Corporate Car sharing - Fleet magazine

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APPROFONDIMENTI 19 Fm AUTO IN CONDIVISIONE AUTO IN CONDIVISIONE APPROFONDIMENTI Fm 18 di bordo specifiche e dotazioni di blocco e sblocco che vengono asse- gnate ai soggetti autorizzati. Inoltre le vetture in car sharing possono operare sia per gli spostamenti di servizio sia, dietro richiesta, per quelli del dipendente in orario non di lavoro per il ritorno verso casa, meglio se in car pooling, coniu- gando così una filosofia che ha già preso piede anche in Italia”. Car sharing ed elettrico Il car sharing aziendale spesso si coniuga anche con una virata decisa verso l’elettrico, in particolare dopo l’introdizione di norme di circolazione sempre più stringenti anche nei nostri centri cittadini. “Proprio su questo aspetto stiamo elaborando business model molto interessanti per coniuga- re mobilità elettrica e auto aziendali” rileva Iacovini. La leva economica, in un contesto di crisi, è la principale per i gestori di flotte e proprio questa è la maggiore attrattiva del “corporate car sharing”. “Tale opzione permetterebbe di conte- nere o eliminare dei costi fuori flotta, ad esempio quelle sostenute per taxi o Rent-a-car - conclude l’associate senior manager di Clickutility -; inoltre, come anticipavo, nel caso si assegnasse in uso la vettura al dipendente in orario fuori ufficio, farei sostenere a lui parte del costo. Pen- siamo poi che il ‘corporate car sha- ring’ sia condivisibile tra più aziende, ad esempio quelle che hanno sede nel medesimo palazzo o sito produttivo. Accordandosi, si può organizzare un parco di auto condivise e gestibili con i sistemi di prenotazione di ultima generazione. Rispetto ad avere vetture ad uso esclusivo è evidente che si ha una maggiore efficienza nell’utilizzo. Se poi si aggiunge che, scegliendo il mezzo elettrico, non si paga bollo, assicurazione, parcheggio o accesso ai centri storici, allora il vantaggio si massimizza”. CORPORATE CAR SHARING di Francesca Prosperi E se una mano al boccheggiante mercato delle quattro ruote, anche per quanto riguarda il segmento flotte, arrivasse da una diffusione più capillare del “corporate car sharing”? In Italia il trend dell’auto in condi- visione è approdato da pochi anni, tuttavia, complice la crisi, sta racco- gliendo sempre maggiori consensi. Avanguardia, in tal senso, sono le grandi città nelle quali, come nel caso di Milano e Roma, le aziende municipalizzate dei trasporti gestiscono in prima persona il parco delle vetture in car sharing destinate ai privati. Pochi, invece, scel- gono l’auto in condi- visione quando si parla di mobilità aziendale. Eppure tanti lo conoscono e altrettanti lo prendono in considerazione, una volta valutati i benefici in termini economici. L’auto solo quando serve Carlo Iacovini, associate senior manager di Clickutility, società all’avanguardia nel campo della mobilità sostenibile, definisce i tratti salienti di questa nuova soluzione: Carlo Iacovini “Nello specifico stiamo lavoran- do con il CVO (Corporate Vehicle Observatory) di Arval mettendo a disposizione la nostra ‘expertise’ sui temi del muoversi green, soprattutto perché quando si comunicano delle tematiche inedite ci vogliono i pro- fessionisti. Quando poi parliamo di car sharing pensiamo a un modello di business molto avanzato che ha avuto numerose innovazioni nel mondo e una delle linee più recenti di questi anni è proprio quella del ‘corporate car sharing’. In questo caso, si offre alla popola- zione aziendale un servizio di mobi- lità che vada il più possibile vicino alle esigenze dell’azien- da e del dipendente. In sostanza, il concetto è quello di una flotta di auto utilizzata in manie- ra intelligente attraverso canali di prenotazione innovativi ”. Grazie al cellulare e a internet, è così possibi- le per l’utente aziendale disporre e usufruire di un veicolo quando serve, senza tempi morti. “Per un’azienda - spiega Iacovini - parliamo di un parco di vetture non assegnate, ma presenti presso la sede o le diverse sedi e i cui costi sono ottimizzati perché inserite in una flotta in car sharing”. E chi può utilizzarle? “Differenti tipologie di utenti, perché le auto in questione hanno apparecchiature FUTURO IN Quando la riduzione dei costi diventa un imperativo, è d’obbligo sperimentare soluzioni alternative. Una di queste è costituita dal corporate car sharing, un innovativo sistema che permette alle aziende di avere a disposizione un vero e proprio parco auto senza gli oneri di gestione tradizionali RENAULT E CAR SHARING: UN BINOMIO SEMPRE PIÙ STRETTO Basta la definizione, urban crosser, a svelare il suo dna cittadino e, quindi, la sua vocazione al car sharing. L’elettrica Renault Twizy, non a caso, è da qualche mese assoluta protagonista di Bee, servizio di auto in condivisione sviluppato a Napoli grazie alla collaborazione tra la Casa transalpina e NeaHelioPolis (NHP). In Francia, però, il rapporto tra il veicolo elettrico e le nuove frontiere della mobilità è ancora più stretto: Twizy, infatti, è al centro del progetto “Twizy Way by Renault”, innovativa iniziativa di car sharing promossa proprio dal Costruttore nei dintorni di Parigi. Il servizio, nelle settimane scorse, è stato sperimentato in una zona alle porte dalla capitale francese, nella quale 50 Twizy sono a disposizione degli utenti, che, previo pagamento della tassa di iscrizione di 15 euro e la succes- siva ricezione di un’apposita tessera magnetica, possono utilizzarle per i loro spostamenti. La particolarità? Rispetto a un car sharing tradizio- nale, l’utente può prelevare la vettura in qualsiasi punto si trova – la localizzazione delle Twizy “libere” può essere effettuata tramite internet o un’applicazione Smartphone – e riconsegnarla dove preferisce, anche sotto casa. Costi di utilizzo: 0,29 euro al minuto o 11,90 euro per un’ora consecutiva. Sempre in Francia, lo stesso servizio è stato testato anche in ambito “corpo- rate”: 20 Twizy, infatti, nei mesi scorsi sono state messe a disposizione del CEA (Commissariato per l’energia atomica e le energie alternative) di Grenoble con la stessa formula.
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    12-Sep-2014
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Articolo di approfondimento sui servizi di corporate car sharing, progetti sperimentali e intervista a chi lo sta sperimentando con successo

