Dire di Dio alla fermata del bus · come agnelli in mezzo ai lupi». Gesù per primo è l’Agnello...

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DI ACHILLE PROSTAMO er convertire l’uomo – scri- veva papa Montini nel 1964 – bisogna accostarlo e par- largli. Dio non mandò il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché sia salvato per mezzo di lui». Con queste parole Papa Paolo VI e il Concilio lanciarono oltre cin- quanta anni fa il dialogo interreli- gioso con il decreto Nostra Aetate e l’enciclica Ecclesiam Suam (1964) che ponevano la Chiesa aperta al dialo- go con le grandi religioni e l’Occi- dente cristiano. Da qui, il significato della “missione alle genti” e dell’annunzio, che non veniva più visto come un’imposizio- ne o una proclamazione, ma come dialogo con l’altro per testimoniargli la vita e trasmettergli con la parola la “fede che salva”. La missione non di- ventava più solamente un dare, ma un dare e un ricevere nel dialogo fra- terno. Sono trascorsi oltre cinquanta anni dall’impostazione di Papa Mon- tini e la “Nuova Evangelizzazione, u- nita alla Missionarietà” proseguono il loro corso seminando sempre più frutti succosi. Come? La missionarietà oggi non coinvolge più solamente i preti e le suore. Lo stesso attuale Pontefice, pa- pa Francesco, insiste nel dire che vuo- le “una Chiesa missionaria” inclu- dendoci dentro tutti i battezzati, cre- denti e praticanti. Se per secoli, l’an- nuncio della Parola era stato prero- gativa dei ministri ordinati e si espli- cava con l’omelia o le prediche, oggi la Chiesa considera la missionarietà come sinonimo di testimonianza. Forse questo anche grazie all’innal- zamento del livello culturale dei fe- deli laici che ha fatto sì che a molti lai- ci sia stata riconosciuta la possibilità di fare catechesi ai bambini, ai giova- ni e agli adulti. Oggi si è missionari ovunque e con chiunque, nel mon- do. Ne è un esempio Lucia, una gio- vane donna di origini campane tra- piantata nel Lazio ormai da molti an- ni, che ha vissuto una missione pro- P « prio quest’estate in E- tiopia, a Soddo, al- l’interno di un villag- gio gestito dai sacer- doti salesiani. «Mis- sionarietà è una pa- rola molto bella, ma non semplice da de- finire. Credo che sia necessario viverla», ci racconta Lucia. «La molla che mi ha spin- to finalmente a parti- re per una missione è stata il voler restitui- re un po’ dell’Amore e dei Doni che ho ri- cevuto nella mia vita. E quest’anno era arri- vato il tempo giusto per me per impe- gnarmi concretamen- te per gli altri. Homesso a disposi- zione tutto il mio tempo libero per andare in un paese povero e capire come si vive la vita, con la consape- volezza di essere “serva inutile”. Il 25 Luglio insieme ad altre otto persone sono partita per l’Etiopia, destinazio- ne Soddo, un villaggio a sud del pae- se, per un’esperienza di animazione in un oratorio salesiano di quasi un mese». «La nostra – prosegue Lucia – è stata una missione di assoluta ordinarietà: non abbiamo costruito pozzi o stra- de e non essendo medici non abbia- mo salvato vite umane, abbiamo fat- to “semplicemente” attività di orato- rio, collaborando con i missionari sa- lesiani che stabilmente sono a Soddo. Eppure è stata un’esperienza di asso- luta straordinarietà, per il contesto in cui è avvenuto: tutto era una sorpre- sa per noi, tutto nuovo, tutto diverso. Abbiamo stabilito relazioni con i bambini e i ragazzi che frequentava- no l’oratorio, basate su poche cose semplici: sguardi, gesti e fiducia». Si- curamente, conclude, «nella nostra quotidianità c’è tanto da fare; nelle nostre periferie, concrete e figurate, ci sono molte persone da conoscere e in- contrare». la storia. «Chi ha visto non può tacere» bbiamo chiesto a fra’ Alessandro Cavicchia, dei Fran- cescani Minori del Lazio, di raccontarci della sua e- sperienza di missionario Gerusalemme. Cosa l’ha spinto a viverla la missione? Questo desiderio è fiorito nella mia vita insieme alla consa- pevolezza della vocazione alla vita, ed alla vita cristiana e fran- cescana. Intendo dire che mi sento naturalmente portato ad esprimere e condividere quanto vivo, raccontare ciò che è parte della mia vita. Ci racconti un esempio di qualcosa che le ha particolar- mente segnato il cuore. Vivendo per molti mesi all’anno in un paese a maggioran- za islamica ed ebraica, ma questo è vero anche nella nostra Italia, il semplice camminare per strada manifestando la mia fede, per esempio usando l’abito religioso, è una esperienza di testimonianza e missione. Attraversando silenziosamen- te le vie della città ho visto che ciascuno può manifestare u- na reazione diversa: talvolta vedo rispetto, accoglienza, sti- ma. Altre volte percepisco incomprensione, rifiuto, indiffe- renza, quando non ostilità. In qualche caso, i segni di rifiu- to sono stati più espliciti, come sputi, derisione, o bestem- mie. In senso opposto, ricordo che una volta mi intrattenni a parlare con un uomo di nazionalità ebraica, il quale mi confidò la sua grande stima per Gesù, quasi fino alla fede, sebbene non sentisse il bisogno di una adesione formale. Se potesse invitare gli altri a vivere la missionarietà nel quotidiano, cosa consiglierebbe? La missione nasce dall’autenticità dell’incontro con il Si- gnore. Esiste un momento nella nostra vita, che non si può inventare, ma semplicemente accade, in cui il mistero di Dio si lascia riconoscere. È una grande responsabilità po- ter dire in tutta coscienza di aver avuto un’esperienza di fe- de, di aver incontrato il Signore. Chi ha “visto”, non può tacere. (Ac. Pro) A Il Lazio ad Assisi igliaia di persone han- no invaso Assisi da ve- nerdì a ieri, la maggior par- te provenienti dal Lazio, la regione che quest’anno ha offerto l’olio per la Lampada votiva dei comuni d’Italia de- dicata a San Francesco. Nel 75° anniversario della sua accensione, che per prima la nostra regione fece ardere, il sindaco di Roma, Ignazio Ma- rino, ha compiuto questo ge- sto di affetto verso il patro- no d’Italia durante la cele- brazione presieduta dal car- dinale Vallini con l’episco- pato laziale. Nel messaggio all’Italia di Renzi e nel salu- to di Zingaretti sono emerse parole di pace e speranza per il nostro paese e per la nostra regione. Simone Ciampanella M pellegrinaggio EDITORIALE NON ESISTE MISSIONE SENZA PREGHIERA AMBROGIO SPREAFICO * apa Francesco nella Evangelii gaudium scrive: «Io sono missione su questa terra e per questo mi trovo in questo mondo» (273). Una Chiesa «in uscita» è una Chiesa in cui ogni cristiano vive questo spirito come la sua