Morricone BAGLIONI

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WWW.CIAKMAGAZINE.IT CIAK € 4,50 IN ITALIA 07- luglio 2021 IN EDICOLA IL 30 giugno LE STAR DELLA NOSTRA VITA: TUTTI I VINCITORI (E I GRANDI SCONFITTI) DEL GIOCO-INDAGINE TUTTI I VINCITORI DEL GIOCO-INDAGINE INVASIONE HORROR IN SALA E IN STREAMING QUANDO A LUCIO BATTISTI E ME PROPOSERO UN FILM STILE ROMANZO CRIMINALE CLAUDIO BAGLIONI: QUENTIN TARANTINO IL PRIMO ROMANZO DI IL SEQUEL SI FARÀ SEX & THE CITY IL RITORNO DI BONG JOON-HO MADRE: PARLANO: CHRIS PRATT, DWAYNE JOHNSON, SCARLETT JOHANSSON, EMILY BLUNT, M. N. SHYAMALAN Morricone RITORNO AL CRIMINE FINALMENTE inedito Nelle chiaccherate con Gino Castaldo LA GUERRA DI DOMANI OLD THE FRENCH DISPATCH BLACK WIDOW JUNGLE CRUISE INDIANA JONES 5 A CLASSIC HORROR STORY PRIMO PIANO SU: ANCHE NANNI MORETTI IN GARA SULLA CROISETTE CIAK € 4,50 IN PORTOGALLO €7,50 SPAGNA €7,50, SVIZZERA CHF 10,80, FRANCIA €7,50, MC, CÔTE D’AZUR € 7,60, GERMANIA €11,50 MENSILE - ANNO 34- POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. A. P. - D.L. 353/2003 ART. 1, COMMA 1, NE/VR

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LE STAR DELLA NOSTRA VITA: TUTTI I VINCITORI (E I GRANDI SCONFITTI) DEL GIOCO-INDAGINETUTTI I VINCITORI DEL GIOCO-INDAGINE

INVASIONE HORRORIN SALA E IN STREAMING

QUANDO ALUCIO BATTISTI

E ME PROPOSEROUN FILM

STILE ROMANZOCRIMINALE

CLAUDIOBAGLIONI:

QUENTINTARANTINO

IL PRIMOROMANZO DI

IL SEQUEL SI FARÀSEX & THE CITY

IL RITORNODI BONG JOON-HO

MADRE:

PARLANO: CHRIS PRATT, DWAYNE JOHNSON, SCARLETT JOHANSSON, EMILY BLUNT, M. N. SHYAMALAN

Morricone

RITORNO AL CRIMINEFINALMENTE

ineditoNelle

chiaccheratecon GinoCastaldo

∙ LA GUERRA DI DOMANI

∙ OLD

∙ THE FRENCH DISPATCH

∙ BLACK WIDOW

∙ JUNGLE CRUISE

∙ INDIANA JONES 5

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CLAUDIO BAGLIONI«IL CINEMASECONDO ME»Il cantautore romano,di nuovo al successocon lo show musical-cinematografico Inquesta storia che è la mia,racconta per la primavolta il rapportostrettissimo col cinema,il suo lontano debutto daattore e «quel progetto diun film stile Romanzocriminale con LucioBattisti»

Di Claudio Baglioni,dei suoi 50 anni dicanzoni entrate nel-la cultura popolare,delle collezioni darecord nella musicalive e in studio - tra

gli altri, l’album italiano più venduto disempre, con le 4 milioni di copie di La vitaè adesso, il primo show live con il palco cir-colare circondato dal pubblico da ogni lato,e il concerto con più pubblico in un singolostadio: quasi 90 mila paganti all’Olimpico diRoma nel 1998 - e dei 25 di fortunatissimeincursioni nella grande tv (da Anima Miaalla conduzione del Festival di Sanremo),più o meno tutti crediamo di sapere tutto.Anche la sua voglia di sfide sempre nuoveè nota, per questo non ha stupito che abbiatrasformato lo stop imposto dal lockdownalla sua (vendutissima) nuova tournée inun’occasione per creare un “show totale”,ripreso come un film, che sta raccogliendograndi numeri di visione sulla piattaformaITsART: si chiama Questa storia che è lamia, come il suo ultimo album di inediti, èrealizzato all’interno del Teatro dell’Operadi Roma con le sue canzoni suonate daun’orchestra, e l’intera struttura è occupatada perfomance di vario tipo, in una im-postazione davvero “totale”, «alla RichardWagner».Quella che conoscono in pochi, invece, è lapassione di Baglioni per il cinema. Enorme,presentissima nella sua creatività al puntodi essere considerato nell’ambiente «il piùcinematografico dei cantautori italiani»,anche se in 50 anni di percorso artistico siè sempre rifiutato di fare il regista («almenofino a ora – dice - ma mi stai facendo torna-re la voglia!») e ha recitato da attore solo inuna occasione, praticamente sconosciuta.Per questo, parlare con lui di cinema, visto,frequentato, “utilizzato” per le sue canzonio anche solo sfiorato, diventa una occa-

