Diana Damrau VERDI - IDAGIOAh! di me chi sia più lieto Sulla terra dir non so. Spazzacamin!...

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Edition Hänssler Günter Profil Friedrich Haider, piano César Augusto Gutiérrez Paul Armin Edelmann Diana Damrau VERDI canzoni

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Edition

HänsslerGünterProfil

Friedrich Haider, piano • César Augusto Gutiérrez • Paul Armin Edelmann

Diana Damrau

V E R D Ic a n z o n i

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Stornello Lo spazzacaminoLa zingaraPerduta ho la paceBrindisi (2a Versione)More, Elisa, lo stanco poetaNell’orror di notte oscuraLa seduzioneNon t’accostar all’urnaL’esuleIl poverettoBrindisiIn solitaria stanzaDeh, pietoso, oh AddolorataAd una stellaIl tramontoIl mistero

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VERDI canzoni

Produzent / producer: Joachim Krist

1 - 5 Aufgenommen / recorded: August 2005, telos studios

Tontechnik / sound engineer: Manfred Dahlhaus

Grand Piano: Steinway D, 1976

6 - 17 Aufgenommen / recorded: Januar 2010, telos studios

Tontechnik / sound engineer: Hans-Ulrich Holst (www.wachtmann-musikproduktion.de)

Grand Piano: Bösendorfer 280, 1928

Cover Photo (Diana Damrau): John Palmer

Design / Layout: Anneke Kleine-Brüggeney

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1 Stornello

Tu dici che non m’ami... anch’io non t’amo...Dici non vi vuoi ben, non te ne voglio.Dici ch’a un altro pesce hai teso l’amo.Anch’io in altro giardin la rosa coglio.

Anco di questo vo’che ci accordiamo:Tu fai quel che ti pare, io quel che voglio.Son libero di me, padrone è ognuno.Servo di tutti e non servo a nessuno.

Costanza nell’amor è una follia;Volubile io sono e me ne vanto.Non tremo più scontrandoti per via,Né, quando sei lontan mi struggo in pianto.Come usignuol che uscì di prigioniaTutta la notte e il dì folleggio e canto.

2 Lo spazzacamino

Lo spazzacamin! Son d’aspetto brutto e nero,Tingo ognun che mi vien presso;

Vi salva dal fuoco per pochi quattrin.Ah! Signori, signore, lo spazzacamin!

3 La zingara

Chi padre mi fosse, qual patria mi sia,Invano la gente chiamando mi va;Del primo mai seppi ed è patria miaLa terra che un fiore, che un frutto mi dà.Dovunque il destino m’addita un sentiero,Io trovo un sorriso, io trovo un amor;Perchè del passato darommi pensiero,Se l’ora presente è lieta al mio cor?Può, è vero, il domani un torbido veloDell’aure serene l’aspetto turbar;Ma s’oggi risplende azzurro il mio cielo,Perchè rattristarmi d’un dubbio avvenir?Io sono una pianta che ghiaccio non spoglia,Che tutto disfida del verno il rigor;Se fronda qui cade, là un’altra germoglia,In ogni stagione son carca di fior.

Sono d’abiti mal messo,Sempre scalzo intorno io vo.

Ah! di me chi sia più lietoSulla terra dir non so.Spazzacamin! Signori, signore, lo spazzacaminVi salva dal fuoco per pochi quattrin.Ah! Signori, signore, lo spazzacamin!

Io mi levo innanzi al sole E di tutta la cittade Col mio grido empio le stradeE nemico alcun non ho.

Ah, di me chi sia più lietoSulla terra dir non so.Spazzacamin! Signori, signore, lo spazzacaminVi salva dal fuoco per pochi quattrin.Ah! Signori, signore, lo spazzacamin!

Talor m’alzo sovra i tetti,Talor vado per le sale;Col mio nome i fanciulettiTimorosi e quieti io fo.

Ah, di me chi sia più lietoSulla terra dir non so.Spazzacamin! Signori, signore, lo spazzacamin

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Friedrich Haider"The orchestra likes you, because you are inspiring!" Maestro James Levine said these words to Friedrich Haider, who had just made his stunning debut at the Metropolitan Opera in New York with Verdi¹s Rigoletto in the autumn of the year 2006. This distinction exemplifies much of what the most outstanding orchestras in the world value in Friedrich Haider. The Austrian conductor with Italian ancestors is one of the very few to dispel successfully the old cliché that sees a fundamental enmity between a conductor and his orchestra. Spirited rehearsals and the highest levels of motivation during a performance are only some of the many facets of his work. Continuous technical development is another fundamental hallmark of his work, making Haider an exception to the unwritten rules of the music business. Since his opera debut in 1984, he has worked mainly at small and medium-sized houses, building up a repertoire of over 70 operas, in addition to a wide range of symphonic works. At the age of 29, in 1991, he became one of the youngest-ever music directors in history, assuming this post at the Opéra National du Rhin in Strasbourg; from there, he was invited more and more frequently to conduct at the world¹s leading opera houses, including those in Vienna, Munich, Dresden and New York. He has given successful symphonic performances with some of the world¹s leading orchestras, such as the London Symphony, the Czech Philharmonic, Göteborgs Symfoniker and the Milan Chamber Orchestra. After his brilliant debut with the Slovak Philharmonic, which he gave with a performance of Verdi¹s Messa da Requiem in 2001, he was made Principal Guest Conductor there. In 2004, Friedrich Haider took over the Oviedo Filarmonía in Northern Spain, which has given superb performances under his baton since the very first symphony concerts. CD recordings with soloists of the Vienna Philharmonic (Brahms: Double Concerto), Wolf-Ferrari¹s Segreto di Susanna and acclaimed performances of de Falla¹s El Amor Brujo in the Bunka Kaikan Hall in Tokyo (2007) are only some of the many highlights stemming from this artistic association.

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4 Perduta ho la pace

Perduta ho la pace, ho in cor mille guai;Ah, no, più non spero trovarla più mai.

M’è buio di tomba ov’egli non è;Senz’esso un deserto è il mondo per me.

Mio povero capo confuso travolto;Oh misera, il senno, il senno m’è tolto!

Perduta ho la pace, ho in cor mille guai;Ah, no, più non spero trovarla più mai.

S’io sto al finestrello, ho gl’occhi a lui solo;S’io sfuggo di casa, sol dietro a lui volo.

Oh, il bel portamento; oh, il vago suo viso!Qual forza è nei sguardi, che dolce sorriso!

E son le parole un magico rio;Qual stringer di mano, qual bacio, mio Dio!

Perduta ho la pace, ho in cor mille guai;

t’accresce virtù.Sfiorito l’aprile, cadute le rose,Tu sei che n’allegri le cure noiose:Sei tu che ne torni la gioia che fu.

Mescetemi il vino, letizia del cor.

Chi meglio risana del cor le ferite?Se te non ci desse la provvida vite,Sarebbe immortale l’umano dolor.Mescetemi il vino! Tu sol, o bicchiero,Fra gaudi terreni non sei menzognero,Tu, vita de’ sensi, letizia del cor.

6 More, Elisa, lo stanco poeta

More, Elisa, lo stanco poetaE l’estremo origlier su cui moreÈ quell’arpa che un tempo l’amoreInsegnava al suo spirto gentil.

More pago che pura risplendaCome quella d’un angiol del cielo;Giacerà senza frale e uno stello Fiorirà tra le corde d’april.

Dono estremo, per te lo raccogliSenza insano dolor, senza pianto;

Ah, no, più non spero trovarla più mai.

Anela congiungersi al suo il mio petto;Potessi abbracciarlo, tenerlo a me stretto!

Baciarlo potessi, far pago il desir!Baciarlo! e potessi baciata morir.

5 Brindisi (2a Versione)

Mescetemi il vino! Tu solo, o bicchiero,Fra gaudi terreni non sei menzognero,Tu, vita de’ sensi, letizia del cor.Amai; m’infiammaro due sguardi fatali;Credei l’amicizia fanciulla senz’ali,Follia de’ prim’anni, fantasma illusor.

Mescetemi il vino, letizia del cor.

L’amico, l’amante col tempo ne fugge,Ma tu non paventi chi tutto distrugge:L’età non t’offende,

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César Augusto Gutiérrez Colombian tenor César Augusto Gutiérrez began his career not only in numerous opera performances, but also with concerts and recitals in his native country.Since 1991, he has also performed in Austria, Spain, Norway, France, Italy, Germany, Bulgaria, Russia, Japan, Switzerland and Turkey, as well as in North America and South America.He began his studies in Colombia with Leonel Villa and from 1991 on continued at the Hochschule für Musik und darstellende Kunst in Vienna with Margarita Lilova (voice), Kurt Equiluz and Charles Spencer (Lied and Oratorio) and Kurt Malm (scenic interpretation).In 1991, he won the Andrés Segovia Prize for the interpretation of Spanish music in Santiago de Compostela, and in April 2000 he won First Prize at the International Hilde Zadek Singing Contest. In March 2001, he was awarded a Gold Medal and Grand Prix in the Maria Callas Singing Competition, where he also won 1st Prize.Cesar Augusto Gutiérrez is one of the leading tenors of his generation.

