveva svolto il suo servizio civile. Un po’ di tempo fa, inoltre, avevamo visto in una pagina della Libertà la sua foto, perché è stato il direttore della

fotografia del film „Principessa‟ del regista piacentino Giorgi Arcelli. George Lucas, il famoso regista statunitense della saga di Guerre stellari, quando l‟Etna eruttava, telefonò proprio

a Marco Sgorbati chiedendogli di filmare la scena. Insomma Marco è davvero un professionista. Naturalmente abbiamo provato il desiderio di conoscerlo meglio e

abbiamo scoperto una persona bellissima, che è stato un privilegio incontrare. Ma non vogliamo anticipare niente. Giudicate un po‟ voi.

1.Quale era il suo sogno nel cassetto da piccolo? Fino a 8 anni volevo fare l‟inventore e vivere a Billund in Danimarca dove fanno i lego; poi ho ripiegato sul ferroviere. Dagli 8 anni in poi sono degenerato ed ho iniziato a sognare di fare quello che ora sto facendo per campare. 2.E' riuscito a realizzare le sue aspirazioni? Certo, fin qui sono riuscito nei miei sogni, anche se devo dire che non è stato per niente facile. La cosa più complicata è però quando ti ritrovi a trent‟anni a dire: „…e adesso? ‟Inseguire le proprie passioni e i propri sogni comporta grandi sacrifici, rinunce e scelte importanti. Specialmente poi per portarli avanti e difenderli una volta raggiunti. 3.Se dovesse descrivere come era da piccolo, cosa direbbe? Decisamente un sociopatico. Devo dire che la mia infanzia è durata poco; mio papà è mancato che avevo 2 anni; sono andato all'asilo nido prestissimo perché mia mamma doveva lavorare molto per mantenerci. Mi ritengo fortunato ad aver avuto fin da subito pochi ma leali amici che sono tutt'ora le mie colonne.

4.E' cambiato il suo modo di pensare da allora? Se si, come? Ooooohh hai voja… anche se il grosso del cambiamento l'ho avuto quando ho iniziato a viaggiare e a lavorare seriamente, uscendo di casa e raggiungendo l'autonomia economica. Tanti pipponi mentali non te li fai più.

5.C'è stato un avvenimento nella sua vita che ha lasciato in lei un segno particolare? Si. A 20 anni un ubriaco al volante mi ha centrato in macchina in un incidente molto serio. Ho sfondato il lunotto della macchina con la faccia e sono atterrato sulla strada con un pezzo di sedile conficcato nella spalla. Porto ancora i segni e penso che me li terrò per sempre. Essere in fin di vita per giorni e poi ritornare sano e salvo a

casa è qualcosa che ti cambia il modo di concepire il mondo, è una rivoluzione totale. 6.Abbiamo visto, visitando il suo sito, che lavora nel campo della fotografia e del cinema. Come definirebbe il suo lavoro? Io sono direttore della fotografia, lavoro per il cinema, i documentari e la pubblicità. Sono il responsabile del look di un film o di uno spot, di tutto quello che si vede: dal trucco degli attori, al colore dei

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La sua semplicità, la sua disponibilità ci hanno conquistate. Seguiremo da lontano questo giovane cherubino dagli occhi azzurri e gli auguriamo tutto il bene che si merita.

di Merlini Mara e Manfredi Erika

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vestiti, al tono della scenografia, alla luce e alle inquadrature. I miei strumenti sono la luce, le ottiche, i filtri, le macchine da presa e i laboratori di stampa. Lavoro a stretto contatto con registi, scenografi, costumisti, musicisti, creativi e scrittori: tutte le figure che danno vita ad un film per poi farlo vedere al pubblico. 7.Da quanti anni è che svolge la sua professione? Ormai da 17 anni; ho iniziato molto presto. Già a 15 anni ero sui set a portare le casse della macchina da presa. Ho studiato molto, ma non sui libri. 8.Abbiamo saputo che durante il suo tempo libero riesce a dedicarsi al volontariato. Crede che questa sua esperienza arricchisca interiormente? Com'è nato il suo interesse per questa attività ? Credo che non sarei arrivato fin qui senza l'aiuto dei miei ragazzi autistici o con handicap di svariate gravità. La visione della vita e la condizione interiore di queste persone mi ha segnato. Non sono solo rapporti che sperimento quotidianamente nel mio lavoro creativo, ma che soprattutto mi hanno aiutato a capire per cosa vale veramente la pena di lottare. Sono diventato 'volontario' perché prima ero scout. Effettivamente mi ero un po' stufato di raccogliere

pigne, volevo qualcosa di più. e mi sono fatto mandare dai miei capi all'Assofa di Piacenza. Lo scoutismo rimane comunque per me una fede profonda, nella piena condivisione dei valori di cui si fa portatore. 9.Quali sono le sue emozioni quando si trova sul set di un film o sta per scattare una foto? Quando sto alla macchina da presa l'emozione più grande è sempre quella di essere il primo spettatore del film. 10.Nel suo tempo libero, oltre al volontariato, a cosa si dedica? Intanto sto ristrutturando casa con le mie mani mattone su mattone da anni, quindi di tempo libero ce n'è ben poco. Più che altro suono in un gruppo, per ora molto piccolo e senza velleità, ma cresceremo… 11.Crede che da qui a dieci anni, i suoi interessi saranno cambiati? Ma li mortacci tua spero proprio di no, anche perché non saprei come mantenermi. 12.C'è qualcosa della sua vita, che le non abbiamo ancora chiesto, che vorrebbe raccontarci? Oddio da dove comincio? 13.Quando si sveglia, qual è la prima cosa che le passa per la testa? Ma ci sta del latte in frigo? 14.Qual è il suo motto? Boh, dipende dal momento. Ora che sto girando il film di Ligabue la prima cosa che mi viene in mente è 'niente paura, ci pensa la vita mi han detto così', ma mi piace anche 'ehi jack, siamo in missione per conto di dio' dei Blues Brothers. Il mio vicino di casa vanta un epico 'il lavoro nobilita l'uomo e lo rende simile ad una bestia', ma mi sembra troppo poco sobrio quando lo dice.

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Si parla sempre più frequentemente di villaggio globale, di integrazione. L‟immigrazione nel nostro paese è un fatto, per di più un fatto di tutti i giorni, e solleva numerosi quesiti: come può essere favorita l‟integrazione di queste persone, partendo fin dall‟età scolare? È giusto additarle come “stranieri”? Solo chi proviene da un Paese diverso dal nostro può

essere definito tale? Le nuove generazioni sono molto frequentemente a contatto con queste realtà, oggettivamente diverse dalle

esperienze collezionate dalla maggior parte dei ragazzi: spesso ci si chiede come convivano i giovani all‟interno della scuola, se si siano “abituati” a questa convivenza, se l‟abbiano semplicemente accettata come una realtà imposta o se veramente condividano la voglia di integrazione, la voglia di scoprire diversità e uguaglianze che li uniscono a questi

“stranieri”. A questo proposito abbiamo intervistato il preside dell‟istituto Romagnosi di Piacenza, prof. Franco Balestra,

insegnante di grande esperienza, che ci ha offerto un quadro generale delle misure d‟accoglienza adottate dalle scuole, e dall‟istituto tecnico in particolare. Abbiamo anche scelto di dare voce a quei ragazzi che convivono ogni giorno con realtà d‟immigrazione: Manuel Tedoldi ed Elisabetta Monfasani frequentano l‟ultimo anno nello stesso

istituto Romagnosi, e si trovano a contatto con ragazzi stranieri della stessa età sia all‟interno della scuola sia all‟interno della loro stessa classe. Li abbiamo utilizzati come “campione” per rappresentare questa (relativamente

piccola) fetta di popolazione: qual è l‟opinione degli studenti? Come si vive in questo nuovo mondo globalizzato? Può ancora esistere un termine come “straniero” per etichettare chi non è nato nello stesso Paese?