sione preziosa. Oltre che una miniera distorie e aneddoti davvero sorprendenti.Ecco esempio: «In realtà - svela in una in-tervista a Ciak – i miei incontri mancati conil cinema sono stati tanti. Una volta negliAnni ’70 venne addirittura fuori il progettodi un film da protagonista da fare assieme aLucio Battisti. Non un film musicale, ma unasorta di Romanzo Criminale ante litteramin cui saremmo stati due balordi in bilicotra crimine e redenzione. Poi la cosa non siconcretizzò. Chissà che strada avrebbe presola mia vita».

In questi anni hai dimostrato di saperfare praticamente tutto, canzoni, spetta-coli, tv. E c’è stato anche un film ispiratoa Questo piccolo grande amore. Lo haiscritto, ma non diretto. E sei da semprel’ideatore di show con superano l’idea diconcerto. Perché non hai mai provato afare il regista?E pensa che me l’hanno proposto tantevolte! Anche se più che altro in passato.Innanzitutto, arrivato a questo punto dellamia carriera, e anche della mia anagrafe,non puoi essere un principiante: se fai qual-cosa, devi saperne anche un po’ di tecnica.Anni fa mi hanno detto: «Il regista lo fai,e accanto ti mettiamo un assistente moltorodato o un direttore della fotografia peravere consigli». Non ho accettato: credo cheun regista sia anche un “tecnico”, non soloun creativo. Quando vado a vedere un film,apprezzo non solo gli attori e la storia, maanche il modo in cui è girato, le trovate e leintuizioni che dipendono dalla scelta delleinquadrature o dal montaggio. Inoltre miassale il dubbio che se hai avuto successo inqualche campo, non è detto che tu riesca intutti gli altri. Ci sono esempi in cui questonon è successo. Però ne sono attratto, siadal fare una vera e propria opera musicalesia dal lungometraggio. Diciamo che mihai rimesso il tarlo!

Un momentodello show

In questa storiache è la mia,

disponibile sullapiattaforma

ITsArt.

ClaudioBaglioni ha

compiuto70 anni il 16

maggio.

ClaudioBaglioni

(il secondoda sinistra) eLucio Battisti

(il quinto traquelli in piedi)ad una partita

della Nazionalecantanti negli

Anni ‘70.

DI FLAVIO NATALIA

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ClaudioBaglioni hapubblicatofinora 38 album,tra inediti, live,raccolte e cover.

Sechiudigliocchi,qualè ilpri-mo filmche ti viene inmente?Sempre Blade Runner. Perchéè proprio un film che mi ha se-gnato, ho messo addirittura lafrase finale di Rutger Hauer neL’ultimo omino, un brano con-tenuto nell’album Io sono qui.

Da ragazzo andavi spesso alcinema?Sì, con passioni che cambiavanoa seconda dell’età: ho avuto inna-moramenti “barbari” per tutto ilcinema del terrore e dell’orrore.Dove alcuni rarissimi esempierano dei capolavori, e il restoera roba di vampiri e zombie improbabili.Ma il pubblico che diventava protagonista.

In città smaliziate come Roma, il pubblico parte-cipava, come a teatro, con battute memorabili.