vocazione: uscire per incontrare, ascoltare, comunicare la gioia del Vangelo. La Chiesa vive se accetta l’invito pressante e continuo dell’Evangellii gaudium alla «conversione missionaria». Solo una «Chiesa in uscita» può assaporare la gioia della missione, altrimenti rischierà di logorarsi ed estinguersi solo trattando i suoi problemi interni o litigando alla ricerca di ruoli e piccoli poteri. La giornata missionaria mondiale, che centra la nostra attenzione sulla missio ad gentes, ci ricorda che non possiamo ignorare che oggi le «genti» sono anche in mezzo a noi. La passione missionaria ci spinge oltre il già fatto, verso le periferie delle nostre città, là dove la gente cerca un senso, dove i poveri sono considerati uno scarto, dove la globalizzazione e la crisi creano tante paure, mentre l’individualismo divide invece di unire e renderci un popolo. Due cose chiede Gesù quando invia in missione i settantadue: «pregate» e «andate». Preghiera e missione si accompagnano. Non esiste missione senza preghiera. Quando diminuisce lo spirito di preghiera diminuisce anche la forza missionaria della Chiesa. La preghiera è il fondamento della missione. Parte tutto da lì, da quella comunione con Dio che solo la preghiera stabilisce e fa crescere. Seguono poi alcune indicazioni, che Gesù lascia ai discepoli. Innanzitutto egli evidenzia la difficoltà della missione: «Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi». Gesù per primo è l’Agnello di Dio, il mite che viene sacrificato sull’altare per affermare che solo nell’amore e nella mitezza sono la vittoria. Egli è «il mite e umile di cuore». In un tempo come il nostro, nel quale l’ostilità verso i cristiani provoca violenza e morte, davvero le parole di Gesù suonano vere. Ma Gesù non si rassegna alla violenza. Ci chiede di andare come uomini di pace, capaci di guarire le ferite dell’odio e della violenza e di mostrare la forza della compassione, prendendo solo l’essenziale, quello che egli stesso ci dona. Certo, l’opposizione e il rifiuto continueranno a fare parte della missione della Chiesa. Ma il Vangelo della pace mantiene la sua forza anche nella violenza e nell’ostilità. Alla fine anche i settantadue tornarono da Gesù con la consapevolezza che era possibile combattere i lupi, vincere la violenza comunicando il Vangelo della pace. Da qui la loro gioia, perché la vera gioia viene dalla vittoria del bene sul male, dalla pace che sappiamo comunicare con le nostre parole e la nostra testimonianza. Il male non prevarrà, anche se sembra forte e talvolta persino invincibile. Ce lo dicono i missionari martiri, coloro che hanno resistito alla violenza con l’amore. Fu la loro vittoria, come quella di Gesù, che Dio ha fatto risorgere dai morti sconfiggendo il male più terribile, la morte. Per questo anche la nostra gioia è nella certezza che i nostri nomi sono scritti nei cieli, nel libro della vita e dei figli della resurrezione, coloro che hanno vinto il male con l’amore. * Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino Presidente della Commissione episcopale per la cooperazione missionaria tra le Chiese P Ottobre missionario, per «avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie» Il 19 la Giornata mondiale eriferie, cuore della missione» è lo slogan per la prossima Gior- nata Missionaria Mondiale (Gmm) 2014, scelto da Missio, organismo pastorale del- la Conferenza Episcopale Italiana. «La pa- rola “periferie” – spiega una nota della Cei – ricorre frequentemente nel magi- stero di papa Francesco; lui che si è pre- sentato quasi venuto dalla fine del mon- do e che ci spinge continuamente a “u- scire”, a creare nelle comunità le condi- zioni per favorire “l’inclusione”, non po- teva che richiamare tutta la Chiesa a rag- giungere le “periferie esistenziali”: di- menticati, esclusi, stranieri, umanità in- somma ai “margini” della nostra vita». P « l’appuntamento ALBANO PER CRESCERE COME CHIESA a pagina 3 ANAGNI «ACCOMPAGNARE» DENTRO LA FEDE a pagina 4 C. CASTELLANA QUELLA PAROLA CHE CI LIBERA a pagina 5 CIVITAVECCHIA LA FORMAZIONE PER RINNOVARE a pagina 6 FROSINONE ESSERE «SERVI» E AMICI DI GESÙ a pagina 7 GAETA «ECCO È QUESTA LA NOSTRA CASA» a pagina 8 LATINA MANDATO PASTORALE IN CATTEDRALE a pagina 9 PALESTRINA INSTABILITÀ E SPERANZA a pagina 10 PORTO-S. RUFINA «DALLA PAROLA LA VITA» a pagina 11 SORA PELLEGRINI CON MARIA a pagina 13 TIVOLI BORGONUOVO, CONCLUSA LA VISITA a pagina 14 LAZIO SETTE nnunciate il Vangelo!». C’è un solo comando del Signore ri- sorto, così come ci raccontano i Vangeli. Sì, tante indicazio- ni, persino un “comandamento nuovo”. Ma un solo “ordine”: pro- clamare la buona notizia, ammaestrare le nazioni. E san Giovanni Paolo II nella celebre enciclica “Redemptoris Missio”, al n.2 ha scrit- to che “la fede si rafforza donandola”. In maniera simile, papa Fran- cesco ha scritto nella sua splendida esortazione apostolica “Evange- lii Gaudium” che “Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa”. Così, alla ripresa delle attività ecclesiali e in questo mese di ottobre dedicato alla dimensione missionaria della vita cristiana, è bello sco- prirsi investiti dal Signore da questo invito ad annunciarLo. Mi pia- ce sottolineare due cose. La prima è che non occorre nessun “per- messo” per evangelizzare! Gesù, attraverso la Chiesa, già ce l’ha da- to nel Battesimo e l’ha confermato nella Cresima! Se volessi fare il catechista dei ragazzi di 14 anni devo avere un mandato specifico del mio parroco. Ma se devo parlare di fede alla fermata dell’auto- bus non devo chiedere nulla a nessuno, ma solo la grazia allo Spiri- to Santo. La seconda è che non c’è nulla che annunci il Vangelo co- me una comunità di persone che vivono insieme nel nome del Si- gnore. Sì, le parole. Ma la vita in comune è il vero segno che dice del Vangelo. Una famiglia che vive di fede, il cui amore nasce dal Signore e che con gioia affronta le mille piccole sfide di ogni giorno è quel- lo che può valere più di mille omelie splendide di un grande predi- catore. E Dio – e non solo Lui – sa quanto questo bene sia prezioso. Francesco Guglietta A « NELLE DIOCESI RIETI SANITÀ PUBBLICA È L’ORA DEI FATTI a pagina 12 Dire di Dio alla fermata del bus Domenica, 5 ottobre 2014 Avvenire - Redazione Roma Piazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483 Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected] Coordinamento: Salvatore Mazza DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 IX RAPPORTO UN POPOLO DI MIGRANTI a pagina 2 IL FATTO Insieme agli altri dentro il mondo