Prof. Balestra, quali sono le attività intraprese dall’Istituto Romagnosi riguardo all’immigrazione? Si cerca prima di tutto di attuare un‟integrazione efficace, che non sia solo elementare associazione, come avviene di solito in situazioni lavorative di emergenza, ma vera e propria integrazione, cioè cerchiamo di proporre il nostro modello e fare in modo che venga condiviso. Le prime attività proposte sono volte all‟acquisizione della lingua; si tengono, infatti, delle lezioni extracurriculari di italiano. Nel frattempo si segue un protocollo di accoglienza per ridurre la situazione di svantaggio di questi ragazzi e si organizza il cosiddetto P.E.I. (piano educativo individualizzato), per rendere questa integrazione ancora più rapida ed efficace. Chi è per voi lo straniero? Manuel – Per me lo straniero è chiunque si allontani dal vivere comune. Non necessariamente un immigrato, quindi, che ha alle spalle una diversa cultura, ma anche chi ostacola la convivenza civile. Elisabetta – Lo straniero, secondo me, è l‟emblema della diversità. È straniero chiunque si distacchi dalla nostra mentalità. Per questo anche chi non segue le regole e in generale non pensa come gli altri viene classificato come straniero. Anche chi è nato nel vostro stesso Paese può essere dunque definito straniero? M – Sì, anche se è difficile considerare straniero un connazionale perché, condividendo la stessa cultura e le stesse tradizioni, ci sono più punti d‟incontro, più familiarità. E – Sì, assolutamente, perché anche un italiano come me può avere un‟altra mentalità. Nonostante la connotazione negativa che di solito assume il termine “straniero”, può essere applicato anche ad un anticonformista. Accoglienza significa adeguarsi a chi proviene da altri Paesi? M – Credo che l‟importante sia trovare un compromesso tra le varie culture. Si può essere accoglienti se l‟integrazione è qualcosa di veramente voluto, sia da parte di chi viene accolto che da coloro che dovrebbero accoglierlo. E - L‟accoglienza non è tale se è unilaterale, bisogna sempre cercare di venirsi incontro, accettando le diversità e cercando di imparare gli uni dagli altri.

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Limitare il numero degli alunni stranieri nella scuola elementare: cosa pensate di questo possibile provvedimento? M – Si arriverebbe ad una tolleranza forzata al posto di una reale accoglienza, quindi queste misure risulterebbero solamente negative. Penso che simili provvedimenti siano l‟espressione di una paura della diversità. E – Personalmente sono favorevole alle classi miste, perché la scuola deve essere il primo luogo dove imparare a conoscere le altre persone, quindi le altre culture, per non fermarsi alla semplice tolleranza. Come cambia, a vostro parere, la percezione della diversità nei giovani e negli adulti? M – Dipende dall‟individuo. I giovani hanno una mentalità ancora in formazione; credo sia più difficile accettare una diversità quando un certo modo di pensare è già radicato. In genere i giovani hanno più elasticità mentale, nonostante esistano casi di pregiudizi, ma è anche vero che si ha più tempo per cambiare idea. E – Negli anni le persone “contro” immigrati e stranieri stanno diminuendo, perché ora fin da bambini si è a contatto con realtà molto diverse dalla nostra. In questo senso credo proprio che i giovani rappresentino un segno di speranza per un maggiore rispetto.

di Arianna Molinaroli e Valentina Zilocchi V^ Co. B

Le innovazioni introdotte dalla riforma Gelmini partiranno dal 1 settembre 2010 e andranno a colpire anche il nostro Istituto. Dopo 150 di storia, il nostro G.D.Romagnosi sarà riformato. I provvedimenti principali sono 2 e riguardano l‟istruzione tecnica e il regolamento sulla valutazione. Gli istituti tecnici verranno suddivisi in due rami principali, il primo di amministrazione, finanza e marketing e il secondo turismo. Le ore di lezione, passeranno per tutte le classi da 36 a 32, ma solo il biennio avrà l‟introduzione del nuovo programma. Per quanto riguarda la valutazione invece, per poter accedere all‟esame di maturità sarà necessario aver conseguito la sufficienza in tutte le materie, compresa la condotta. Le norme introdotte hanno l'obiettivo di creare un rapporto più stretto con il mondo del lavoro e delle professioni, attraverso la più

ampia diffusione di stage, tirocini e l`alternanza scuola-lavoro e inoltre di offrire a tutti i giovani l‟opportunità di accedere ai più alti livelli culturali. Molti sostengono invece che il principale, se non l‟unico, obiettivo sia quello di risparmiare. Solo aspettando alcuni anni potremo stabilire con obiettività se questa riforma ha apportato o meno miglioramenti alla scuola. Chi vivrà, vedrà!

di Solenghi Valentina IV^ P.B.

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Come sappiamo tutti, ormai le riforme del ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini sono state approvate. Vediamo ora di capire di cosa si tratta. v La reintroduzione del maestro unico alle elementari : è una cosa che la maggioranza degli Italiani ritiene inutile e anzichè migliorare la scuola non fa altro che peggiorare la situazione, cioè tende ad abbassare i livelli di insegnamento di una delle poche cose che funzionano in Italia(secondo studi internazionali, la scuola elementare italiana è sesta al mondo), oltre a cancellare 60.000 posti di lavoro. E non dimentichiamoci dei grembiulini, che sono in ogni modo a carico dei genitori.. v Il 5 in condotta: doveva essere una specie di ricatto dei professori agli studenti ; peccato che non funzioni. Le conseguenze di una condotta poco limpida degli studenti dipende per quasi il 60% dai genitori e

per il 40% dai docenti e secondo me negli ultimi anni entrambe le figure hanno perso autorevolezza ..E un altra cosa: il 5 in condotta non servirà a limitare atti di bullismo; per quallo c´erano già l´espulsione e il carcere minorile. E questi sono solo alcuni esempi che riguardano la scuola elementare, ora vediamo qualche informazione sulla scuola secondaria di secondo grado: la nuova riforma è già entrata in vigore il 1° settembre 2009 per la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, mentre per la scuola secondaria di secondo grado bisognerà aspettare il 1° settembre 2010. Le novità principali riguardano l´introduzione di nuovi licei (scienze umane, musicale e coreutico), la riduzione degli indirizzi e le sperimentazioni.Gli istituti tecnici vengono riformati per soddisfare le esigenze del mondo del lavoro. Ed ecco come sarà la scuola a partire dall´anno prossimo: anzichè 10 settori e 39 indirizzi(per quanto rigurada gli istituti tecnici) si passerà a 2 settori e 11 indirizzi. Il nostro incubo più grande ke sono le ore da 60 minuti tornano di "moda" e quindi invece di fare 36 ore settimanali da 50 minuti ne faremo 32 da 60. Le ore di laboratorio aumentano sia nel biennio che nel triennio, e lo studio della lingua inglese verrà intensificato insieme alle scienze. E per quanto riguarda gli istituti professionali che erano suddivisi in 5 settori con 27 indirizzi, con la riforma passeranno a 2 microsettori con 6 indirizzi. C´è un percentuale abbastanza alta di studenti contari a questa riforma, ma ci sono persone che la pensano diversamente e che sono favorevoli. La maggior parte degli studenti è scesa nelle piazze per contestare, ma temo che non sia servito a nulla perchè la Gelmini ha

reagito dicendo: " I contestatori sono disinformati" ed è rimasta della stessa idea. Gli studenti favorevoli pensano che la decisione del governo sia abbastanza "intelligente" e sperano che la Gelmini realizzi ciò che ha intenzione di fare. Siamo tutti curiosi, anche se è dura non essere scettici: sembra molto fondato il timore che ciò che importa al ministro non sia la qualità del nostro sistema scolastico, ma, più tristemente,il risparmio.