(www.cesaraugusto.at)

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Una lacrima cara soltanto,Solo un vale che gema fedel.

Che quest’alma già lascia le careFeste, i canti le danze, gli amori,Come un’aura che uscendo dai fioriOdorosa s’effonda nel ciel.

7 Nell’orror di notte oscura

Nell’orror di notte oscura,Quando tace il mondo intier,Del mio bene in fra le muraVola sempre il mio pensier.

E colei che tanto adoroForse ad altri il cor donò;Ciel, per me non v’ha ristoro,Io d’ambascia morirò.

Quando in terra il giorno imbrunaIl mio spirto appariràEd il raggio della lunaFosco fosco si vedrà.

D’un amante moribondo,D’un tradito adorator,Udirà l’intero mondo Il lamento del dolor.

E d’amore nella storiaSarà scritto ognor così:Maledetta la memoriaDi colei che lo tradì!

Che giovano agli estintiDue lagrime, due fior?

Empia! Dovevi alloraPorgermi un fil d’aita,Quando traéa la vita[In grembo dei]4 sospir.

A che d’inutil piantoAssordi la foresta? Rispetta un’ombra mesta,E lasciala dormir.

10 L’esule

Vedi! la bianca lunaSplende sui colli;La notturna brezzaScorre leggera ad increspare il vagoGrembo del queto lago.Perché, perché sol ioNell’ora più tranquilla e più soaveMuto e pensoso mi starò?Qui tutto è gioia; il ciel, la terra Di natura sorridono all’incanto.L’esule solo è condannato al pianto.Ed io pure fra l’aure nativePalpitava d’ignoto piacer.Oh, del tempo felice ancor vive La memoria nel caldo pensier.Corsi lande, deserti, foreste,Vidi luoghi olezzanti di fior;M’aggirai fra le danze e le feste,Ma compagno ebbi sempre il dolor.

8 La seduzione

Era bella com’angiol del cielo,Innocente degl’anni sul fiore,Ed il palpito primo d’amoreUn crudele nel cor le destò.

Inesperta, fidente ne’ giuri,Sè commise all’amante sleale; Fu sedotta! e l’anello nuziale, Poveretta, ma indarno invocò.

All’infamia dannata, allo scherno,Nove lune gemé la tradita;Poi, consunta dal duolo la vita,Pregò venia al crudele e spirò.

Ed il frutto del vil tradimentoNel sepolcro posogli d’appresso;Là non sorse una croce, un cipresso,Non un sasso il suo nome portò.

9 Non t’accostar all’urna

Non t’accostar all’urna,Che [l’osse]1 mio rinserra,Questa pietosa terraÈ sacra al mio dolor.

[ Odio gli affanni tuoi, ]2Ricuso i tuoi giacinti;[ Non voglio I tuoi pianti;]3

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Paul Armin EdelmannPaul Armin Edelmann’s association with music began at an early age as the second son of the internationally renowned singer Otto Edelmann. As a child, he was a member and soloist of the famous Vienna Boys’ Choir. Later on he reinforced his musical studies by studying voice with his father at the University of Music and Performing Arts in Vienna. Shortly after completing his studies he became a member of the Opera Theatre in Koblenz in Germany where he sang over 30 roles. In 1998, Mr. Edelmann went freelance and moved back to Vienna. Since then he has sung at: the Vienna State Opera (Papageno in Die Zauberflöte), the Vienna Volksoper (Dr. Falke in Die Fledermaus and Papageno in Die Zauberflöte), the Teatro Real Madrid (Papageno), the Komische Oper Berlin (Fürst Ottokar in Weber’s Der Freischütz), the Théâtre Royal de la Monnaie in Brussels (Dottore Malatesta in Don Pasquale), the San Diego Opera (Dr. Falke and Papageno), the New National Theatre in Tokyo, Staatsoper Stuttgart, the Lincoln Center Festival in New York (Sciarrino’s Luci mie Traditrici), the State Theatres in Darmstadt, Wiesbaden and Stuttgart, and the opera houses in Cologne, Frankfurt am Main, Leipzig, Dublin and the Israeli Opera in Tel Aviv, as well as the Palau de les Arts Valencia, the San Sebastian Festival, Hongkong Opera, and the Center of the Performing Arts, Beijing. He has also appeared in festivals in Mörbisch, Schwetzingen, Schleswig-Holstein and Schönbrunn, the Wiener Festwochen and the Mozartwoche in Salzburg.Paul has previously given concerts and recitals in many notable venues including the Vienna Konzerthaus, the Vienna Musikverein, the Festival Hall in Salzburg, the Brucknerhaus in Linz, the Salzburg Mozarteum, the Cologne Philharmonie, the Philharmonie am Gasteig in Munich, the Konzerthaus Dortmund, the Philharmonie Luxembourg, the Palau de la Música in Valencia, Tchaikovsky Conservatory in Moscow, the Vatican in a concert honouring Pope John Paul II (Haydn’s The Creation) in 1998 and again in 2006 with the Vienna Philharmonic Orchestra (Mozart́ s Coronation Mass).Mr. Edelmann has also given recitals in Austria, Germany, Italy, Spain, France, Belgium, Denmark, the USA, Canada, China and Japan.Edelmann has worked with such well-known conductors as Nikolaus Harnoncourt, Lorin Maazel, Michel Plasson, Ivor Bolton, Paolo Carignani, Kazushi Ono, Miguel Gómez Martínez, Julia Jones, Ralf Weikert, Karel Mark Chichon, Vladimir Fedosejew, Leopold Hager and Manfred Horneck.

(www.paul-armin-edelmann.com)

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Or che mi resta?... togliere alla vita Quella forza che misero mi fa.Deh, vieni, vieni, o morte, a chi t’invitaE l’alma ai primi gaudi tornera.Oh, che allor le patrie spondeNon saranno a me vietate;Fra quell’aure, su quell’ondeNudo spirto volerò;Bacerò le guance amate Della cara genitriceEd il pianto all’infeliceNon veduto tergerò.

11 Il poveretto

Passegger, che al dolce aspetto Par che serbi un gentil cor,Porgi un soldo al poverettoChe da man digiuno è ancor.

Fin da quando era figliuoloSono stato militarE pugnando pel mio suoloHo trascorso e terra e mar;

Ma or che il tempo su me pesa,Or che forza più non ho,Fin la terra che ho difesa,La mia patria m’obliò.

12 Brindisi

Mescetemi il vino! Tu solo, o bicchiero,

Fra gaudi terreni non sei menzognero,Tu, vita de’ sensi, letizia del cor.

13 In solitaria stanza

In solitaria stanzaLangue per doglia atroce;Il labbro è senza voce,Senza respiro il sen.

Come in deserta aiuola,Che di rugiade è priva,Sotto alla vampa estivaMolle narcisso svien.

Io, dall’affanno oppresso,Corro per vie rimote E grido in suon che puoteLe rupi intenerir

Salvate, o Dei pietosi,Quella beltà celeste;Voi forse non sapresteUn’altra Irene ordir.

14 Deh, pietoso, oh Addolorata

Deh, pietoso, oh Addolorata,China il guardo al mio dolore;Tu, una spada fitta in core,Volgi gl’occhi desolataAl morente tuo figliuol.

Fra gaudi terreni non sei menzognero,Tu, vita de’ sensi, letizia del cor.Amai; m’infiammaro due sguardi fatali;Credei l’amicizia fanciulla senz’ali,Follia de’ prim’anni, fantasma illusor.

Mescetemi il vino, letizia del cor.

L’amico, l’amante col tempo ne fugge,Ma tu non paventi chi tutto distrugge:L’età non t’offende, t’accresce virtù.Sfiorito l’aprile, cadute le rose,Tu sei che n’allegri le cure noiose:Sei tu che ne torni la gioia che fu.

Mescetemi il vino, letizia del cor.

Chi meglio risana del cor le ferite?Se te non ci desse la provvida vite,Sarebbe immortale l’umano dolor.Mescetemi il vino! Tu sol, o bicchiero,

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Diana Damrau Born in Günzburg an der Donau, Germany, Diana Damrau studied at the Musikhochschule Würzburg with Carmen Hanganu and in Salzburg with Hanna Ludwig. Her first engagements were at the Stadtheater Würzburg, the Nationaltheater Mannheim and Oper Frankfurt. In 2002 Diana’s international freelance career was born and she was invited to sing at the principle opera houses of Munich, Berlin, Dresden and Hamburg. She was soon to appear in Vienna, Brüssels, Washington, Covent Garden and the Salzburg Festival. She has sung under the direction of such renowned conductors as Ivor Bolton, Pierre Boulez, Sir Colin Davis, Christoph von Dohnanyi, Adam Fischer, Nikolaus Harnoncourt, Jesú López Cobos, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Peter Schneider and Marcello Viotti on both the opera stage and concert podium. Ms. Damrau was awarded the „2008 singer of the year“ by the international opera magazine „Opernwelt“ (Germany) Having already recorded selections of her Lied repertoire with both the Orfeo and telos music vocal labels, Diana has signed an exclusive recording contract with Virgin / EMI. Her first release is a selection of Mozart, Salieri and Righini arias (Arie di bravura, November 2007). After the second release in November 2009(COLORaturaS) the third compact disc released in January 2011 (Poesie) with songs by Richard Strauss (Münchner Philharmoniker, Dir. Christian Thielemann).