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DI ACHILLE PROSTAMO

er convertire l’uomo – scri-veva papa Montini nel 1964– bisogna accostarlo e par-

largli. Dio non mandò il Figlio nelmondo per condannare il mondo,ma affinché sia salvato per mezzo dilui». Con queste parole Papa PaoloVI e il Concilio lanciarono oltre cin-quanta anni fa il dialogo interreli-gioso con il decreto Nostra Aetate el’enciclica Ecclesiam Suam (1964) cheponevano la Chiesa aperta al dialo-go con le grandi religioni e l’Occi-dente cristiano. Da qui, il significato della “missionealle genti” e dell’annunzio, che nonveniva più visto come un’imposizio-ne o una proclamazione, ma comedialogo con l’altro per testimoniarglila vita e trasmettergli con la parola la“fede che salva”. La missione non di-ventava più solamente un dare, maun dare e un ricevere nel dialogo fra-terno. Sono trascorsi oltre cinquantaanni dall’impostazione di Papa Mon-tini e la “Nuova Evangelizzazione, u-nita alla Missionarietà” proseguonoil loro corso seminando sempre piùfrutti succosi.Come? La missionarietà oggi noncoinvolge più solamente i preti e lesuore. Lo stesso attuale Pontefice, pa-pa Francesco, insiste nel dire che vuo-le “una Chiesa missionaria” inclu-dendoci dentro tutti i battezzati, cre-denti e praticanti. Se per secoli, l’an-nuncio della Parola era stato prero-gativa dei ministri ordinati e si espli-cava con l’omelia o le prediche, oggila Chiesa considera la missionarietàcome sinonimo di testimonianza.Forse questo anche grazie all’innal-zamento del livello culturale dei fe-deli laici che ha fatto sì che a molti lai-ci sia stata riconosciuta la possibilitàdi fare catechesi ai bambini, ai giova-ni e agli adulti. Oggi si è missionariovunque e con chiunque, nel mon-do. Ne è un esempio Lucia, una gio-vane donna di origini campane tra-piantata nel Lazio ormai da molti an-ni, che ha vissuto una missione pro-

P«prio quest’estate in E-tiopia, a Soddo, al-l’interno di un villag-gio gestito dai sacer-doti salesiani. «Mis-sionarietà è una pa-rola molto bella, manon semplice da de-finire. Credo che sianecessario viverla», ciracconta Lucia. «Lamolla che mi ha spin-to finalmente a parti-re per una missione èstata il voler restitui-re un po’ dell’Amoree dei Doni che ho ri-cevuto nella mia vita.E quest’anno era arri-vato il tempo giustoper me per impe-gnarmi concretamen-te per gli altri. Homesso a disposi-zione tutto il mio tempo libero perandare in un paese povero e capirecome si vive la vita, con la consape-volezza di essere “serva inutile”. Il 25Luglio insieme ad altre otto personesono partita per l’Etiopia, destinazio-ne Soddo, un villaggio a sud del pae-se, per un’esperienza di animazionein un oratorio salesiano di quasi unmese».«La nostra – prosegue Lucia – è statauna missione di assoluta ordinarietà:non abbiamo costruito pozzi o stra-de e non essendo medici non abbia-mo salvato vite umane, abbiamo fat-to “semplicemente” attività di orato-rio, collaborando con i missionari sa-lesiani che stabilmente sono a Soddo.Eppure è stata un’esperienza di asso-luta straordinarietà, per il contesto incui è avvenuto: tutto era una sorpre-sa per noi, tutto nuovo, tutto diverso.Abbiamo stabilito relazioni con ibambini e i ragazzi che frequentava-no l’oratorio, basate su poche cosesemplici: sguardi, gesti e fiducia». Si-curamente, conclude, «nella nostraquotidianità c’è tanto da fare; nellenostre periferie, concrete e figurate, cisono molte persone da conoscere e in-contrare».

la storia.«Chi ha visto non può tacere»bbiamo chiesto a fra’ Alessandro Cavicchia, dei Fran-cescani Minori del Lazio, di raccontarci della sua e-sperienza di missionario Gerusalemme.

Cosa l’ha spinto a viverla la missione?Questo desiderio è fiorito nella mia vita insieme alla consa-pevolezza della vocazione alla vita, ed alla vita cristiana e fran-cescana. Intendo dire che mi sento naturalmente portato adesprimere e condividere quanto vivo, raccontare ciò che èparte della mia vita. Ci racconti un esempio di qualcosa che le ha particolar-mente segnato il cuore.Vivendo per molti mesi all’anno in un paese a maggioran-za islamica ed ebraica, ma questo è vero anche nella nostraItalia, il semplice camminare per strada manifestando la miafede, per esempio usando l’abito religioso, è una esperienzadi testimonianza e missione. Attraversando silenziosamen-te le vie della città ho visto che ciascuno può manifestare u-

na reazione diversa: talvolta vedo rispetto, accoglienza, sti-ma. Altre volte percepisco incomprensione, rifiuto, indiffe-renza, quando non ostilità. In qualche caso, i segni di rifiu-to sono stati più espliciti, come sputi, derisione, o bestem-mie. In senso opposto, ricordo che una volta mi intrattennia parlare con un uomo di nazionalità ebraica, il quale miconfidò la sua grande stima per Gesù, quasi fino alla fede,sebbene non sentisse il bisogno di una adesione formale.Se potesse invitare gli altri a vivere la missionarietà nelquotidiano, cosa consiglierebbe?La missione nasce dall’autenticità dell’incontro con il Si-gnore. Esiste un momento nella nostra vita, che non si puòinventare, ma semplicemente accade, in cui il mistero diDio si lascia riconoscere. È una grande responsabilità po-ter dire in tutta coscienza di aver avuto un’esperienza di fe-de, di aver incontrato il Signore. Chi ha “visto”, non puòtacere. (Ac. Pro)

A

Il Lazio ad Assisiigliaia di persone han-no invaso Assisi da ve-

nerdì a ieri, la maggior par-te provenienti dal Lazio, laregione che quest’anno haofferto l’olio per la Lampadavotiva dei comuni d’Italia de-dicata a San Francesco. Nel75° anniversario della suaaccensione, che per prima lanostra regione fece ardere, ilsindaco di Roma, Ignazio Ma-rino, ha compiuto questo ge-sto di affetto verso il patro-no d’Italia durante la cele-brazione presieduta dal car-dinale Vallini con l’episco-pato laziale. Nel messaggioall’Italia di Renzi e nel salu-to di Zingaretti sono emerseparole di pace e speranza peril nostro paese e per la nostraregione.