di Asmae Laghrik II^ A

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Ho pensato di ntervistare un mio amico che, pur avendo solo 18 anni, pratica già del volontariato in Croce Rossa e mi ha particolarmente colpito, perché è in grado di conciliare questa attività con la scuola. Sappiano tutti ormai che pochi, se non pochissimi giovani riescono bene a far coesistere studio e volontariato, ma soprattutto sempre meno giovani sono attratti dal volontariato. Ma lasciamo la parola al nostro giovane intervistato. 1-Come mai hai iniziato a svolgere questa attività di volontariato presso la Croce Rossa? Avevo un po‟ di tempo libero nel quale spesso mi annoiavo e un po‟ anche la passione per l‟ambulanza e cosi ho deciso di lanciarmi 2-Da quanto tempo “lavori” in Croce Rossa? Sono quasi tre anni 3-In cosa consiste esattamente il tuo operato? Io faccio parte della componente giovanile ossia i pionieri. Il mio compito va dal socio assistenziale al servizio di emergenza118 e protezione civile 4-Dove pratichi volontariato? Sono volontario presso il comitato locale di Codogno 5-Quali sono i tuoi orari di” lavoro”? Diciamo che non ci sono orari prestabiliti. Sono di turno il martedì (sera o notte) a seconda se il giorno seguente avrò lezione. Oltre a questo turno faccio anche dell‟altro durante la settimana, dipende dalle necessità della sede 6-Riesci bene a conciliare il tuo lavoro, la scuola ed eventualmente qualche tuo hobby e passatempo? Generalmente sì, dipende un po‟ dai periodi . In ogni caso riesco abbastanza bene in tutto ciò che faccio. 7-C’è stato qualcuno o qualcosa che ti ha spinto a fare questa scelta? All‟inizio era l‟attrazione verso l‟ambulanza ma una volta entrato in C.R.I. ho capito che quella era solo la punta di un immenso lavoro portato avanti giorno per giorno. 8-Pensi che questa tua scelta ti possa aiutare anche in futuro? Sicuramente non in termini di profitto, ma penso che mi aiuti a saper gestire correttamente determinate situazioni. 10-Consiglieresti questa esperienza? Perché? Si, consiglio vivamente questa scelta perché non è certo tempo perso. E‟ più quello che si riceve rispetto a quello che dà e si entra a far parte di una grande famiglia. Ringrazio vivamente il nostro giovane volontario che con grande sincerità ed entusiasmo, ha risposto a tutte le nostre domande. Credo che sia veramente un esempio per tutti noi ragazzi, un invito a passare dalle parole ai fatti.

di Damiano Borella

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Pausa

Ogni tanto bisogna fare

una pausa

contemplarsi

senza l‟abitudine quotidiana

esaminare il passato

dato per dato

tappa a tappa

mattonella per mattonella

e non piangersi le menzogne

ma cantarsi le verità.

Pausa

De vez en cuando hay que

hacer

una pausa

contemplarse a sí mismo

sin la fruición cotidiana

examinar el pasado

rubro por rubro

etapa por etapa

baldosa por baldosa

y no llorarse las mentiras

sino cantarse las verdades.

(Mario Benedetti)

Ottimismo

Sono in Italia seduto sul balcone, Mangio una mela Provando 'na canzone. E dal capire mio puro Metto in gioco due mondi, Uno altamente scuro Grande l'altro e azzurro. Sono ricco conquistare le culture del deserto, Anche se vicino al mare Io rimango sempre aperto. Di giorno a scuola, la sera a casa, Per stare in bolla Non sono di razza.

E perchè sono in giro? Lentamente pensavo- Consumare l'abiro? O fare il bravo? E miei genitori? Dimentico loro? Non sono attori, Ma il mio tesoro. Ormai tutto perso, Non penso al passato Rifaccio il verso E sto riposato

(Nicolae Ciobanu III^ A serale)

Il 17 marzo alcune classi si sono recate al President per assistere allo spettacolo “Ragazzi permale”. Qui due ragazzi della comunità di recupero di San Patrignano ci hanno raccontato la loro storia di dipendenza dalle droghe e di come siano riusciti a liberarsene. Questa è una poesia scritta da uno di loro:

Poesia di notte

La notte spesso finisce, e arriva il giorno. Anzi, sempre. Gli uccelli iniziano a fischiare e ti chiedi: cosa hanno da fischiare? Un auto passa furtiva, vorresti sapere dove va, t‟immagini una vita dentro, coi colori, che sono poi, i colori che vorresti. Vivi attendendo una carezza che ancora non c‟è. Ma sai che anche il giorno spesso finisce, anzi, sempre. E di notte, si sa, arrivano i sogni a ricordarci certe cose.

(Tiziano Fabiani)

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“Giovani, stili di vita, sostenibilità”: sono stati questi i temi principali del “XVII convegno nazionale della stampa studentesca” che ha avuto luogo sabato 6 marzo nell‟ambito delle manifestazioni di “Torino 2010, capitale europea dei giovani”. Studenti appartenenti alle testate studentesche di Torino, Alessandria, Asti, Piacenza, Brescia, Cuneo, Ivrea si sono riuniti nella sede del Politecnico per una giornata che avesse come scopo principale il confronto tra i ragazzi impegnati nel giornalismo studentesco. Ha inaugurato a tutti gli effetti l‟evento la direttrice dell‟istituto Rosa Luxemburg, Stefania Barsottini, promotrice insieme alle autorità di Torino e della regione Piemonte dell‟iniziativa. La professoressa, dopo aver dato il benvenuto agli studenti e ai professori partecipanti, ha presentato la guida “Torino in che senso?”, distribuita ad ognuno dei presenti. Barsottini ha poi ceduto la parola a due rappresentanti della consulta degli studenti di Torino, che hanno aiutato ad organizzare l‟evento, e a una rappresentante della consulta di Piacenza, che ha ringraziato a nome di tutti gli studenti la città. <La parte migliore del Paese siete voi, perché l‟attività del giornalista ha risvolti sociali molto importanti>: ha esordito così il rettore del Politecnico Francesco Profumo, a sua volta ringraziando la Regione Piemonte, l‟assessorato alle politiche giovanili della città di Torino, rappresentato da Marta Levi, e il ministero dell‟istruzione nella persona di Giuseppe Pierro. Proprio Pierro ha presentato i portavoce di tutte le redazioni intervenute al convegno, che hanno esposto brevemente alcuni “contenuti forti” affrontati nell‟ultimo periodo di attività: abuso di alcol, lotta alle mafie, “pubblicità progresso” ideate dai ragazzi stessi, e il progetto “Democrazia 2.0”, terminato alcuni giorni prima, vertente sui temi di sostenibilità e utilizzo dei social network, i nuovi canali d‟informazione. Ha poi preso la parola Vera Schiavazzi, coordinatrice del master di giornalismo all‟Università di Torino, incoraggiando i ragazzi a seguire la propria passione per questa professione. Dopo il “baratto delle cose e delle idee”, occasione per scambiare copie delle varie testate presenti, insieme a progetti maturati e sviluppati nell‟ultimo anno, i ragazzi si sono distribuiti nelle varie commissioni. In ogni gruppo, costituito da studenti ed insegnanti, sono stati affrontati temi d‟attualità e connessi al mondo della scuola e del giornalismo, le cui conclusioni sono state registrate sul documento ufficiale, approvato all‟unanimità poco