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di bordo specifiche e dotazioni di blocco e sblocco che vengono asse-gnate ai soggetti autorizzati. Inoltre le vetture in car sharing possono operare sia per gli spostamenti di servizio sia, dietro richiesta, per quelli del dipendente in orario non di lavoro per il ritorno verso casa, meglio se in car pooling, coniu-gando così una filosofia che ha già preso piede anche in Italia”.

Car sharing ed elettricoIl car sharing aziendale spesso si coniuga anche con una virata decisa verso l’elettrico, in particolare dopo l’introdizione di norme di circolazione sempre più stringenti anche nei nostri centri cittadini. “Proprio su questo aspetto stiamo elaborando business model molto interessanti per coniuga-re mobilità elettrica e auto aziendali” rileva Iacovini. La leva economica, in un contesto di crisi, è la principale per i gestori di flotte e proprio questa è la maggiore attrattiva del “corporate car sharing”.“Tale opzione permetterebbe di conte-nere o eliminare dei costi fuori flotta, ad esempio quelle sostenute per taxi o Rent-a-car - conclude l’associate senior manager di Clickutility -; inoltre, come anticipavo, nel caso si assegnasse in uso la vettura al dipendente in orario fuori ufficio, farei sostenere a lui parte del costo. Pen-siamo poi che il ‘corporate car sha-ring’ sia condivisibile tra più aziende, ad esempio quelle che hanno sede nel

medesimo palazzo o sito produttivo. Accordandosi, si può organizzare un parco di auto condivise e gestibili con i sistemi di prenotazione di ultima generazione. Rispetto ad avere vetture ad uso esclusivo è evidente che si ha una maggiore efficienza nell’utilizzo. Se poi si aggiunge che, scegliendo il mezzo elettrico, non si paga bollo, assicurazione, parcheggio o accesso ai centri storici, allora il vantaggio si massimizza”.