Poiquelmondo lohai anche frequentato.Qua-li proposte ti sei trovato ricevere o magari adeclinare?Quella per me e Battisti te la ho già raccontata.L’ultima proposta invece me l’ha fatta CheccoZalone per partecipare aTolo Tolo: ma gli dissi laverità: in quel momento avevo scritto il branoGlianni più belli per il film di Muccino, e sarebberousciti più o meno nello stesso periodo. Non misembrava corretto rispetto al lavoro che già avevopromesso. La cosa che un po’ mi dispiace è di nonaver mai avuto, a parte qualche documentario equalche canzone, esperienze come autore di co-lonne sonore. Mi incuriosirebbe fare il musicistaal servizio di una storia e di immagini inventateda altri.

IL CINEMA SECONDO ME

Claudio Baglioni nella retrocoverdell’album Questo piccolo grandeamore (1972).

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«Èquasi un film musicale per la filosofiache lo ispira e le tecniche di ripresa.L’ho definito un “concerto-spettacolototale” per la difficoltà di trovargli una

didascalia. Tutto a causa del Covid!».Claudio Baglioni racconta così lo show In questa storia cheè la mia, in cui si fa accompagnare da188 tra musicisti, bal-lerini e performer nell’esecuzione dei brani del suo ultimoalbum di inediti, disponibile (e acquistatissimo) da giugnosulla piattaforma ITsART.«Dopo aver pubblicato l’album omonimo – spiega – cheanni fa sarebbe stato definito un concept album, volevorealizzarne uno sviluppo con immagini. L’occasione si èpresentata durante una vicenda eccezionale come quella delCovid. Avevo altre collaborazioni con il Teatro dell’Opera diRoma, in previsione dei concerti di Caracalla poi rinviati al2022, e mi ero già esibito lì due volte. Vedendolo chiuso, eparlando col soprintendente Carlo Fuortes, si è pensato di“occuparlo”, cercando di ripercorrere le orme di Wagnerquando pensava al teatro totale: prendere le mosse cioè dallepartiture del disco, dove c’era già un grande uso dell’orchestra,di strumenti naturali, acustici, mescolando però i linguaggi,tra coro lirico e coristi moderni, l’orchestra sinfonica, la band,il corpo di ballo con i performer di Giuliano Peparini, eandando a cercare nell’immagine, nella fotografia, nel par-ticolare, nella simbologia, nella coreografia, quelle letture chepotessero raccontare ancora di più questa storia dove l’amoree il tempo sono protagonisti. Abbiamo superato pareti e spazitradizionali: la platea senza poltrone è diventata, con tuttii palchi intorno, una specie di cortile del mondo, ma siamousciti fuori, per le scale, nei corridoi, negli spogliatoi, nelfoyer, nei camerini, per raccontare questa storia.Tuttovieneripreso a 360 gradi, con le telecamere che girano intornoalla scena, la scrutano anche dall’alto. SI è avverato il miosogno, coltivato nel tempo, che un concerto potesse diventarespettacolo ma anche fornire tante altre suggestioni».Il tour live di Baglioni (oltre 2000 show in 40 anni di car-riera, 60 milioni di dischi venduti) ripartirà nel 2022. ■

Sulla piattaforma ITsART Questastoria che è la mia, lo show ispiratoall’ultimo album di Baglioni, cheha trasformato l’Opera di Roma inun unico grande set: dalla platea aicamerini

«LO SPETTACOLOTOTALE»DISPONIBILEIN STREAMING

LinoMusellacon IsabellaRagonesealph

Un momento delloshow In questa storia

che è la mia.

In realtà un album comeQuesto piccologrande amore “è” un film, nel senso cheè scritto come un film, oltre ad essere undocumento particolare perché raccontadi quella parte della gioventù dell’epocanon politicizzata ma che non viveva co-me i “grandi” gli avevano detto…È proprio così: quando l’ho presentato aidiscografici della RCA di Roma, era sottoforma di sceneggiatura breve, una ventinadi righe. Poi ho scritto man mano i bra-ni secondo la successione di un copione.Come un’opera unica. Avevo 20 anni, egià pubblicato due album di scarsissimosuccesso, fatti alla maniera dei cantautoridi quegli anni, con simbologie e formuleda ermetismo poetico. Invece il linguag-gio di Questo piccolo grande amore erail linguaggio dei dialoghi di un film, illinguaggio della strada, della vita. All’e-poca mi inimicai qualcuno, per questo:mentre tutti pensavano agli argomenti di“impegno” io scrivevo un intero disco suuna storia d’amore post-adolescenziale.Però fu una rivoluzione! Mi definirono

“cinematografico”. Valse anche per l’albumsuccessivo, Gira che ti rigira amore bello,una specie di Easy Rider in territorio ita-liano. Per non parlare di Io sono qui, del1995, che è dedicato proprio all’idea delcinema: micro-canzoni con il linguaggiodelle sceneggiature “cantato”, dove si parladi interno notte, di movimenti di macchi-na, di primi piani, piani totali. Per dirti lamia fascinazione nei confronti del cinema,e anche l’invidia, per le molte armi cheha dalla sua.