dopo durante l‟assemblea conclusiva, introdotta da un breve video, omaggio a Falcone e Borsellino, testimonianza del successo del progetto ministeriale che coinvolge le scuole di tutta Italia, “La nave della legalità”. Il momento sicuramente più coinvolgente e, a mio parere, interessante, del convegno è stato il colloquio con Davide Mattiello. <Vedo attorno a me molta gente rassegnata. Le persone rassegnate mi fanno paura, perché non hanno più bisogno della verità>. Con questa citazione di Antonio Albanese inizia il suo intervento Davide Mattiello. Davide Mattiello è il referente regionale di Libera Piemonte, apparentemente una presenza incoerente ad un convegno sulla stampa studentesca. Eppure è stato proprio lui a suscitare maggiore curiosità nei giovani “giornalisti in erba”, come lui stesso li ha catalogati. “Libera. Associazioni, nomi e numeri

contro le mafie” è un‟organizzazione che si pone come obiettivo finale di sollecitare l‟impegno della società civile contro tutte le mafie, affiancando al lavoro dei corpi armati un‟intensa attività di conoscenza e impegno culturale. Una cultura e una conoscenza che devono arrivare prima di tutto da coloro che, nel nostro Paese, si occupano di informazione, secondo Mattiello, che ha esortato i ragazzi presenti a rendersi conto della necessità della verità nel giornalismo,

all‟esercizio di un giornalismo serio: <Conoscere la realtà per trasformarla, come hanno provato a fare Mauro Rostagno, o Ilaria Alpi, uccisi perché volevano portare a galla la verità>. Una preghiera ai futuri cronisti, parole forti e incisive, che hanno acceso la curiosità della platea, che al momento del colloquio lo ha letteralmente sommerso di domande. Mattiello ha risposto con ricordi tratti dalla propria esperienza, con la richiesta di tutelare le persone che ancora oggi, anche a costo della propria vita, tentano di difendere il diritto all‟informazione, e di fare lo stesso in futuro. <Quello del giornalista è il mestiere che rende il più grande servizio alla comunità, ma è anche il più pericoloso – conclude – perché la verità ha sempre un prezzo>.

di Valentina Zilocchi

V^ Co. B

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Possiamo oramai definire superato il concetto che vede le nazioni europee come delle realtà isolate le une dalle altre e che pertanto vivono in una dimensione fine a loro stesse, con problemi e vicissitudini da risolvere in modo indipendente. Grazie all' attuale Unione Europea sono stati abbattuti i muri che da sempre hanno tenuto "lontane" le nazioni vicine e possiamo considerare ora l' Europa come un unico grande stato dove i cittadini sono liberi di muoversi da un Paese all'altro e dove i problemi di ogni singolo Stato, economici o sociali che siano, vengono affrontati a livello europeo. L' incontro avvenuto tra noi studenti delle quinte e una ragazza rappresentante della Commissione Europea ci ha fatto capire come questa realtà sia un "vasto bacino" di possibilità, sia di studio che di lavoro, ma anche di viaggio e divertimento: sarebbe per noi un grande errore non usufruirne, restando di fatto chiusi nei nostri confini.

di Sara Cantoni

V^ Co. C

Ogni anno, soprattutto in estate, vengono abbandonati milioni di cani. L‟associazione “Qua la zampa” di Carpaneto lavora concretamente in difesa degli animali e dei loro diritti, inoltre collabora ed aiuta numerosi canili e gattili italiani ed esteri. “Qua la zampa” cerca persone che diano garanzie di buon trattamento ad animali randagi, abbandonati o maltrattati. Chiunque voglia diventare la nuova famiglia di uno o più di questi cani può contattare Michela o Lara che sono disponibili a darvi tutte le informazioni che desiderate.

MICHELA 338 9203975 LARA 347 7291643

Questo è Willi, uno dei cani addottati grazie all’associazione.

di Merlini Mara IV^ Co. C

...A volte si accomoderà sul tappeto fissandovi con occhi tanto teneri, affettuosi ed umani da intenerirvi e sarà impossibile credere che lì non vi sia un'anima… (Theophile Gautier)

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Se cercate sul dizionario il termine „pubblicità‟ troverete: Azione per far conoscere e acquistare un prodotto, propaganda. La pubblicità è un mezzo di comunicazione che mira a convincere il pubblico a comprare un determinato prodotto piuttosto che un altro, a votare uno invece dell‟altro. Nella pubblicità abbiamo due parti: il mittente e il destinatario. Il mittente è l‟elemento più importante poiché è da lui che parte il messaggio. Relativamente importante è il destinatario: il mittente deve riuscire a persuaderlo e quindi deve cercare di capire il suo modo di pensare, quali sono i suoi atteggiamenti davanti alla marca in discussione, e soprattutto la sua personalità. Il mittente quindi deve essere in grado di mettersi nei panni del destinatario per riuscire nella sua propaganda. Lo scopo principale è quello di far vendere il prodotto. Possiamo dire quindi che il fine ultimo è il guadagno. Una domanda che tutti ci poniamo è: ma la pubblicità è efficace? Cioè funziona, oppure è solo uno spreco di denaro? Pensate che mandare in onda un solo spot di 30 secondi durante il Grande Fratello costa a partire dagli 80 mila euro in su, figuratevi per chi ne vuole inserire più di uno. Questo dovrebbe farci arrivare a una semplice conclusione: noi siamo solo un mezzo che i canali televisivi usano per vendere; cioè noi veniamo venduti a coloro che realizzano la pubblicità. Prendiamo l‟esempio del Grande Fratello: più o meno questo programma lo seguono sia bambini che adulti, quindi durante la trasmissione il pubblico è più numeroso rispetto quello che c‟è alle 8 del mattino davanti ai cartoni. E la pubblicità nei programmi più seguiti costa ovviamente di più. Sta a noi non abboccare e ricordarci che chi ci tratta da clienti o ,peggio,come merce,invece che come persone non merita fiducia.

di Erika Manfredi IV^ Co. C

Il giorno 27 gennaio al teatro San Matteo è stato rappresentato lo spettacolo "Un albero: memoria dei giusti"del laboratorio teatrale della nostra scuola, guidato dalla prof. Stefania Zanfrisco. Lo spettacolo parla della storia di Perlasca e di Schindler , due fra i più conosciuti "giusti" che hanno segnato in positivo uno dei momenti più bui della storia , consentendoci di riflettere sull‟importanza della scelta individuale , nel passato e sempre . Infatti essere giusti significa innanzitutto assumersi la responsabilità di una scelta . Allora Perlasca e Schindler sono degli eroi? Non proprio. Sono delle persone comuni che in un momento particolare della loro vita hanno fatto scelte coraggiose. Essi ci insegnano che, anche in condizioni estreme, all´individuo rimane sempre il proprio spazio personale per erigere un piccolo argine nei confronti del male, smascherando quindi l´alibi del comportamento passivo di chi non ha agito. Allora possiamo dire che la memoria dei giusti è la memoria del bene,è aperta alla speranza, carica di responsabilità per chi la vive e può aiutare a risolvere i conflitti. E´ una memoria esaustiva di un crimine

contro l´umanità, perché essa contempla non solo la memoria del male commesso, ma anche di chi si è opposto alla macchina dell´annientamento. E´una memoria aperta alla speranza, perché con i loro agire da uomini, i Giusti hanno preservato l´idea fondamentale della speranza nell´ uomo, hanno difeso la civiltà umana.

di Rodica Oprea

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Per ricordare il massacro di più di 6 milioni di persone avvenuto circa 70 anni fa, che oggi si ricorda con il Giorno della Memoria (27 gennaio), noi, ragazzi della 1‟ Co. C abbiamo potuto assistere ad uno straordinario spettacolo; creato, realizzato e interpretato da un‟ unica attrice. Lo spettacolo “E‟ bello vivere liberi” è stato ideato scavando nella biografia di Ondina Peteani, la protagonista, che a soli 17 anni si dedicò alla lotta partigiana nel suo paese, in Friuli Venezia Giulia. La prima parte della sua vita è ambientata durante il fascismo, quando lei decide di aderire al comunismo. Deportata ad Auschwitz, la giovane sprofonderà nell‟incubo della deportazione nazista e perderà la vita. L‟originale allestimento ideato dall‟attrice Marta Cuscunà che dialoga in scena con alcuni burattini, i colpi di scena presenti in tutta la storia e la bravura rivelata dall‟ attrice nell‟interpretare diversi personaggi in poche mosse, hanno fatto di questo spettacolo il vincitore del Premio Scenario per Ustica 2009. Lo spettacolo “E‟ bello vivere liberi”, inoltre mette in luce altre tematiche interessanti, quali il contributo apportato dalla Resistenza all‟emancipazione della donna, i sogni di libertà, gli ideali di pace e fratellanza dei giovani che aderirono al Movimento di Liberazione.