Simone Ciampanella

M

pellegrinaggio

E D I T O R I A L E

NON ESISTEMISSIONE

SENZA PREGHIERA

AMBROGIO SPREAFICO *

apa Francesco nella Evangeliigaudium scrive: «Io sonomissione su questa terra e per

questo mi trovo in questo mondo»(273). Una Chiesa «in uscita» èuna Chiesa in cui ogni cristianovive questo spirito come la suavocazione: uscire per incontrare,ascoltare, comunicare la gioia delVangelo. La Chiesa vive se accettal’invito pressante e continuodell’Evangellii gaudium alla«conversione missionaria». Solo una«Chiesa in uscita» può assaporare lagioia della missione, altrimentirischierà di logorarsi ed estinguersisolo trattando i suoi problemi internio litigando alla ricerca di ruoli epiccoli poteri. La giornatamissionaria mondiale, che centra lanostra attenzione sulla missio adgentes, ci ricorda che non possiamoignorare che oggi le «genti» sonoanche in mezzo a noi. La passionemissionaria ci spinge oltre il giàfatto, verso le periferie delle nostrecittà, là dove la gente cerca unsenso, dove i poveri sono consideratiuno scarto, dove la globalizzazione ela crisi creano tante paure, mentrel’individualismo divide invece diunire e renderci un popolo.Due cose chiede Gesù quando inviain missione i settantadue: «pregate»e «andate». Preghiera e missione siaccompagnano. Non esiste missionesenza preghiera. Quando diminuiscelo spirito di preghiera diminuisceanche la forza missionaria dellaChiesa. La preghiera è il fondamento dellamissione. Parte tutto da lì, da quellacomunione con Dio che solo lapreghiera stabilisce e fa crescere.Seguono poi alcune indicazioni, cheGesù lascia ai discepoli.Innanzitutto egli evidenzia ladifficoltà della missione: «Vi mandocome agnelli in mezzo ai lupi».Gesù per primo è l’Agnello di Dio, ilmite che viene sacrificato sull’altareper affermare che solo nell’amore enella mitezza sono la vittoria. Egli è«il mite e umile di cuore».In un tempo come il nostro, nelquale l’ostilità verso i cristianiprovoca violenza e morte, davvero leparole di Gesù suonano vere. MaGesù non si rassegna alla violenza.Ci chiede di andare come uomini dipace, capaci di guarire le feritedell’odio e della violenza e dimostrare la forza della compassione,prendendo solo l’essenziale, quelloche egli stesso ci dona. Certo,l’opposizione e il rifiutocontinueranno a fare parte dellamissione della Chiesa. Ma ilVangelo della pace mantiene la suaforza anche nella violenza enell’ostilità. Alla fine anche isettantadue tornarono da Gesù conla consapevolezza che era possibilecombattere i lupi, vincere laviolenza comunicando il Vangelodella pace. Da qui la loro gioia,perché la vera gioia viene dallavittoria del bene sul male, dallapace che sappiamo comunicare conle nostre parole e la nostratestimonianza. Il male nonprevarrà, anche se sembra forte etalvolta persino invincibile. Ce lodicono i missionari martiri, coloroche hanno resistito alla violenzacon l’amore. Fu la loro vittoria,come quella di Gesù, che Dio hafatto risorgere dai mortisconfiggendo il male più terribile, lamorte. Per questo anche la nostragioia è nella certezza che i nostrinomi sono scritti nei cieli, nel librodella vita e dei figli dellaresurrezione, coloro che hanno vintoil male con l’amore. * Vescovo di Frosinone-Veroli-FerentinoPresidente della Commissioneepiscopale per la cooperazionemissionaria tra le Chiese

P

Ottobre missionario, per «avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie»

Il 19 la Giornata mondiale

eriferie, cuore della missione» èlo slogan per la prossima Gior-

nata Missionaria Mondiale (Gmm) 2014,scelto da Missio, organismo pastorale del-la Conferenza Episcopale Italiana. «La pa-rola “periferie” – spiega una nota dellaCei – ricorre frequentemente nel magi-stero di papa Francesco; lui che si è pre-sentato quasi venuto dalla fine del mon-do e che ci spinge continuamente a “u-scire”, a creare nelle comunità le condi-zioni per favorire “l’inclusione”, non po-teva che richiamare tutta la Chiesa a rag-giungere le “periferie esistenziali”: di-menticati, esclusi, stranieri, umanità in-somma ai “margini” della nostra vita».

l’appuntamento

◆ ALBANOPER CRESCERECOME CHIESA

a pagina 3

◆ ANAGNI«ACCOMPAGNARE»DENTRO LA FEDE

a pagina 4

◆ C. CASTELLANAQUELLA PAROLACHE CI LIBERA

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIALA FORMAZIONEPER RINNOVARE

a pagina 6

◆ FROSINONEESSERE «SERVI»E AMICI DI GESÙ

a pagina 7

◆ GAETA«ECCO È QUESTALA NOSTRA CASA»

a pagina 8

◆ LATINAMANDATO PASTORALEIN CATTEDRALE

a pagina 9

◆ PALESTRINAINSTABILITÀE SPERANZA

a pagina 10

◆ PORTO-S. RUFINA«DALLA PAROLALA VITA»

a pagina 11

◆ SORAPELLEGRINICON MARIA

a pagina 13

◆ TIVOLIBORGONUOVO,CONCLUSA LA VISITA

a pagina 14

LAZIOSETTE

nnunciate il Vangelo!». C’è un solo comando del Signore ri-sorto, così come ci raccontano i Vangeli. Sì, tante indicazio-

ni, persino un “comandamento nuovo”. Ma un solo “ordine”: pro-clamare la buona notizia, ammaestrare le nazioni. E san GiovanniPaolo II nella celebre enciclica “Redemptoris Missio”, al n.2 ha scrit-to che “la fede si rafforza donandola”. In maniera simile, papa Fran-cesco ha scritto nella sua splendida esortazione apostolica “Evange-lii Gaudium” che “Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa”.Così, alla ripresa delle attività ecclesiali e in questo mese di ottobrededicato alla dimensione missionaria della vita cristiana, è bello sco-prirsi investiti dal Signore da questo invito ad annunciarLo. Mi pia-ce sottolineare due cose. La prima è che non occorre nessun “per-messo” per evangelizzare! Gesù, attraverso la Chiesa, già ce l’ha da-to nel Battesimo e l’ha confermato nella Cresima! Se volessi fare ilcatechista dei ragazzi di 14 anni devo avere un mandato specificodel mio parroco. Ma se devo parlare di fede alla fermata dell’auto-bus non devo chiedere nulla a nessuno, ma solo la grazia allo Spiri-to Santo. La seconda è che non c’è nulla che annunci il Vangelo co-me una comunità di persone che vivono insieme nel nome del Si-gnore. Sì, le parole. Ma la vita in comune è il vero segno che dice delVangelo. Una famiglia che vive di fede, il cui amore nasce dal Signoree che con gioia affronta le mille piccole sfide di ogni giorno è quel-lo che può valere più di mille omelie splendide di un grande predi-catore. E Dio – e non solo Lui – sa quanto questo bene sia prezioso.