(www.diana-damrau.com)

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Quelle occhiate, i sospir vannoLassù al padre e son preghieraChe il suo tempri ed il tuo affanno.Come a me squarcin le viscere Gl’insoffribili miei guaiE dell’ansio petto i palpitiChi comprendere può mai?Di che trema il cor? Che vuol?Ah! tu sola il sai, tu sol!Sempre, ovunque il passo io giro,Qual martiro, qual martiroQui nel sen porto con me!Solitaria appena, oh, quanto Verso allora, oh, quanto piantoE di dentro scoppia il cor.Sul vasel del finestrino La mia la crima scendeaQuando all’alba del mattinoQuesti fior per te cogliea,Chè del sole il primo raggioLa mia stanza rischiaravaE dal letto mi cacciavaAgitandomi il dolor.Ah, per te dal disonore,Dalla morte io sia salvata.Deh, pietoso al mio dololreChina il guardo, oh Addolorata!

15 Ad una stella

Bell’astro della terra, Luce amorosa e bella,Come desia quest’animaOppressa e prigionieraLe sue catene infrangere,Libera a te volar!

dal sereno occidenteLa quiete solcando, solcando del marE desio di quell’aureo sentieroRavviarmi sull’orma infinitaQuasi debba la stanca mia vitaAd un porto di pace guidar.

17 Il mistero

Se tranquillo a te d’accanto,Donna mia, talun mi vede,O felice appien mi credeO guarito dall’amor;Ma non tu, che sai pur quantoCombattuto e oppresso ho il cor.

Come lago, che stagnantePar che dorma e appena muova,Ma tempeste in fondo covaSconosciute al vïator,Ma tal calma ho nel sembiante,Ho scompiglio, ho in fondo al cor.

Se un sospiro, se un lamentoIl timore a me contende,Dell’amore che m’accendeNon scemò l’intenso ardor.Come lampa in monumentoNon veduto avvampa in cor.

E vivrà benchè represso,Benchè privo di confortoE vivrebbe ancor che mortoLo volesse il tuo rigor,Chè alimento da sè stessoPrende amore in nobil cor.

Gl’ignoti abitatoriChe mi nascondi, o stella,Cogl’angeli s’abbraccianoPuri fraterni amori,Fan d’armonie cogl’angeliLa spera tua sonar.

Le colpe e i nostri affanniVi sono a lor segreti,Inavvertiti e placidi Scorrono i giorni e gli anni,Nè mai pensier li novera,Nè li richiama in duol.

Bell’astro della sera,Gemma che il cielo allieti,Come alzerà quest’animaOppressa e prigionieraDal suo terreno carcereAl tuo bel raggio il vol!

16 Il tramonto

Amo l’or del giorno che muoreQuando il sole già stanco declina,E nell’onde di queta marinaVeggo il raggio supremo languir.In quell’ora mi torna nel coreUn’età più felice di questa;In quell’ora dolcissima e mestaVolgo a te, cara donna, il sospir.

L’occhio immoto ed immoto il pensiero,Io contemplo la striscia lucenteChe mi vien dal seren,

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And the first sun rayLit up my roomAnd I was driven out of bedBy my stirring pain.Oh may you save me from dishonor and death.Oh, with mercy, oh Woman of GriefsLower your glance towards my pain.

15 To a star

Beautiful star of the earth,Lovely and beautiful light,How great the desire Of this aggrieved and imprisoned soul,To break its chains,And fly freely to you!

The unknown inhabitantsThat you hide from me, oh star,Embrace the angelsIn pure fraternal love,And make your sphere ringWith their and the angel’s song.

Our blows and worriesAre secrets to them.Carefree and calm,The days and years run by,With no thought of counting them,Nor recalling them in sorrow.

17 The mystery

When quiet beside you,My lady, someone sees meHe believes me either happyOr cured of love.But not you, who knows how muchI still fight and oppress my heart.

Like a lake that stagnatesSeems that it sleeps and scarcely movesBut nurses storms in its depthsUnknown to the observer.Though I seem quite calmThere is chaos in the depths of my heart.

Even though a sigh or a groanShow me my fearOf the love that burns meI will not reduce the intense heat.Like a lamp in a monumentIt blazes unseen in my heart.

And it will live, although repressed,Although deprived of comfortAnd will still live when death has lead to rigorBecause love feeds itselfIn a noble heart.

Translation: Cordula Patzig

Beautiful star of the night,Jewel that heaven delights,If only this soul could rise,Aggrieved and imprisoned,From its earthly jailTo fly to your beautiful ray of light!

16 Sunset

I love the time of the dying dayWhen the sun already weary declines,And into the waves of the peaceful seaI see the last ray fading.At that hour my heart returnsTo a time happier than this;In this hour so very sweet and sadMy yearning turns to you, dear lady.

With unmoved eye and but one thoughtI contemplate the radiant lightAs towards me from the peaceful WestWash the placid furrows of the sea.I wish I could take this gilded pathAnd set my foot once more on the endless wayAs if it could guide my weary lifeTo a haven of peace.

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Wer, wie Giuseppe Verdi, neben gut zwei Dutzend Opern gerade einmal ebenso viele Lieder komponiert hat, den werden wir schwerlich zu einem ausgesprochen innigen Repräsentanten intimer Gesangsformate rechnen dürfen. Was einem bei solch auffallenden Verhältnissen vielmehr in den Sinn kommt, sind Begriffe wie »Bagatellen«, »Gedankensplitter« und »Gelegenheitsstückchen«. Und wenn man dann auch noch weiß, daß der erheblichste Teil der betreffenden Kreationen aus der Zeit vor den eigentlichen Höhenflügen beziehungsweise der ersten Phase der schöpferischen Selbstfindung stammen, wird man die Liste der Attribute fast zwangsläufig um »Vorstudien«, »Albumblätter« und »Dankesadressen« erweitern. Schnell erwacht da der Verdacht, es seien die mehr oder minder miniaturistischen Momente dem herkömmlichen Musikfreunde nichts als eine »quantité négligeable«, die nur von eingeschworensten Glaubensgemeinschaften reliquienhaft verehrt oder besser noch: bei geheimen Ritualen hostiengleich aus dem Tabernakel gehoben wird, indessen die anwesende Gemeinde dumpfe Formeln murmelt (»wer die nicht kennt, kennt Verdi nicht«) und vor den eklatantesten Satzfehlern oder Wunderlichkeiten eifrig Aug’ und Ohren verschließt.

Wären Giuseppe Verdis Lieder nun tatsächlich nichts als »Lieder«, hätten wir uns wohl oder übel mit den obigen Epitheta anzufreunden. Allein, die Sachlage ist eine völlig andere. Seine »Psychologie« besteht nicht darin, wie’s beim deutschen Lied spätestens seit Franz Schubert der Fall ist, jeder seelischen Nuance tonlich, harmonisch, rhythmisch und klanglich nachzuspüren, durch kleinste Schattierungen gewaltigste Erschütterungen auszulösen und gemeinsam mit dem Hörer in den jeweiligen dichterischen Vorwurf zu introvertieren, bis alle Beteiligten gewissermaßen »auf der Rückseite« herauskommen. Statt dessen entwirft der Italiener auch dort, wo die Dimensionen äußerst kondensiert und konzentriert sind, immer die »Szene« mit Gesang – und zwar mit einem Gesang, der niemals völlig im Treibsand der Bedeutungen versinkt, sondern zwischen durchaus treffend gezeichneten »Stimmungen« und rein musikalisch-kantabler Erfindung ein unverwechselbares Gleichgewicht hält: »Die deutsche Musik beruht auf dem sogenannten temperierten Instrument, wie es das Klavier und die Orgel ist, auf der abstrakten, fast nur gedachten Note,« läßt Franz Werfel seinen Protagonisten Verdi sagen. »Die italienische, unsere, auf dem freischwingenden Gesangston, auf dem Gesang, nur auf dem Gesang...«

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The exile alone is condemned to weep.And also I among native realmsTrembled of unknown pleasure.Oh, the warm thoughts of happy timesStill live in my memory.I ran through heath, desert and forest,Saw places full of ambrosial flowers,I roamed among the feasts and dancesBut was always accompanied by sorrow.What is left now? …To take from lifeThe force that makes me so miserable?Oh, come, come, oh death, to him who invites youAnd the soul will return to former pleasures.Oh, may the native realmsNot be denied to me.Among those shores, above those wavesMy spirit will rise;I will kiss the beloved cheeksOf my precious motherAnd I will wipe offThe unseen tears of grief.

11 The poor man

Passerby who looks so gentleAnd seems to have a good heart,

Save, o merciful gods,This heavenly beauty.Perhaps you would not knowHow to create another Irene.

14 Oh, with mercy, oh Woman of Griefs

Oh, with mercy, oh Woman of GriefsLower your glance towards my painYou, with a sword in your heartAddress your eyes, oh desolate,To your dying son.All those glances, all sighsTurn to God and become prayersThat will soothe his and your sorrow.How my innermost is tornBy unbearable pain And the trembling of my anxious breastWho could ever understand?What is shaking my heart? What is it longing for?Ah! You alone know it, you alone!Always, wherever I go,What agony, what agony I bear in my breast!Alone then, oh, how many tears I cryAnd my heart breaks.My tear ran down The vase by the windowWhen in the dawn I chose these flowers for you

Give this poor man a pennyBecause today he hasn’t eaten a thing.