Le opinioni della nostra classe sulla storia di Ondina Peteani sono risultate tutte positive e molti di noi si sono stupiti per come l‟attrice è riuscita ad intrattenere il pubblico per più di un‟ ora, senza trasfonnare lo spettacolo in un‟esibizione monotona. Molto toccante e imperdibile è stata la parte finale, in cui Ondina si disincama da Marta e diventa un burattino disarticolato, protagonista dell‟ ultima sequenza della storia. Nel dar vita ad Ondina deportata nel lager l‟attrice ci ha trasmesso tutta la violenza del nazismo. Il messaggio è chiaro: l‟orrore non va dimenticato e soprattutto, non si deve ripetere.

di Susanna Dosi

I^ Co. C

La lezione tenuta da Matteo Grigolini, brillante neolaureato in Economia alla Università Bocconi, ci ha aperto un mondo: ci ha fatto apprezzare la matematica come non ci era ancora capitato. Non avevamo mai riflettuto infatti sul fatto che la matematica potesse fornire risposte a quesiti complessi come: gli immigrati sono sistematicamente più “sovraistruiti” degli italiani? Con parole semplici, tipiche di chi ha le idee chiare, Matteo ci ha comunicato concetti interessanti come quello di “sovraistruzione” che si verifica quando il titolo di studio di un lavoratore gli ha fornito più competenze/conoscenze di quelle richieste per svolgere il suo mestiere. Lavorando su un campione significativo e considerando vari altri parametri, quali la distribuzione di italiani e stranieri sui diversi titoli di studio, sui tipi di occupazione, su fasce di età, Matteo ha costruito un modello statistico che lo ha portato a concludere che le caratteristiche significative che hanno più effetto sulla probabilità di essere sovraistruiti sono l‟essere straniero e, in minor misura, non essere in grado di usare un computer. Con stupore anche noi ci orientavamo facilmente tra grafici e principi economici. Qualcuno di noi, per ridere, ha detto: “Anche noi faremo una tesi così!”, ma sotto sotto molti lo sperano davvero. Può sembrare retorico, ma davvero la conoscenza è appagante. Grazie, Matteo, per avercelo dimostrato!

La V Co. C

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2010: UN ANNO MEMORABILE

Sono già passati 150 anni dalla fondazione del nostro Istituto e in occasione di questo speciale avvenimento il giorno 13 marzo è stata organizzata una conferenza stampa per rendere tutta la cittadinanza partecipe dell‟evento e comunicare il nutrito programma delle iniziative pensate per celebrare il “nostro” 150° compleanno. Innanzitutto si è ricordato che dalla nostra scuola sono nate tutte le scuole tecniche della città e che inizialmente il Romagnosi era nato come un istituto che garantiva un‟istruzione più pratica rispetto al liceo; un po‟ come oggi, insomma, con la differenza che un tempo era impossibile accedere agli studi universitari dopo aver conseguito il diploma, mentre ora molti di noi ogni anno scelgono di proseguire gli studi Successivamente il Preside Balestra ha annunciato le iniziative che si svolgeranno durante questo e il prossimo anno scolastico per festeggiare questo anniversario di notevole importanza. Le attività in cantiere sono:

La pubblicazione di un libro sulla storia della scuola, arricchito con fotografie Mostra fotografica sulla storia della scuola Mostra degli antichi strumenti dei laboratori di fisica e di scienze Mostra sulla biblioteca storica Iniziative per far conoscere la figura di Gian Domenico Romagnosi Serata con gli ex alunni del Romagnosi Numero monografico del giornale d‟Istituto (per chi non lo sapesse, il magico “The Mente”) Concorso fotografico e letterario rivolto a tutte le scuole Annullo postale dedicato a G.D. Romagnosi Rappresentazione teatrale

Varie altre manifestazioni saranno organizzate dall‟Associazione “Amici del Romagnosi”. Inoltre il professor Carini ha sottolineato il fatto che sono passati anche 30 anni da quando si è iniziato a studiare informatica nella nostra scuola. Dal 2002 il nostro Istituto è diventato centro di esame per l‟ECDL. A fine maggio, per premiare gli studenti che avranno conseguito la patente europea del computer, si terrà una cerimonia solenne. L‟incontro si è concluso con la speranza che tutti i progetti possano essere realizzati e apprezzati.

di Merlini Mara

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Far parte del giornale d’Istituto è una delle esperienze più coinvolgenti e motivanti che la scuola possa offrire. Al “Romagnosi” si deve riconoscere il merito di aver sempre creduto profondamente nel giornalismo studentesco, nel suo valore di elemento costitutivo e costituente della formazione e dello star bene a scuola.

Il giornalino è un bene comune, è di tutti coloro che fanno parte dell‟Istituto, che insieme crescono e fanno

crescere la scuola. Per questo è bello che sia gratuito, da sempre.

Il “The Mente” è una bella rivista; bella da tenere in mano, in primo luogo: a colori, stampata su una carta

consistente… ma soprattutto bella da leggere; sulle sue pagine i ragazzi parlano di sé, delle proprie

aspirazioni, comuni a tanti, delle proprie paure, che, se condivise, spesso si sciolgono come neve al sole,

delle proprie esperienze, anche quelle più dolorose, come l‟anoressia, il divorzio dei propri genitori o la

discriminazione. Raccontano di libri che hanno trovato interessanti, di films che val la pena di vedere, di

musica, di sport. Del loro mondo, insomma.

Anche le esperienze scolastiche vengono vissute e rivissute con maggior intensità sulle pagine del

giornale d‟Istituto: progetti effettuati in alcune classe diventano patrimonio comune, gli insegnanti e il

preside, i tecnici e i bidelli intervistati dagli inviati del “The Mente” appaiono in una luce diversa.

Ecco forse è questo il nocciolo della questione: il giornalino rafforza il senso di appartenenza, ci fa sentire

tutti persone che hanno qualcosa da dire e che vale la pena di ascoltare. I ragazzi lo hanno sempre

avvertito chiaramente ed hanno risposto con impegno ed entusiasmo, facendo del giornale un importante

momento di aggregazione all‟interno dell‟Istituto.

La redazione è sempre numerosa e conta alunni di tutte le classi, accomunati dal desiderio di guardare la

realtà interna ed esterna con occhi nuovi, giovani, e di darne notizia tramite le pagine del giornale,

facendosi voce di tutti i ragazzi dell‟Istituto.

I “giornalisti” del Romagnosi hanno dimostrato il loro valore sul campo meritando numerosi premi

prestigiosi: nel 2003, nell‟ambito del concorso indetto da Libertà/Cariparma, il “The Mente” ottenne un

riconoscimento speciale per la varietà e ricchezza dei contenuti e la proprietà dello stile giornalistico

mentre nel 2008 venne premiato come miglior giornale scolastico della provincia. Nel corso degli ultimi

quattro anni i ragazzi della redazione hanno ottenuto diverse menzioni e premi anche nell‟ambito dei

concorsi indetti dall‟associazione La Ricerca e dal Festival del Diritto.

Questo è merito anche del clima di collaborazione, di stima reciproca e di affiatamento che è da sempre il

motore del “The Mente”.

In particolare si ricordano gli insegnanti referenti nel corso degli ultimi decenni: prof. Adriano Corsi e Igino

Barani.