Per un periodo hai avuto una fama cu-riosa: si diceva che chi lavorava con teprima o poi vinceva l’Oscar. È accadutoa Vangelis, che ti aiutò con gli arrangia-menti diE tu e poi prese la statuetta perle musiche diMomentidigloria, a Salva-tores che ti fu accanto in tante videoclip,e poi arrivò all’Oscar conMediterraneo...Sì, è vero. La collaborazione con Salvato-res è culminata nel videoclip de La vita èadesso. Ci ha legato un doppio successo,lui dopo ottenne con Mediterraneo unOscar e io posso ancora vantare l’albumpiù venduto di sempre nella discografiadel nostro Paese,Lavitaèadesso, appunto:circa quattro milioni di copie, numeri cheoggi si vedono col binocolo. C’è stato an-che Bacalov a dire il vero, io e lui abbiamofatto insieme l’albumSabatopomeriggioe poi ha preso l’Oscar per le musichede Il Postino.

Una scena del filmQuesto piccologrande amore,

diretto da RiccardoDonna nel 2009.

Baglioni scrisse lasceneggiatura con

Ivan Cotroneo.

Checco Zalone(44 anni).

Rutger Hauernella scena

finale di BladeRunner, di

Ridley Scott(1982).

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ClaudioBaglioni haall’attivooltre duemilaconcerti.

L’anno scorso hai scritto Gli anni piùbelli per il film omonimo di Muccino.L’impressione è che in quella canzonetu abbia messo due ingredienti su cuigià ragionavi: la nostalgia inevitabile,mapure la consapevolezzachegli “annipiù belli” sono anche questi ancora davivere. Hai accettato per questo?Beh, sì, la canzone suggella il film e inparte ne fa la sintesi. Il brano lo avevo inmente già da prima, poi ho incontrato Ga-briele che mi ha chiesto di usare, durantela storia sui destini dei quattro personaggi,le canzoni E tu come stai? e Mille giorni dite e di me, che fanno da “calendario” alle

cantavo provini per i pezzi degli altri, come unasorta di “stuntman”. E poi gli autori lo mandavanoa Mina, o a Patty Pravo. Con Zeffirelli invece mibloccai, malgrado vocalmente non fosse un branodifficile. Ancora non so il perché. Se non fossestato per lui, che pur non essendo una personafacilissima mi incitò a insistere, avrei rinunciato.Un blocco da emozione, forse. Perché ero vera-mente emozionato.

Ti è capitato altre volte un “blocco da emo-zione”?Sì, quando entrai nel catino dell’Olimpico di Ro-ma nel 1998 assieme ai musicisti sopra il pianaledi un tir giallo la prima volta in cui quello stadiofu completamente aperto a un concerto. Appenamisi fuori la testa e vidi questo anello imponente,pieno di gente, ho avuto un blocco, partii in ri-tardo con il canto, e non riuscivo a capire niente.Più che un blocco, fu una specie di trance, di voloin un’altra dimensione.

Anche quello show aveva qualcosa di cinema-tografico.Il palco era una sorta di croce gigantesca chearrivava da una curva all’altra e tra le due tribu-ne. Una sorta di astroporto! E poi fu la prima

IL CINEMA SECONDO ME

Un’immaginedi Fratello sole,sorella luna, diFranco Zeffirelli(1972).

Più in alto,ClaudioBaglioni eGabrieleMuccino sul setde Gli anni piùbelli.

vicende narrate. Io stavo già lavorando almio album, e pensavo all’idea che il tempoc’è anche prima che certe cose succedano:cioè, è vero che si pensa agli anni più bellicome a quelli in cui si era più giovani,si aveva più futuro davanti, ma lo sonoanche quelli che stiamo vivendo e quelli“dell’attesa” che certe cose accadessero,prima che cominciassimo a vivere certevicende. Con Gabriele è rimasta la vogliadi collaborare ancora.