From my childhood onI was a soldier;And fighting for my countryI have crossed land and sea

But now that time weighs heavy on my shouldersNow that my strength is goneEven the land that I have defended,My homeland, has forgotten me.

12 A toast

see 5

13 In a lonely chamber

In a lonely chamberShe languishes in dreadful pain;The lips without voice,The bosom without breath.

Like a deserted flower bed,By dew abandoned,Under the summer’s blazeA delicate daffodil fades.

I, aggrieved by despair,Run along remote pathsAnd scream in a wayThat could melt the rocks.

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Es mag dies ein Grund dafür sein, daß wir auch dort nicht in Mitleid zerfließen, wo das Sujet dazu einzuladen scheint wie etwa in La Seduzione [8] aus der Zeit des Opernerstlings Oberto, Conte di San Bonifazio (1839) oder dem acht Jahre jüngeren Poveretto [11]: Sowohl in Luigi Balestris Klage über das engelsreine Wesen, das von einem schändlichen Kerl zunächst in Unehre und dann in den frühen Tod getrieben wurde, als auch Manfredo Maggionis Bitte des »Armen«, der sein Leben lang als Soldat für die Heimat kämpfte und nun seine kärglichen Groschen zusammenbettelt – beides wäre dazu angetan, uns derart zu »erschüttern«, daß wir unser Letztes herschenkten, nur um uns der eingebildeten Mitschuld zu entledigen. Auch Giuseppe Verdi läßt sich berühren. Doch ihm ist offensichtlich völlig bewußt, daß er’s mit keiner »objektiven« Wirklichkeit zu tun hat. Schließlich hat bereits der jeweilige Poet seine ganz persönliche Vorstellung in die ergreifende Szene gegossen, sich seinen Teil hinzugedacht und -gedichtet, bevor im Musiker die sympathischen Saiten angerührt und zu kompositorischem Klingen und Singen gebracht werden. Wäre das noch »Realität«?

Natürlich gilt es hier wie dort Mißstände aufzudecken. Wie aber strafft sich nicht der alte, arme Kämpfer, wenn er sich seines militärischen Lebens für die Heimat erinnert, den einstigen Patriotismus erspürt und wieder aufflammen läßt! Ja, wir Veteranen hätten wohl mehr als euren Almosengroschen verdient – aber als Opfer legen wir uns dennoch nicht vor eure Füße.

Überhaupt wird man das Mitleid, diese subversiv schleichende Macht, in Giuseppe Verdis Gesängen nicht finden. Also auch in keiner der zweimal sechs Romanzen, deren erster Band 1838 noch vor dem gelungenen Mailänder Debüt des Oberto herauskam und mit einer Vielzahl tief empfundener Piecen aufwartet: »Non t’accostare all’urna« (»Lehne dich nicht an die Urne mit meiner Asche«) [9], »More, Elisa, lo stanco poeta« (»Elisa, es stirbt der müde Poet«) [6] und »Nell’orro di notte oscura« (»Im Grauen der dunklen Nacht«) [7] werfen wiederum mit den schon damals typischen Figuren, der einfachen, nachschlagenden (und manchmal noch ein wenig unflexiblen) Akkordbegleitung sowie den tremolierenden

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This last present he gives to youWithout sorrow, without weeping;Only a sweet tear,Only a farewell faithfully resounds.

His soul already leaves the dearFeasts, the chants and dances, the loves;Like a breeze that ascends from the flowersAmbrosial to the sky.

7 In the horror of a dark night

In the horror of a dark night,When all the world is quiet,To my beloved in ancient wallsMy thoughts always fly.

And she, who I adore so muchHas perhaps given her heart to others;Heaven, for me there is no relief,I will die of anguish.

When on the earth the day grows dark,My spirit will appear, And the dusky moonbeamWill be seen.

Of a dying lover,Of a betrayed admirer,

9 Do not approach the urn

Do not approach the urnThat locks away my bones;This holy groundIs sacred to my grief.

I hate your sorrow,I refuse your hyacinths;I do not want your weeping;What use to the dead areA few tears or a few flowers?

Wicked girl! Did you have to Offer me a thread of hopeWhen it pulls my lifeInto the depths of despair.

For whom with your useless weepingDo you deafen the forest?Respect a sad shadow,And let it sleep.

10 The exile

Look! The white moonShines on the hills;The nightly breezeBlows gently, rippling the womb Of the calm lake.Why, why am I the only one In this peaceful and sweet hourTo be so thoughtful and mute?Here all is joy, heaven and earthSmile over the magic of nature.

The whole world will hearThe dolorous lament.

And of the story of loveEverything will be written down.Cursed be the memoryOf her who betrayed him.

8 The seduction

She was as beautiful as an angel in heaven And as innocent as a budding flowerWhen a villain aroused The first stirrings of love in her heart.

Inexperienced and trusting, She gave herself to the ignoble wretchShe was seduced!And pleaded in vain, Poor girl, for a wedding ring.

Doomed to shame and scorn, She groaned for nine monthsThen consumed by grief, She begged for forgiveness and died.

The fruit of the vile betrayal Was laid in the grave soon afterBut there stood no cross or cypress, No stone bearing her name.

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»Angstsignalen« immer auch einen Blick auf die Bühne, die »In solitaria stanza« (»Im einsamen Zimmer«) [3] ohnehin später betreten wird – wenn sich nämlich die chromatische Linie des »Salvate, o Dei pietosi« (»Rettet, oh gnädige Götter«) auf wundersame Weise in Eleonoras »Tacea la notte« des Trovatore wiederfindet, wo sie uns ein ums andere Mal alle möglichen Seufzer der Anteilnahme, nur nicht gerade Mitleid, entlocken wird.

Daß Giuseppe Verdi das erste Heft seiner Romanzen ausgerechnet mit zwei Gesängen des Gretchen aus Goethes Faust beschließt, gibt der Publikation eine ganz besonders faszinierende Wendung. Bedenken wir, daß sich der Spätentwickler aus Busseto, der gerade erst an seiner ersten Oper arbeitete, nach allen möglichen Stoffen umsah, so wäre es eine zwar verwegene, nicht aber völlig absurde Idee, in »Meine Ruh ist hin« und »Neige, neige, du Schmerzenreiche« etwas wie eine erste, probierende Kontaktaufnahme zu sehen. Man stelle sich nur vor, es wäre uns nicht nur der geplante König Lear, sondern auch ein Faust abhanden gekommen...!

Buntscheckiger als die ersten sind die zweiten sechs Romanzen (1845), in der sich humoristische und melancholischere Züge die Waage halten. Der schwermütig-schönen Abendszene »Il tramonto« (»Der Sonnenuntergang«) [16] begegnet die bolero-rhythmische »Zingara« mit ihren musikalischen Glutaugen [3], und der Sehnsucht des Eingekerkerten nach der Freiheit des schönen Abendsterns (»Ad una stella«) [15] folgt das fröhliche Geplärr des »Spazzacamino« [2], regional als Schornsteinfeger oder Rauchfangkehrer zu übersetzen, der in seinem Walzertakt begreiflicherweise die eine oder andere harmonische Eleganz vermissen läßt: »Grob seh ich aus und schwarz, und jeder macht sich schwarz, der mir zu nahe kommt...« Am Ende mündet Felice Romanis glühende Liebeserklärung an die Gemahlin (»Il mistero«) [17] in eine zündende Eloge auf den Wein: Beides sind offenbar herzstärkende Arzneien, wenn wir dem jeweils letzten Reimwort glauben dürfen.

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4 My peace is gone

My peace is gone,My heart is sore,Oh no, I’ve lost all hopeTo ever find it again.

When he’s not around Everything appears dark as a grave.Without him the whole worldIs a desert to me.

My poor headIs all confused,Oh misery, my mind,My mind is torn apart.

My peace is gone,My heart is sore,Oh no, I’ve lost all hopeTo ever find it again.

When I stand by the windowI look only for him.When I leave the houseI’m drawn in his direction.

Oh his noble aspect,Oh his handsome face!How captivating his glance,How sweet his smile!

And his wordsA magic stream,The touch of his hand,And ah, his kiss!

April has faded, the roses have fallen,You bring cheer to troubling worries,You bring back the joy that once was.

Pour me some wine, joy of the heart.

Who better to heal the heart of its wounds?If you had not given us your benevolent vine,Human sorrow would be immortal.Pour me some wine! Only you, o glass,Of all the earthly pleasures, are no liar.You, life of the senses, joy of the heart.

6 He dies, Elisa, the tired poet

He dies, Elisa, the tired poetAnd his final comfort in deathIs the harp, that once taughtHis gentle soul to love.

He dies satisfied that it brightly shinesLike that of an angel in heaven;He lies down without grief and a stemWill sprout between the chords in spring.

My peace is gone,My heart is sore,Oh no, I’ve lost all hopeTo ever find it again.