Gratitudine e stima particolari vanno alle caporedattrici del giornale che si sono avvicendate negli ultimi

anni: Sara Balduzzi, Jessica Rattotti e Mara Merlini. Il loro entusiasmo, la loro competenza e la loro

passione sono stati per tutti uno stimolo potente.

di Paola Cordani

Insegnante referente dal 2006

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ma anche un esempio di stimolante incontro di culture e altro ancora…

Non è facile tornare alla famosa “solita routine” dopo aver passato cinque entusiasmanti giorni con un gruppo di ragazzi polacchi, uno di ragazze spagnole e anche una decina di connazionali. Il progetto Connect-Pd, promosso e finanziato dall‟Unione Europea, ha coinvolto giovani di diverse età e culture con il fine di entrare

maggiormente in contatto con la realtà europea, ma anche favorire la partecipazione dei giovani nei meccanismi di democrazia rappresentativa e partecipativa nonché facilitare il dialogo tra i giovani e sensibilizzarli ad una cittadinanza attiva. I maggiori finanziatori di questo progetto sono stati La Provincia di Piacenza, il Consorzio Sol.Co Piacenza, il Comune di Cieza (Murcia, Spagna) e l'associazione St. Maximilian Kolbe House for Meetings and Reconciliation (DMK) (Danzica, Polonia), i partner sono sostanzialmente tre: Cieza (Murcia – Spagna), Piacenza e Danzica (Polonia). L‟esperienza vissuta qui a Piacenza è solo la seconda fase di Connect-PD: la prima si è stata vissuta da quattordici giovani (italiani e polacchi) a Cieza dal 29 Giugno al 4 luglio 2009, la seconda (dal 22 al 27 Marzo), ha coinvolto ben 25 ragazzi tra italiani, polacchi e spagnoli e la terza (e purtroppo ultima) fase si svolgerà a Lublin probabilmente i primi di Luglio, il tutto ha perciò una durata complessiva di 18 mesi. La caratteristica distintiva di questo progetto è l‟affrontare dibattiti circa temi molto attuali. I ragazzi devono, infatti, preparare e sostenere discussioni in lingua inglese, prendendo quindi una posizione e argomentandola. Aldilà della possibilità di esercitare l‟inglese e la capacità di esposizione, è un‟esperienza che favorisce l‟incontro e la conoscenza di altre culture che, anche se sono vicine alla nostra e comunque europee, possono svelare differenze. La validissima organizzatrice del progetto, Sara Bassi, oltre ad attività di tipo culturale, come la visita a Palazzo Farnese, alla Galleria Ricci Oddi e a Castell‟Arquato, aveva incluso nel programma svaghi e attività ludiche, per esempio i giochi proposti da giovani scout, che hanno unito ulteriormente il gruppo e, nonostante i giorni trascorsi insieme siano stati solo cinque, ci si è resi contovreso la fine dell‟esperienza che si era creata una bella atmosfera tra tutti i partecipanti, tanto che alla partenza dei ragazzi polacchi e delle ragazze spagnole non sono mancate le lacrime. Molte amicizie strette promettono di durare e questo è uno degli ottimi risultati del progetto.

di Arianna Molinaroli V^ Co. B

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Un‟occasione che la scuola ci ha offerto è stata quella di visitare la mostra riguardante la civiltà Inca tenutasi al museo di Santa Giulia a Brescia. Il popolo Inca si sviluppò tra il XIII e il XVI secolo nell’altipiano andino. Solitamente quando si sente parlare della civiltà Inca si pensa subito all‟oro e alla conquista spagnola che cambiò la storia Sudamericana. I conquistatori comandati da Pizarro approdarono alle coste del Perù nel 1532 con la speranza di trovare la città di El Dorado, ma trovarono l‟impero Inca. Sterminarono la popolazione e catturarono il Re Sole detto Atahualpa. Il Re Inca in cambio della sua vita e della libertà riempì una stanza di 50 metri quadrati con oro. Nonostante ciò Pizarro condannò a morte Atahualpa, il quale si convertì al cristianesimo e venne strangolato il 26 luglio 1533. Alla sua morte, il regno Inca terminò. Il valore totale del tesoro non può essere calcolato, sono stati ritrovati 185 mila kili di oro e 6 milioni di argento. Una delle loro particolarità sono le usanze completamente diverse dalle nostre. Questa civiltà, era solita riempire le tombe delle persone importanti con oggetti come vasi, collane, orecchini e

maschere funerarie in oro. Al museo abbiamo osservato alcuni oggetti ritrovati come per esempio statue di ibridi, bicchieri decorati con volti umani, stampi, ornamenti, narigueras, ecc.. Abbiamo osservato anche i quipus, sistemi numerici per tenere la contabilità che consistevano nel fare nodi su corde. Dai quipus, siamo arrivati alla mummia di un uomo all‟incirca di 30 anni, imbalsamato seduto per poi farlo assistere a eventi importanti, per esempio quando l‟imperatore doveva prendere delle decisioni lui poteva influire in modo positivo sulle sue scelte. Nella stessa stanza vi era un cranio di un uomo nobile, sacrificato. Abbiamo potuto riconoscere la sua classe sociale perché il capo era allungato: questo testimonia che ai bambini aristocratici veniva fasciato il cranio.

Soddisfatti di questi tesori e testimonianze abbiamo concluso la mostra osservando alcuni dipinti dell‟arte barocca Sudamericana ..

di Merlini Mara e Manfredi Erika IV^ Co. C

PartecipaRete è un progetto nato e proposto dalla provincia che coinvolge ragazzi di diverse scuole, dalle medie alle superiori, tra cui il nostro Istituto. Sei di noi( Silvia Idiris di V^ co. C, Mara Merlini di IV^ co. C, Cristina Prazzoli di IV^ co. A, Federico e Gabriele Ferlito e Tania Santi di II^ co. C ) hanno partecipato a tre incontri durante i quali è stato affrontato il problema delle disuguaglianze. Durante il primo incontro ogni istituto ha esposto il lavoro svolto e i diversi modi in cui è stata affrontata questa tematica con le diverse esperienze fatte nel corso dell´anno scolastico. Il passo successivo è stato portare le proposte e le possibili soluzioni ideate di fronte al Presidente della Provincia al fine di poter attuare delle iniziative concrete per risolvere questo problema. L´ultimo incontro svoltosi il 29 aprile a Bologna ha racchiuso tutto il lavoro svolto ed è servito come conclusione di questo progetto che ha avuto il pregio di mostrarci che la politica non è un mostro strano e lontano, ma qualcosa che ci riguarda tutti da vicino e a cui è bello partecipare.

di Prazzoli Cristina IV^ Co. A

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Sono orfana di un padre vivo.