La tuaprimacollaborazionecon il cine-ma invece fu da interprete, 50 anni fa,perFratello sole, sorella luna, di FrancoZeffirelli: è vero che all’inizio non vo-levi cantare la canzone firmata da RizOrtolani?Quella è una piccola leggenda nata dopo.In realtà mi bloccai! Quando mi chiama-rono a fare il provino del pezzo, all’iniziodel 1971, ero un illustrissimo sconosciu-to. Avevo amato con la mia fidanzata diallora, Romeo e Giulietta di Zeffirelli. Aquell’epoca, per la Rca facevo anche il“ghost-interprete” ed ero bravino, avendola fortuna di una buona estensione vocale:

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volta, dopo gli show che avevo fatto nellearene al chiuso, in cui portammo le altrediscipline: c’erano addirittura pattinatoria rotelle, danzatori di tango, ballerini diflamenco, arcieri. Era un sogno “alla Wa-gner”, appunto: mettere tutte le espressioniartistiche insieme e fonderle in un’unicaopera.

Durante i primissimi anni da cantautoredi successo avrai incontrato altri mostrisacri del cinema. Di chi hai un ricordoparticolare?Fellini l’ho incontrato una volta e mi fecemolto ridere: gli si avvicinò uno e comin-cio a raccontargli: «Maestro, sa, io ho fattoquesto e questo…». Lui annuiva e poi, allafine, con la sua vocetta un po’ acuta: «E’sti cazzi». Mi dissero in seguito che lofaceva spesso, gli piaceva scherzare in quelmodo. Ma avresti dovuto vedere la facciadell’interlocutore (risate). Ho conosciutoanche Alberto Sordi, a cui era piaciutoQuesto piccolo grande amore. Con lui eFellini feci anche Sorrisi e canzoni: per ilsettimanale uscì un servizio sui “Nuovisette re di Roma”, e c’erano Falcao, arriva-

to a Roma, Andreotti, Fellini, Gassman,Sordi, Valentino e io. Ero emozionato,avevo già incontrato Falcao ma tutti glialtri no. La cosa buffa è che facemmo lefoto sulla scalinata del Campidoglio, maognuno per conto proprio, e poi furonomontate! Una delusione micidiale (risate).

Ricordo che una volta in tv hai anchevoluto giocare colGattopardo…Sì, nella trasmissioneL’ultimo valzer, chefacemmo con Fazio dopo Anima mia.Lì c’era anche la competizione oltre allacollaborazione: Fazio e il suo gruppettodi autori si divertivano a mettermi in dif-ficoltà. Una volta, ad esempio, adAnimamia stavo per presentare una cosa e An-na Galiena mi diede un bacio a stamposulla bocca e se ne andò. Ma non eranocose previste! Lo fecero anche quandocon Claudia Gerini, dovevamo ripeterela danza iconica di John Travolta e UmaThurman in Pulp Fiction. E così anche ilvalzer con Claudia Cardinale, che appuntodoveva ricordare ilGattopardodi Viscon-ti. La Cardinale, dopo la danza, moltobenevola nei miei confronti, mi disse: «Unpo’ rigido, però bravo! Il portamento c’è».

Ci hai spiegato perché finora non haivoluto fare il regista, e svelato quel lon-tano progetto alla Romanzo Criminalecon Lucio Battisti. Dopo di allora nonhai più avuto voglia di fare l’attore?Altrochè: mi è rimasta un po’ di voglia difarlo in un film d’avventura. Se penso cheHarrison Ford a 80 anni gira l’ennesimoIndiana Jones! Invece l’unico fatto dellamia carriera da attore fu in uno sceneggia-

to tv di Leandro Castellani, Indagine sullascomparsa di un fisico atomico, sul casoMajorana. E io, capelli lunghi, camiciaindiana portata da casa, feci un hippiepacifista che prende la chitarra e suonaper quaranta secondi una mia canzone,alla maniera dell’inizio di Questo piccologrande amore. Però è finita lì, la mia car-riera è stata stroncata sul nascere!

Baglioninegli Anni ‘70.

Dall’alto,Baglioni in una

scena dellosceneggiato Ipotesisulla scomparsa diun fisico atomico,

di LeandroCastellani (1972) ei titoli di coda dello

sceneggiato.

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