My bosom yearnsTo be close to his.If I just could embrace himAnd hold him close to me.

Could I kiss him,As I desire!Kiss him! And die Under his kisses.

5 A toast

Pour me some wine! Only you, o glass,Of all the earthly pleasures, are no liar.You, life of the senses, joy of the heart.I have loved; two fatal glances inflamed me.I believed that friendship was a girl without wings,Foolishness of youth, illusory fancy.

Pour me some wine, joy of the heart.

A friend, a lover in time will leave,But you have no fear of what destroys all:Age does not offend you, it increases your virtue.

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Als Ricordi später die Composizioni da camera per canto e pianoforte veröffentlichte, präsentierte der Verlag den abschließenden »Brindisi« gleich zwiefach: in der dekantierten Version des Erstdrucks [5] sowie in der ein bißchen schärferen Urfassung [12], die das melodische Bouquet mit gelegentlichem Zierrat unterstreicht.

Fast ein Vierteljahrhundert verstrich, bis Giuseppe Verdi zu einem ganz andern Ende seinen »Stornello« (»Ritornell«) [1] ersann. 1867 nämlich hatte Francesco Maria Piave einen Schlaganfall erlitten, der ihn bis ans Lebensende lähmte – und der stets hilfreiche Verdi wollte, um die Lage des langjährigen Librettisten und seiner Ehefrau ein wenig zu lindern, ein neues Romanzenalbum herausbringen, für das er die Kollegen Daniel François Esprit Auber, Ambroise Thomas, Luigi Ricci und Saverio Mercadante zu gewinnen hoffte. Er selbst vertonte den kleinen, giftigen Vortrag eines flatterhaften Mädchens, das sich (»ich bin dir keine Rechenschaft schuldig«) ungeliebt wissen will, um sich die ersehnten Freiräume zu verschaffen: Die miniaturistische Szene verdiente in jeder Komödie einen Ehrenplatz, blieb seinerzeit aber ein Einzelstück, da sich das Vorhaben des Benefiz-Sammelbandes für Piave als Utopie erwies – wie so viele Visionen, die Giuseppe Verdi im Laufe seines langen und engagierten Lebens hatte scheitern sehen. Wie oft mag er sich an Temistocle Soleras »L’Esule« [10] erinnert oder sich diesem ähnlich gefühlt haben? »Der Verbannte«, der da im hellen Mondenschein an der ruhig sich kräuselnden See steht und von der Heimat träumt, die einstigen Tänze und Feste vor sich sieht – nicht seelisch verkümmert und »psychologisch« nach innen gekehrt, sondern auf großer Bühne vorausblickend in ein Utopia, vor nächtlich strahlender Kulisse trotz aller Wehmut ungebrochen; einer, der weiß, daß man Wirklichkeiten am besten aus sich heraus schafft, ohne daß einem die schwerfällige Welt das Händchen halten muß (und einen dabei unmerklich vom eigenen Kurs wegzieht): »Die Wahrheit nachahmen, mag gut sein», meinte der Meister, »die Wahrheit aber erfinden ist besser, viel besser...«

Dr. Eckhardt van den Hoogen

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1 Stornello

You say you don’t love me, I don’t love you either...You say you don’t want me, I don’t want you either.You have your hook set for other fishesI’m also picking roses in another garden.

Let us agree:You do what you want and I do what I want.Everyone is his own master.Servant to everyone, but I’m not serving anyone.

Constancy in love is a follyFickle I live with prideI won’t tremble anymore when I meet youI won’t cry anymore when you’re away,Just like a nightingale out of its cageAll night and day I’ll frolic and sing.

2 The chimney sweep

The chimney sweep! I seem ugly and black,I stain everyone who comes near;My clothes are shabby,I always walk around barefoot.

Ladies and gentlemen, the chimney sweepWill protect you from fire for a few pennies.Ah! ladies and gentlemen, the chimney sweep!

3 The gypsy

Who is my father, what country is mine?I kept on asking the people in vain.The first one I never knew and my homeland Is the earth that gives me a flower or fruit.Wherever destiny takes me,I find a smile, I find love.Why should I brood over the past,When the present brings happiness to my heart?It is true that tomorrow a cloudy veilMay cover the serene realms,But if today my sky gleams azure,Why should I sadden myself with doubt?I am a plant that cannot be harmed by ice, I challenge the rigors of winter.If one branch falls off here, another one sprouts there.In every season I am full of flowers.

Ah! Who could be as happy as IOn earth I cannot think of one!Chimney sweep! Ladies and gentlemen, the chimney sweepWill protect you from fire for a few pennies.Ah! ladies and gentlemen, the chimney sweep!

I get up before the sunAnd through all the cityWith my shouting I fill the streetsAnd I do not have one enemy.

Ah! Who could be as happy as IOn earth I cannot think of one!Chimney sweep! Ladies and gentlemen, the chimney sweepWill protect you from fire for a few pennies.Ah! ladies and gentlemen, the chimney sweep!

Sometimes I climb up to the rooftopsSometimes I walk through the roomsWith my name I make The little children timid and quiet

Ah! Who could be as happy as IOn earth I cannot think of one!Chimney sweep!

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1 Stornello

Du sagst, daß Du mich nicht liebst... Ich lieb’ Dich auch nicht.Du sagst, daß Du mich nicht willst, Ich will Dich auch nicht.Du sagst, daß Du einen anderen Fisch an der Angel hast,Auch ich habe in anderen Gärten Rosen gepflückt.

Also sind wir uns einig:Du machst, was Du willst, ich, was ich will.Jeder ist sein eigener Herr.Eines jeden Diener und diene niemandem.

Beständigkeit in der Liebe ist eine Torheit,Flatterhaft bin ich und stolz darauf.Ich zittere nicht mehr, wenn ich Dir auf der Straße begegne,Noch weine ich, wenn Du fern bist.Wie die Nachtigall, die den Käfig verlässt,Treib ich es toll und singe Tag und Nacht.

2 Der Schornsteinfeger

Der Schornsteinfeger! Mein Äußeres ist hässlich und schwarz,Jeder der mir zu nah kommt, wird schmutzig,

Werden kleine Kinder schüchtern und still.

Ach, wer könnte wohl glücklicher sein als ich,Auf Erden kann ich niemanden nennen.Schornsteinfeger! Meine Damen und Herren, der SchornsteinfegerBeschützt Sie für ein paar Groschen vor dem Feuer.Ach! Meine Damen und Herren, der Schornsteinfeger!

3 Die Zigeunerin

Wer ist mein Vater, welches mein Heimatland?Ich fragte die Leute vergebens.Den ersten kannte ich nie und meine HeimatIst die Erde, die mir eine Blume oder eine Frucht schenkt.Wohin mich auch immer das Schicksal verschlägt,Finde ich ein Lächeln, finde ich Liebe.Warum Gedanken an die Vergangenheit verschwenden,Wenn die Gegenwart mein Herz erfreut?Morgen schon, das ist wahr, mag ein trüber SchleierSich über die klaren Lüfte legen.Aber wenn heute mein Himmel azurblau erstrahlt,

Meine Kleider sind schäbig,Ich spaziere immer barfuss herum.

Ach, wer könnte wohl glücklicher sein als ich,Auf Erden kann ich niemanden nennen.Schornsteinfeger! Meine Damen und Herren, der SchornsteinfegerBeschützt Sie für ein paar Groschen vor dem Feuer.Ach! Meine Damen und Herren, der Schornsteinfeger!

Ich stehe vor der Sonne aufUnd in der ganzen StadtFülle ich die Straßen mit meinem RufenUnd habe nicht einen Feind.

Ach, wer könnte wohl glücklicher sein als ich,Auf Erden kann ich niemanden nennen.Schornsteinfeger! Meine Damen und Herren, der SchornsteinfegerBeschützt Sie für ein paar Groschen vor dem Feuer.Ach! Meine Damen und Herren, der Schornsteinfeger!

Mal schwing ich mich auf die Dächer,Mal wandere ich durch die Räume.Wenn sie meinen Namen hören,

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of Romances, for which he hoped to win the help of his colleagues Daniel François Esprit Auber, Ambroise Thomas, Luigi Ricci and Saverio Mercadante. He himself set to music the small, biting discourse of a flighty young woman, who wanted to see herself as unloved in order to maintain her independence (“You say that you don’t love me, so I don’t love you...”): this miniature would have won a place of honor in any comedy; but remained an independent piece, as the plan to create a volume as a benefit collection for Piave turned out to be utopian – like so many visions, which Giuseppe Verdi saw fail during his long and engaged life. How often did he recall Temistocle Solera’s “L’Esule” [10], or even feel similarly? “The Outcast”, who stands in bright moonshine on the shore of the gently lapping sea and dreams of his homeland, dreams of the former balls and celebrations – not broken spiritually nor psychology introverted – but, rather, looking from a grand stage into the future, unbroken before the incandescent nocturnal scene in spite of all melancholy; one who knows that it’s best to create realities from within one’s self without needing the world to hold one’s hand (while pulling one imperceptibly from his own course): “To imitate the truth may be good”, said the Master, “but to create the truth is better, much better...“

Dr. Eckhardt van den HoogenTranslation: Steven Singer

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Warum mich von Zweifel betrüben lassen?Ich bin eine Pflanze, der Eis nichts anhaben kann,Ich behaupte mich gegen die Starre des Winters.Wenn hier ein Zweig fällt, sprießt dort ein anderer hervor.Zu jeder Jahreszeit bin ich voller Blüten.