14 ANNI DI VITA

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di Oprea Rodica I^ Co. C

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PIOGGIA SALATA Oggi piove; il rumore dell’acqua mi rilassa, ma vedere la pioggia mi intristisce… soprattutto se è inverno, è buio e fa freddo. Mi piace molto osservare il mondo dietro i vetri rigati dalla pioggia e sentire il calore della mia casa… il paesaggio bagnato assume strane sembianze. A volte amo passeggiare sotto la pioggia battente senza ripararmi con l’ombrello… ed ogni volta che le gocce mi scivolano addosso provo una strana emozione di abbandono e appagamento. Dicono che sentire la pioggia sulla pelle risvegli in noi i ricordi ed ispiri i poeti perché è una esperienza che si rinnova. Mi viene in mente un pensiero di Jim Morrison: ‹‹Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime››. A volte mi piace aspettare la pioggia “per non piangere da sola”. Il mio muto respiro si affanna dietro i vetri di una giornata invernale. Mentre nella mia mente scorrono immagini, pensieri e storie vissute. Pensieri bui mi affollano la mente e senza una ragione particolare scendono lacrime sulle mie guance… forse solo perché fuori sta piovendo. Piove dappertutto, anche dentro di me. Mi isolo, piango, sono delusa, amareggiatae, triste. Per una volta vorrei guardarmi allo specchio e non farmi così schifo, vorrei che qualcuno fosse orgoglioso di me, vorrei non essere sola. E se fosse vero quello che si pensa da bambini sulla pioggia? Se fosse vero, che sono le lacrime delle persone che non ci sono più? Quanta gente piange ora? Per chi sta piangendo? E soprattutto, perché? Piove e intanto penso se quest’acqua ha un senso: certo che la pioggia mette una certa malinconia e ti fa fare riflessioni stupide. Ma a me piace sentirmi stupida. Riflettere sull’assurdo è un modo come un altro per capire meglio questa pazzia che qualcuno chiama vita. Una parolina così corta che per una cosa così articolata. Richiudere tutto questo in quattro stupide lettere è un inganno, ti fa vedere tutto più semplice di quello che è. Ci vorrebbe una parola complicata, difficile da pronunciare, da ricordare, per dare senso a questo affannarsi alla ricerca del nulla. Un gioco a cui prendiamo parte senza sapere perché, senza sapere come vincere e soprattutto qual è il premio in palio. Pensare all’esistenza del Paradiso, a volte, aiuta, ma il più delle volte spaventa a morte. Serata brillante, passata alla finestra a guardare la pioggia. Sento la fronte congelata, le goccioline che scendono mi guardano come se fossi pazza…e forse la sono. Ho la necessità di scaldarmi il cuore. Una bella cioccolata ed una canzone che mi ricarichi è proprio quel che mi serve.

di Bonini Barbara III^ A Igea

3^ PREMIO: Fabio Contardi III^ A 2^ PREMIO: Iulia Cebanu IV^ Co. B

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1^ PREMIO: Federica Pagliara IV^ Co. A

2^ PREMIO: Betiola Ceka I^ Co. C

3^ PREMIO: Mara Merlini IV^ Co. C

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5^ Co. A

5^ B

5^ A

COMUNQUE VADA…

è stato un successo!!!

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5^ Co. C

5^ P. A

5^ Co. B

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Recentemente violenti scontri hanno coinvoltoil nord-ovest dell' India, perchè sullle pagine di un libro per le scuole elementari e su alcuni giornali è stata diffusa un' immagine di Gesù ritenuta offensiva: Cristo è stato raffigurato con una bottiglia di birra e una sigaretta in mano. Alcuni giovani cristiani sarebbero stati coinvolti dopo che avevano tentato di rimuovere l' immagine esposta in un mercato: gli Indù sono scesi in strada armati e hanno incitato alla violenza contro i Cristiani. Due chiese sono state incendiate. Questi scontri hanno terrorizzato tutta l' area del Punjab tanto che alcune parti della regione sono state chiuse totalmente: le persone sono state obbligate a stare a casa e i mercati chiusi. Mia cugina di religione sikh mi aveva comunicato per telefono che la situazione era critica; infatti anche lei, uscita da scuola, era stata attaccata da dei cristiani che le avevano lanciato delle pietre e per sicurezza aveva dovuto tornare dentro e passarci la notte; come le era stato proposto dalle sue professoresse prima di uscire. Visti dall' Italia ,in cui io sono residente dalla nascita, questi episodi non mi sono affatto piaciuti. Non mi sarei mai immaginata che, proprio nel mio paese, la mia religione e potesse portare a tanto e che una piccola immagine su un libro si potesse trasformare in grandi cartelloni trascinati per le strade. Voglio solo dire, che quando si è scatenata una lotta a sassi c'era anche chi lottava o per divertimento e senza ragione, oppure per tutt' altre ragioni di rivalità. La religione,insomma, mi pare poco più che un pretesto. E tutto questo è davvero molto molto triste.

di Navprit Kaur I^ Co. C

L‟8 gennaio 2010 a Rosarno (Calabria) è scoppiata una rivolta da parte degli extracomunitari impiegati nella lavorazione dei campi. I disordini sono iniziati dopo il ferimento di alcuni extracomunitari colpiti con un‟arma ad aria compressa. Gli immigrati, armati di spranghe e bastoni, hanno messo a ferro e fuoco alcune vie della città, nonostante l‟intervento di polizia e carabinieri schierati in assetto antisommossa, con scudi, “elmetti di sicurezza” e manganelli. Questo ha fatto infuriare i residenti, che hanno protestato dicendo: ” Non è possibile che abbiano creato questa confusione! Hanno mandato anche dei bambini in ospedale, una donna incinta ha abortito e un‟altra ha avuto un infarto”. Durante la guerriglia sono state distrutte alcune auto, rivoltati cassonetti dell‟immondizia e, danneggiate ringhiere di abitazioni e in più sono stati feriti una donna e un bambino.

Il giorno dopo, alcune decine di abitanti di Rosarno, hanno occupato il Municipio per protestare contro la presenza degli immigrati e chiedere che vengano mandati via. Il bilancio degli scontri parla di 7 immigrati arrestati (4 dai carabinieri e 3 dalla polizia), 32 persone ferite, di cui 14 immigrati e 18 appartenenti alle forze di polizia impegnate nei servizi di ordine pubblico. Secondo me, il modo migliore per confrontarsi è il dialogo, non la violenza. Troppo spesso si hanno pregiudizi nei confronti di chi riteniamo diverso per il colore della pelle o per il suo pensiero.

di Tinelli Luca II^A

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Domenica 7 Marzo 2010 è avvenuta la 15 edizione della Placentia Marathon che ha impegnato 2500 partecipanti. Questa maratona è stata accompagnata da vento e freddo che non hanno però fermato i concorrenti. In oltre è stata sfida aperta tra due politici, uno il sindaco di Piacenza Roberto Reggi e il presidente della provincia Massimo Trespidi che ne è uscito vincitore. La parte della maratona riservata alle donne è stata vinta da Federica Ballarini con un tempo di 2ore e

47 minuti che ha ottenuto la miglior prestazione Nazionale del 2010. Mentre il vincitore della parte che riguarda gli uomini è stato il campione dell‟edizione scorsa Philemon Kipkering (Keniano), il quale a tagliato per primo il nastro della maratona per la seconda volta in due anni. La maratona ha avuto due diverse competizioni, una che interessava soltanto la città di Piacenza con un percorso di 21km e 97m, che contava 700 partecipanti, l‟altra quella con un percorso più esteso che interessava anche la provicia di Piacenza si svolgeva su una distanza di 42 km e contava 546 concorrenti . Al riguardo è stata intervistata la professoressa Lavagnini che ha detto:”E‟ stata un‟esperienza molto buona. Giornali

e tv hanno dato parecchio spazio a questa manifestazione, che ha contato un‟ampia partecipazione. Questa maratona è stata organizzata da Armonia, un‟associazione no-profit, fondata 5 anni fa, che si rivolge soprattutto alle donne. Lo scopo era quello di ribadire l‟importanza del movimento e dell‟alimentazione sana.

di Guardiani Francesco I^ C

Si sta svolgendo in questi giorni il tradizionale torneo di pallavolo d‟istituto, che mai come quest‟anno ha riscosso tanto successo. Rispetto agli anni passati, infatti, il numero di squadre che hanno deciso di partecipare è aumentato notevolmente. Ciò è sintomo di un crescente interesse dei ragazzi nei confronti dello sport, dell‟agonismo e soprattutto della voglia di stare insieme. Il torneo, infatti, non è solo un occasione per dimostrare il loro talento nella pallavolo, ma anche un modo per stare in compagnia e rendere più saldi i legami di amicizia. D‟altronde la pallavolo, come tutti gli sport di squadra, stimola la mente dei ragazzi e li aiuta a legare tra di loro. La competizione prende il via verso la metà di marzo ed è aperta a tutte le classi del Romagnosi che vengono stimolate a parteciparvi dai rispettivi professori di educazione fisica, ai quali si deve la maggior parte del successo del torneo. Le squadre vengono suddivise in biennio e triennio e nei mesi di marzo aprile e maggio si svolgono gli incontri che culmineranno verso la metà di maggio. Il vincitore viene proclamato in occasione della giornata collettiva dello sport che si tiene, come da tradizione, al Polisportivo di Piacenza. Come prima partecipante, pertanto, invito tutti i ragazzi a partecipare a questa manifestazione e non perdersi la premiazione del vincitore!!