CORPORATE CAR SHARING

di Francesca Prosperi

E se una mano al boccheggiante mercato delle quattro

ruote, anche per quanto riguarda il segmento flotte, arrivasse da una diffusione più capillare del “corporate car sharing”?

In Italia il trend dell’auto in condi-visione è approdato da pochi anni, tuttavia, complice la crisi, sta racco-gliendo sempre maggiori consensi. Avanguardia, in tal senso, sono le grandi città nelle quali, come nel caso di Milano e Roma, le aziende municipalizzate dei trasporti gestiscono in prima persona il parco delle vetture in car sharing destinate ai privati. Pochi, invece, scel-gono l’auto in condi-visione quando si parla di mobilità aziendale. Eppure tanti lo conoscono e altrettanti lo prendono in considerazione, una volta valutati i benefici in termini economici.

L’auto solo quando serveCarlo Iacovini, associate senior manager di Clickutility, società all’avanguardia nel campo della mobilità sostenibile, definisce i tratti salienti di questa nuova soluzione:

Carlo Iacovini

“Nello specifico stiamo lavoran-do con il CVO (Corporate Vehicle Observatory) di Arval mettendo a disposizione la nostra ‘expertise’ sui temi del muoversi green, soprattutto perché quando si comunicano delle tematiche inedite ci vogliono i pro-fessionisti. Quando poi parliamo di car sharing pensiamo a un modello di business molto avanzato che ha avuto numerose innovazioni nel mondo e una delle linee più recenti di questi anni è proprio quella del ‘corporate car sharing’. In questo caso, si offre alla popola-zione aziendale un servizio di mobi-lità che vada il più possibile vicino

alle esigenze dell’azien-da e del dipendente. In sostanza, il concetto è quello di una flotta di auto utilizzata in manie-ra intelligente attraverso canali di prenotazione innovativi ”. Grazie al cellulare e a internet, è così possibi-le per l’utente aziendale

disporre e usufruire di un veicolo quando serve, senza tempi morti. “Per un’azienda - spiega Iacovini - parliamo di un parco di vetture non assegnate, ma presenti presso la sede o le diverse sedi e i cui costi sono ottimizzati perché inserite in una flotta in car sharing”. E chi può utilizzarle? “Differenti tipologie di utenti, perché le auto in questione hanno apparecchiature

FUTURO INQuando la riduzione dei costi diventa un imperativo, è d’obbligo sperimentare soluzioni alternative. Una di queste è costituita dal corporate car sharing, un innovativo sistema che permette alle aziende di avere a disposizione un vero e proprio parco auto senza gli oneri di gestione tradizionali

RENAULT E CAR SHARING: UN BINOMIO SEMPRE PIÙ STRETTO Basta la definizione, urban crosser, a svelare il suo dna cittadino e, quindi, la sua vocazione al car sharing. L’elettrica Renault Twizy, non a caso, è da qualche mese assoluta protagonista di Bee, servizio di auto in condivisione sviluppato a Napoli grazie alla collaborazione tra la Casa transalpina e NeaHelioPolis (NHP). In Francia, però, il rapporto tra il veicolo elettrico e le nuove frontiere della mobilità è ancora più stretto: Twizy, infatti, è al centro del progetto “Twizy Way by Renault”, innovativa iniziativa di car sharing promossa proprio dal Costruttore nei dintorni di Parigi. Il servizio, nelle settimane scorse, è stato sperimentato in una zona alle porte dalla capitale francese, nella quale 50 Twizy sono a disposizione degli utenti, che, previo pagamento

della tassa di iscrizione di 15 euro e la succes-siva ricezione di un’apposita tessera magnetica, possono utilizzarle per i loro spostamenti. La particolarità? Rispetto a un car sharing tradizio-nale, l’utente può prelevare la vettura in qualsiasi punto si trova – la localizzazione delle Twizy “libere” può essere effettuata tramite internet o un’applicazione Smartphone – e riconsegnarla dove preferisce, anche sotto casa. Costi di utilizzo: 0,29 euro al minuto o 11,90 euro per un’ora consecutiva. Sempre in Francia, lo stesso servizio è stato testato anche in ambito “corpo-rate”: 20 Twizy, infatti, nei mesi scorsi sono state messe a disposizione del CEA (Commissariato per l’energia atomica e le energie alternative) di Grenoble con la stessa formula.