4 Meine Ruh’ ist hin

Meine Ruh’ ist hin,Mein Herz ist schwer,Oh, nein, ich habe keine HoffnungSie jemals wiederzufinden.

Wo er nicht istScheint es mir dunkel wie im Grab.Ohne ihn ist die ganze WeltEine Wüste für mich.

Mein armer KopfIst völlig verwirrt.Oh Jammer, mein Verstand,Mein Verstand ist mir genommen!

Meine Ruh’ ist hin,Mein Herz ist schwer,Oh, nein, ich habe keine HoffnungSie jemals wiederzufinden.

Unter den irdischen Freuden, bist kein Lügner.Du Lebensgeist, Du Freude des Herzens.Ich habe geliebt; zwei fatale Blicke haben mich entflammt.Ich glaubte, dass die Freundschaft ein Mädchen ohne Flügel,Torheit der Jugend, ein Trugbild sei.

Schenkt mir Wein ein, die Freude des Herzens!

Der Freund, der Geliebte entflieht mit der Zeit,Aber du fürchtest dich nicht vor dem, der alles zerstört;Das Alter kann dir nichts anhaben, es steigert deine Tugend.Der April ist verblüht, die Rosen sind gefallen,Deine Heiterkeit siegt über die lästigen Sorgen,Du bringst die Freude zurück, die einst war.

Schenkt mir Wein ein, die Freude des Herzens!

Wer könnte besser die Wunden des Herzens heilen?Wenn du uns nicht deine gütige Rebe gäbest,Wäre der Schmerz des Menschen unsterblich.

Wenn ich am Fenster steheHalte ich nur nach ihm Ausschau.Wenn ich das Haus verlasseZieht es mich nur in seine Richtung.

Oh, seine edle Gestalt,Oh, sein schönes Gesicht!Wie betörend seine Blicke,Wie süß sein Lächeln!

Und seine WorteEin magischer Fluß,Die Berührung seiner HandAch, dieser Kuss!

Meine Ruh’ ist hin,Mein Herz ist schwer,Oh, nein, ich habe keine HoffnungSie jemals wiederzufinden.

Sehnend drängt sichMeine Brust an seine.Ach, könnt ich ihn umarmenUnd ganz fest halten!

Ach könnt ich ihn küssenSo wie’s mich verlangt!Ihn küssen! Und von ihm geküsst sterben.

5 Trinklied

Schenkt mir Wein ein! Du allein, oh Glas,

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Giuseppe Verdi finished his first volume of Romances with none other than two of Gretchen’s songs from Goethe’s Faust, which gives the publication a particularly fascinating perspective. Imagine the late bloomer from Busseto, who was just working on his first opera, and was considering all possible text sources – it might be conjecture but not completely absurd to see a first, tentative approach to Goethe with the pieces “Meine Ruh ist hin” (“My peace is gone”) and “Neige, neige, du Schmerzenreiche” (“Lean down, you who are full of sorrow”). It may be only postulation, but consider if we had lost not just the planned King Lear, but a Faust as well...!

The second volume of six Romances (1845) is more colorful and varied, as humorful and melancholy strains alternate. The gloomy yet beautiful evening scene “Il tramonot” (“The Sunset”) [16] stands next to “Zingara” with its bolero rhythms and musically blazing eyes [3], and next to the desire of the prisoner for the freedom of the lovely evening star (“Ad una stella”) [15]. After that, in the cheery chattering of the “Spazzacamino” [2] (“The Chimneysweep”), it’s easy to understand why his harmonies in three-quarter time aren’t all that elegant: “I look coarse and black, and everyone who gets too close to me gets black as well...“ At the end, Felice Romani’s glowing ode to his wife (“Il mistero”) [17] leads on to a sparkling paean to wine: apparently both are cardiotonic medicines, if we are to believe the last words in each.

Later, when Ricordi published the Composizioni da camera per canto e pianoforte, the publisher presented the closing “Brindisi” (A Toast) twice: in the more accessible version of the first edition [1], as well in the somewhat sharper original version [12], which decorates the melodic bouquet with some embellishments.

Almost a quarter-century later Giuseppe Verdi composed his “Stornello” (“Rhyme”) [1] for a completely different reason. In 1867 Francesco Maria Piave had suffered a stroke, which lamed him until the end of his life. Verdi, always helpful, wanted to help ease the situation of librettist who had worked with him for so many years; and wanted to create a new set

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Schenkt mir Wein ein! Du allein, oh Glas,Unter den irdischen Freuden, bist kein Lügner.Du Lebensgeist, du Freude des Herzens.

6 Er stirbt, Elisa, der müde Poet

Er stirbt, Elisa, der müde PoetUnd der letzte Trost mit dem er stirbtIst die Harfe, die einst die LiebeSeiner edlen Seele lehrte.

Er stirbt zufrieden, da sie klar leuchtetWie die eines Engels im Himmel;Er legt sich nieder ohne Trauer und ein HalmWird im Frühjahr zwischen den Saiten sprießen.

Dies letzte Geschenk, bietet er Dir darOhne Schmerz, ohne Weinen;Nur eine liebliche Träne,Nur ein Abschiedsgruß, der treu ertönt.

Seine Seele verlässt schon die geliebten Feste, die Gesänge und Tänze, die Lieben,

8 Die Verführung

Sie war schön wie ein Engel im Himmel,Unschuldig wie eine knospende Blüte,Als ein Grausamer den ersten Taumel der LiebeIn ihrem Herzen erweckte.

Unerfahren und vertrauensvollErgab sie sich dem gemeinen Liebhaber.Sie wurde verführt! Und bettelte vergeblich,Die Ärmste, um einen Ehering.

Schande und Gespött ausgeliefertKlagte die Betrogene neun Monde lang.Dann, von der Verzweiflung verzehrt,Bat sie um Vergebung und starb.

Die Frucht des gemeinen BetrugsWurde bald danach ins Grab gelegt.Dort stand weder Kreuz noch Zypresse,Noch ein Stein, der ihren Namen trug.

9 Nähere dich nicht der Urne

Nähere dich nicht der Urne,Die meine Gebeine bewahrt,

Wie ein Hauch, der von den Blumen duftendEmporsteigt zum Himmel.

7 Im Grauen einer dunklen Nacht

Im Grauen einer dunklen NachtWenn die ganze Welt schweigt,Fliegen stets meine GedankenZu meiner Geliebten in den Mauern.

Und sie, die ich so sehr verehre,Schenkte anderen vielleicht ihr Herz;Himmel, für mich gibt es keine Linderung Vor Kummer werde ich sterben.

Wenn auf der Erde der Tag sich verdunkeltErscheint mir mein GeistUnd die Strahlen des MondesSind düster zu sehen.

Von einem sterbenden Liebenden,Von einem betrogenen Bewunderer,Wird die ganze WeltDas Wehklagen hören.

Und von der Geschichte der LiebeWird alles aufgeschrieben sein;Verdammt sei die Erinnerung,An die, die ihn betrog!

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This may be the reason that we don’t dissolve in pity, even when the subject seems to invite that, such as in “La Seduzione” [8] from the time of his first opera Oberto, Conte di San Bonifazio (1839) or as in “Poveretto” [11] (1847). In Luigi Balestri’s plaintive piece about the young soul, pure as an angel, who loses her honor and then is driven to an early death through a thorough scoundrel; and in Manfredo Maggioni’s plea in “The Poor Man”, who fought his whole life as a soldier for the homeland and now must beg for pennies – both of these would be suited to so move us, that we might give up our last belongings, just to expunge our imagined guilt. Yes, Giuseppe Verdi is also touched. Yet it’s apparently fully clear to him that he’s not dealing with an “objective” reality here. After all, each of the poets set all of his personal imagination into the gripping scenes and poured his thoughts into poetry, before the musician even tuned up his sympathetic strings, to put it all into musical form. Would that still be “reality”?

Of course there are injustices to discover. Hear how the old, poor soldier straightens up with pride, when he thinks about his military life for the homeland, when he feels his former patriotism flame up in his breast! “Yes, we veterans have earned more that your loose change – but we are not about to kneel down before you as victims or beggars.”

But we don’t find pity, this subversive, creeping force, in Giuseppe Verdi’s songs at all, not in any of the two sets of six Romances, the first volume of which appeared in 1838, before the successful Milan debut of Oberto, and which awaits us with a number of pieces with deepest sentiments. On the other hand “Non t’accostare all’urna” (“Do Not Approach the Urn”) [9], “More, Elisa, lo stanco poeta” (“Elisa, the tired poet is dying”) [6] and “Nell’orro di notte oscura” (“In the Gray of the Dark Night”) [7], with their accompaniments, typical for the time, the simple, after-beat arpeggiated figures (sometimes still a little inflexible) as well as the “fear” tremoli; these pieces still remind us of the stage: we hear this later in “In solitaria stanza” (“In a Lonely Room”) [3]: when the chromatic line “Salvate, o Dei pietosi” (“Save, you merciful Gods...”) finds an astonishing reincarnation in Eleonoras “Tacea la notte” in Trovatore, where we sigh for her, full of sympathy and empathy, but not with pity.