Francesco Guglietta

NELLE DIOCESI

◆ RIETISANITÀ PUBBLICAÈ L’ORA DEI FATTI

a pagina 12

Dire di Dio alla fermata del bus

Domenica, 5 ottobre 2014

Avvenire - Redazione RomaPiazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209

Email: [email protected]

Avvenire - Redazione pagine diocesanePiazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected]: Salvatore Mazza

DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE:PROGETTO PORTAPAROLAmail: [email protected] ABBONAMENTINUMERO VERDE 800820084

◆ IX RAPPORTOUN POPOLODI MIGRANTI

a pagina 2

IL FATTO

Insieme agli altridentro il mondo

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Nuovimigranti,antichemigrazioni

Sarà presentato a Roma il prossimo martedìil nono Rapporto sugli «Italiani nel Mondo»preparato dalla Fondazione Migrantes

I due Papi

Marco Campani dirigentescolasticoin pensioneraccontala «sua» giornatacon la moglie a San Pietrocon Francescoe tutti i nonni

«Quelle parole arrivate dritte dentro al cuore»DI VINCENZO TESTA

uell’abbraccio tra papaFrancesco e papaBenedetto XVI mi haemozionato tantissimo. È

stato, per davvero, un eventostraordinario”. A parlare con la vocerotta è Marco Campani, dirigentescolastico in pensione che insieme allasua sposa Pina sono stati presenti inPiazza San Pietro domenica 28settembre. C’era la folla delle grandioccasioni e lo sguardo incrocia voltisconosciuti ma che si avvertono comefamiliari. «Avevo tentato diorganizzare un gruppo –raccontaMarco– ma poi molti, per varieragioni, sono venuti meno. Io e la miasposa, però, siamo andati lo stessoinsieme a due cugini. Partiti in trenoda Minturno alle 5,47 eravamo inVaticano già alle 8.15». Marco nella

Q«sua parrocchia di San Pietro Apostoloa Minturno partecipa alla scuola dellaParola, è catechista, collabora con laCaritas e dallo scorso anno funge dapunto di riferimento del gruppofamiglia. Da quando è pensionato si ètuffato a capofitto nelle attivitàparrocchiali e con la sua sposa sonosempre presenti. «Questa esperienza –continua a raccontare Marco– è statabellissima. Abbiamo conosciuto tantepersone e poi le parole del Papa cisono entrate nel cuore. Noi lovediamo in televisione ma essere statiin Piazza San Pietro è stata tuttaun’altra cosa». Ma quale cosa ti hacolpito di più di questa giornata?«L’espressione di Papa Francesco chepiù mi ha colpito è stata quando hadetto che “non c’è futuro per il popolosenza l’incontro tra generazioni: laforza dei giovani, la saggezza deivecchi”. Sono convinto che se

riuscissimo a comprendere questotante cose nella nostra società e nellenostre famiglie andrebbero meglio. Epoi, il messaggio più forte che ne horicavato è stato quello dell’unità dellafamiglia come bene da preservare». Mentre ci racconta tutto questo, Marcoè in giardino e ha tra le mani ilVangelo di Marco che è il Papa hadonato a tutti i presenti. «Un donoprezioso – dice – la Parola di Dio cheogni mattina accompagna i nostririsvegli e orienta la nostra giornata. Unpo’ come il Vangelo che ho lettoquesta mattina – aggiunge – nel qualeGesù evidenzia come ogni uomo eogni donna hanno i loro tempi dimaturazione e noi dobbiamo avere losguardo fisso sull’orizzonte». Cisalutiamo stringendoci la mano mamentre esco dal suo giardino michiama e mi racconta un’ultimachicca. «Da Piazza San Pietro –dice–

ho sentito la necessità di comunicare atutti i miei amici di whatsapp che eroli è che pregavo per loro e che sevolevano vedere il papa potevanoaccendere la televisione. E’ statogratificante ricevere i loro messaggi dicondivisione e le loro emozioni dianziani e nonni capaci di allargare ilcuore con la saggezza maturata neglianni».Vado via con la gioia di aver ascoltatoun’esperienza semplice e vera; unatestimonianza che apre alla speranza einvita a scendere in “pista” percontrastare quella che papa Francescoha etichettato come questa “velenosacultura dello scarto”. Anche questoappello è risuonato domenica scorsain Piazza San Pietro davanti a 30milanonni e 100 sacerdoti anzianiprovenienti da ogni parte del mondo,presente anche il papa emeritoBenedetto XVI.

Il fenomeno migratorio vede ancora gli italiani protagonisti di altri “viaggi della speranza”

DIRAFFAELE IARIA

ettere a disposizione del pubblicopiù vasto un volume che parli di unaspetto importante della «storia di

un Paese e della storia di un popolo» qual èl’emigrazione italiana, delle vicissitudinisociali, economiche, politiche e dei tantiostacoli affrontati dai singoli in un mondoin costante cambiamento. È quello che danove anni fa il Rapporto “Italiani nelMondo” della Fondazione Migrantes(editrice Tau) che sarà presentato a Roma il7 ottobre. Al centro del Rapporto i migrantiitaliani di ieri e di oggi, coloro chepossiedono cittadinanza e passaportoitaliano ma vivono fuori dai confininazionali, coloro che votano all’estero, chenascono all’estero da cittadini italiani, cheriacquistano la cittadinanza, che si

Mspostano per studio o formazione, chevanno fuori dall’Italia per sfuggire alladisoccupazione o perché inseguono unsogno professionale. Il testo rappresentauno strumento culturale che rispondeall’esigenza di una maggiore comprensionedelle partenze di oggi dall’Italia, inaumento rispetto agli ultimi anni. Oggi – èl’analisi dei ricercatori – è diventato semprepiù indispensabile riflettere sulla mobilitàitaliana, studiando e analizzando unfenomeno sociale che da semprecaratterizza l’Italia, arricchendosi di nuovielementi o continuando ad averecaratteristiche “rintracciabili sin dal passato.È ovvio che la migrazione si evolve neltempo e che i migranti di oggi vivanosituazioni differenti. Stiamo peròassistendo a un paradosso che può esseresintetizzato con la frase «nuovi migranti

antiche migrazioni»: detto in altri termini,elementi specifici dell’oggi si incrociano e sicompletano con una serie di elementirintracciabili anche nel passato e checontinuano a riproporsi nella fase attuale”.Il volume, curato da Delfina Licata, saràpresentato, tra gli altri, dall’arcivescovomons. Francesco Montenegro, presidentedella Fondazione Migrantes, da MarioMorcellini, Direttore del dipartimento diComunicazione e Ricerca Socialedell’Università “La Sapienza” di Roma,Saverio Gazzelloni, direttore Istat per lestatistiche socio–demografiche eambientali, Giovanna Genchi, dirigente delServizio internazionalizzazione dellaRegione Puglia. I lavori, moderati da SergioValzania, Vicedirettore di Radio Rai, sarannoconclusi dal Sottosegretario agli Esteri condelega agli italiani nel mondo, Mario Giro.