di Santi Jessica

IV^ P. A

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Beatrice Adelizzi, splendida ragazza di solo 21 anni, decide di lasciare lo sport per dedicarsi allo studio. Il sogno di molti giovani credo sia eccellere nello sport, avere grande successo e grandi capacità motorie. Essere conosciuti da tutti, essere una sorta di “VIP”, senza, apparentemente, fare grandi sacrifici. Ricordo ancora quando da bambino ogni volta che mi chiedevano cosa volessi fare da grande rispondevo sempre: “Il calciatore!”. Mi viene da ridere ancora adesso a pensare a quanto ero “stupido” nel pensare che potevo realizzare questo mio difficile sogno….e ora vengo a conoscenza del fatto che Beatrice molla il sincro, sport che l‟ha portata a grandi successi a livello mondiale, per dedicarsi allo studio universitario della biologia; il suo sogno da

ragazzina era infatti quello di diventare paleoantropologa. Penso che sia un duro colpo per lo sport, ma soprattutto per noi giovani e per tutti quelli appassionati di sincro, che vedono una dei maggiori talenti ritirarsi Penso che sia anche un grande messaggio a tutti gli studenti, come ogni mamma che ogni giorno ripete al figlio: ”Studia!”, anche Beatrice, in un modo diverso, vuole dimostrarci che lo studio è importante e sarà la scelta che cambierà tutta la nostra vita. A Beatrice, secondo me, sarebbe piaciuto continuare nel sincro, proprio ora che affioravano i primi risultati, soltanto che, a differenza di altri sport strapagati, il sincro non le dava quella stabilità economica, che le permetteva di vivere solo di sport. La sua scelta ci fa anche riflettere sul valore dello studio.

di Borella Damiano II^ A

Ha vinto numerose medaglie europee nella categoria juniores; agli Europei 2008 ha vinto la medaglia di bronzo nel singolo e la medaglia d'argento nel duo, in coppia con Giulia Lapi. Il 18 aprile 2008 ha ottenuto la qualificazione per l'Olimpiade di Pechino 2008. Il 23 luglio 2009 ha vinto la medaglia di bronzo nei mondiali di nuoto a Roma per la categoria solo libero entrando nella storia del sincronizzato italiano essendo stata la prima atleta azzurra ad arrivare al podio mondiale in questa disciplina.

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« Baarìa è un suono antico, una formula magica, una chiave. La sola in grado di aprire lo scrigno arrugginito in cui si nasconde il mio film più personale. Una storia divertente e malinconica, di grandi amori

e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi... » Con queste accorate parole il regista siciliano Giuseppe Tornatore descrive il suo ultimo film. Baarìa, in realtà Bagheria, un comune della provincia di Palermo, parla della storia: d‟Italia, della Sicilia, di Palermo e di tutte le persone che lì vivono. Rappresentante per tutti loro è Peppino Torrenuova, la cui storia interseca tante altre vite, nel bene e nel male. Un percorso che inizia con una corsa, una lunghissima corsa di bambino lungo Corso Butera, la spina dorsale del paese. Una corsa che diventa un volo e che trasporta il bambino (e lo spettatore) fino agli anni Venti, dove la storia comincia. Peppino, prima un bambino costretto a lasciare la scuola per andare a lavorare come bracciante, poi giovane pastore pieno di speranze per il futuro, è il filo conduttore che lega tante persone alle pietre di Bagheria, alla sua terra. Baarìa è un mondo a sé, non ci sono riprese che superino i confini invisibili del paese, sorvegliati dai mostri di Villa Palagonia. Peppino cresce, e così il paese, e i suoi abitanti: ci si sposa, nascono dei figli, la povertà inizia a farsi insostenibile, E poi la politica, che si impossessa dell‟anima di Peppino e lo porta via da casa, lontano dagli affetti. Ma Baarìa non perde i suoi figli: inevitabilmente il richiamo della “terra natìa” si fa sentire, e costringe a ritornare. Intanto i figli sono cresciuti, gli anni Ottanta sono arrivati. Il mondo si fa sentire sempre più forte, e riesce persino a strappare i giovani a quel Corso Butera che è stato la culla delle generazioni passate. Ma la corsa di Peppino, e di milioni di persone assieme a lui, non si ferma: sia essa quella di un padre che insegue un figlio che sta partendo, per regalargli la prima lacrima d‟affetto della sua vita, sia quella di un bambino che, svegliatosi da un sogno, deve tornare alla realtà, ma una realtà messa in dubbio persino da una singola perla. Uno dei film più sentiti da Tornatore, che racconta la sua Sicilia e la racchiude in un dipinto a volte burbero, a volte affettuoso. La pellicola, girata in dialetto bagherese, è stata ridoppiata in lingua italiana dagli stessi attori, per far sì che l‟aggiunta dei sottotitoli non rovinasse la poesia delle immagini e dei suoni voluti dal regista.

di Valentina Zilocchi V^ Co. B

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Labirinto multipli di 7 È necessario trovare il percorso nel labirinto cerchiando i numeri divisibili per 7. Ma occorre fare attenzione alle strade senza uscita, che sono da

contrassegnare con una X.

INIZIO

235 7 235 13 72 287 49 91 22

72 29 63 90 231 36 252 135 64

117 126 314 114 168 12 112 242 77

84 297 99 133 81 153 65 301 36

333 140 175 228 330 43 283 230 238

251 460 21 184 409 343 245 462 286

290 105 82 215 518 29 421 275 84

27 14 17 210 212 336 217 360 69

142 250 41 517 456 88 44 504 55

FINE

SOLUZIONI: LABIRINTO MULTIPLI DI 7

INIZIO

235 7 235 13 72 287 49 91 22

72 29 63 90 231 36 252 135 64

117 126 314 114 168 12 112 242 77

84 297 99 133 81 153 65 301 36

333 140 175 228 330 43 283 230 238

251 460 21 184 409 343 245 462 286

290 105 82 215 518 29 421 275 84

27 14 17 210 212 336 217 360 69

142 250 41 517 456 88 44 504 55

FINE

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Porta i soldi domani al più tardi.

Viene alla lavagna il numero Milena.

Nella società di persone è più importante la persona dei soli che del capitale della società.

Chi non ha capito lo dicesse!

Questo non è digeribilmente combustibile! (ma forse la parola giusta era commestibile?!?)

Stamattina mi sono lavata la faccia con acqua e salmone!

Affissando i crocifissi alle aule.

ALUNNA: “Prof ha già fatto le medie?” PROF: “ Sì, un po’ di anni fa.”

Lottarono Inghilterra e Prussia contro Prussia e Inghilterra.

Questi conti li schiaffiamo nella situazione patrimoniale.

Come si uccide un orologiaio? Colpendolo.

Una mela marcia e l’altra cammina.

“Cesare il popolo chiede se sterzi.” “No, vado dritto!”

Se io mi nutro e tu ti nutri, perché Frank si natra?

Abbiamo riso abbastanza, adesso pasta.

I carabinieri hanno deciso di aggiornarsi. D’ora in poi si chiameranno carabinoggi.

Perché l’arancia non va mai al mercato? Perché manda-rino.

Chi vuole intendere intenda, gli altri in camper.

Quando un ornitologo va al lavoro timbra il cardellino.

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