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Diese gnädige ErdeIst meinem Schmerze heilig.

Ich hasse deinen Kummer,Ich will deine HyazinthenUnd will deine Tränen nicht.Was nützen den TotenEin paar Tränen, ein paar Blumen?

Böses Mädchen! Musstest du mirEinen Hoffnungsschimmer geben;Stürzt er mich doch bloßIn die Tiefen der Verzweiflung.

Für wen füllst du mit nutzlosem WeinenDen Wald?Respektiere einen traurigen SchattenUnd lass ihn ruhen.

10 Der Verbannte

Schau! Der weiße MondLeuchtet über die Hügel;Die nächtliche BriseWeht sanft und kräuselt den SchoßDes stillen Sees.Warum, warum bin nur ichIn dieser friedvollen und lieblichen StundeSo stumm und nachdenklich?Hier ist alles Freude; Himmel und ErdeLächeln über den Zauber der Natur.

ein gutes Herz.Gib dem Armen einen GroschenDenn zu essen hatte er heute noch nichts.

Schon als kleiner JungeWar ich SoldatUnd für meine HeimatHabe ich Land und Meer überquert.

Aber nun, da die Last der Jahre schwer wiegt,Nun, da ich keine Kraft mehr habe,Hat selbst das Land, das ich verteidigte,Mein Heimatland, mich vergessen.

12 Trinklied

Schenkt mir Wein ein! Du allein, oh Glas,Unter den irdischen Freuden, bist kein Lügner.Du Lebensgeist, Du Freude des Herzens.Ich habe geliebt; zwei fatale Blicke haben mich entflammt.Ich glaubte, dass die Freundschaft ein Mädchen ohne Flügel,Torheit der Jugend, ein Trugbild sei.

Schenkt mir Wein ein, die Freude des Herzens!

Der Verbannte allein ist zum Weinen verdammt.Auch ich bebte einst in heimischen GefildenVor unbekannter Freude.Oh, in warmen Gedanken lebt noch die ErinnerungAn glückliche Zeiten.Ich lief durch Heide, Wüste und Wald,Sah Orte voll duftender Blumen;Ich zog umher zu Festen und TänzenDoch mich begleitete stets der Schmerz.Was bleibt mir nun?...Dem LebenDie Kraft nehmen, die mich so leiden lässt.Ach, komm, komm, oh Tod, zu dem, der dich einlädtUnd die Seele wird zu früheren Wonnen zurückkehren.Oh, mögen die heimischen GefildeMir dann nicht verwehrt bleiben;In diese Gestade, auf diese Wellen,Wird sich mein Geist schwingen;Ich werde die geliebten WangenMeiner teuren Mutter küssenUnd die ungesehenen Tränen der TrauerWerde ich abwischen.

11 Der Arme

Vorbeigehender mit dem freundlichen AntlitzEs scheint, als hättest du

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With his two dozen operas and only just as many lieder, it would be hard to consider Verdi a true, profound representative of that intimate form of song. In light of these proportions our first thoughts might be that these are “trifles”, “fragments” or “occasional music”. And when we learn additionally that the lion’s share of these creations came from the time before Verdi’s first real successes or even his first phases of creative self-discovery, we would almost necessarily round out the list with “preliminary exercises”, “beginners’ pieces”, and “works of gratitude”. We would suspect that these more or less miniatures are for the average music lover nothing other than a “quantité négligeable”, honored as if they were venerable relics only by a committed group of rabid Verdi fans – or even better: removed like hosts from an altar in secret rituals, while the gathered believers murmur dark, archaic formulas (“you can’t truly know Verdi if you don’t know these works”) and close their ears and eyes to the most penetrating compositional anomalies and other strangenesses.

If Verdi’s lieder were truly just “songs”, then we would have to accept such epithets for better or worse. But the situation is quite different. Unlike the German lied since Schubert, the musical psychology here is not involved with tracing every spiritual nuance tonally, harmonically, rhythmically and sonorously, in order to release forceful agitation in the listener through the acutest shadings, to find rapture hand in hand with the audience in the poetic subject, until, finally, all discover catharsis at the other end. Instead, Verdi always models, even in these condensed, concentrated frameworks, a “scene” with song – a song that never sinks into the quicksand of deeper meaning, but, rather, creates a balance between corresponding atmospheres and pure musical, cantabile inventiveness. “German music is based on the so-called well-tempered instrument, such as the piano or the organ, on the abstract, almost philosophical note,” comments Verdi the protagonist in Franz Werfel’s eponymous novel. “Italian music, our music, is based on the free, vibrant sound of the voice, on song, only on song... “

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Der Freund, der Geliebte entflieht mit der Zeit,Aber du fürchtest dich nicht vor dem, der alles zerstört;Das Alter kann dir nichts anhaben, es steigert deine Tugend.Der April ist verblüht, die Rosen sind gefallen,Deine Heiterkeit siegt über die lästigen Sorgen,Du bringst die Freude zurück, die einst war.

Schenkt mir Wein ein, die Freude des Herzens!

Wer könnte besser die Wunden des Herzens heilen?Wenn du uns nicht deine gütige Rebe gäbest,Wäre der Schmerz des Menschen unsterblich.Schenkt mir Wein ein! Du allein, oh Glas,Unter den irdischen Freuden, bist kein Lügner.Du Lebensgeist, du Freude des Herzens.

13 In einem einsamen Zimmer

In einem einsamen ZimmerSiecht sie dahin in grausamem Schmerz;

Und dem Beben meiner ängstlichen BrustWer könnte das jemals verstehen?Wovon zittert mein Herz? Wonach verlangt es?Ach! Du allein weißt es, nur du allein!Wohin auch immer ich geheWelch Qualen, welch QualenTrage ich in meiner Brust!Eben allein, oh, wie vieleTränen ich nun vergießeUnd in mir zerspringt mein Herz.An der Vase am FensterLief meine Träne herabAls ich in der MorgendämmerungDiese Blumen für dich aussuchteWährend der erste SonnenstrahlMein Zimmer erhellteUnd aus dem Bette jagte michDer sich regende Schmerz.Ach, durch dich sei von Schande Und Tod ich errettet.Oh, gnädig senke deinen BlickAuf mein Leid, oh Schmerzensmutter!

15 An einen Stern

Schöner Erdenstern,Liebliches schönes Licht,Wie groß ist der WunschDieser gequälten und gefangenen SeeleIhre Ketten zu sprengenUnd frei zu Dir zu fliegen!

Die Lippen ohne Stimme,Ohne Atem die Brust.

Wie ein Beet ohne Blumen, Auf dem kein Tau mehr liegt,Unter der sommerlichen HitzeVergeht eine zarte Narzisse.

Ich, vom Kummer bedrückt,Laufe durch ferne StraßenUnd rufe mit so lauter Stimme,Dass die Felsen erweichen könnten.

Rettet, oh gnädige Götter,diese himmlische Schönheit;Vielleicht wisst ihr nicht,Wie man eine andere Irene erschafft.

14 Gnädig, oh Schmerzensmutter

Gnädig, oh Schmerzensmutter,Senke deinen Blick auf mein Leid.Du, mit dem Schwert im HerzenWende deine bekümmerten AugenAuf deinen sterbenden Sohn.All diese Blicke und SeufzerRichten sich hinauf zum Vater und werden Gebete,Die sein und dein Leid lindern.Wie es mein Innerstes zerreißt Von unerträglicher Pein

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Friedrich Haider „The orchestra likes you, because you are inspiring!” Diese Worte richtete Maestro James Levine an Friedrich Haider, als er im Herbst 2006 mit Verdis Rigoletto sein überaus glückliches Debüt an New Yorks Metropolitan Opera feierte. Diese Auszeichnung veranschaulicht vieles, was heute die bedeutendsten Orchester der Welt an Friedrich Haider schätzen. Der österreichische Dirigent mit italienischen Vorfahren gehört zu den wenigen, die das alte Klischee von der „Urfeindschaft“ Dirigent - Orchester vollkommen vergessen machen. Lebendige Probenarbeit und höchste Motivation in der Aufführung sind nur einige Facetten seiner Arbeit. Auch das Fundament einer kontinuierlichen handwerklichen Entwicklung kennzeichnet ihn als Ausnahmeerscheinung des Musikbetriebs.Seit seinem Theaterdebut (1984) erarbeitete sich Haider an vornehmlich kleinen und mittleren Bühnen ein Repertoire, das neben breitgefächerter Symphonik heute mehr als 70 Opern-Titel umfaßt. 29-jährig wurde er 1991 einer der jüngsten Generalmusikdirektoren in der Geschichte der Opera National in Straßburg bevor er nach und nach in die vorderste Reihe der Opernhäuser wie Wien, München, Dresden oder New York vorrückte. Im sinfonischen Bereich leitete er erfolgreich Weltklasseorchester wie London Symphony, Tschechische Philharmonie, Götheburger Sinfoniker oder Mailänder Kammerorchester. Bei der Slowakischen Philharmonie ist er seit seinem fulminanten Einstand mit Verdis „Messa da Requiem“ (2001) ständiger Gastdirigent.2004 übernahm Friedrich Haider die nordspanische Oviedo Filarmonia, die er bereits in den ersten Sinfonie-Konzerten zu Höchstleistungen brachte. CD-Aufnahmen mit Solisten der Wiener Philharmoniker (Brahms: Doppelkonzert) oder Wolf-Ferraris „Segreto di Susanna“ sowie umjubelte Aufführungen von de Fallas El Amor Brujo in Tokyos „Bunka Kaikan“ - Hall (2007) sind nur einige von vielen Höhepunkten dieser künstlerischen Verbindung.