Il volume, curato da Delfina Licata, saràpresentato, tra gli altri, dall’arcivescovomonsignor Francesco Montenegropresidente della Fondazione Migrantes

«Con la mia terra sempre nel cuore»lessandro Forcina, 75 anni e lasua vita da italiano migrante.Una storia come tante di

mancanze e nostalgia, di viaggi e ditrasferimenti. Cinque fratelli, ultimodi tre figli maschi, giovanissimo haseguito il maggiore a Toronto mentrel’altro si era già trasferito in Australiain cerca di fortuna. Una terrasconosciuta a migliaia di chilometri dacasa, una lingua incomprensibile,senza una lira e solo tanti pezzi diferro da saldare prima di costruirsi unavita. Passano gli anni, una moglie edue figli eccellenti, laureati ed oggi

A professionalmente realizzati. Il sognoamericano è stato portato a terminema il pensiero era sempre lì: la suacittà, Formia, in Italia, dove il mare ela montagna si incontrano, dove c’è ilprofumo di arance, dove a giugno c’èla festa del Santo Patrono S. GiovanniBattista, dove c’è sua madre, tutta lasua famiglia. Ogni 8 anni erad’obbligo una trasferta perriabbracciare i cari ma mattone dopomattone ogni viaggio era l’occasioneper costruire il pezzetto di una casa:l’abitazione dei suoi sogni nella suavera patria in un pezzetto di terra

lasciatogli in eredità. Oggi Alessandroha 75 anni, la sua salute inizia abarcollare ma è tornato nella suaFormia da quattro anni, ha lasciatomoglie e figli in Canada per ritornarenel suo luogo natio, nella casa chepezzo dopo pezzo ha costruito contanta fatica. Una storia come tante distorici migranti, una storia come tantemai come in questo momento attuale,una storia tutta italiana spessodimenticata, un popolo che accoglieche è stato accolto, un uomo che oggisi sente di nuovo a casa.

Simona Gionta

Terre di emigrantia regione Lazio non fa eccezione per quantoriguarda le fuoriuscite dal Paese: secondo gli ultimi

dati disponibili, sono più di 6500 i laziali che sonopartiti in cerca di lavoro all’estero. Le mete privilegiatesono le terre del Sudamerica, con Brasile ed Argentinain testa, a seguire poi Francia, Usa, Regno Unito eGermania. In particolare, i poli di partenza sonorappresentati ancora dalle province di Frosinone e diLatina, precisamente dalla Valle di Comino e daicomuni del Sud pontino, località appartenenti allacosiddetta regione originaria dell’emigrazione laziale,comprendente i territori degli ex circondari di Sora e diGaeta.

Carla Cristini

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Commissione presbiterale, in agenda formazione e Sinodo

Tra gli argomenti toccati l’esigenza di una «vera» comunione

DI FABRIZIO BORRELLO

l 30 settembre scorso si è incontrata nelsantuario di San Vittorino (in diocesi diTivoli) la Commissione presbiterale re-

gionale, composta dai rappresentanti deiConsigli presbiterali delle diciotto diocesidella regione ecclesiastica Lazio, sotto lapresidenza del vescovo di Viterbo monsi-gnor Lino Fumagalli, delegato della Con-ferenza episcopale laziale per il clero, e co-

I

me segretario don Luciano Pascucci delladiocesi di Roma. È stato il primo dei tre in-contri che generalmente si svolgono nelcorso dell’anno pastorale. In sintonia conla riflessione e il cammino della Chiesa i-taliana nel momento attuale, il dialogo eil confronto si sono concentrati sulla pros-sima Assemblea straordinaria della Ceisulla formazione dei presbiteri (in pro-gramma per il 10–13 novembre ad Assi-si), sulla preparazione al 5° Convegno ec-clesiale che si svolgerà a Firenze nel 2015(dal 9 al 13 novembre) e sull’assembleastraordinaria del Sinodo dei vescovi sultema della famiglia che si apre quest’oggiin Vaticano. Riguardo il primo tema, sono stati toccatii nodi nevralgici delle relazioni dei singo-li presbiteri con il popolo di Dio loro affi-dato, con il presbiterio a cui si appartienee con il vescovo diocesano di cui si è “e-manazione”; si è pertanto discusso in mo-

do molto vivace, partecipato e a lungo sul-le modalità attraverso le quali promuove-re e sollecitare la comunione all’internodel presbiterio e della Chiesa locale. Sonostate anche formulate concrete proposte daattuare e si sono raccontate esperienze giàattuate in alcune realtà locali. MonsignorFumagalli ha poi spostato l’attenzione sulcammino di preparazione al Convegno ec-clesiale di Firenze del novembre 2015, sot-tolineando la necessità che ci si prepari be-ne a livello diocesano e regionale secondoil cammino proposto dalla Conferenza e-piscopale italiana. Si è deciso così di dedi-care a questo tema i prossimi incontri del-la Commissione. Ha chiesto anche ai pre-senti di ricordare ai singoli vescovi la no-mina del presbitero referente per il Con-vegno. In ultima istanza si è toccato il te-ma del Sinodo sulla famiglia, sollecitandopresbiteri e laici a prepararsi all’accoglien-za delle indicazioni che da esso scaturi-ranno. Infine si è concordato il prossimoincontro per martedì 10 marzo 2015. Il tut-to si è concluso, come tradizione, con unfrugale pranzo consumato in comunione.

Colletta alimentare 2014

l banco alimentare haorganizzato per sabato11 ottobre alle ore 9,30

presso il Teatro Don O-rione in via Tortona 3(Rm) un appuntamentorivolto a tutti i protagoni-sti della XVIII Giornata na-zionale della colletta ali-mentare (strutture carita-tive, volontari, capi area ecapi equipe). L’incontro,pensato come un mo-mento di riflessione e pre-parazione alla Colletta a-limentare che si terrà il 29novembre, vuole essereanche un momento dicondivisione per attuarestrategie di ricerca di aiu-to per i poveri, visto ancheil mancato aiuto della Co-munità europea dal 2014.

IIl 30 scorso a San Vittorinoil primo dei tre incontri dell’organismo regionalepresieduto dal vescovodelegato Lino Fumagalli

La Veglia per il Sinodoigliaia i pellegrini che ieri se-ra, raccogliendo l’invito del-

la Conferenza episcopale italiana,si sono ritrovati con papa France-sco in piazza San Pietro in preghieraper la III Assemblea GeneraleStraordinaria del Sinodo dei Vescoviche, da oggi al 19 ottobre, è statachiamata a riflettere su «Le sfidepastorali sulla famiglia nel conte-sto dell’evangelizzazione». Il mo-mento di preghiera, presieduto dalPontefice, è stato introdotto da al-cune testimonianze: Antonio e Ro-berta di Benevento, fidanzati; Mar-gherita e Marco, una coppia di spo-si di Novara, quattro figli a cui re-centemente si è unita una bimbain affido familiare; Antonella e Ni-cola di Tivoli, separati per sei annie che attraverso il percorso di «Re-trouvaille» hanno ritrovato l’unitàe sono tornati a vivere insieme.