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dove le emittenti hanno sede, c’è già uno spazio di ricarica dedicato, uno

strumento utilissimo per chi lavora nel campo dell’informa-zione e ha necessità di attraversare la città in fretta e, il più delle vol-te, senza la possibilità di programmare in an-ticipo gli spostamenti legati alla professione quotidiana.

“Ero scettico, mi sono ricreduto - te-stimonia il redattore - . Per lavorare in città questa macchina è eccezio-nale. Non si paga l’Area C, i parcheg-gi sono tutti liberi - strisce gialle e blu comprese - e si viaggia in corsia preferenziale. Noi siamo sempre di corsa ed è inutile dire quanto questi tre aspetti alleggeriscano molto il nostro lavoro”.

A colloquio con Fabio Ravezzani, noto giornalista sportivo televisivo, che in questi mesi ha testato l’auto elettrica acquisita

attraverso il car sharing dal gruppo editoriale che fa capo, tra le altre emittenti,

a Telelombardia e Antenna 3

MEDIAPASON HA SCELTO IL CAR SHARING A ZERO EMISSIONI

di Francesca Prosperi

“All’inizio, l’abbia-mo guardata tutti con sospet-

to. ‘Partirà o no?’, ci siamo chiesti. Invece la nostra macchina elettrica non solo non ci ha mai lasciati a piedi, ma ci ha sempre fatti arrivare in tempo sul pezzo, come si dice in gergo.

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E io, che sono stato tra i primi a vo-lerla guidare e a promuoverne l’utiliz-zo, non posso che esserne contento”. Fabio Ravezzani è uno dei volti più noti del giornalismo sportivo italiano. Conduttore e anima dello storico “Qui Studio a Voi Stadio” - trasmissione a tema calcistico seguitissima in Lombardia e in tutto il nord Italia - è il direttore responsabile delle testate

essere più inquinante del vecchio mo-tore a scoppio e sono rimasto deluso. Questo però non toglie la mia convizione ad un approccio radicale al ‘green’: basti pen-sare che ho persino scelto di vivere in una casa a basso impatto. Quando ci è stata offerta l’opportunità di prendere parte a questo programma, non ci siamo tirati indietro. Lavoriamo in televisione e facciamo informa-zione, perciò abbiamo nella nostra ragione sociale sia l’innovazione che la responsabilità, in questo caso nei confronti dell’ambiente e del benesse-re collettivo. Lo sappiamo, siamo una piccola avanguardia, lo siamo anche stati con la nostra nascita o con ‘Qui Studio a Voi Stadio’ e abbiamo

Fabio Ravezzani

sport e news di Mediapason che, con Telelombardia, Antenna 3, Top Calcio 24, Milanow e Topgusto, costituisce il gruppo leader dell’emittenza locale. Una scelta coraggiosa per chi fa informazione, quella non solo di dotarsi di un veicolo a zero emissioni, una Panda Elettrica, ma soprattutto di prenderlo in car sharing grazie alla partnership con E-Vai di Sems, azienda controllata da Trenord che si occupa di mobilità sostenibile.

Le notizie viaggiano con il “green”“Sono un automobilista ibrido pentito - rivela Ravezzani - : credevo di aver fatto una buona scelta comprando un veicolo ad alimentazione in parte alternativa. Poi ho scoperto che lo smaltimento delle batterie rischia di

fatto storia”. Ravezzani non nega di confidare soprattutto nei redattori, i principali fruitori del parco vetture aziendale: “Usando e prendendo confidenza con il mezzo elettrico spero possano cadere i pregiudizi che ancora si hanno verso questa soluzione”.

Una case history di successoAlla prima Panda Elettrica se ne ag-giungerà a breve un’altra, segno che questa svolta è stata ben accolta, come ci conferma anche Alessandro Vesce, giornalista della redazione news. Lo incontriamo mentre riattacca alla spina della corrente la macchina, di ritorno da un servizio. Sì, perché nel parcheggio di via Colico a Milano,