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Die unbekannten Bewohner,Die Du vor mir verbirgst, o Stern,Umarmen sich mit EngelnIn reiner brüderlicher Liebe,In Eintracht mit ihnen in Deinen Verheissungen zu schwelgen!

Schuld und KummerSind ihnen fremd,Beiläufig und ruhigVergehen die Tage und Jahre,Ohne einen Gedanken daran sie jemals zu zählen,Noch mit Schmerz an sie zurückzudenken.

Schöner Abendstern,Juwel, das Du den Himmel erfreust,Wie Du diese gequälte und gefangene SeeleAus ihrem Kerker erhebstAuf Deinen schönen Strahl gehe der Flug!

16 Sonnenuntergang

Ich liebe die Stunde des sterbenden TagesWenn die Sonne sich müde schon neigtUnd ich in den Wogen des friedvollen MeeresDen letzten Strahl vergehen sehe.In dieser Stunde kehrt

Als ob er schlafe und sich kaum bewegt;Doch in seinen Tiefen Stürme hegtVom Betrachter unbemerkt.Mag ich auch ruhig erscheinen,In den Tiefen meines Herzens tobt Chaos.

Auch wenn ein Seufzer, ein KlagenMeine Furcht mir beweistIch werde die verzehrende Hitze nicht mindernDer Liebe, die mich verbrennt;Wie ein Lämpchen in einem DenkmalLodert sie ungesehen in meinem Herzen.

Und sie wird leben, wenn auch unterdrückt,Wenn auch ohne TrostUnd sie wird auch noch leben, wenn der TodDeine Starre beschließt,Denn die Liebe ernährt sich selbstIn einem edlen Herzen.

Übersetzung: Cordula Patzig

mein Herz zurückZu einer Zeit, die glücklicher war als diese;In dieser lieblichen und wehmütigen StundeWende ich mein Seufzen an dich, Geliebte.

Starr den Blick und frei von Gedanken,Betrachte ich den strahlenden LichtstreifWährend mich aus dem klaren WestenDie sanfte Brandung des Meeres erreicht.Und ich wünschte ich könnte den goldenen Pfad nehmen,Noch einmal Fuß auf diesen endlosen Weg setzen;Als könne er mein kraftloses SeinZu einem friedvollen Hafen führen.

17 Das Geheimnis

Wenn ruhig neben dir,Meine Dame, mich jemand siehtGlaubt er mich glücklichOder von der Liebe geheilt;Aber nicht du, die du weißt wie sehrIch noch immer mein Herz bekämpfe und unterdrücke.

Wie ein See, der friedlich erscheint,

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César Augusto Gutiérrez Der kolumbianische Tenor César Augusto Gutiérrez gab in den ersten Jahren seiner Karriere neben verschiedenen Opernauftritten zahlreiche Liederabende und Konzerte in seinem Heimatland. Seit 1991 ist er auch in Österreich, Spanien, Norwegen, Frankreich, Italien, Deutschland, Bulgarien, Russland, Japan, der Schweiz und Türkei sowie in Nord- und Südamerika aufgetreten. Er studierte zunächst in seinem Heimatland bei Leonel Villa, danach an der Hochschule für Musik in Wien bei Margarita Lilova (Gesang), Kurt Equiluz und Charles Spencer (Lied und Oratorium) sowie bei Kurt Malm (Musikdramatische Darstellung).1991 gewann er im spanischen Santiago de Compostella den „Andrés Segovia“-Preis für die Interpretation des spanischen Repertoires sowie im Frühjahr 2000 den 1. Preis beim Internationalen „Hilde Zadek“-Gesangswettbewerb. Im März 2001 wurde er mit dem „GRAND PRIX“ sowie der Gold-Medaille und dem 1. Preis beim Internationalen „Maria Callas“ Gesangswettbewerb ausgezeichnet. Cesar Augusto Gutiérrez gilt als einer der führenden Tenöre seiner Generation.

(www.cesaraugusto.at)

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Diana Damrau Diana Damrau wurde in Günzburg an der Donau (Deutschland) geboren und erhielt ihre Gesangsausbildung bei Carmen Hanganu an der Musikhochschule Würzburg und bei Hanna Ludwig in Salzburg. Nach ersten Festengagements an den Opernhäusern von Würzburg, Mannheim und Frankfurt startete sie im Jahre 2002 ihre freiberufliche internationale Karriere. Sie gastierte an den großen deutschen Opernhäusern von München, Berlin, Dresden, Hamburg und trat bald auch in Wien, Brüssel, Washington, London, Mailand, New York und Madrid sowie seit 2001 bei den Salzburger Festspielen auf. Renommierte Dirigenten wie Riccardo Muti, Zubin Mehta, Lorin Maazel, Sir Colin Davis, Christoph von Dohnanyi, Nikolaus Harnoncourt, Pierre Boulez, Adam Fischer, Ivor Bolton und Peter Schneider begleiten ihren Weg auf der Opernbühne und dem Konzertpodium. Vom Magazin „Opernwelt“ und wurde sie zur „Sängerin des Jahres“ 2008 gewählt.Nach mehreren Einspielungen bei telos music vocal und Orfeo mit deutschem Liedrepertoire hat die Künstlerin bei Virgin/EMI einen Exklusivvertrag unterzeichnet, in dessen Rahmen sie als erste CD Arien von Mozart, Salieri und Righini aufgenommen hat, die im November 2007 unter dem Titel Arie di bravura erschien. Es folgte im November 2009 COLORaturaS und im Januar 2011 Poesie, eine CD mit Liedern von Richard Strauss (Münchner Philharmoniker, Dir. Christian Thielemann).

(www.diana-damrau.com)

19Paul Armin Edelmann Paul Armin Edelmann wurde in Wien geboren und war Mitglied und Solist bei den Wiener Sängerknaben. Er absolvierte sein Gesangsstudium an der Hochschule für Musik und darstellende Kunst in Wien bei seinem Vater, dem berühmten Bassisten Otto Edelmann. Nach seinem Studienabschluss war er am Stadttheater Koblenz engagiert, wo er sich 27 Fachpartien in Oper und Operette erarbeitete.Seit 1998 ist er freiberuflich tätig. Es folgten Gastspiele an der Wiener Staatsoper (Papageno in der Zauberflöte), der Wiener Volksoper (Dr. Falke in Die Fledermaus, Papageno in der Zauberflöte), dem Teatro Real in Madrid (wiederum als Papageno), dem Théâtre Royal de la Monnaie in Brüssel (in Donizettis Don Pasquale), der Komischen Oper Berlin (in Webers Der Freischütz), der San Diego Opera (als Dr. Falke und Papageno), dem New National Theatre in Tokyo, der Staatsoper Stuttgart, dem Lincoln Center Festival in New York (in Sciarrinos Luci mie traditrici), den Staatstheatern Darmstadt und Wiesbaden, den Opern von Köln, Frankfurt/M. und Leipzig, der Opera Ireland Dublin, der Israeli Opera Tel Aviv, Palau de les Arts Valencia, Festival San Sebastian, Hongkong Opera, Center of the Performing Arts Beijing, bei den Festivals in Mörbisch, Schwetzingen, Schleswig-Holstein und Schönbrunn sowie bei den Wiener Festwochen und der Mozartwoche Salzburg. Als Lied- und Konzertsänger gastierte Paul Armin Edelmann im Wiener Konzerthaus, im Wiener Musikverein, im Salzburger Festspielhaus, im Brucknerhaus Linz, am Salzburger Mozarteum, in der Philharmonie Köln, der Philharmonie am Gasteig in München, am Konzerthaus Dortmund, der Philharmonie Luxembourg, im Palau de la Música in Valencia, im Tschaikowsky-Konservatorium Moskau und – anlässlich eines Konzertes zu Ehren von Papst Johannes Paul II. – im Vatikan (Haydn: Die Schöpfung, 1998), wo er 2006 mit den Wiener Philharmonikern nochmals auftrat (Mozart: Krönungsmesse).Er gab Liederabende in Österreich, Deutschland, Italien, Spanien, Frankreich, Belgien, Dänemark, den USA, Kanada, China und Japan.Paul Armin Edelmann arbeitete bisher mit zahlreichen namhaften Dirigenten wie Nikolaus Harnoncourt, Lorin Maazel, Michel Plasson, Ivor Bolton, Kazushi Ono, Paolo Carignani, Miguel Gómez Martínez, Julia Jones, Ralf Weikert, Karel Mark Chichon, Vladimir Fedosejew, Leopold Hager und Manfred Horneck.

(www.paul-armin-edelmann.com)

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