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ieri sera

i dati dal Lazio tornare a casa

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 5 ottobre 2014

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Page 3: Dire di Dio alla fermata del bus · come agnelli in mezzo ai lupi». Gesù per primo è l’Agnello di Dio, il mite che viene sacrificato sull’altare per affermare che solo nell’amore

Al «Cara» la fraternità che nasce dal volontariatoDI SERENA CAMPITIELLO

uesta domenica giungiamo alla pe-nultima pagina del diario di viaggiodei volontari missionari partiti du-rante l’estate. Avevamo iniziato a

leggere del viaggio a Santiago de Compo-stela, poi abbiamo seguito i giovani in Ro-mania impegnati nell’orfanotrofio, la ter-za domenica siamo atterrati in Malawi trai bambini della parrocchia di Koche, infi-ne domenica scorsa abbiamo visto lo SriLanka attraverso il racconto del gruppo o-spite nella diocesi di Negombo. Oggi cispostiamo di poco, restiamo infatti nellanostra diocesi per parlare del volontariatosvolto dai ragazzi al Centro richiedenti a-silo – Cara di Castelnuovo di Porto. I vo-lontari in genere durante i mesi di luglioe agosto, e quest’anno anche durante il pe-riodo natalizio, organizzano dei laborato-ri creativi e dei giochi proprio per i bam-

bini, per offrire loro la possibilità di im-pegnare il tempo in qualcosa divertentema anche di educativo. Quando si arrivatra loro la gioia dei piccoli è scontata, in-fatti basta che vedano qualcuno di nuovoche proponga il gioco che subito si entu-siasmano e si attivano immediatamenteper partecipare alle proposte. La cosa piùinteressante e bella è la gratitudine dei ge-nitori che vedono i loro figli divertirsi edessere sgravati dal carico di tensione che in-consciamente vivono, la capacità dei vo-lontari di interagire con tutti riesce spessoa coinvolgere padri e madri che si rendo-no disponibili per collaborare con gli ani-matori per guidare le attività.Quest’anno anche monsignor Reali è sta-to presente al Cara per un pomeriggio. Ac-compagnato dal direttore Caritas, don E-manuele Giannone, ha visitato il centro,accolto dalla nuova amministrazione chegestisce la struttura, la società cooperati-

va sociale Auxilium. La visita, potremmodire pastorale, del vescovo ha voluto si-gnificare sia un incoraggiamento dei ra-gazzi volontari per la testimonianza di gra-tuità che offrono a molti, sia dire attra-verso la sua presenza la vicinanza dellaChiesa diocesana alle persone qui ospita-te che vivono il dramma di essere state co-strette a lasciare i propri paesi per sfuggi-re da situazioni estreme di guerra, fame,persecuzione, dopo un lungo, travagliatoe faticoso viaggio, con la speranza di po-ter giungere a crearsi una nuova e miglio-re condizione di vita.Monsignor Reali ha incontrato un gruppodi africani arrivati dal Mali e dalla Nigeria,che facevano il controllo medico sanita-rio; ha salutato alcuni bambini ed ha in-contrato un numeroso gruppo di ospiti perdar loro il benvenuto e per presentarsi co-me pastore della Chiesa particolare con lavolontà di offrire un servizio di fraternità.

QIl Centro richiedenti asilo

l Cara di Castelnuovodi Porto è uno deiCentri di accoglienza

per richiedenti asilopresenti in Italia. Inqueste strutture delministero degli interni ilrichiedente asilosoggiorna con la libertà diuscire dalla struttura nelleore diurne, in attesa diessere identificato e diaccedere alla procedura diriconoscimento dellostatus di rifugiato.I tempi di attesa possonoessere molto variabile:passano da alcuni mesi aquasi un anno, raramenteoltre.

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«Dalla Parola la vita»l’evento.Nell’assemblea ecclesiale diocesanail vescovo Gino Reali indica le priorità pastoraliDI SIMONE CIAMPANELLA

alla Parola la vita» è statala frase che nel finesettimana passato ha

guidato i partecipanti all’assembleaecclesiale diocesana.Dopo un ciclo dedicato allariflessione sui sacramenti lo scorsoanno la diocesi ha iniziato ilpercorso triennale “perché la Paroladi Dio corra”. Nel 2013 si ragionòsul mistero di un Dio che parlaall’uomo, quest’anno invece i fedelihanno cercato di meditare sulpercorso del discepolo e dellacomunità che ascoltano e vivonodella Parola ricevuta.«Come sempre – dice ilvescovo Gino Reali nellasua introduzione –,voglio ricordare ciò cheprincipalmente è e deveessere la nostral’assemblea ecclesialediocesana: un’esperienzadi comunione», che è«l’unico convenire,l’incontro di fratelli edamici, la preghieracomune, la proposta deltema per animare la vita eil servizio delle nostre comunità e latestimonianza di tutti sul territorio,l’ascolto e il contributo personale ecostruttivo di ognuno, e le primeindicazioni del Vescovo».Il lavoro dell’assemblea è iniziatocon la relazione del cardinaleSilvano Piovanelli, arcivescovoemerito di Firenze, un uomo di 90anni che saluta chiamandolo pernome padre Federico Pirozzi,conosciuto nel capoluogo toscanoqualche decennio fa. Piovanelli, cuiera stato affidato il tema La Parola diDio sostegno e vigore della chiesa,cerca di mostrare ai partecipantiquale sia il nesso inscindibile tra laParola di Dio e la Chiesa, un legamecosì intenso che determina il modoin cui il popolo di Dio si fatestimone nel mondo. Per questo ènecessario riservare una grandeimportanza alla frequentazionedella Parola, e in ciò la Lectio divina

D«fatta in tanti piccoligruppi, può essere luogoper un ascolto sereno epartecipato, che permetteun proficuo confronto trale persone. Il giorno successivomonsignor PaoloGiulietti, vescovo titolaredi Termini Imerese eausiliare di Perugia –Città della Pieve, ha inqualche modo raccoltogli spunti del cardinale eli ha declinati attraversola frase del vangelo diMarco propostagli per ilsuo intervento: «Chiamò

quelli che voleva ed essiandarono da lui».Giulietti invocal’attenzione di tutti adoffrire ai giovaniun’esperienza credibile. Ilgiovane si sente spessoinutile, e questapercezione di se, puòessere solo messa indiscussione se vengonosgretolati tutti queipresupposti che lo hannoportato a quella errataconsapevolezza. In questo sensopellegrinaggi preparati seriamente einiziative di servizio nei percorsi dicarità come il volontariato,rappresentano alcune tra le propostesignificative da offrire.Accanto a queste due prospettive i 10gruppi di studi hanno lavorato percondividere fatiche e risorse dellacomunità diocesana, ma soprattutto

per raccogliere dei suggerimenti edelle strategie per la crescita dellaChiesa diocesana.Monsignor Reali ha raccolto infine iprimi spunti dei lavori assembleari,che saranno elaboratisuccessivamente, individuando lepriorità delle parrocchie nelcoinvolgimento dei giovani e dellefamiglie. È necessario che tutti si

rendano consapevoli del proprioimpegno e di quello della comunitànel valorizzare la loropartecipazione nella vita dellaChiesa, «per fare – come ha dettonell’omelia della mattina – congenerosità giovanile il nostropercorso e fidarsi di Dio che èrifugio di generazione ingenerazione».

Nelle sue prime conclusioniil presule raccoglie gli spuntiemersi dalle relazioni tenuteda Piovanelli e Giuliettie dai dieci gruppi di studioinvitando ad essere attentiai giovani e alle famigle

DI FULVIO LUCIDI

ggi pomeriggio i fedeli delladiocesi celebreranno la me-moria liturgica di sant’Ippo-

lito, primo vescovo di Porto e pa-trono principale della Chiesa por-tuense. La celebrazione dell’Eucari-stia come accade già da molti annisi terrà sulle rovine della basilica e-retta in onore del santo vescovo emartire all’Isola Sacra di Fiumici-no.I resti del tempio furono rinvenuticon grande sorpresa durante gli sca-vi condotti tra il 1970 e il 1975 dal-l’Istituto di Archeologia Cristianadell’Università di Roma sotto la gui-da del professor Testini. In quellacampagna non solo fu riportata al-la luce la grande Basilica di S. Ip-polito, ma ancor più importante edeterminante per la storia della dio-cesi fu il rinvenimento di un sarco-fago in marmo greco, presumibil-mente risalente al IX secolo, postosotto l’altare e contenente dei resti

umani con l’epigrafe, hic requiescitbeatus Yppolitus Martyr – qui ri-posa il beato Ippolito martire.La celebrazione avrà inizio alle ore15.00, dall’Episcopio di Porto muo-verà il corteo che accompagnerà lereliquie del santo fino alla chiesaparrocchiale di Santa Maria Madredella Divina Provvidenza, dallaquale alle 15.30 si avvierà la pro-cessione verso la basilica di Sant’Ip-polito, dove alle 16 monsignor Gi-no Reali presiederà la messa insie-me ai sacerdoti delle comunità par-rocchiali diocesane. La partecipa-zione alla festa di Sant’Ippolito èper tutti una testimonianza di fra-ternità e di amore ma soprattuttorappresenta la possibilità concretaper una diocesi così eterogenea earticolata come la nostra di racco-gliersi attorno alla figura del pro-prio primo pastore per ricercare nel-la sua storia quell’identità e quellacomunione che caratterizzò la co-munità cristiana sorta nel nostroterritorio.

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Oggi la festa di Sant’Ippolitotra i resti dell’antica basilica

arte la prima campagna crowdfunding del Bambino Gesù per un nuovoesoscheltro di anca e bacino per la rieducazione del cammino, che per-

metta di recuperare l’equilibrio critico tra la parte superiore del corpo e le gam-be. Questo lo scopo della prima campagna di raccolta fondi promossa dall’o-spedale pediatrico, avviata on line e dal titolo Il Prossimo passo lascerà l’im-pronta. Il nuovo modulo verrà utilizzato all’interno del Marlab, il laboratoriodi robotica e analisi del movimento del Bambino Gesù, attivo nelle sedi di Pa-lidoro e Santa Marinella. Si rivolgerà ai bambini dai 2 anni in su che hannosubìto una paralisi cerebrale infantile o sono affetti da malattie genetiche checomportano un’alterazione del sistema nervoso centrale e difficoltà di con-trollo del proprio corpo. Il progetto di raccolta fondi è stato lanciato sulla piat-taforma internazionale di crowdfunding Indiegogo (www.indiegogo.com), du-rerà 60 giorni ed in occasione della prima conferenza mondiale sull’analisi delmovimento in corso fino al 4 ottobre presso il centro congressi dell’Angelicum(Pontificia Università San Tommaso D’Acquino – Largo Angelicum, 1 – Roma).

Marcella Vegla

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Raccolta fondi per Marlab

DI MARINO LIDI

l pellegrinaggio a Ceri rappresentaogni anno l’inizio delle attivitàpastorali della diocesi; attraverso

questo gesto di devozione e affetto lecomunità affidano alla Madre dellaMisericordia tutte le speranze delle loroparrocchie. Sabato 13 la preghiera delladiocesi portuense insieme a questaintenzione ha chiesto una particolareintercessione per la pace nel mondo e perla dolorosa situazione dei fedeli cristiani edi tutti coloro che soffrono nel mediooriente. Il corteo della processione pieno distendardi delle confraternite, tra i moltipellegrini presenti, ha iniziato il suo

cammino procedendo dall’edicolamariana verso il borgo. Nella piana ceriteil santo rosario nei suoi misteri gaudiosiha accompagnato il cammino di questopopolo riunito. Composta e uniforme è lafolla e riempie il silenzio della campagnacon le voci dei canti e delle preghiere. Poisalendo al centro di Ceri è arrivata allapiazza dinanzi al santuario mariano,preparata per la festa dai volontari delMasci. La celebrazione, presieduta damonsignor Reali insieme a molti deisacerdoti convenuti, è iniziata con il cantodel coro del Sacro Cuore di Ladispoli.Nella sua omelia il vescovo Reali haindicato nell’immagine di Marial’esempio concreto della vita del cristiano,che attraverso di essa può trovare

consiglio per le sue scelte e modello per latestimonianza in ogni ambito delquotidiano. Monsignor Reali riprende leparole del rosario recitato nelpellegrinaggio attorno al senso della pace,che deve nascere dentro di noi perdiventare l’atteggiamento di fondodell’incontro con gli altri.Alla conclusione della celebrazione ilvescovo si trattiene per salutare alcunifedeli, tra cui le suore irachene, cui haribadito nuovamente la vicinanza di tuttala chiesa diocesana.Tra le autorità civili presente ilrappresentante ufficiale del comune diSanta Marinella, Marco Valerio Verni, ilsindaco di Cerveteri Alessio Pascucci e leautorità militari.

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In pellegrinaggio per la pace a Ceriabato 25 ottobre 2014 dal-le 8.30 al Centro pastorale

diocesano (Via della Storta,783) si terrà il XII convegno deicatechisti della diocesi, che a-vrà come tema IncontriamoGesù. Durante l’incontro sa-ranno presentati la Evangeliigaudium e gli orientamentiper l’annuncio e la catechesiin Italia.Dopo l’accoglienza iniziale al-le 9 ci sarà la preghiera e il sa-luto del vescovo Gino Reali.Seguirà poi la relazione di donFederico Tartaglia, parroco diSan Giovanni Battista a Cesa-

no, che offrirà una prospetti-va dell’esortazione apostolicaattraverso il titolo «Siamo tut-ti discepoli missionari».Alle 10.30 sarà don JourdanPinheiro, responsabile del-l’ufficio catechistico regiona-le, ad approfondire il docu-mento sulle nuove linee pa-storali riguardo all’annuncioe alla catechesi nella Chiesa i-taliana.Il momento di formazione siconcluderà con un dibattito.(info: [email protected])

Andrea Santi

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Lungo la processione

Il convegno dei catechisti per «incontrare» Gesù

L’assemblea ecclesiale diocesana

Monsignor Reali con i volontari

Date da ricordareOggi. Festa di Sant’Ippolito.Processione e messa del vescovopresso l’antica basilica diSant’Ippolito, Isola Sacra, Fiumicino,ore 16.307 ottobre. Riunione mensile dei vicariforanei e dei responsabili degli ufficipastorali, Curia Vescovile, ore 9.30.25 ottobre. Convegno dei catechisti,Centro pastorale diocesano, via dellaStorta, 783, ore 8.30

agenda 11

PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected]

Domenica, 5 ottobre 2014

www.diocesiportosantarufina.it

Fiumicino

Ospedale Bambino Gesù

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